Astra Demoskopea tratteggia a tinte vivaci il ritratto del "differenziatore" virtuoso ma anche di quello "mancato" che si "avvale della facoltà di non differenziare" perché
Tutti i motivi di un comportamento sociale nella ricerca voluta da Conai*.
Perché gli italiani fanno la raccolta differenziata dei rifiuti domestici? Perché alcuni non la fanno? E cosa spinge a realizzare uno sforzo quotidiano di separazione dei rifiuti, di conservazione in contenitori diversi, di trasporto nei punti di raccolta? A questa e ad altre domande (per esempio sui contenitori "ideali") risponde la ricerca motivazionale svolta da Astra/Demoskopea nel novembre 2002 per conto del Conai. Un quadro sintetico di atteggiamenti e abitudini, dal Nord al Sud Italia, capaci di offrire spunti di riflessione non solo al Consorzio nazionale delle imprese (a cui la legge ha affidato il compito di promuovere la raccolta differenziata dei materiali), ma a tutti gli Enti pubblici coinvolti. Ne riportiamo in forma sintetica le conclusioni, sostenute da brevi incisi che rimandano alle espressioni degli intervistati.
Il differenziatore "mancato"
Cominciamo col dire che una minoranza non fa affatto la raccolta differenziata: un po', semplicemente, perché essa non è prevista e resa possibile dai comuni nelle ancora vaste aree dove le amministrazioni locali non si sono attivate in merito; e un po', nelle zone dove i comuni si sono attivati, per sette motivi. Eccoli:
- la mancanza di tempo;
- una pigrizia dichiarata;
- la disorganizzazione del servizio (lontananza dei cassonetti, ritardi nel loro svuotamento che li rende spesso impraticabili e/o sporchi e puzzolenti specie nei mesi caldi, oltre che a volte pericolosi);
- la mancanza di informazioni, istruzioni, consigli, da parte delle pubbliche autorità;
- la convinzione (presunta o suffragata da notizie di pubblico dominio non sempre confortanti) che sia inutile, dato che, nell'immaginario di molti, talvolta "i rifiuti domestici vengono poi gettati in un unico calderone nelle discariche";
- il mancato vantaggio economico per le famiglie (perché anche un minimo abbassamento delle tasse sull'immondizia equivarrebbe a un premio meritato;
- il senso di solitudine sociale (sentendosi spesso gli unici a compiere un atto per certi versi impegnativo e faticoso, porta a considerarsi "fessi").
Il differenziatore "motivato"
Chi, all'opposto, pratica la raccolta differenziata dei rifiuti domestici è mosso da varie motivazioni-chiave. In sintesi:
- la sensibilità nei confronti dell'ambiente, ossia la convinzione (a volte drammatica) che "il degrado ambientale sia gravissimo";
- la certezza che "l'inquinamento può essere contrastato e diminuito";
- l'ulteriore sicurezza che "ciascuno di noi può fare qualcosa (molto) nel suo piccolo per migliorare l'ambiente oggi e domani";
- la correttezza civica, cioè il senso di responsabilità sociale dei cittadini, chiamati anche nella vita quotidiana a collaborare personalmente al conseguimento degli obiettivi collettivi, con azioni specifiche e mirate (e non con la sola delega delle autorità);
- il farsi carico di doveri nei confronti delle prossime generazioni, col superamento del "qui ed ora" in direzione del futuro, sia che esso ci coinvolga sia no ("il senso di responsabilità verso i nostri eredi ed il Pianeta in generale");
- l'educazione dei figli (e dei nipoti) al senso civico, alla "social responsibility";
- il desiderio di contribuire a far diventare l'Italia un Paese più civile, moderno, avanzato, "europeo";
- il bisogno di concretezza, che si esprime nella salvaguardia del bene comune (l'ambiente) declinando in azioni precise alcuni valori elevati che spesso rischiano di "restare astratti", "chiacchiere" (esprimendo il valore etico del proprio "fare");
- il conformismo sociale nelle sole aree dove sono percepiti uno sforzo coerente del Comune e, insieme, una pratica diffusa (nel condominio, nel quartiere, ecc.) di raccolta differenziata ("la faccio perché qui da noi la fanno tutti o quasi, "non voglio sembrare l'unica mela marcia nel cesto", "ormai è un'abitudine di tutti quanti, non mi chiedo neanche più perché mi sbatto");
- l'opposizione al sistema e alla cultura "dominanti" ("è un modo per dire no, nel proprio piccolo, alla distruzione del pianeta, di cui sembra non importi niente a nessuno" , "è inutile andare a Genova e a Firenze con i 'no global' e poi fregarsene mettendo la plastica coi giornali e con le lattine");
- il desiderio (mai espresso come unica motivazione, ma come rafforzativo ad altre ragioni) di ottenere, mantenere o incrementare vantaggi fiscali ("il Comune ha abbassato le imposte sui rifiuti visto che la raccolta differenziata qui funziona bene e contribuisce alle casse comunali");
- il sostegno nelle risse condominiali (anch'esso sempre motivazione in più o sottoprodotto dell'attività di raccolta: "cosi ho una ragione in più nelle riunioni di condominio per dire agli altri, in particolare ai miei vicini di pianerottolo, che sono degli incivili").
Ritratti
Interessanti (e divertenti) sono anche i profili dei "differenziatori" delineati da Astra Demoskopea; le figure assumono contorni differenti, fino a identificare quattro tipologie di utenti, assai diverse tra loro.
I saltuari umorali - Riconoscono allegramente di non fare regolarmente la raccolta differenziata (ma solo "quando ho tempo", "quando mi gira", "se ne ho voglia"), spesso alternando periodi di attivismo e periodi di somma pigrizia: una minoranza, più forte, al sud.
I filistei - A parole si dicono entusiasti della raccolta differenziata e portatori di civismo inossidabile, ma - a un certo punto del colloquio - riconoscono sottovoce di farla "solo a volte": una minoranza, più presente al sud e tra i maschi, che si differenzia dal tipo precedente non per gli effettivi comportamenti ma per la minor franchezza;
I rigoristi ossessivi - Caratterizzati da una pratica inesausta di raccolta differenziata dei rifiuti domestici, accompagnata da descrizioni accuratissime delle strategie adottate, dei momenti e degli strumenti, del coinvolgimento "militare" dei familiari; il tutto all'insegna di un mix di responsabilità e ossessività, di maniacalità e di "violenza" verso i propri cari, di severità con sé e con gli altri, di assoluto predominio dell'etica del dovere senza alcuna concessione al piacere, all'allegria. Una minoranza, per lo più femminile e tardo-adulta, portatrice d'un approccio severo e spesso (a detta degli psicologi intervistatori) "odioso".
I sistematici equilibrati - Parlano di una consolidata abitudine che coinvolge tutta la famiglia (che diviene gioco per i bambini) all'insegna della responsabilità ma con qualche dimenticanza ("a volte perdiamo un colpo"), un sano realismo, un forte spirito di collaborazione tra i conviventi e con i vicini ("ci diamo una mano a portare a turno i sacchetti ai cassonetti"), un approccio definito dagli psicologi "simpatico", "allegro", "non doveristico ma efficiente". Si tratta della metà circa degli intervistati, in prevalenza donne e uomini men che 40enni e neo-anziani attivi e motivati.
Crescita culturale per tutti
L'ultimo risultato dello studio ha a che fare con l'immensa importanza dell'operato dell'ente locale e delle società (pubbliche o pubblico-private), preposte alla raccolta di ciò che le famiglie hanno portato nelle sedi apposite. Tale crucialità non si collega solo, com'è ovvio, all'attuazione del servizio, ma continua dopo il suo avvio. A parere della totalità del campione, decisivo è il fatto che il Comune e gli enti preposti:
- informino periodicamente circa l'andamento della raccolta differenziata, dei suoi trend, dei risultati ottenuti, dei benefici conseguiti dal Comune e dalla collettività (magari in emulazione positiva con gli altri comuni della provincia, della regione, del Paese intero);
- migliorino costantemente il servizio (numero e qualità dei cassonetti, frequenza e puntualità dei ritiri, manutenzione dei luoghi di raccolta, differenziazione dei "giri" (per esempio per giorni della settimana) per i diversi materiali, individuazione degli orari più congrui per il deposito, tenendo conto delle esigenze dell'ente raccoglitore ma anche dei rallentamenti del traffico così come delle esigenze delle famiglie);
Ma agli Enti responsabili si chiede anche che:
- non mandino messaggi negativi, demotivanti per le famiglie ("tutto finisce indifferentemente nelle discariche", "l'umido non va più raccolto a parte", "i costi sono superiori ai benefici", eccetera);
- instaurino o rafforzino i controlli, a favore dei cittadini "buoni" magari a scapito di quelli "cattivi".
In sostanza, ai comuni non viene chiesto solo di attivare il servizio ma di migliorarlo e di comunicarne l'andamento in modo adeguato e continuativo, di dargli un senso, instaurando e poi rafforzando un vero e proprio "patto con i cittadini". Il tutto all'insegna di uno scambio alla pari, di una collaborazione da rinnovare permanentemente e con coerente determinazione.
* La ricerca motivazionale "Che rapporto hanno gli italiani con la raccolta differenziata?" è stata presentata da Enrico Finzi (presidente di Astra Demoskopea) nel corso di un incontro promosso da Conai, svoltosi a Milano il 31/01/03.
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Segregated waste collection Italian style
Astra Demoskopea sketches a brightly coloured portrait of the virtuous recycler and also the manqué who reserves the right not to recycle because
. All the reasons for a form of social behaviour in the research commissioned by Conai*. l.g.
Why do Italians carry out segregated collection of domestic waste? Why are there some who dont? What persuades a person to make that daily effort to separate rubbish, to put it in different bins, to take it to the collection points? These and other questions (for example regarding the ideal bins) were answered by the motivational research carried out by Astra/Demoskopea in November 2002 on behalf of Conai. A concise picture of attitudes and habits from the North to the South of Italy, able to offer food for thought not only to the national consortium of businesses (to whom the law has entrusted the task of promoting segregated collection), but all public authorities involved. Here briefly are the conclusions, illustrated by brief parentheses which contain the interviewees actual words.
The manqué segregated collector
Lets begin by saying that it is a minority who dont segregate waste at all: partly because it is neither foreseen nor facilitated by their local Councils in those vast areas where the local administration is not taking a stand on the issue; and partly in zones where Councils are taking action, for seven reasons.
Here they are:
- lack of time;
- admitted laziness;
- a poorly-organised service (the skips are a long way away, they take a long time emptying them which make them often impracticable and/or dirty and smelly especially in the summer months, in addition to being sometimes dangerous);
- the lack of information, instructions, advice on the part of the public
authority;
- the belief (presumed or supported by the not always comforting news
which is now public knowledge) that it is futile given that, in many peoples minds, sometimes domestic waste is thrown into one big mess in the dump;
- the lack of any financial benefit for the family (because even a slight decrease in rubbish tax would be a well-deserved reward);
- the sense of social alienation (feeling you are the only ones doing something which is, to some extent, taxing and tiring, makes you feel foolish).
The "motivated" segregated collector
Those who, on the other hand, segregate their domestic waste are influenced by various key motivations. Briefly:
- sensitivity towards the environment, or rather the belief (sometimes dramatic) that environmental degradation is extremely serious;
- the certainty that pollution can be fought and cut;
- the further certainty that each of us can do something (a lot) in our own small way to improve the environment now and in the future;
- public-spiritedness, that is each citizens sense of duty, called upon daily to make a personal contribution to the achievement of collective aims, taking specific and targeted action (and not merely being told what to do by the authorities);
- taking responsibility for future generations, stepping beyond the here and now to think of the future whether it involves us or not (the sense of responsibility towards our children and the Planet in general);
- educating our children (and grandchildren) to be public-spirited, to learn a sense of social responsibility;
- the desire to help make Italy a more civilised, modern, advanced, European country;
- the need to be concrete, expressed in safeguarding of the common good (the environment) turning some noble values which often risk remaining in the abstract, just talk into literal actions (expressing the ethics of ones actions);
- social conformity but only in those areas where there is some perception of a coherent effort on the part of the Council and, also, a widespread practice (in ones condominium, neighbourhood, etc) of segregated collection (I do it because where I live everybody or almost everybody does it, I dont want to be the only rotten apple in the barrel; everybody does it automatically now, I dont even ask myself why I bother any more);
- protest against the ruling system and culture (it is a way of saying no, in our own small way, to the destruction of the planet, which nobody seems to care about, it is useless to go to Genoa or Florence with the no global movement and then not give a damn and chuck the plastic away with the newspapers and cans);
- the desire (never expressed as a single motivation, but to lend weight to others) to obtain, keep or increase;
tax benefits (the Council lowered rubbish tax seeing that segregated collection works well and contributes to the municipal coffers);
- ammunition in rows between neighbours (this too a further reason for or by product of waste recycling: this way I have one more excuse at tenants meetings to accuse the others, and especially those who live on the same floor as me, of behaving like savages).
Portraits
The profiles of segregated collectors traced by Astra Demoskopea are also interesting (and amusing): each figure has a different features and four very different typologies can be identified.
Desultory/how the mood takes me They cheerfully admit to not regularly segregating their waste (but only when I have time, when I can be bothered, if I feel like it), often alternating periods of activity and periods of supreme laziness: a minority which is stronger in the South.
Philistine They say they are enthusiastic waste segregators and endowed with a sterling public spirit but - at a certain point in the interview - they admit in a whisper to doing it only sometimes: a minority, more present in the South and more male than female which differs from the previous type not because of how they actually behave but because of their lack of frankness;
Obsessive/rigorous - Characterised by their tireless practice of domestic waste segregation, accompanied by extremely detailed descriptions of adopted strategies, times and tools, the military involvement of family members; all dictated by a blend of duty and mania and violence towards their own family, strictness with themselves and with others, the absolute prevalence of the duty ethic without any concession to pleasure or fun. A minority which is mostly female and late-adult, they have a severe and often (according to the psychologists who interviewed them) loathsome approach.
Methodical/well-balanced - They mention a stable routine which involves the whole family (turning into a game for the children) dictated by a sense of responsibility but with some omissions Sometimes we miss a beat), a healthy dose of realism, a strong spirit of collaboration between cohabitants and neighbours (we give each other a hand taking the bags to the skips) and an approach defined by the psychologists as friendly, cheerful, not hidebound but efficient. This accounts for about half of the interviewees, mostly women and men under 40 and the active and motivated neo-elderly.
Cultural growth for all
The last result of the study is to do with the immense importance of the work done by local authorities and companies (public and public-private), responsible for collecting waste the families take to the special collection points. This critical moment is obviously not just linked to the effectuation of the service but must continue afterwards. In the opinion of every single one of the interviewees, the Council and other authorities concerned must:
- periodically inform the public as to the progress of segregated waste collection, its trends, the results obtained, how it is benefiting the Council and society at large (perhaps positively emulating other Councils in the Province, Region, Italy as a whole);
- constantly improve the service (number and quality of skips, frequency and punctuality of collections, maintenance of collection sites, differentiation of rounds (for example by days of the week) for different materials, deciding on suitable times for putting the rubbish out, taking into account the requirements of those collecting but also the slowing of traffic as well as the needs of families);
But they also ask the authorities in charge:
- not to send out negative messages which are demotivating for families
(it all ends up being dumped indiscriminately, organic waste is no longer collected separately, the costs outweigh the benefits, etc);
- to set up or reinforce controls, in favour of good citizens and perhaps at the expense of bad ones.
Essentially the Councils are not only required to activate the service but to improve it and report on progress appropriately and continuously, to give it a sense, establishing and implementing a true pact with the citizens. All under the banner of an exchange between equals, a form of co-operation to be renewed permanently and with consistent resolve.
* The motivational research What relationship do Italians have with segregated waste collection? was presented by Enrico Finzi (president of Astra Demoskopea) during a meeting fostered by Conai, which took place in Milan on the 31/01/2003.
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