Ecco cosa pensano i confezionatori conto terzi di ciò che accade nel loro settore.
Abbey Lewis-Reinholdt
Mentre le imprese di tutto il Paese devono darsi da fare per aumentare la loro quota di mercato in un periodo economico difficile, alcuni CP si trovano in una posizione invidiabile. Una serie di interviste condotte da Packaging World dimostrano che i CP non solo restano a galla nel bel mezzo della tempesta economica, ma procedono anzi a gonfie vele.
«I nostri affari sono in fase di crescita proprio grazie ai trend economici attuali», dice Don Richardson della Flexpak di Phoenix (Arizona), che realizza per conto terzi il confezionamento di prodotti cosmetici e per ligiene personale, nonché di alimenti e attrezzature varie.
Secondo Richardson, i CP riescono a evitare molti degli ostacoli che incontrano i distributori di prodotti confezionati (soprattutto i più grandi). Se, per esempio, la possibilità di lanciare un nuovo prodotto si gioca sullacquisto di nuove attrezzature di confezionamento, e sulla loro rapida installazione e messa in opera, può risultare assai più facile rivolgersi a un CP che non realizzare tutte queste operazioni, a tempo record, allinterno dellazienda. E nelleconomia odierna questo tipo di velocità è cruciale, commenta Richardson.
«Sembra che i progettisti siano sempre meno, ma è certo che ognuno di loro ha un carico di lavoro molto maggiore che in passato», afferma a sua volta Chris Burrows della Roberts, un CP con sede a Battle-Creek (Michigan), che produce anche macchinari per lindustria. «In queste circostanze il ricorso a un CP risulta davvero allettante».
È tutta una questione di macchine. O no?
Per capire come i CP svolgono il loro lavoro, bisogna ovviamente occuparsi di macchinari e manodopera. Alcune aziende sembrano ricorrere in modo massiccio al confezionamento manuale, mentre altre preferiscono affidarsi alle macchine.
Secondo George Moretti, vicepresidente del reparto vendite e marketing della Jamestown Container (Buffalo, NY), la sua azienda impiega gli operai soprattutto per il riempimento manuale dei contenitori di cartone ondulato prodotti dalla Jamestown stessa. E aggiunge: «in realtà non utilizziamo macchinari molto sofisticati e allavanguardia, perché operare nella nostra nicchia di mercato comporta un grande lavoro di confezionamento manuale».
E se i macchinari sono necessari per realizzare dei lavori specifici, Moretti dichiara di preferire allacquisto la formula del leasing, pur ribadendo che nei limiti del possibile la sua azienda preferisce utilizzare le attrezzature già esistenti fornite dai clienti stessi: «proprio in questo periodo abbiamo effettuato un lavoro per conto di un committente, utilizzando i macchinari del cliente, smontati e rimontati presso di noi».
Alan Steele, direttore vendite e marketing della Fabco di Buchanan (Michigan) e membro del consiglio direttivo della Contract Manufacturing and Packaging Association (Warrenton, PA), riferisce che anche alla Fabco talvolta si utilizzano impianti del cliente che in precedenza confezionava in proprio. «Chi in passato ha investito in macchine non ha forse lintenzione di investire nuovamente nellattuale situazione economica e preferisce piuttosto rivolgersi allesterno, piuttosto che fare tutto in proprio».
Tra i CP intervistati, la maggior parte dichiara più frequente il ricorso allacquisto che al leasing, e molti cercano anzi di procurarsi le attrezzature più moderne per soddisfare al meglio le richieste dei clienti.
«Oggi acquistiamo macchinari più sofisticati» - dichiara Tom Bacon, fondatore della Aaron di Garden Grove (California) - «e abbiamo addirittura costruito delle linee di confezionamento su misura per noi, mentre altre volte modifichiamo le attrezzature per specializzarci ulteriormente».
Formazione del personale: un ostacolo?
Il frequente ricorso al lavoro temporaneo ha creato il problema della formazione alle diverse mansioni. Secondo Moretti della Jamestown si tratta di unarma a doppio taglio: «se non formi il personale sorgono complicazioni, ma la formazione porta via molto tempo». Bacon della Aaron Thomas riferisce che la sua azienda si serve raramente di lavoratori a tempo determinato, proprio perché la formazione di questo tipo di personale è difficile. «Cerchiamo sempre di tenerci stretti gli addetti alle macchine e i meccanici, perché formare queste persone costa davvero molto e quindi la manodopera assunta temporaneamente viene assegnata a mansioni meno strategiche».
Molti CP chiedono ora più spesso assistenza ai fornitori di macchinari. Bacon riferisce che quando è necessario formare nuovi dipendenti, i primi passi in questo senso vengono compiuti sempre più spesso proprio dai fornitori dei macchinari stessi. «Acquistiamo attrezzature sempre più sofisticate, e chi meglio del produttore stesso può insegnare agli addetti come utilizzarle? Quando i fornitori non sono disponibili e vogliamo ugualmente poter utilizzare impianti sofisticati, cerchiamo sul territorio un qualche tipo di assistenza tecnica».
La sicurezza dopo l11 settembre
Dopo gli attacchi terroristici dell11 settembre, alcuni CP ritengono di dover apportare cambiamenti al loro modo di lavorare.
Parte dei requisiti imposti alle aziende per ottenere le certificazioni ISO 9002 o QS 9000 comporta la messa a punto di piani di emergenza in caso di disastro. Molti CP già ricadono sotto luna o laltra di queste due categorie e sono dunque già attrezzati, ma alcune aziende, su richiesta dei clienti, stanno mettendo in campo misure supplementari. Moretti, per esempio, riferisce che la Jamestown ha accolto alcune richieste specifiche in materia di sicurezza provenienti da un certo numero di clienti.
«Alcuni esigono che i loro prodotti vengano ispezionati. Altri - è il caso di un nostro cliente - ci chiede di porre unetichetta adesiva verde sui pallet già imballati, a garanzia dellassoluta pulizia del carico e dellassenza di qualsiasi polvere o particella; il cliente vuole insomma avere la certezza che non ci sia assolutamente nulla di strano, forse perché in questo periodo sono tutti un po più nervosi».
Alla Cloud LLC di Chicago - un CP che lavora principalmente nel campo dellimballaggio flessibile (buste) - il vicepresidente del settore vendite e marketing, Mark Zimmer, afferma che numerosi clienti hanno chiesto misure di sicurezza supplementari. «Oltre a quelli già in vigore, la Cloud ha preso dei provvedimenti in più, per rassicurare i clienti che in questo periodo si preoccupano maggiormente della sicurezza dei prodotti alimentari, sin dal primo anello della catena di rifornimento».
In altri settori gli eventi dell11 settembre hanno suggerito strategie di temporeggiamento, almeno nellimmediato presente. «Sembra che in molti abbiano deciso di sospendere tutto e di stare a vedere cosa succederà», considera Steele della Fabco. «Penso che negli ultimi mesi del 2001 ci sia stata una forte battuta darresto delle attività, e spero che ora tutti stiano ricominciando a darsi da fare. Secondo il mio modo di vedere, l11 settembre ha provocato una specie di enorme pausa collettiva».
Anche se sembra che, nellattuale congiuntura economica, i CP stiano cavandosela bene, alcuni dei loro clienti non sono altrettanto fortunati e, infatti, procurarsi nuovi clienti è più difficile.
«Un tempo cera la tendenza a ricorrere a soluzioni già collaudate, ma oggi chi afferra lutilità di un CP è sempre più disponibile a cambiare opinione», riferisce Richardson della Flexpak.
«È molto difficile acquisire nuovi settori di sbocco», spiega di rimando Moretti. «Abbiamo notato che in questo momento di recessione molte aziende hanno meno lavoro dellanno passato. Per alcune il business è diminuito perché il volume daffari generale si è ridotto. Eppure la pressione sui prezzi è fortissima: io lavoro in questo ramo da 29 anni e non ho mai visto una spinta al ribasso così forte. Tutti non fanno che parlare in continuazione di come rendere più efficiente la produzione, di come ridurre i costi e, di conseguenza, abbassare i prezzi. Tutti fanno pressione su tutti. È incredibile!».
Per alcuni, la congiuntura economica è semplicemente uno tra i fattori che promuovono il cambiamento. Bacon della Aaron Thomas, per esempio, individua nei club stores un altro fenomeno significativo.
Dice Bacon che negli anni Ottanta, quando i club stores (club daquisto, dove si accede solo con tessera, Ndr ) erano appena nati e stavano crescendo a ritmo vertiginoso, è emersa una mentalità di arrembaggio al mercato che ha spazzato via molti produttori di alimenti confezionati. E aggiunge questa osservazione: «tutti pensavano che se non si fossero sbrigati a portare i prodotti ai club stores avrebbero rischiato di perdere quote significative di mercato».
Secondo Bacon, ora che il ruolo dei club stores nel mercato in generale si è stabilizzato, i produttori di alimenti che si rivolgono ai CP con dei progetti di club store hanno ormai le idee più chiare sulla strategia da seguire. Dice Bacon che essi «sono ora più attenti a spiegare quello che desiderano: in passato alcuni si sono scottati per colpa della fretta».
Per Moretti della Jamestown «i tempi sono assolutamente favorevoli ai CP. Io credo che in presenza di un mercato sempre più duro e difficile le aziende continueranno a ricorrere alloutsourcing per svariate attività, in modo da potersi meglio concentrare sugli elementi fondamentali della loro produzione. Da quando sono entrato nel mondo dei CP il settore non ha fatto che crescere, e credo che lavorare in questo campo sia entusiasmante».
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CP trends
What do contract packagers see happening in their industry.
Abbey Lewis-Reinholdt
As manufacturers across the country work to increase their market share in a tough economy, some contract packagers are finding themselves in the catbird seat. A series of interviews conducted by Packaging World has shown that contract packagers are not only weathering the current economic storm, theyre thriving.
«Our business has actually grown because of these economic trends», says Don Richardson of Phoenix-based Flexpak, contract packager of cosmetic, personal care, hardware, and food products.
According to Richardson, contract packagers can avoid a lot of the red tape that slows down packaged goods marketers, especially the larger ones. For example, if a companys ability to launch a new product hinges on the purchase of new packaging equipment, getting that equipment bought, installed, and staffed so the new product can be launched quickly may be a lot easier through a contract packager than if the manufacturer did it internally. In todays economy, that kind of speed to market is more crucial than ever, Richardson says.
«It seems there are fewer engineers out there, yet each has more project workloads than ever before», says Chris Burrows of Roberts, a Battle Creek, MI-based contract packager and machinery builder. «In such an environment, outsourcing to a contract packager cant help but be appealing».
Its all in the machine, or is it?
When it comes to how contract packagers do their jobs, machinery and manpower are the bread and butter. Some companies continue to rely more heavily on manual packaging, whereas others depend more upon machines to help them do their jobs.
According to George Moretti, vice president of corporate sales and marketing for Buffalo, NY-based Jamestown Container, the company primarily uses workers to hand pack corrugated containers designed and created by Jamestown.
«Really, we dont use a lot of state-of-the-art machinery», he says. «Thats primarily what our niche is. Its a lot of hand packing».
But when machinery is necessary for a specific job, Moretti says they would most likely lease it. However, he prefers using existing equipment supplied by Jamestown customers.
«We were actually doing a contract manufacturing job where we were making a customers product and we took the equipment that they had in their building, rebuilt it, and put it into ours», he says.
Alan Steele, director of sales and marketing for Fabco, Buchanan, MI, and board member of the Contract Manufacturing and Packaging Assn. (Warrenton, PA), says Fabco also occasionally receives machinery from customers who were previously doing their own packaging. He sees that contribution of machinery happening more and more.
«People who have in the past made an investment in equipment to do their own packaging, perhaps dont want to make that capital investment in todays market», he says. «They may be more willing to outsource to a contract packager rather than trying to do it themselves».
Of the contract packagers interviewed, most say they purchase rather than lease their machinery. In fact, most are purchasing more state-of-the-art equipment than ever before to keep up with demand from their customers.
«Were buying more sophisticated machinery», says Tom Bacon, founder of Garden Grove, CA-based contract packager Aaron Thomas. «Weve even built some of our packaging lines ourselves, or sometimes we modify general equipment to be more specific».
Training employees: a major hurdle?
With the frequent use of temporary employees, training has become an issue. According to Moretti at Jamestown, its something of a double-edged sword. «Its difficult when you dont do it, and its time-consuming when you do», he says.
At Aaron Thomas, Bacon says the company rarely uses part-time help because its so difficult to train such personnel. «We always keep the machine operators and mechanics-people like that», he says. «We spend a lot of money training these people. We generally hire temps when were wrapping up, and we put them in the less critical positions».
Many contract packagers have begun to rely more heavily on the machinery suppliers to provide assistance. When it is necessary to train new employees, Bacon says hes been depending more and more on the supplier to get them started. «Were buying more sophisticated machinery. Whos a better teacher than the manufacturer? When the manufacturers arent available, we try to hire technical assistance locally if we choose to go that way», he says.
Security since September 11th
In the wake of the Sept. 11 terrorist attacks, some contract packagers are finding that they have to change the way they do their jobs.
Part of the requirements for becoming an ISO 9002- or QS 9000-registered company is having a disaster recovery plan. With many contract packagers falling into one of the two categories, most are already equipped with such safeguards. But some, at the request of their customers, are making sure additional security steps are being taken within their facilities. According to Moretti, Jamestown has fielded some specific security requests from quite a few of its customers.
«Some are asking for inspection of their products», he says. «We have a customer that is asking us to put a green sticker label on the complete pallet pack to make sure its clean, that there are no dust, no particles - that theres nothing that would look strange. People are getting a little nervous».
At Cloud LLC in Chicago, a contract packager working mostly with flexible pouches, vice president of sales and marketing Mark Zimmer says a number of customers have requested additional security measures be adopted. «Cloud has issued additional security on top of what we already had», he says. Our customers are more concerned with the safety of their food products all the way from the beginning of the supply chain».
In other sectors, the events of Sept. 11 have made postponement an attractive strategy, at least for now. «It seems like a lot of people are sitting tight, waiting to see what is going to happen», Fabcos Steele says. «I think were going to see that things remained kind of flat through the end of last year. My hope is that this month, people will start to get active again. It seems to me, from our prospective customers, there was a big collective pause after the 11th».
Although it seems contract packagers are doing well under the current economic conditions, some of their customers arent so fortunate. In fact, for some contract packagers, acquiring new clients is harder than ever.
«People used stick to what they knew, but its becoming easier to change that mindset once they understand the value of using a contract packager», Flexpaks Richardson says.
«Its very difficult to get new business», Moretti says. «What weve noticed in the marketplace with the economic downturn is that a lot of companies are not as busy as they were last year. Their volumes are down because business is down. But the price pressure is absolutely tremendous. Ive been in this business for 29 years, and Ive never seen the pricing pressure that everybody is just constantly talking about from production efficiencies, cost reductions, and price reductions. Everybody is putting pressure on everybody. Its incredible».
For some, the economy is just one factor that is molding and changing the contract packaging market. Aaron Thomas Bacon views the maturation of the club store phenomenon as another influential factor. Back in the mid- 1980s, when club stores were new and growing at a feverish pace, there was a rush to market mentality that swept over many packaged goods manufacturers, says Bacon. «The attitude was if we dont get product into the club storesfast, well lose significant market share», he adds. Now that the role of the club store is more established in the overall marketplace, according to Bacon, packaged goods manufacturers who bring club store projects to contract packagers are more sure of the strategy they wish to pursue. «Theyre more prepared to explain what it is they want than to simply fly by the seat of their pants», he says. «I think some of them have been burned a few times in their haste». «It is absolutely a good time to be a contract packager», says Jamestowns Moretti. «I believe people are going to continue to outsource and stay focused on their core business as the market gets tougher and tougher, and as the competition gets tougher and tougher. Its certainly been growing since we got in it. I think its a great business to be in».
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