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Differenze inventariali, bestia nera di ogni commerciante. Ammontare, mappa geografica e tendenze del fenomeno dei furti nel retail in territorio europeo. Ma anche contromisure (tecnologiche) messe in campo con sempre maggior efficacia: ecco quanto si evince da un recente studio ad hoc. E.P., L.G.
Esiste una stretta correlazione fra la maggiore protezione alla fonte delle merci e la riduzione del 2,2% delle differenze inventariali registrate dalle principali catene distributive europee fra il luglio 2003 e il giugno 2004 (la comparazione, ovviamente, è fatta con lanalogo periodo precedente).
Proprio per questo, si afferma nella ricerca Barometro europeo dei furti nel retail (condotto dal Centre for Retail Research di Nottingham e sponsorizzato da Checkpoint System), il 57% dei commercianti fa ricorso alle tecnologie che aiutano a prevenire furti e altre cause di ammanco contabile, e un ulteriore 16% ne sta implementando, contribuendo così a rafforzare il trend.
A parte il dubbio che quel 57% esprima la media europea ma non quella italiana, dove i retailer sembrano ancora poco sensibili al problema, la tesi è senzaltro degna di attenzione, vista lentità del fenomeno. Il già citato 2,2% che esprime la diminuzione di differenze inventariali nel Vecchio Continente (dove le perdite sono scese dall1,37% all1,34% del fatturato delle catene commerciali) potrebbe sembrare tutto sommato modesto se non fosse per il valore assoluto delluniverso di riferimento: 30.783,5 milioni di Euro, ossia più di 60mila miliardi di vecchie lire svaniti, ogni anno, per lo più ad opera dei soliti ignoti.
Il valore del Barometro risiede tanto nella quantificazione delle cifre, quanto nelle molte informazioni che aiutano a qualificare il fenomeno.
Ma non solo: la ricerca indaga anche valutazioni e orientamento delle aziende rispetto alle tecnologie di identificazione e lettura in radiofrequenza (RFID), oggi percepite come strumento di prevenzione alla fonte ma anche, e correttamente, come ausilio alla gestione delle informazioni e della logistica lungo lintero ciclo di vita delle merci.
Il loro apprezzamento, registrato dagli estensori della ricerca, autorizza dunque a prefigurare un ulteriore salto di qualità nellottimizzazione della supply chain. Ecco i dati principali e le informazioni salienti esposte dal responsabile del Barometro, Joshua Bamfield, durante la recente conferenza stampa di divulgazione organizzata a Milano da Checkpoint.
Dove si verifica il fenomeno
Generalmente assimilate alle perdite per furto, le differenze inventariali possono avere anche altre origini (compresi gli errori di contabilità, che peraltro risultano in calo), anche se effettivamente lasportazione illecita di merci dai punti vendita occupa il primo posto assoluto fra le cause del fenomeno. Che, tuttavia, assume entità e forme diverse a seconda delle aree geografiche e delle tipologie di magazzino esaminate.
Nei 12 mesi considerati, nei nuovi Paesi annessi allUnione Europea e inseriti nella ricerca per la prima volta, le differenze inventariali sono scese dall1,40% all1,32% (tabelle 1 e 2). La riduzione percentuale (5,4%) è molto più elevata della media continentale e si spiega con i più alti livelli di ammanco registrati in partenza (in altre parole, leffetto di un intervento è tanto più evidente quanto maggiore è il problema di partenza).
Ma le percentuali variano anche in funzione delle merceologie distribuite e dei format dei punti vendita.
Più precisamente: supermercati, ipermercati, discount, negozi generici, negozi di calzature e pelletteria hanno fatto registrare i livelli più bassi, mentre appaiono maggiormente colpiti i negozi di ferramenta, bricolage e arredamento, abbigliamento e tessile... Considerando invece il fenomeno nel tempo, le riduzioni più consistenti si registrano nei super e ipermercati e nei grandi magazzini; per contro, si verificano aumenti considerevoli soprattutto negli altri punti vendita non alimentari e nei negozi generici, discount (tabella 3).
e come
Passando ora a esaminare le cause del fenomeno, secondo i retailer coinvolti nella ricerca il 48% delle differenze inventariali (14.635 milioni di Euro) sono opera dei clienti, mentre i dipendenti sono responsabili per il 29% degli ammanchi (9.069 milioni di Euro) e i fornitori per il 7% (2.088 milioni di Euro). Quanto agli errori interni, peraltro in calo, complessivamente hanno inciso per il 16% (4.990 milioni di Euro), il che permette di concludere che l84% delle differenze inventariali è originato da un furto (grafico 1).
Il problema non presenta la stessa rilevanza ovunque: in Europa Occidentale, le percentuali più alte di furti commessi da dipendenti si riscontrano in Regno Unito e Norvegia, ma si tratta di un comportamento molto diffuso anche nei Paesi dellEuropa Centrale, con picchi talvolta anche molto elevati, come in Polonia dove questo tipo di comportamento origina circa il 38% dei danni.
In effetti, nel periodo considerato sono stati fermati per furto 1.051.902 clienti e 75.539 dipendenti, con un calo complessivo del 21% ma con un parallelo aumento dei fermi di dipendenti (+3%).
Limporto medio di un furto commesso da un cliente è pari a 78,56 Euro, quello commesso da un dipendente a 357,85 Euro. Il numero complessivo di fermi effettuati dai commercianti, dunque, è sceso rispetto al 2001. Questo dato, sottolineano gli estensori della ricerca, non si deve al fatto che meno persone abbiano tentato di rubare, ma dipende dalle difficoltà dei retailer a trovare riscontro nelle azioni di Polizia e nel Sistema Giudiziario oppure dalladozione di opportune misure preventive.
La protezione alla fonte
A fronte di perdite rilevanti, aumentano dunque i costi sostenuti dal retail per la sicurezza e la prevenzione, che attualmente si attestano sui 7.207 milioni di Euro. Gli investimenti riguardano in prevalenza il personale (per il 37% esterno e per il 20% dipendente), ma si dà anche un +24% per lacquisto di sistemi di sicurezza (compreso EAS e TVCC), a cui si aggiungono altre voci minori che interessano il piano contabile e finanziario (grafico 2).
Questo sforzo ha prodotto, in effetti, i risultati positivi di cui si diceva (i furti diminuiscono), con la conseguente riduzione dei costi pro capite del fenomeno: nel 2004 i furti nel retail sono costati a ogni cittadino europeo 71,52 Euro lanno, contro i 75,28 Euro del 2003 (tabella 4).
In particolare, sottolinea il Barometro, i retailer hanno fatto notevoli progressi nella prevenzione del problema. Se la precedente edizione del Barometro documentava un aumento del 221% in soli 12 mesi del numero di linee di prodotto protette alla fonte (partendo ovviamente da numeri molto bassi), i cambiamenti intervenuti nel corso dellanno successivo sono infatti notevoli.
Oggi il 24% degli intervistati dichiara di avere più di 250 linee di prodotto salvaguardate da etichette antitaccheggio (EAS); il 33% ha protetto nello stesso modo da 10 a 250 linee. Inoltre, il 16% dei retailer dichiara di trovarsi in una fase iniziale del progetto, con un massimo di 9 linee già protette. Quanto allidentificazione in radiofrequenza (RFID), per ora non risulta ancora adottata ma il 9% degli intervistati (110-120 aziende) ne sta valutando lefficacia con test completi, il 28% prevede di avviarli entro il 2006, e il 20% entro 3-5 anni.
RFID: prospettive e variabili
Lidentificazione in radio frequenza (RFID) avviene tramite unetichetta assai sofisticata, che contiene una serie di informazioni che possono essere utilizzate per il controllo degli stock o la protezione del prodotto, ma anche per scopi commerciali e logistici.
Come già accennato, si prevede un lungo periodo di testing, e lapplicazione dellRFID su un numero significativo di referenze viene considerata attuabile al massimo entro due anni dal 16% dei retailer intervistati, mentre la maggioranza ritiene che ci vorrà più tempo (il 37% fra 3 e 5 anni e un altro 22% fra 6 e 8 anni).
Una nota mette in rilievo il ruolo del consumatore nellimplementazione di questo sistema. Il 66% degli operatori, tra quelli che hanno aderito al Barometro, sono infatti attenti ai dubbi e alle perplessità che il pubblico può nutrire nei confronti del poco noto RFID, pur ritenendo che tali perplessità scompariranno, quando il sistema si diffonderà, diventando familiare.
Ma quali sono i prodotti che il commerciante tipo vorrebbe poter proteggere subito con sistemi RFID? Sono quelli più venduti, ma anche più soggetti a furto. La lista include prodotti per la rasatura, cosmetici, profumi/deodoranti, macchine fotografiche digitali, telefoni cellulari, DVD, CD, videogame e consolle, Hi-Fi, accessori di design, borse e pelletteria. Con unestensione ad altre categorie di beni soggetti a furti frequenti: vitamine, caffè, occhiali da sole, elettro utensili, batterie, videocamere portatili, software per computer, abbigliamento e liquori.
Anche in questo caso, la ricerca punta lattenzione sul fatto che questi sistemi di identificazione vengono considerati per la loro portata complessiva, assai più ampia della semplice funzione antifurto. Solo il 4% ritiene che la sicurezza sia lunico aspetto da considerare al momento di deciderne limplementazione, anche se resta comunque il principale per un altro 20% di intervistati.
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A taugh time for retail thieves?
Shrinkage, the bug bear of every retailer. Escalations, geographical maps and trends regarding the phenomenon of retail thefts in Europe. But also (technological) countermeasures deployed with increasing efficiency: this is what we can deduce from a recent ad hoc study. E.P., L.G.
There is a close correlation between more protection at the source of the supply chain and the reduction of 2.2% in shrinkage recorded by leading European distribution chains between July 2003 and June 2004 (the comparison is obviously made with the same period in the previous year). This is why, according to the European Retail Theft Barometer (a study carried out by the Centre for Retail Research in Nottingham and sponsored by Checkpoint System) 57% of retailers use technology which helps to prevent theft and other causes of shrinkage, and a further 16% is implementing it, thus contributing to reinforcing the trend.
Aside from the concern that this 57% expresses the European but not the Italian average, where retailers still appear to pay little attention to the problem, their conclusions demand some attention, considering the magnitude of the phenomenon.
The above mentioned 2.2% which expresses the decrease in shrinkage in Europe where losses have fallen from 1.37% to 1.34% of the turnover of store chains) might, all things considered, seem modest were it not for the absolute value of the universe of reference: 30,783.5 million Euros, or more than 60 thousand billion lire, lost every year, in most cases the work of the usual suspects.
The value of the Barometer lies as much in its quantification of figures as in the huge amount of information it provides, which helps us to understand the phenomenon.
But this is not all: the study also investigates evaluations and orientations of companies regarding radio frequency identification technology (RFID) nowadays perceived as an instrument for preventing theft at the source but also, correctly, as an aid in handling information and logistics throughout the entire lifecycle of the merchandise. Their rating, recorded by the writers of the research, therefore allows us to hope in a further leap in quality in supply chain optimisation.
Here are the principal data and salient information related by the chief of Barometer, Joshua Bamfield, during the recent press conference at the presentation organised in Milan by Checkpoint.
Where we see
the phenomenon
Generally assimilated to losses due to theft, shrinkage may also have other origins (including accountancy errors, which however appear to be decreasing) although the illegal removal of goods from salespoints tops the list of the causes of the phenomenon. Which however takes on a different dimension depending on the geographical area and typology of warehouse examined.
Over the 12 month period under analysis, shrinkage fell from 1.40% to 1.32% (tables 1 and 2) in the new countries annexed to the European Union and included in the study for the first time, the reduction in percentage (5.4%) is much higher than the continental average and can be explained by the higher levels of shrinkage recorded at the start (in other words, the larger the initial problem the greater the impact of any intervention). But percentages also vary depending on the type of goods distributed and the salespoint format. To be more accurate: supermarkets, hyper-markets, discount stores, general stores, shoe and leather goods stores have reported lower figures, while ironmongers, DIY stores, furniture stores, clothing stores and drapers appear to be the worst hit
Considering the phenomenon over time however, greater decreases have been reported by supermarkets, hypermarkets and department stores: instead there have been significant increases above all in other non food stores and general, discount stores (table 3).
and how
Moving on to an examination of the causes of the phenomenon, according to retailers involved in the study 48% of shrinkage (14,635 million Euro) is put down to customers, while employees are responsible for 29% of the deficit (9,069 million Euro) and suppliers 7% (2,088 million Euro). As for internal errors, anyway in decline, these globally accounted for 16% (4,990 million Euro) which allows us to conclude that 84% of shrinkage is due to theft (graphic 1).
The size of the problem is not the same in every country. In Western Europe the highest percentage of thefts committed by employees is found in the United Kingdom and Norway, but this type of behaviour is also widespread in Central Europe, sometimes peaking dramatically, such as in Poland, where it accounts for approximately 38% of losses.
Indeed, in the period surveyed 1,051,902 customers and 75,539 employees were caught thieving, a global reduction of 21%, though the number of employees caught had risen (+3%). The average cost of a theft committed by a customer is 78.56 Euro while the average cost of theft committed by an employee is 357.85 Euro. The total number of arrests made by retailers was therefore down compared to 2001. This figure, researchers underline, is not due to the fact that fewer people attempted to steal, but to the difficulty retailers have in getting backing from the police and criminal justice system or to the adoption of opportune preventive measures.
Protection at source
So, faced with heavy losses, the costs sustained by retailers for security and prevention, which are currently around 7,207 million Euro, are increasing. Investments mainly concern staff (37% external staff and 20% employed by the store) but there is also +24% for the purchase of security systems (including EAS and TVCC) on top of which there are other minor items which involve accounting and financial plans (graphic 2).
Effectively, this effort produced the positive results mentioned above (number of thefts down) with the consequent reduction in costs per capita of the phenomenon: in 2004 retail thefts cost each European citizen 71.52 Euro per year, against the 75.28 Euro in 2003 (table 4).
In particular, emphasises the Barometer, retailers have made considerable progress in preventing the problem. If the previous edition of the Barometer recorded an increase of 221% in just 12 months of the number of product lines protected at source (obviously beginning with very small numbers) the changes which took place in the following year were indeed remarkable. Now 24% of interviewees declare they have more than 250 product lines protected by antitheft labels (EAS); 33% have protected from 10 to 250 lines in the same way. Moreover, 16% of retailers say they are in an initial phase of the project, with a maximum of 9 lines already protected. As for radio frequency identification (RFID), up to now it does not appear to have been adopted but 9% of interviewees (110-120 companies) are evaluating its efficiency with exhaustive tests, 28% foresee installing it by 2006, and 20% within 3-5 years.
RFID: prospects
and variables
Radio frequency identification (RFID) works by using a rather sophisticated label, which contains a series of information which can be used to control the stock or protect the product, but also for commercial and logistic purposes. As we mentioned earlier, a lengthy period of testing is required, and the application of RFID on a significant number of references is thought to be feasible within two years at the most by 16% of retailers interviewed, while the majority believe more time is needed (37% between 3 and 5 years and another 22% between 6 and 8 years).
A note highlights the role of the consumer in implementing this system. 66% of operators, including those who took part in the Barometer are in fact attentive to the doubt and perplexities which the public may harbour towards the little known RFID, though believing that these perplexities will vanish once the system spreads and becomes familiar.
But which are the products that typical retailers would like to be able to protect straightaway with RFID systems?
They are the ones which sell the most, but which are also most likely to be stolen.
The list includes shaving items, cosmetics, perfumes/deodorants, digital cameras, mobile telephones, DVDs, CDs, videogames and consoles, HI-Fi, design accessories, bags and leather goods. It also includes other categories of goods subject to frequent thefts: vitamins, coffee, sunglasses, electrical tools, batteries, portable video-cameras, computer software, clothing and spirits. Here too the study addresses the fact that these systems of identification are taken into consideration due to their overall potential.
They are much more than a simple antitheft device. Only 4% believe that security is the only aspect to consider when deciding whether or not to implement it, even though this remains the principal reason for a further 20% of interviewees.
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Cosè il Barometro
Il Barometro europeo dei furti nel retail, alla quarta edizione, è un autorevole studio condotto a livello europeo, sulle cosiddette differenze inventariali nella distribuzione moderna. Sponsorizzato da Checkpoint System, è realizzato in piena libertà e autonomia (tiene a sottolineare la multinazionale) dal Centre for Retail Research (CCR) di Nottingham, diretto dallo stesso Joshua Bamfield che ha sintetizzato i risultati salienti del lavoro alla conferenza stampa di divulgazione, organizzata lo scorso ottobre a Milano.
Obiettivo della ricerca è di determinare lammontare delle perdite dovute ai furti e di rilevarne landamento, oltre che di monitorare gli orientamenti delle politiche di sicurezza adottate dalle aziende. I dati sono stati raccolti in 24 Paesi inclusi, per la prima volta, Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria, Slovacchia, Estonia, Lettonia e Lituania. Più precisamente, la rilevazione è stata effettuata fra il luglio 2003 e il giugno 2004 su 423 tra i maggiori retailer europei, in rappresentanza di 23.274 punti vendita con un fatturato complessivo di 355 miliardi di Euro: un campione rappresentativo di oltre il 20% del mercato europeo, che ha mostrato una grande disponibilità sullargomento (sono stati restituiti compilati 423 questionari, pari al 26% del totale).
I criteri di rilevazione - In ogni Paese è stato inviato un numero di questionari proporzionale allimportanza del circuito commerciale, la cui crescente internazionalizzazione ha implicato che alcuni intervistati abbiano fornito informazioni riguardanti più Paesi.
Le risposte del Lussemburgo sono state aggregate a quelle del Belgio per assicurare la riservatezza dei dati e, per lo stesso motivo, i risultati di Lettonia, Lituania ed Estonia sono stati raggruppati in ununica categoria denominata Paesi Baltici.
Nel questionario erano incluse 24 domande, che andavano dal livello di differenze inventariali registrato dai retailer (in termini di percentuale sulle vendite), al loro atteggiamento verso la tecnologia RFID. La domanda alla quale i retailer hanno avuto più difficoltà a rispondere, o a cui non hanno voluto rispondere, era quella relativa alla somma spesa per la sicurezza: solo il 45% degli interlocutori ha fornito questo dato.
Lanalisi dei risultati - In una ricerca di questo tipo cè il rischio che un numero limitato e non rappresentativo di intervistati influenzi la media, amplificando una tendenza o minimizzando un problema.
Per evitarlo, gli estensori del Barometro non hanno effettuato medie aritmetiche semplici, ma hanno attribuito ad ogni risposta un peso proporzionale al fatturato dellazienda interessata. Allo stesso modo, i risultati di ogni Stato sono stati ponderati in proporzione al fatturato del retail locale.
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What the Barometer is
The European Retail Theft Barometer, now in its fourth year, is an authoritative study carried out on a European level, on so-called shrinkage in modern retailing. Sponsored by Checkpoint Systems, it is undertaken independently (and the multinational is keen to emphasise this) by the Centre for Retail Research (CCR) in Nottingham, directed by the same Joshua Bamfield who summarised the salient results of their research at a press conference presentation, organised last October in Milan. The aim of the study was to determine the quantity of losses owing to theft and to observe the progress of shrinkage, as well as to monitor the orientations of security policies adopted by companies. Data was gathered in 24 countries including, for the first time ever, Poland, the Czech Republic, Hungary, Slovakia, Estonia, Latvia and Lithuania. More accurately, research was carried out between July 2003 and June 2004 on 423 of the major European retailers, representing 23,274 sales points with a global turnover of 355 billion Euro: a representative sample of over 20% of the European market, which proved extremely willing to cooperate (423 questionnaires were returned, equivalent to 26% of the total).
Study criteria - Each country was sent a number of questionnaires proportional to the importance of the retail circuit, whose increasingly international nature meant that some interviewees returned data regarding more than one country. The responses from Luxembourg were integrated with those from Belgium to guarantee the confidentiality of data and, for the same reason, the results of Latvia, Lithuania and Estonia were grouped into a single category entitled Baltic States. The questionnaire contained 24 questions which ranged from the level of shrinkage registered by the retailer (in terms of percentage of sales), and their attitude towards RFID technology. The question which retailers had the most difficulty answering, or which they preferred not to answer, was the question concerning the amount spent on security: only 45% of interviewees provided this data.
Analysis of results - In a study of this type there is a risk that a limited and unrepresentative number of interviewees might influence the average, magnifying a trend or minimising a problem. In order to avoid this, Barometers researchers did not simply calculate the average but attributed to each answer a weight proportional to the turnover of the company involved. Similarly the results of each country were assessed in proportion to the turnover of local retail.
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