June 2000
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Enjoy “Fungy” Cola

Once milk reached our homes after only a trip of 100 metres from the stalls, there was no need for registered brands or controls and the same went for most of the products we got from the shop at the end of the street. With the war then things got worse - there were shortages; to keep up with the industrialised world new avenues of trade, new markets to satisfy the mass society had to be created. Everything has changed, albeit slowly: in 40 years the single trader has disappeared, giving way to a new type of figure, the multinational. Personally I shudder to think that the company from which I have always bought records (Virgin) is now selling beverages; I have a horror of opening a bottle and hearing Mino Reitano (old time popular Italian singer).
But the industry never stops, above all if it brings in profits; new procedures are created, new problems. And the more we avoid facing these issues, the more we are flabbergasted to discover that say fungicide (this is what we have been told) has found its way into a stock of Cola Cola. A thing that had it happened a while back, would only have occurred in the small corner shop, thus only affecting the 20 people that got their supplies there. How can we convince our grandson to forgo that first cool sip under the sweltering sun, what with summers getting hotter? «We won’t buy it for him!» we say over, but you can be sure that others will.
The producers know this and have called in the experts to solve the problem. Do you know what the Italian Department of Health has decided on? Take note: «clean before drinking and don’t drink from the can». This is how they have solved the problem.
Perhaps someone might find this satisfactory, but think for an instant: smoking also «seriously damage your health» yet meanwhile billions are being made selling cigarettes. Don’t you realise that the problem has not been solved at all, that it has merely been made to conform to the law? We consumers are in the same conditions as before, or rather we are even worse off, because our next batch of fungicide will be “in conformity to the law”. As Italian comedian Beppe Grillo quipped, even if we have been ripped off, at least we have been ripped off “in conformity to the law”.
I won’t have it! Serious steps should be taken.
I wouldn’t want this to particularly appear as a letter of protest.
I have an idea. More than that, I have a patent for packaging and sterilising the single can. The basic hygienic standards would be respected in this way, because the can would reach our homes as it is and if the product is polluted, we could preserve the subsequent can and provide it as proof of incrimination, preserved as mother factory made it.
It would appear easy to go to the Coca Cola and say «I’ll pack your cans for you», but there is a problem: money. Costs would increase and make inroads on the industry’s profits.
Dear Minister for Health don’t you after all think that the words “money lost” could instead stand for “health gained»?
Lorenzo Francesconi
Lettere al direttore / Letter to the editor

Enjoy “Funghy” Cola

C’era una volta il latte, che arrivava in casa nostra dopo un viaggio di 100 metri dalla stalla, non c’era bisogno di marchi registrati o di controlli, e così era per la maggior parte dei prodotti che arrivano in casa dal negozio in fondo alla via. Con la guerra, poi, le cose, sono peggiorate, non c’era nulla; è diventato necessario, per restare al passo del mondo industrializzato, creare nuove vie di commercio, nuovi mercati per soddisfare la società di massa. Ed è cambiato tutto, lentamente: in 40 anni il singolo commerciante è sparito, lasciando il posto a un nuovo tipo di figura, la multinazionale. Personalmente ho i brividi a vedere che l’azienda dalla quale ho sempre comprato i dischi (Virgin) adesso vende bevande; ho il terrore di stappare una bottiglia e di sentire cantare Mino Reitano.
Ma l’industria non si ferma, soprattutto se porta guadagni; nascono nuovi procedimenti, nuovi problemi. E più non li affrontiamo, più cadiamo dalle nuvole, scoprendo magari del fungicida (così ci hanno detto) nella Cola Cola. Una cosa che un tempo non poteva accadere se non nel negozietto all’angolo e, di conseguenza, colpiva solo quelle 20 persone che là si rifornivano. Ma come convincere il nostro nipotino a rinunciare a quel fresco primo sorso sotto il sole torrido dell’estate sempre più calda? «Non gli si compra!» ci ripromettiamo, ma state sicuri che ci penserà qualcun altro.
I produttori, questo lo sanno e hanno chiamato degli esperti per risolvere il problema. Sapete cosa hanno deciso al Ministero della sanità italiana? Prendete nota: «pulire prima di bere e non bere dalla lattina». Così hanno risolto il problema. Magari questa cosa vi soddisfa ma, pensateci un attimo: anche il fumo «nuoce gravemente alla salute» e intanto si fanno i miliardi vendendo le sigarette. Non vi rendete conto che il problema non è affatto risolto, ma diventa solo “a norma di legge”? Noi consumatori siamo nelle stesse condizioni di prima, anzi, stiamo peggio, perché il prossimo fungicida sarà a norma di legge. Come diceva il comico Beppe Grillo, saremo fregati, ma almeno a norma di legge.
Io non ci sto! Servono provvedimenti seri.
Questa, in particolare, non vuole essere una lettera di protesta. Io ho un’idea. Di più, ho un brevetto per l’imballaggio e la sterilizzazione della singola lattina. Le norme igieniche fondamentali in questo modo sarebbero rispettate, perché la lattina arriverebbe a casa nostra così com’è e se l’inquinamento fosse del prodotto, allora potremmo conservare la lattina successiva e portarla come prova di incriminazione conservata come mamma fabbrica l’ha fatta.
Sembrerebbe facile, andare dalla Coca Cola e dire «vi imballo io le lattine», ma ... c’è un problema: i soldi. I costi aumenterebbero e il guadagno per le industrie sarebbe minore.
Caro Ministro della sanità, non trova che, in fondo, le parole “soldi persi” potrebbero invece significare “salute acquistata»?
Lorenzo Francesconi.