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La cartotecnica italiana si confronta con le realtà europee del settore ed emerge una necessità di cambiamento, dai contorni ancora sfumati. Questo il messaggio offerto dal convegno nazionale e dall’assemblea Gifasp di fine giugno. C’è molto da fare per tutti, anche per il neoeletto presidente, Franco Ghezzi Confalonieri.
Stefano Lavorini

A fine giugno si sono svolti, a Forte dei Marmi, il XX Convegno nazionale e l’assemblea annuale del Gifasp (Gruppo italiano fabbricanti astucci e scatole pieghevoli). L’incontro aperto al pubblico è stato dedicato alla “Analisi comparativa del mercato cartotecnico in Europa”. L’intento era di approfondire lo studio delle varie realtà europee nel settore cartotecnico (offrendo una visione il più possibile obiettiva della situazione attuale), nonché fornire spunti di riflessione sui probabili indirizzi futuri di questo mercato, anche alla luce delle integrazioni e delle concentrazioni in atto (fra i fabbricanti e fra gli utilizzatori).

Dettagli di cronaca
Il convegno del Gifasp si è aperto con i saluti del presidente di Assografici, E. Piovano che ha voluto riconoscere pubblicamente il valore dell’attività svolta dai gruppi di lavoro in ambito associativo, sia presidiando aree di interesse comune sia promuovendo momenti specifici di approfondimento su tecnologie e mercato.
La parola è quindi passata a C. Covini, direttore di Assografici, che ha proposto in sintesi gli ultimi dati di Confindustria sulla situazione generale del mercato, per poi illustrare le caratteristiche e le performance del mondo della fabbricazione di carta e cartone ondulato e imballaggi di carta e cartone in Italia. Un mondo costituito da 1.433 aziende con meno di 10 miliardi di fatturato e da 100 imprese da oltre 10 miliardi. Nell’ultimo esercizio il fatturato del comparto grafico-cartotecnico è stato di 10.900 miliardi, con una variazione del 2,3% rispetto al 1998. La produzione è cresciuta del 5%, gli ordini interni sono aumentati del 6,7% e quelli esteri del 12,5%, mentre il tasso di utilizzo degli impianti è stato in percentuale del 77,1%, con una diminuzione dell’1% rispetto al 1998. I prezzi nel ‘99 sono diminuiti dello 0,9%.
Questo trend è stato confermato anche dagli ultimi dati trimestrali, che fanno registrare, rispetto allo stesso periodo del 1999, una crescita del fatturato del 17,3%, un aumento produttivo del 2,2% (dato sottostimato per effetto del mancato adeguamento di alcune voci dei codici Istat), un +5% nell’utilizzo degli impianti e, buon ultimo, un incremento degli ordini interni (25,4%) ed esterni (32%), con una produzione assicurata per 1,4 mesi.
In chiusura, Covini ha comunicato i risultati di un’indagine qualitativa secondo la quale, da un anno a questa parte, si registra un generalizzato ottimismo. Il 48% degli intervistati è anche convinto che il trend del fatturato nel secondo trimestre del 2000 consolidi i risultati raggiunti finora, e il 15% si dichiara ancor più fiducioso.
I lavori del convegno sono poi proseguiti con quattro interventi dedicati all’Europa: “La struttura competitiva del settore in Europa” (C. Cross, Market Power); “La situazione in Germania” (G. Kisel, Pro Carton); “La situazione nel Regno Unito” (J. Hilton, British Carton Association); “La situazione in Francia” (M. Laborde Debat, FFC).

Dall’Europa all’Italia
A conclusione di questa panoramica è intervenuto G. Meana, vicepresidente Gifasp, che ha riportato l’attenzione sui problemi di casa nostra.
Nel 1998 il settore degli astucci pieghevoli - secondo stime Gifasp - ha trasformato 536.000 t di cartoncino. Il comparto in Italia è costituito da circa 300 cartotecniche, che possiedono almeno un’autoplatina, e che hanno più di 20 dipendenti (fonte: Bobst). La struttura del settore è quindi caratterizzata dal numero elevato di imprese e, di conseguenza, da forti tensioni sul piano dei prezzi. Ciononostante il comparto sembra “tenere” bene, proprio grazie al marcato frazionamento.
L’osservatorio Gifasp - realizzato su un campione di 66 imprese cartotecniche, che hanno chiuso il 1998 con un fatturato di 1.300 miliardi - stima che il mercato italiano si attesti in complesso intorno ai 2.100 miliardi. In questo contesto otto realtà, con fatturato superiore a 40 miliardi, detengono il 40% delle quote.
Non disponendo di dati sul 1999, Gifasp ha condotto un’indagine su un panel ristretto di 22 aziende: l’opinione generale è positiva, soprattutto per quanto riguarda il primo trimestre 2000. Brillanti, in particolare, gli sbocchi nel farmaceutico, dove la cartotecnica ha registrato anche perfomance reddituali interessanti. In generale, quindi, il settore è in movimento, e prosegue sulla strada delle incorporazioni e delle alleanze.
Meana ha concluso con una riflessione sul futuro del settore e sulle molte incognite che gli imprenditori sono chiamati ad affrontare, dovendo scegliere tra una politica di nicchia, ovvero di specializzazione, e una prospettiva di crescita dimensionale. Interessante al riguardo, la testimonianza di M. Marchi (amministratore delegato di Palladio Industria Tipolitografica), che ha illustrato i motivi di un’alleanza strategica tra alcune aziende europee, specializzate nel packaging farmaceutico (Copapharm Europe). Ragioni commerciali, tecniche, di gestione degli acquisti e dimensionali, hanno sostenuto risultati complessivamente incoraggianti.

Capitalismo tricolore
A conclusione dei lavori, F. Visconti di Impresa Sviluppo, che ha abilmente tratteggiato il fil rouge fra i vari interventi. Il settore degli astucci e delle scatole pieghevoli - sostiene Visconti - è maturo, presenta segnali di declino e trasformazioni complesse. Opera in un mercato in cui il potere, a livello europeo, è in mano ai clienti (30-40 imprese muovono gran parte del business attraverso centrali d’acquisto) e dove permangono un eccesso di capacità produttiva e una bassa redditività.
In questo contesto generale si colgono alcuni tratti profondamente italiani; in particolare, il ritardo nello sviluppo della grande distribuzione e dei marchi commerciali, e il fatto che, nonostante il gran parlare di concentrazioni, nel nostro paese non siano intervenuti sostanziali cambiamenti a livello strutturale. Ma, soprattutto, ciò che manca è un modello “forte” - della grande impresa, delle alleanze o della nicchia - e una ricetta per la crescita. Il dato di fatto oggettivo resta quello delle dimensioni delle imprese, possibile limite anche alla capacità di difendere un mercato di nicchia.
Allora, cosa si salva? Un capitalismo nostrano che sa “vendere cara la pelle”, e un modello di impresa familiare che ha in sé una serie di elementi difficilmente interpretabili con i modelli classici di analisi economica (la “famiglia” ad esempio, anche se perde, continua spesso a restare nel business). In altre parole, il nostro “prodotto” distintivo è l’imprenditorialità. Consideriamo, inoltre, che in un contesto europeo poco rassicurante sono numerose le imprese italiane che producono cassa e che investono in impianti.
In definitiva, l’industria degli astucci e delle scatole pieghevoli è destinata inevitabilmente a cambiare; l’incognita riguarda i tempi e le modalità, che dipendono dalle spinte esercitate dagli attori esterni - fornitori di materia prima, grande distribuzione, e-business.
Oggi bisogna mettere a tema la strategia, interrogandosi su quello che si farà nei prossimi tre anni e muovendosi, con i tempi necessari, per gestire correttamente il passaggio generazionale all’interno delle imprese familiari.
Cases: time for a rethink
The Italian paper&cardboard industry is facing up to the European sector industry and there emerges a need for change, though the form this will take is not as yet altogether clear. This is the message offered by the national convention and by the Gifasp assembly, held at the end of June. There is a lot to be done, even for the newly elected president Franco Ghezzi Confalonieri.

At the end of June the XX national Convention and the annual assembly of Gifasp (the Italian group of folding case and box manufactures) were held at Forte dei Marmi.
The encounter, open to the public, was dedicated to the “Comparative analysis of the paper&cardboard market in Europe” with the objective of broadening the study of the various European concerns in the paper&cardboard sector, offering the most objective view possible of the current situation as well as providing food for thought as to the directions this market is liable to take in the near future. All this in the light of mergers and the concentrations currently underway (involving both packaging manufacturers as well as users).

On-the-spot news
The Gifasp convention opened with the salutations made by Assografici president E. Piovano who publicly recognized the value of the activity of the association’s workgroups in their presiding over areas of common interest as well as promoting specific studies on technology and the market.
The word then went to C. Covini, head of Assografici, who gave a run-down of the latest Confindustria data on the general market situation, to then go on to list the features and performance of the world of corrugated paper and cardboard manufacturing along with paper and cardboard packaging in Italy. A world made up of 1,433 companies with less than 10 billion in turnover and 100 concerns over the 10 billion mark. In the last financial year, turnover of the graphic-paper&carboard manufacturing segment stood at 10,900 billions, a +2.3% change on 1998.
Production was up 5%, domestic orders up by 6.7% and foreign orders by 12.5%, while the system usage rate stood at 77.1%, constituting a 1% drop on 1998. Prices for ‘99 were down 0.9%. This trend has also been confirmed by the latest quarterly figures, that compared to the same period of 1999 show a growth in turnover at 17.3% alongside an increase in production of 2.2% (fig.s underestimated because of lack of conformation to some Istat listings), a +5% in the use of systems and, last but not least, an increase in domestic (25.4%) and foreign (32%) orders with production guaranteed for 1.4 months.
Finishing off Covini communicated the results of a quality study showing that over the last year general optimism was rife throughout Italy. A good 48% of those interviewed are also convinced that the trend in turnover in the second quarter of 2000 consolidated the results achieved up to now and 15% declared themselves to be yet even more confident.
The convention then proceeded with four talks on the situation in Europe: “The competitive structure of the sector in Europe” (C.Cross, Market Power); “the situation in Germany” (G. Kisel, Pro Carton); “the situation in the UK” (J. Hilton, British Carton Association); “the situation in France” (M. Laborde Debat, FFC).

From Europe to Italy
Gifasp vice president G. Meana’s talk finished off this overview, bringing the attention back to the Italian situation. In 1998, according to Gifasp estimates, the Italian folding case segment converted 536,000 t of cardboard. The Italian segment is made up of around 300 paper&cardboard producers, that have at least one autoplaten and more than 20 employees (source: Bobst). Hence the sector structure features a high number of concerns and consequently a lot of tension on the price front. Despite this the segment seems to be “holding” well, this thanks to its markedly piecemeal nature.
The Gifasp observatory - made up of a sample of 66 paper&cardboard producing concerns, that closed 1998 with a turnover of 1,.300 billions - estimates that the Italian market stands at a total of around 2,100 billion. In this context eight concerns, with a turnover exceeding 40 billion, account for 40% of the market.
Not having figures on 1999, Gifasp carried out a study on a limited panel of 22 companies. Brilliant on this count the results in pharmaceutical where paper&cardboard, also registered interesting performances in earnings. In general hence the sector is on the move and is heading towards incorporation and alliances.
Meana concluded with some reflections on the future of the sector concerning the many unknown factors that the entrepreneurs are called to face up to, having to choose between a niche policy, that is specialisation, and a prospect of growth in terms of size. Interesting on this count what M. Marchi (managing director of Palladio Industria Tipolitografica) bore witness to in illustrating the reasons for a strategic alliance between some European companies specialising in pharmaceutical packaging (Copapharm Europe). Commercial and technical grounds and reasons related to size and purchasing management have further enhanced results seen to be encouraging all round.

Italian capitalism
At the end of the works F. Visconti of Impresa Sviluppo ably traced out the joining thread between the various talks. As Visconti went on to say: the folding cases and box sector is mature, and shows signs of overall decline and transformation. This is due to a market in which the power at European level is in the hands of the customers (30-40 concerns shift most of the business through specific purchasing centres) and where an excess of production capacity and low profitability hold sway. In this general context one sees some profoundly Italian features; in particular, the delay in the development of broadscale distribution and commercial brands, and the fact that, despite all the talk on concentration, Italy has not seen big changes on a structural level. But above, “strong” models are lacking - of the big compants (grande impresa?), of alliances and a niche approach - and a formula for growth. Here the objective factor lies in the size of the concerns, also offering possible limitations to the capacity to defend a niche market. Well then, what’s left? An Italian capitalism that is determined to go down fighting and a model of family capitalism that in itself is constituted by a series of elements that are difficult to interpret using the classic models of economic analysis (the “family” for example, even if it loses out, often continues to stay in business). In other words, Italy’s distinctive product is entrepreneurism. We should furthermore consider that in an unreassuring European context numerous Italian companies are cashing in and investing in systems. Definitively speaking, the folding case and box industry is inevitably destined to change; what we don’t know is when and the how, something that depends on thrust exerted from outside the segment - from raw materials suppliers, broadscale distribution and e-business. Today one has to define ones strategy, asking oneself what will happen over the next three years while giving the right timing to administering the generational changes within family companies.