March 2002





Bellezza effetto nido
Beauty products: the “nest effect”

Sotto l’astuccio... il profumo
Inside the box... the perfume

Olfatto: uno scienziato nel limbo
The sense of smell: a scientist in limbo

Cartoncino: punti di vista
Carton: points of view

Dopo il bio arriva l’eco
After organic comes ecological

Ecologia e distribuzione
Ecology and distribution

M&D News







Aspettando Interpack
Waiting for Interpack...

Ecco alcune ricette italiane
Here Italian recipes

Macchine Italia: bene, benissimo
Italian machines: on the up

Materiali Italia: bene, con prudenza
Italian materials: good, but with caution

F&F News







Obiettivo cliente
Target customer

Crescere nel cosmetico
Growth in cosmetics

Offrire il prodotto “giusto”
How to offer the “right” product

I&M News







Bar: acqua con sorpresa
Bar: water with a surprise

Big bag: buona fine, buon inizio
Big bags: a good end, a good start

Trattare bene il metallo
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Enologia e imbottigliamento in fiera
The art of wine-making and bottling on show

Igiene e sicurezza di alluminio
Hygiene and safety with aluminium (Ecobags)

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Forming a group at an end-of-line (Tosa)

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Inventiveness at end of line (Mondo & Scaglione)

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Fare barriera, con intelligenza
Make a barrier, with intelligence


M&M News









Secondo Ucima, i costruttori italiani di macchine per l’imballaggio hanno chiuso il 2001 con un bilancio molto positivo, per ripartire all’inizio del 2002 con un portafoglio ordini a 6 mesi e buone aspettative di crescita ulteriore su tutti i mercati. Il punto sul Made in Italy in un anno denso di avvenimenti fieristici di spicco, da un’intervista a Guido Corbella.

Stefano Lavorini


Euro non ha creato alcun tipo di problema («le nostre aziende erano più che preparate»), né si registrano riserve al riguardo. Il paventato contraccolpo economico dall’attentato negli Stati Uniti, salvo ben definite eccezioni, non c’è stato. La crisi argentina e la più generale instabilità del Sudamerica non stanno creando difficoltà. Quindi, in generale, se problemi ci potranno essere, saranno causati più da un eccesso che da un difetto di ordini, visto che mediamente le imprese del settore ripartivano a gennaio con un portafoglio a 6 mesi.
A queste considerazioni fanno riscontro i dati positivi del bilancio 2001 che, secondo i preconsuntivi di Ucima (Unione Costruttori Italiani di Macchine per l’imballaggio e il confezionamento), chiude con una crescita di fatturato prossima al 7%. «E soprattutto - sottolinea il direttore Guido Corbella - con un saldo attivo della bilancia commerciale in aumento del 7,7%».
E il prossimo futuro? In definitiva, le aspettative sono in positivo e, nonostante qualche ombra (redditività delle imprese, valore degli investimenti in R&D) il 2002 resta anche l’anno di Interpack nonché Pack Expo e Upakovka, da cui arriveranno altre indicazioni sui trend della domanda.
Tutto considerato, Guido Corbella resta fondamentalmente ottimista, e in questa intervista ce ne spiega le ragioni.

Bene gli ordini, attenti ai margini
Come valuta la performance del settore in relazione all’esercizio appena concluso?
Il 2001 chiude con dati del tutto confortanti e incoraggianti, confermando che le macchine per l’imballaggio e confezionamento contribuiscono in maniera rilevante alla crescita dell’economia del nostro paese. Si tratta, ancora una volta, di risultati trainati dalle esportazioni che, nella media del settore, rappresentano l’81% del volume d’affari complessivo.

È cresciuto anche il mercato interno?
Le vendite sul mercato italiano sono cresciute complessivamente del 5,8%. In particolare, i costruttori nazionali hanno segnato un +4,7% a fronte del quale si registrano importazioni superiori del 2,9%.

Incentivi come la “Tremonti bis” hanno contribuito a questo risultato?
La Tremonti è sicuramente positiva ma per imprese, come le nostre, fortemente export oriented è più efficace come incentivo all’investimento in beni di produzione che come moltiplicatore delle vendite. Nel nostro settore ci si aspetta un altro tipo di aiuto più “strutturale”: una revisione del trattamento fiscale che finalmente equipari la nostra industria a quella degli altri paesi con cui ci confrontiamo sui mercati internazionali.

Ovviamente il riferimento e’ ai tedeschi...
Ai tedeschi ma anche gli americani, rispetto ai quali siamo penalizzati da un più elevato prelievo fiscale. Il che si traduce non soltanto in un pesante vincolo nella partita per la leadership globale, ma anche in un’erosione dei margini di profitto che rischia, alla lunga, di scoraggiare gli investimenti in Ricerca & Sviluppo. Su cui, come noto, soprattutto si gioca la capacità di competere.

La dinamica dei mercati
In generale, come si configura oggi il mercato internazionale?
In mancanza di dati ufficiali di consuntivo, posso soltanto riferire la mia sensazione, che è nel complesso positiva. Gli americani sembrano crescere sia sul mercato interno (e si tratta di un mercato cruciale anche per i produttori europei) dove stanno recuperando quote, sia altrove, soprattutto in Centro e Sudamerica dove stanno contendendo spazi soprattutto ai tedeschi. Questi ultimi, dal canto loro, restano i nostri più forti competitor ma se guardiamo agli indicatori macroeconomici sembrano attraversare un momento di incertezza.

Se gli italiani e gli americani sono più forti, e i tedeschi non cedono, si direbbe che sia cresciuto in termini assoluti l’intero mercato mondiale.
Infatti, ritengo che sia così. Se guardiamo, per esempio, alla Russia, dove fra l’altro a settembre si preannuncia una Upakovka-Upak Italia particolarmente vivace, assistiamo a una ripresa generale di investimenti nel nostro settore.

Nel 2001 quali sono state le aree più dinamiche?
Sicuramente gli Usa, che non hanno mostrato di risentire, almeno nella meccanica strumentale, dei contraccolpi negativi della stagnazione dell’economia e dell’attentato dell’11 settembre. Quindi la Russia e la Cina, che mostra segni di ripresa dopo il recente periodo di relativa quiete; persino il Sudamerica, nonostante il tracollo dell’economia argentina, resta un’area interessante. Tutto sommato, è dall’Europa che giungono le indicazioni più contraddittorie, forse anche scontando l’ “effetto Interpack” che, come si sa, nel periodo precedente determina uno stato di relativa sospensione delle decisioni d’acquisto.

E i settori più vivaci?
Il pharma continua a crescere in misura ragguardevole un po’ in tutte le aree del mondo. Negli Usa, in particolare, si stima un tasso di incremento superiore al 10% annuo che sta imprimendo uno slancio analogo all’industria delle macchine automatiche. Va bene anche l’industria chimica, mentre il settore alimentare appare un po’ meno dinamico, con qualche segno di debolezza soprattutto nel segmento delle carni. In generale, comunque, per l’anno in corso gli operatori sono ottimisti.

Più’ Europa nel mondo
Quali sono le aspettative per l’anno in corso?
Mediamente gli operatori stimano di chiudere il 2002 in crescita ulteriore, di volumi e di fatturato. Chi si sbilancia in previsioni si aspetta a fine anno un incremento fra il 7 e il 10%.

Sembra dunque definitivamente scongiurato il pericolo il una grossa crisi mondiale...
Nell’ultimo mese del 2001 e nel primo del 2002 si segnala una generale ripresa degli ordini - a fine gennaio il portafoglio dei costruttori italiani di macchine si attestava a 6 mesi - prefigurando casomai problemi di consegne e mostrando un’accelerazione dei tempi previsti per la ripresa. Viene da ricordare, a questo proposito, che dal punto di vista economico gli eventi bellici svolgono anche un ruolo propulsivo.

Quest’anno è caratterizzato anche da importanti eventi fieristici...
Ci si aspetta molto da Düsseldorf ma anche da Chicago e Mosca. Per quanto riguarda l’Interpack, a cui parteciperanno più di 400 espositori italiani, sarà come sempre un grande evento mondiale, da sfruttare al massimo innanzitutto come occasione di comunicazione. D’altro canto, questa fiera va assumendo sempre più la connotazione di appuntamento per “VIP”, determinando anche un progressivo calo dei visitatori per il taglio delle presenze di quadri intermedi e tecnici. Per questo importante momento, la nostra associazione ha approntato tutti gli strumenti per valorizzare la presenza dei propri associati: accanto al nostro stand, come sempre posizionato all’Entrata Nord della fiera, abbiamo riservato la tradizionale Lounge Ucima non solo ai soci ma anche a un selezionato gruppo di end user italiani, invitati per tempo. Inoltre, quest’anno abbiamo puntato a valorizzare l’immagine collettiva dell’industria nazionale e, in particolare, a sostenere il valore del marchio Ucima Member. Infine, pubblichiamo sul nostro sito web un’anteprima dell’offerta di settore che verrà portata in fiera.
Ritiene che la nuova dimensione europea creata dall’introduzione della moneta comune influenzerà in qualche modo lo svolgimento di queste manifestazioni?
Nella meccanica strumentale l’identità di europei è molto sentita, anche perché in questi settori i buyer si orientano preliminarmente per area geografico-tecnologica (europea, americana o asiatica) e solo in un secondo tempo valutano le proposte dei singoli fornitori. Infatti, la consapevolezza di avere un bene comune da difendere - il valore di innovazione, sicurezza e più in generale di qualità della nostra tecnologia - si va diffondendo. A riprova di questa evoluzione cito quanto accaduto in vista del prossimo Pack Expo, dove Ucima e l’omologa tedesca VDMA si sono accordate per “unire le forze” per contrastare una certa tendenza degli organizzatori a privilegiare gli espositori nazionali. In concreto, questa intesa si è tradotta in un coordinamento delle presenze per cui gli espositori provenienti da Italia e Germania saranno concentrati nell’East Building, che diventerà così davvero difficile da ignorare.


Italian machines: on the up

According to Ucima, Italian packaging machine manufacturers ended 2001 with a very healthy balance, and start 2002 with a 6-month portfolio of orders and good prospects for further growth in all markets.
Spotlight on this “Made in Italy” phenomenon in a year full of prestigious exhibitions, in an interview with Guido Corbella.


The Euro has created no problems (“our companies were more than ready”) and there are no reservations about it. Except for a few notable exceptions, the much-feared repercussions from the terrorist attacks on the United States have not materialised. The crisis in Argentina and the more general instability in South America are not causing problems. So in general, although there may be problems, they will be caused by an excess rather than a shortage of orders, since on average firms in the sector are starting in January with order books full for six months.
These facts are confirmed by positive data on the balance for 2001 which, according to the preliminary balance sheets of Ucima (the Union of Italian Constructors of Packaging Machines) ended with a growth in turnover of 7%. “And,” as director Guido Corbella points out, “especially with a liquidity surplus on the balance of trade of 7.7%”.
And for the near future?
In the final analysis, prospects are good and, despite a few clouds on the horizon (the profitability of companies and the value of investment in R&D) 2002 is also the year of Interpack, as well as Pack Expo and Upakovka, which will give further indications of trends in demand.
All in all, Guido Corbella remains basically optimistic, and in this interview he explains his reasons to us.

Orders looking good, keep an eye on margins
How do you rate performance in the sector with reference to the financial year which has just ended?
2001 ended with very comforting and encouraging data, confirming that packaging machinery makes a substantial contribution to Italy’s economy.
Once again, results have been led by exports which, in the sector overall, represented 81% of total business volume.

Has the home market also grown?
Sales on the Italian market increased by 5.8% overall. In particular, national manufacturers showed an increase of 4.7%, compared with which imports grew by no more than 2.9%.

Did incentives such as “Tremonti 2” contribute to these results?
Tremonti is certainly a positive influence, but for companies which, like ours, are strongly export-oriented, it is more effective as an incentive towards investment in producer goods than as a means of increasing sales.
In our sector we need another, more “structural” form of aid: a revision of the tax deals which in the final analysis bring our industry into line with other countries with which we compete in international markets.

Obviously, you are referring to the Germans...
To the Germans, yes, but also to the Americans, since compared with them we are penalised by high levels of taxes. This translates not only into a heavy burden in the contest for global leadership, but also an erosion of profit margins which, in the long term, risks discouraging investment in Research & Development. As I have said, it is on this that our ability to compete depends.

The dynamic of the markets
Generally speaking, how is the international market shaping up today?
In the absence of any definitive data, I can only go by my feelings, which are generally positive. The Americans seem to be registering growth both in the home market (and this is also a crucial market for European manufacturers) where they are recovering ground, and elsewhere, above all in Central and South America where they are competing for space particularly with the Germans. The Germans, for their part, remain our strongest competitors, but if we look at the macro-economic indicators they seem to be going through a period of uncertainty.
If the Italians and the Americans are getting stronger, and the Germans aren’t giving way, you could say that in absolute terms the whole global market is growing.
Yes, I’m sure that’s true. For example, if we look at Russia, where among other things in September they gave advance notice of a particularly lively Upakovka-Upak Italia, we are witnessing a general revival in investment in our sector.

Which were the most dynamic areas in 2001?
Without doubt the USA, which has shown no signs, at least in terms of capital development, of repercussions from the stagnation of the economy and the events of 11 September. Then come Russia and China, which are showing signs of recovery after the recent period of relative inaction. Even South America, despite the collapse of the Argentine economy, remains an area of interest. All in all, it is Europe which is giving out the most contradictory signals, perhaps even discounting the “Interpack effect” which, as you know, in the preceding period caused a comparative suspension in the matter of purchasing decisions.

And the liveliest sectors?
Pharmaceuticals continue to grow considerably in pretty well all parts of the world. In the USA in particular, annual growth of over 10% is estimated, which is a jump similar to that in the automatic machinery industry. The chemical industry is also looking good, while the food sector seems a little less dynamic, with some signs of weakness, especially in the meat sector. In general, however, operators are optimistic about the current year.

Europe’s greater penetration in the world What are the prospects for the current year?
By and large, operators estimate that they will end 2002 with further growth, both in volume and turnover. Those who have committed themselves to a forecast expect an increase of between 7% and 10% by the end of the year.

So it seems as if the danger of a great international crisis has been avoided...
In the last month of 2001 and the first of 2002 there was a general revival in orders – at the end of January the order books of Italian machine manufacturers were full for six months – suggesting possible delivery problems and showing an acceleration in the time required for recovery. It should be noted that, in this regard, from an economic point of view, military conflicts play a propulsive role.

This year there are also a lot of important exhibitions...
There is much anticipation of Düsseldorf but also Chicago and Moscow. As far as Interpack is concerned, where more than 400 Italian exhibitors are taking part, as always it will be a great international event to be exploited to the maximum, especially as a vehicle for communication. On the other hand, this event is taking on an ever increasing role as a meeting place for “VIPs”, with a progressive fall in the number of visitors being made up for by the presence of middle management and technicians.
For this important event, our association has prepared everything necessary to make the most of our associates’ attendance: next to our stand, located as always at the North Entrance to the exhibition, we have reserved our traditional Ucima Lounge not only for members but for a selected group of Italian end-users, who have received invitations in good time. Also, this year we aim to raise awareness of the collective image of the national industry and especially to support the value of the Ucima Member brand. Finally, on our website we have published a preview of the offers of the sector which will be taken to the exhibition.
Do you believe that the new European dimension brought about by the single currency will influence the conduct of these events in any way?
In the auxiliary set-up, the European identity is very important, because in this sector buyers direct themselves in the first place to a geographical and technological area (Europe, America or Asia) and only in the second place evaluate the offers of an individual supplier. In fact, the awareness of having common assets to defend – the value of innovation, security, and more generally the quality of our technology – is becoming more widespread. In support of this evolution, I cite what has happened in relation to the forthcoming Pack Expo, where Ucima and its German counterpart VDMA have reached an agreement to “join forces” so as to confront a certain tendency on the part of the organisers to favour national exhibitors. In concrete terms, this move translates into a co-ordination whereby exhibitors from both Italy and Germany will be concentrated in the East Building, so becoming very difficult to ignore.