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Italians, strange people
Or that is, the strange dualism between the known verve for communication of the Italians and a surprising closedness, that erects barriers where we least expect them.
From our correspondent on Planet Earth (E.T.)
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Dear readers of Marspackaging,
A trip to earth to visit the Bologna Cosmoprof is well worth it. Not only is the beauty fair huge and crowded, but the surrounding territory is enchanting, the food delicious, the people cordial and fun-loving. To the point where, devoid of other opportunities, the local youths - but we also saw many men of a certain age - organise trips to the fair to see the naked models (and by the by, curves are in this year) being massaged by strange vibrating machines to help them get rid of a type of fat called cellulitis.
But, this year at least, Cosmoprof was also an occasion for reflecting on the socio-cultural trends of Italians, a people of limited number particularly interesting to study from the anthropological side of things because they preserve many ancestral traditions.
Some of which offer some unexpected and paradoxical results on the very level of encounter and communication, for which for example fairs are organised to favor the same.
Difficult to find, impossible to leave
The “exhibitions” or “shows” are hence organised to favor the encounter between producers of certain goods and those who wish to purchase the same. In order for the shows to successful they have to be well promoted and easy to reach. It is hence surprising that the Bologna trade fair site, though one of the most lively throughout Italy and drawing crowds of visitors from the world over, appears an unassailable fortress.
This year I found it particularly difficult to reach: one of the motorway accesses had been closed off without any form of announcement to the hapless motorist, who was thus forced to make a broad detour (I got lost). Once you closed in on the pavilions, asides some incomprehensible exceptions, you were rerouted by traffic policemen. This created a jam and a lot of irritation.
Another case in point was the assignment of parking space, dreamed up by some indefatigable ultra-jogging fanatic: as far from the pavilions as possible, along a mud-filled path, made even more difficult by work in progress... And when the tired visitors got closer to their coveted goal, they came up against a figure shouting “Stop, queue up, your turn!” But queue where? And whose turn? All around a wasteland, not even a reception desk, not even a sign that might give meaning of that vociferous presence. Only when he threateningly closed in waiving a barcode reader did everyone understand that he was there to register the incoming flow.
But things did not stop here. The most surprising thing occurred on leaving the fair parking lot, when I found myself caught in a jam for an hour (and I’m not exaggerating!), compelled to follow a tortuous route, wedged between barriers, refreshment vans and cars still parked.
I thought it was a kind of ritual, because I have on many other occasions on Planet Earth found myself in a similar situation, but some indigenous friends of mine said this was not the case. And hence, while I sat there in a traffic jam, the opening speech made that morning by the head of the fair authority during the inauguration conference came to mind, promising the imminent connecting up of the fair to the motorway through a special exit and the creation of new carparks. I was assailed by a strange feeling of déja vu, leaving me with the idea of having already heard this many times before.
Communication and participation
Given its purpose, one can imagine the fundamental role communication covers for the success of a fair, and one would expect that the trade press be treated with the due attention.
At Cosmoprof this is in fact at least partly the case, the magazines being hosted in a large, specially reserved area at the entrance of the show. But at Cosmopack - vital subsection dedicated to packaging solutions - they seem to have been placed at the margins in a rather cramped, uninspiring aisle.
At any rate the most clamorous fact, pointed out by some exhibitor friends of mine, will be verified in the coming year, when the next edition of Cosmoprof - as well as changing its date once again - will be held concurrent to the great Italian packaging triennial exhibition Ipack Ima. And if the visitors will be forced to cover even more ground to switch from one fair centre to another, the exhibitors will be in placed in a further quandary, being forced to choose between giving up on one of the two stands or else multiply managers, technicians, machines and products in order to preside both events.
Hence an incomprehensible choice, considering the interest of the two shows to attract the greatest amount possible of exhibitors as well as visitors, the reasons for which are hence to be sought in areas beyond the realms of the rational.
Well-informed academic sources offer a daring and indeed interesting theory: that the harmonic development of Italian social life is nullified by a chronic dualism, torn between the need to enter into relations with the Other and an unconfessed reluctance to measure up to the same, with all the tortuous meanderings that this leads to and with unpredictable results.
We suggest the sector experts look into the matter, and come up with some sort of reply. All the best. |
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Ovvero, il singolare dualismo fra la nota verve comunicativa degli italici e una sorprendente chiusura, che erige barriere laddove meno ce lo aspetteremmo.
Dall'inviato sulla Terra.
(E.T.)
Cari lettori di MarteImballaggio,
una gita sulla Terra per visitare il Cosmoprof di Bologna vale un viaggio. Non solo la fiera della bellezza è grandissima e affollata, ma anche il territorio è incantevole, la cucina ricca di sapori, la gente cordiale e molto ben disposta al godimento. Tanto che, in mancanza di altre occasioni, i giovanotti del posto - ma abbiamo visto anche moltissimi uomini di una certa età - organizzano gite in fiera per vedere le modelle nude (a proposito, quest'anno vanno di moda tutte curve) che si fanno massaggiare da certe macchine vibranti, per perdere un tipo di grasso chiamato cellulite.
Ma il Cosmoprof, almeno quest'anno, è stata anche l'occasione per sviluppare qualche riflessione sulle dinamiche socio-culturali degli italiani, un piccolo popolo particolarmente interessante da studiare sul piano antropologico perché conserva molte tradizioni ancestrali. Alcune delle quali presentano dei risvolti inattesi e paradossali proprio sul piano dell'incontro e della comunicazione, per favorire i quali vengono organizzate, ad esempio, le fiere.
Difficile da trovare, impossibile da lasciare
Le “mostre” vengono dunque organizzate per favorire l'incontro fra i produttori di certi beni e coloro che li vogliono acquistare. Affinché abbiano successo è indispensabile che siano ben promosse e facilmente raggiungibili. Stupisce dunque che il polo fieristico bolognese, pur essendo uno dei più vivaci del paese e richiamando folle di visitatori da tutto il mondo, sembri una fortezza inespugnabile.
Quest'anno mi è stato particolarmente difficile raggiungerlo: uno degli accessi dall'autostrada era chiuso, ma non un segnale o un funzionario pubblico avvisava gli automobilisti che erano così costretti a una lunga deviazione (io mi sono perso). Una volta arrivato in prossimità dei padiglioni, poi, alcuni vigili deviavano le macchine in un'altra direzione - con qualche incomprensibile eccezione - creando lunghissime colonne e parecchio nervosismo.
Che dire poi dell’assegnazione dei parcheggi, scaturita dalla fantasia di un infaticabile fanatico del jogging estremo: il più possibile lontano dai padiglioni, in un percorso pieno di fango, reso ulteriormente difficoltoso dai lavori in corso... E quando i già affaticati visitatori si avvicinavano all’agognata meta, s’imbattevano in un figuro che li apostrofava urlando “Fermatevi, mettetevi in fila e aspettate il vostro turno!”. Ma in fila dove? E il turno perché? Tutt’intorno il deserto, non una postazione, non un cartello che potesse testimoniare al mondo il significato di quella vociante presenza. Solo quando, minaccioso, egli si avvicinava con lettore di barcode, tutti capivano che era stato incaricato di registrare gli ingressi.
Ma non è finita qui. La cosa più sorprendente si è verificata all'uscita del parcheggio della fiera, quando mi sono ritrovato imbottigliato per un'ora (e non esagero!), costretto a seguire un tortuoso percorso fra transenne, camion di bibite e panini, macchine ancora parcheggiate.
Pensavo che si trattasse di un percorso rituale, perché molte altre volte mi sono ritrovato sulla Terra in situazioni analoghe, ma degli amici indigeni mi hanno detto di no. E allora - mentre riflettevo, in coda - mi è tornato alla mente il discorso pronunciato in mattinata durante la conferenza di inaugurazione proprio dal responsabile della struttura, che prometteva l'imminente collegamento dell'autostrada con la fiera, tramite un'uscita ad hoc, e la creazione di nuovi parcheggi.
Mi ha preso uno strano senso di déja vu, lasciandomi con l'idea precisa di avere già sentito molte altre volte questo discorso.
Comunicazione e partecipazione
Visto il suo scopo, si immagina quale ruolo fondamentale rivesta la comunicazione per il buon successo di una fiera, e ci si aspetta dunque che la stampa di settore venga trattata con la dovuta attenzione.
Questo, in effetti, al Cosmoprof accade almeno in parte, essendo le riviste ospitate in una grande area apposita, all'ingresso della manifestazione. Ma al Cosmopack - vitale sottosezione dedicata alle soluzioni di packaging - sembravano essere messe al margine, in un corridoio di accesso non troppo accogliente.
Comunque, il fatto più clamoroso, sottolineato da alcuni amici espositori, si verificherà l'anno venturo, quando la prossima edizione del Cosmoprof - oltre a cambiare di nuovo data - si svolgerà in contemporanea alla grande triennale italiana del packaging Ipack Ima. E se i visitatori saranno costretti a prolungare il loro viaggio, per potersi spostare da un polo fieristico all'altro, gli espositori si troveranno in più gravi difficoltà, dovendo scegliere se rinunciare a uno dei due stand oppure moltiplicare manager, tecnici, macchine e prodotti per presidiare entrambi gli avvenimenti.
Scelta incomprensibile, dunque, considerato l'interesse delle due manifestazioni ad attrarre il maggior numero possibile sia di espositori sia di visitatori, la cui origine va perciò ricercata su piani diversi dalla razionalità.
Fonti ben informate di ambito accademico avanzano una tesi temeraria ma interessante: che l'armonico sviluppo della vita sociale italiana sia inficiato da un radicale dualismo fra il bisogno di entrare in rapporto con l'Altro e una resistenza inconfessata al confronto, che imbocca vie tortuose e traverse, dagli esiti imprevedibili.
Suggeriamo agli addetti ai lavori di approfondire la questione, dandocene riscontro. Saluti.
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