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Cosa ci riserva il futuro? Pensieri in libertà sulla vita e sul mondo di un commentatore sensibile e atipico.
Ve li proponiamo volentieri come appunti di viaggio, scritti in fretta sul Moleskine nero, compagno di Hemingway e di Chatwin. O come semplice invito alla riflessione. Paolo Lavorini
Anche i ragazzini sanno ormai che furono gli scienziati Jim Watson e Francis Crick, con un celebre articolo sulla rivista Nature del 2 aprile 1953, a interpretare la struttura a doppia elica del DNA.
Meno noto è invece che due altri geniali ricercatori, Rosalind Franklin e Edwin Chargaff, avevano già condotto gran parte degli esperimenti che rivelavano la natura del nostro codice genetico.
Watson e Crick, più che scoprire, seppero dunque "vedere" la rivoluzione che i loro colleghi avevano da tempo sotto gli occhi, ma non riconoscevano.
Legati alla cultura del passato, non erano riusciti a leggere il presente.
L'augurio per tutti noi, dopo le tragedie e i trionfi del 2001, è di avere il coraggio e il cuore di Watson e Crick.
1) Dalla Eurofesta alla guerra al terrorismo, dalla lotta al sottosviluppo nei paesi poveri alla contemporanea crescita economica in Occidente, dalla faida mediorientale al duello nucleare India-Pakistan, dal debutto di ottobre del nuovo leader comunista cinese Hu Jintao alla piazza in fiamme di Buenos Aires, nessuno degli avvenimenti del 2002 può essere letto con la Cultura, i metodi, le abitudini del passato.
2) La Storia ha deciso di assecondare il calendario, e questo nuovo millennio si è aperto con una stagione di rivoluzioni. Se non sapremo però, governarle, ne saremo travolti. Il nostro codice genetico di convivenza e sviluppo sul pianeta non si interpreta più senza pensare in modo radicalmente nuovo.
3) Con il gran debutto dell'euro, un continente diviso dal 1914 al 1989 da quella che lo storico Geoffrey Barraclough ha chiamato "la guerra civile europea", condivide pace e moneta. Ma se noi europei lasceremo che le bollicine euro ci diano alla testa, non vedremo il DNA del nostro futuro.
4) Oggi, in Europa, lavorano quattro persone per ogni cittadino pensionato. Nel 2050 - calcola l'economista Robert Samuelson - ci saranno solo due lavoratori per ogni pensionato, e considerando l'età da lavoro tra 15 e 64 anni! La nostra difesa comune è degna delle Guardie Svizzere e ci impedisce di avere un ruolo globale rispetto agli Stati Uniti. Sapremo rinunciare a qualche pingue sussidio all'agricoltura per non essere sempre costretti a chiamare lo Zio Sam quando l'aria si fa brutta?
5) Ha ragione il ministro tedesco Joschka Fischer: L'euro deve essere un progetto profondamente politico. E allora, dopo l'euro, ci tocca decidere come comportarci con i nostri fratelli di Praga, Cipro, Budapest che bussano alla porta comune: li lasceremo fuori o capiremo che la guerra civile europea è ormai finita e ricchezza vuol dire responsabilità?
Tutti problemi che valgono anche per noi italiani, accompagnati da quelli nostri interni: il conflitto di interessi (che non va visto come questione "etica" ma come freno all'efficienza del sistema paese), un'economia da adeguare al mondo globale, il malinconico calo della natalità.
6) Gli americani, svegliati dal brutale attentato di settembre, non potranno essere più quelli di una volta. In novembre celebreranno le elezioni politiche di midterm e sarà un referendum sulla "guerra al terrorismo".
A George Bush non basta vincere in Afghanistan e sugli altri fronti che si apriranno. Deve drenare, come suggerisce il segretario di Stato Powell, il risentimento antiamericano che cova in troppi paesi del mondo.
7) "Globalizzazione" è diventata una parolaccia, malgrado tutte le rilevazioni Onu confermino che i paesi che si aprono ai commerci non si impoveriscono. Di contro perdono ricchezza i paesi chiusi.
8) Quando però "global" si trasforma in sinonimo di rapacità, ecco che lo sviluppo armonico diventa più difficile. Ha senso ridurre gli aiuti all'Africa dai 18 miliardi di dollari del 1990 agli 11 miliardi di dollari del 1998 (fonte: Africa Confidential)? No: ed è terribile sapere già che la cifra stanziata per il 2002 è ancora minore.
9) In termini generali, il conflitto afghano ha messo in discussione la politica isolazionistica degli Usa e, in nome di questa emergenza, sono nate nuove alleanze, fino a qualche tempo considerate eresie ideologiche. Lo scorso novembre George W. Bush annuncia la drastica riduzione dell'arsenale nucleare e Vladimiri Putin, ex uomo forte del Kgb, si dichiara pronto a tagliare di due terzi il proprio potenziale atomico. Ma non solo. Il capo del Kremlino decide di mettere a disposizione le proprie truppe contro i leader di Al Queda, con l'auspicio portare a casa una rivincita sull'Afghanistan, assicurarsi un margine di manovra più ampio per contrastare il separatismo ceceno e ottenere tempi più rapidi, dopo sette anni di anticamera, per sancire il proprio ingresso nel WTO.
10) La Cina segue, pronta, l'esempio, aprendo le proprie frontiere e offrendo un'ottima occasione per convincere la super potenza Usa che Pechino non è, come sosteneva Bush fino all'11 settembre, un "rivale strategico". L'appoggio dato agli americani nella guerra contro i Talebani accresce il ruolo internazionale della Repubblica Popolare, all'indomani dell'ingresso nell'organizzazione mondiale del commercio avvenuta l'11 dicembre 2001, e si assicura più tolleranza da parte dell'Occidente per le scelte politiche nelle vicende che riguardano il Tibet, Taiwan e i diritti umani.
11) Anche il conflitto tra Israele e i palestinesi non può essere risolto secondo i vecchi parametri. Israele deve comprendere che non potrà, strategicamente, resistere in un mondo arabo radicalizzato. I palestinesi devono prendere atto che la seconda Intifada è fallita ed è ora di lasciar spazio a una nuova generazione di leader. È però necessario predicare a voce alta la verità difficile dello scrittore libanese Amin Maalouf: ci sarà pace stabile e convivenza in Medio Oriente solo quando i paesi arabi avranno un livello diffuso di democrazia.
12) Insomma il nuovo ordine mondiale dei prossimi anni si giocherà tra Europa, Stati Uniti e Asia. E interi continenti come Africa e America Latina saranno condannate all'indifferenza della comunità internazionale mentre la diplomazia di mezzo mondo riaccarezza la logica dei blocchi come garanzia di stabilità. Ma questa volta il nuovo muro potrebbe sorgere più a sud; sulla striscia di Gaza.
13) Vi sembra tutto unutopia? Certo non accadrà domani, ma all'università del Maryland calcolano che se, nel 1975, esistevano 90 regimi autoritari contro 40 democrazie, oggi le democrazie sono 80 contro i 40 regimi dittatoriali. Stando ai numeri, quindi, sembrerebbe proprio che in nessuna parte del codice genetico stia scritto che l'Homo sapiens debba vivere povero, in guerra e schiavo...
14) Speriamo.
Paolo Lavorini
Giornalista ed esperto di comunicazione
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The DNA of 2002
What does the future hold in store? Free thinking on life and the world by a sensitive and unusual commentator. We gladly recommend them as travel notes, written hurriedly on the black Moleskine, a companion of Hemingway and Chatwin. Or simply as an invitation to reflect.
Paolo Lavorini
Today, even little children know that it was the scientists Jim Watson and Francis Crick, with a famous article in the magazine Nature of 2 April 1953, who unravelled the double helix structure of DNA.
What is less well-known is that two other researchers, Rosalind Franklin and Edwin Chargaff, had already carried out many of the experiments which revealed the nature of our genetic code.
Rather than discovering it, Watson and Crick knew how to see the revolution which their colleagues had had in front of their eyes for some time without realising it.
Bound by the culture of the past, they were unable to read the present.
The hope for all of us, after the tragedies and triumphs of 2001, is to have the courage and spirit of Watson and Crick.
1) From the Eurofest to the war against terrorism, from the struggle against under-development in poor countries to the simultaneous economic growth in the West, from the Middle East feud to the nuclear duel between India and Pakistan, from the arrival of new Chinese Communist leader Hu Jin-Tao to the square in flames in Buenos Aires, none of the events of 2001 can be seen through the culture, methods and habits of the past.
2) History decided to go in step with the calendar, and this new millennium opened with a period of revolutions. If we do not know how to control them, however, we shall be overwhelmed. Our genetic code for co-habitation and development on this planet can no longer be interpreted without thinking in a radical new way.
3) With the much-heralded arrival of the Euro, a continent divided from 1914 to 1989 by what the historian Geoffrey Barraclough called the European Civil War, now shares peace and a currency. But if we Europeans allow these Euro notes to go to our heads, we shall not see the DNA of our future.
4) In Europe today, for every pensioner there are four people in work. According to the calculations of the economist Robert Samuelson, in 2050 there will be only two workers for every pensioner, even considering the working age as being between 15 and 64. Our common defence is worthy of the Swiss Guard and hampers us in having a global role compared with the United States. Will we be able to turn down fat agricultural subsidies so as not to have to call on Uncle Sam when the atmosphere gets unhealthy?
5) The German minister Joschka Fischer is right when he says: The Euro must be a deeply political project. And then, after the Euro, we have to decide what attitude to take with regard to our brothers in Prague, Cyprus and Budapest who are knocking at the Union door: do we leave them out in the cold, or do we accept that the European Civil War is now over and that wealth carries responsibilities?
These are all problems which affect the Italians, on top of their own internal ones: the conflict of interest (which is not seen as an ethical question but as a brake on the efficiency of the national system), an economy to be brought into line with the global world, the regrettable fall in the birth rate.
6) The Americans, woken up by the brutal attacks of September 11, can no longer be as they were. In November they will hold their mid-term elections and they will be a referendum on the war against terrorism.
For George Bush, it is not enough to win in Afghanistan and on the other fronts which are bound to open up. As suggested by Secretary of State Powell, he must dissipate the anti-American resentment which is smouldering in too many countries of the world.
7) "Globalisation" has become an expletive, despite all the surveys.
The UN confirm that countries which open up to trade do not become poorer. On the contrary, it is the closed countries which lose opportunities for wealth.
8) However, when global becomes a synonym for greed, then harmonious development becomes more difficult. Is it sensible to reduce aid to Africa from the 18 billion dollars of 1990 to the 11 billion of 1998 (source: Africa Confidential)? No: and it is shocking to realise that the figure for 2002 is even less.
9) In general terms, the Afghan conflict has focused discussion on the USAs political isolationism and, in the name of this emergency, new alliances have been formed, which until a short time ago would have been considered ideological heresy. Last November, George W. Bush announced drastic reductions in his nuclear arsenal and Vladimir Putin, the former KGB man, declared himself ready to cut his own nuclear potential by two-thirds.
But that is not all. The head of the Kremlin decided to make his troops available to combat the leaders of Al Quaida, in the hope of bringing about a return match against Afghanistan, assured of a wider margin for manoeuvre than in the case of the Chechin separatists. He also hopes to get some quicker progress, after being kept waiting for seven years, on the sanctioning of his entry into the WTO.
10) China readily follows his example, opening its frontiers and providing an excellent opportunity to convince the American super-power that China is not, as Bush maintained until September 11, a strategic rival. The support given to the Americans in the war against the Taliban enhanced the international role of the Peoples Republic, on the eve of its entry into the World Trade Organisation on 11 December 2001, and ensured tolerance on the part of the West for the political choices in the events affecting Tibet, Taiwan and human rights.
11) Nor can the conflict between Israel and the Palestinians be resolved according to the old parameters. Israel must understand that it cannot, strategically, withstand a radicalised Arab world. The Palestinians must realise that the second Intifada has failed and that now they must make way for a new generation of leaders. However, it is necessary to proclaim loudly the difficult truth mooted by the Amin Maalouf: there will only be peaceful co-existence in the Middle east when the Arab countries have a widespread level of democracy.
12) To sum up, the contest for the new world order in the next few years will be played out between Europe, the United States and Asia. And entire continents like Africa and Latin America will be condemned to the indifference of the international community, while the diplomacy of half the world will once again embrace the logic of blocs as a guarantee of stability. But this time the new Wall may spring up further south: in the Gaza Strip.
13) Does it all seem like pie in the sky? Certainly it will not happen tomorrow, but at the University of Maryland they have calculated that if in 1975 there were 90 authoritarian regimes compared with 40 democracies, then today there are 80 democracies compared with 40 dictatorial regimes. Going by the figures, then, it would seem that nowhere in the genetic code is it written that Man must live in poverty, war or slavery...
14) Let us hope so.
Paolo Lavorini
Journalist and communication expert
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La città globale
Se riducessimo la popolazione mondiale a un villaggio di 1OO abitanti, che ne rispecchiasse la composizione e le condizioni umane, otterremmo questo campione:
- 57 asiatici, 21 europei, 14 abitanti di ciascuna delle due Americhe (Nord e Sud) e 8 africani;
- 52 donne e 48 uomini;
- 70 persone di colore e 30 bianchi;
- 70 non cristiani e 30 cristiani.
17 dei cento individui vivrebbero in case inabitabili, 34 mancherebbero di impianti sanitari e 20 non disporrebbero di acqua potabile, 13 soffrirebbero di denutrizione, 14 sarebbero analfabeti, uno sarebbe laureato e uno possiederebbe un computer.
Sei persone (tutte degli USA) possiederebbero il 59% dei beni.
Ogni individuo consumerebbe in media giornalmente un litro e mezzo di bevanda non confezionata e 0,25 l di bevanda confezionata.
L'80% della bevanda confezionata sarebbe consumato da 36 persone appartenenti all'Europa e all'emisfero occidentale, mentre 64 persone del resto del mondo ne consumerebbero il 20%.
Sostenere gli sforzi nazionali e internazionali tendenti a creare un futuro prospero dal punto di vista sociale, economico e ambientale è un impegno che sta a cuore a noi tutti.
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The global city
If we reduced the world population to a village of 100 inhabitants, that reflected the composition and the human condition of the same, we would get the following sample:
- 57 Asians, 21 Europeans, 14 inhabitants of each of the two Americas (North and South) and 8 Africans;
- 52 women and 48 men;
- 70 colored and 30 whites;
- 70 non Christians and 30 Christians.
17 of the hundred individuals would live in inhabitable dwellings, 34 would be without toilet facilites and 20 would be without drinking water, 13 would suffer denutrition, 14 would be illiterate, one would have a university degree and on would possess a computer.
Six persons (all in the USA) would possess 59% of the wealth.
Each individual would consume a daily average of a litre and a half of non packaged beverage and 0.25 litre of packaged beverage.
Eighty per cent of the packaged beverage would be consumed by 36 persons belonging to Europe and to the western hemisphere, while the 64 persons of the rest of the world would consume 20%.
Sustaining the national and international efforts towards creating a prosperous future from a social, economic and environmental point of view is a commitment that is at everyones heart.
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