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Gli ultimi sviluppi in fatto di materiali flessibili per il confezionamento alimentare sono stati oggetto della relazione presentata allultima assemblea del Giflex da Luciano Piergiovanni (diSTAM)*. Ne riprendiamo i temi, con una finestra sullintervento del rappresentante Carrefour, che ha raccontato a produttori e a converter di film che cosa si aspetta da loro la grande distribuzione.
A cura della redazione
È noto che linterazione fra confezione primaria e contenuto (soprattutto se si tratta di un alimento), o fra la confezione e determinati agenti esterni viene oggi considerata anche come uninteressante fonte di opportunità, non sempre e soltanto un evento indesiderato da controllare ed evitare.
In altre parole, le interazioni possono essere sfruttate per migliorare uno o più aspetti del sistema contenitore-contenuto, dando luogo a tipologie di imballaggio innovative, comunemente denominate attive o intelligenti.
Linteresse in questo ambito è molto vivace e, attualmente, lactive packaging viene considerato lultima frontiera dellinnovazione, al punto che molti Centri di ricerca, tra i quali anche il Packlab del diSTAM di Milano, sono oggi fortemente impegnati su questo argomento.
In questo contesto si è sviluppata unattenzione particolare verso la funzionalizzazione delle superfici, interne o esterne, del packaging flessibile. Una trasformazione dei materiali di confezionamento che potrebbe influire positivamente sia sul processo di produzione dellimballaggio (accoppiamento, stampa
), che sulla qualità igienica, nutrizionale e sensoriale degli alimenti confezionati e, quindi, sulla loro shelf life. Superfici funzionalizzate di imballaggi flessibili, inoltre, potrebbero risultare molto utili anche per monitorare la qualità degli alimenti confezionati durante la loro conservazione e potrebbero persino rivelarsi utili per la gestione dei rifiuti di imballaggio. Il forte interesse verso questo tipo di innovazione deriva anche dal fatto che i possibili trattamenti delle superfici, in genere, non provocano alcuna interferenza con le proprietà intrinseche del materiale modificato, che restano quelle note ma si configurano, piuttosto, come interventi che aggiungono nuove proprietà ai materiali, aprendo nuove prospettive di impiego. Ecco, per sommi capi, una rassegna dei principali tipi di trattamento su cui si sta lavorando e delle principali aree applicative.
I trattamenti
La cosiddetta funzionalizzazione delle superfici dei materiali flessibili per il packaging alimentare può avvenire in due modi, profondamente diversi fra di loro: tramite una modificazione della superficie o, in alternativa, tramite il suo rivestimento, ossia lapplicazione di un sottile strato di materiale diverso che svolga le funzioni desiderate lasciando comunque inalterate le proprietà di base del film.
Analizzando la prima famiglia di tecnologie (quelle di modificazione della superficie), troviamo trattamenti di natura meccanica, chimica e fisica. Trattamenti di natura meccanica sono impiegati, ad esempio, per variare le caratteristiche di apparenza dei materiali (goffrature), conseguendo vantaggi nella presentazione della confezione. I trattamenti chimici sono consolidati processi di modificazione della superficie per migliorare ladesione di inchiostri e/o favorire la metallizzazione ma sono soprattutto i trattamenti fisici che, attualmente, prospettano gli sviluppi più interessanti; fra questi ricordiamo i trattamenti corona, a fiamma, UV, e il più recente plasma freddo.
I trattamenti al plasma
Il plasma è il quarto stato della materia, risultato dellirraggiamento con radiazioni elettromagnetiche di unatmosfera rarefatta, ossia di una miscela di gas a bassa pressione. Lirraggiamento determina la comparsa di nuove specie chimiche o lattivazione di quelle presenti ed una superficie trattata con le particelle attive di un plasma freddo si modifica, lasciando inalterate le proprietà massive del materiale e consentendo diverse utili e nuove applicazioni. La più classica riguarda lancoraggio di adesivi, inchiostri e metalli, ma è possibile immaginarne molte altre, a cui puntare giocando sulle non poche variabili del sistema. Intervenendo sulla composizione dei gas o sul campo elettrico che genera la radiazione, ad esempio, è ipotizzabile modificare la superficie con effetti utili in fatto di adesività, impermeabilità, idro-oleo-repellenza. Modificare lidro-oleo-repellenza di una superficie, in particolare, può significare variare utilmente la permeabilità al gas e al vapore dei materiali trattati, nonché la loro biocompatibilità.
Anche altri tipi di intervento di natura fisica possono produrre risultati analoghi, ma allo stato dellarte la tecnologia al plasma freddo presenta le prospettive migliori, grazie a una serie di vantaggi legati al suo modesto impatto ambientale, allassenza di additivi chimici e al consumo energetico relativamente contenuto. Inoltre, le basse temperature in gioco ne permettono lapplicazione a una gamma di materiali molto più ampia, rispetto ad altri processi fisici.
Il coating
Laltro modo per funzionalizzare una superficie è quello di applicare un rivestimento (coating): in questo caso il materiale di base non cambia natura, perché ci si limita ad aggiungere un sottile strato di qualcosa di diverso, utile a soddisfare unesigenza specifica. Si tratta di tecnologie note, che già oggi consentono di incorporare sulla superficie dei film un adesivo o un trattamento che possa facilitare processi ulteriori.
Fra i possibili tipi di coating, quelli ottenuti per extrusion-coating, che non è lunica tecnologia nota per rivestire una superficie, oggi vanno per la maggiore, anche perché permettono ampia libertà di scelta delle sostanze di rivestimento. Diverse forme di coating, anche per finalità differenti, come gli esempi che seguono cercano di dimostrare.
I Nanomateriali
Nanotecnologie e nanomateriali sono espressioni coniate una trentina di anni fa per designare uninnovativa forma di miniaturizzazione. La miniaturizzazione è sempre stata una importante forza motrice dellinnovazione tecnologica, le nanotecnologie rappresentano una miniaturizzazione al contrario, perché non partono dallesistente per renderlo più piccolo ma dal più piccolo - ossia dal livello degli atomi e delle molecole - per realizzare qualcosa di nuovo.
Qualche esempio? Con questo approccio si è costruita una particolarissima molecola, simile a un pallone di calcio e denominata fullurene (figura 1), interamente composta di atomi di carbonio (per lo più, 60 atomi di carbonio). Proprio a causa della sua forma curiosa, quella molecola presenta comportamenti davvero originali: è straordinariamente forte e se lanciata contro una parete di acciaio a 30.000 km/h, rimbalza senza subire alcuna deformazione. Le singole molecole di fullurene, unendosi le une alle altre, formano cristalli di grafite, che conferiscono al materiale su cui vengono deposti una certa scivolosità. Grazie a tale proprietà il fullurene potrebbe essere utilizzato come lubrificante per parti mobili di micromacchine. Inoltre, essendo capace di ospitare al suo interno altre molecole senza modificarsi o distruggersi, può essere impiegato per trasportare sostanze attive. Una caratteristica peculiare di questa molecola è la sua trasfomabilità, essa può infatti divenire sia un materiale isolante, sia semiconduttore od ancora interamente conduttore e superconduttore, ciò in funzione di come, al suo interno, vengono inseriti atomi di potassio (K) o rubidio (Rb). Il fullurene ha comportamenti particolari e potenzialmente utili anche con le radiazioni elettromagnetiche e con i micro organismi. Ma i chimici non si sono limitati a inventare il pallone di carbonio. Oltre a questa nanosfera oggi vengono sintetizzati, fra laltro, dei nanotubi ed altre molecole con cui progettare nanoingranaggi: veri e propri nano-utensili da impiegarsi in svariati ambiti, industriali e non.
Applicazioni delle nanotecnologie si trovano già nellelettronica e in medicina, ma si prefigurano risvolti importanti anche nellimballaggio, dove conferiranno nuove funzionalità ai materiali, disegnando nuovi scenari.
In particolare, alcuni di questi nanomateriali presentano una elevatissima superficie specifica, cioè hanno un elevato rapporto superficie/volume e, per questo, si prestano a realizzare siti reattivi o luoghi di assorbimento (scavenging), meglio di altri materiali convenzionali.
Altri permettono di ottenere, a spessori molto sottili, caratteristiche proprie di materiali molto diversi: barriere flessibili ai gas e ai vapori, anche trasparenti, fino ad ora immaginabili solo con cospicui strati metallici o vetrosi.
I Device
Infine, un cenno ad alcune funzionalità che, in un prossimo futuro, potrebbero essere trasferite sulla superficie di un imballaggio flessibile, tramite particolari dispositivi realizzabili a livello di rivestimento sottile. Disporre di un materiale che contrasti efficacemente la crescita microbica è un obiettivo perseguito da tempo e la soluzione potrebbe venire da materiali modificati in superficie.
La ricerca ha individuato una famiglia di peptidi di origine naturale, prodotti dai batteri lattici in determinate circostanze, che si sono rivelati molto efficaci nel contrastare la proliferazione di micro-organismi pericolosi (per esempio, lEscherichia coli O157:H7).
Una serie di esperimenti, condotti dopo averli deposti su polistirolo, ha documentato (figura 2) che la proliferazione dei micro-organismi patogeni cessa in presenza del peptide antimicrobico incorporato sulla superficie del materiale.
Unaltra esperienza significativa riguarda un ulteriore caso di attività antimicrobica superficiale.
Qui lesperimento ha documentato come lacido sorbico e lacido benzoico, incorporati in una superficie che ne regola la cessione, inibiscano la formazione di una muffa isolata da formaggio.
Analogamente, un risultato di rilievo è stato ottenuto grazie a un enzima (la naringinasi), che, bloccato sulla superficie, consente di ridurre il grado di amaro nei succhi di agrumi.
Nella fattispecie, lenzima è stato incorporato sui diversi materiali (derivati della cellulosa e film plastici) permettendo la trasformazione della sostanza amara (la naringina) in un derivato non sapido (naringenina), direttamente nella confezione del prodotto.
Sulla superficie di un film, con lausilio di un inchiostro adeguato, potrebbero essere incorporati, inoltre, indicatori specifici in grado di comunicare al consumatore utili informazioni circa la qualità del prodotto contenuto nellimballaggio. Il cambiamento di colore di un simbolo stampato sul materiale e correlato allo stadio di polimerizzazione di un monomero appositamente inserito, potrebbe, per esempio, segnalare una alterazione in corso nellalimento confezionato.
In questo ambito, la ricerca sta anche lavorando sulle reazioni antigene-anticorpo (figura 3), ipotizzate e in parte già sperimentate, per rivelare la presenza di eventuali microrganismi patogeni direttamente dalla confezione.
Nello specifico, su unetichetta è stato realizzato un minuscolo reticolo di linee (una sorta di micro codice a barre) con un materiale che contiene anticorpi specifici di un patogeno; se questa superficie entra in contatto con una cellula del microrganismo, si genera un legame molto forte tra antigene presente sulla cellula e anticorpo depositato sulla superficie. Per effetto della presenza del microrganismo, quindi, viene alterato il reticolo, che non viene più riconosciuto da un apposito strumento ottico (penna o scanner che sia) programmato per leggerlo e che quindi può essere utilizzato per segnalare la avvenuta contaminazione.
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Flexible materials for foodstuffs: the prospects
The latest developments in flexible materials for the packaging of foodstuffs were the subject of the report presented at the latest Giflex assembly by Luciano Piergiovanni (diSTAM)*. We take up the themes, with window on the contribution by the representative of Carrefour, who told film manufactuers and converters what was expected of them in the mass distribution sector.
Produced by the editorial staff
It is well known that the interaction between primary packaging and its contents (especially foodstuffs), or between packaging and some external agents is nowadays thought of as an interesting source of opportunities, not just as an undesirable factor to be controlled and avoided.
In other words, the interactions can be exploited to improve one or more aspects of the container/contents system, leading to an innovative type of packaging, commonly known as active or intelligent.
There is lively interest in this area, and at present active packaging is thought of as the latest frontier of innovation, to the point where many research centres, including diSTAMs Packlab in Milan, are now deeply involved in the subject.
In this context, particular attention has been turned towards the functionalisation of the surfaces, both internal and external, of flexible packaging. A transformation of packaging materials which may have a positive influence both on the production process of packaging (laminating, printing, etc.) and on the hygienic, nutritional and sensory qualities of the foodstuffs packaged and consequently on their shelf life. Functionalised surfaces of flexible packaging may also be very useful for monitoring the quality of the packaged foodstuffs during their conservation, and may even be found useful for the management of packaging waste. The keen interest in this type of innovation also stems from the fact that the treatment of surfaces does not generally cause any interference with the intrinsic properties of the modified material, which remain as they were, but rather become interventions which add new properties to the materials, opening up new prospects for their use. So, for the most important items, here is a review of the main types of treatment being worked on, and the main areas of application.
The treatments
The so-called functionalisation of the surfaces of flexible materials for packaging foodstuffs can take place in two very different ways: through a modification of the surface or, alternatively, through its coating, that is, the application of a thin layer of a different material which performs the required functions, while leaving the properties of the base film unaltered. An analysis of the first group of technologies (those which modify the surface) reveals treatments of a mechanical, chemical and physical nature. Mechanical treatments, for example, are used to vary the appearance of the material (embossing), resulting in advantages in the presentation of the packaging. Chemical treatments are consolidated processes of the modification of the surface to improve the adhesion of inks and/or support metallisation, but at present it is the physical treatments which hold out the best prospects for development; these include treatments such as corona, flame, UV and, most recently, cold plasma.
Plasma treatments
Plasma is the fourth state of the material, resulting from the irradiation of a rarefied atmosphere, that is, a mixture of gases at low pressure, with electromagnetic radiation. This irradiation results in the creation of new chemical species or the activation of those already present, and a surface treated with the active particles of a cold plasma is modified, leaving the mass properties of the material unaltered and permitting different uses and new applications. The most common example of this is the fixing of adhesives, inks and metals, but it is possible to imagine many others, exploiting the many variables of the system. By acting on the composition of the gases or the electrical field which generates the radiation, for example, it may be possible to modify the surfaces with useful effects such as adhesion, impermeability and water- or oil-repellence. Modifying the water- or oil-repellence of a surface, in particular, could mean the useful variation in permeability to gas and steam of the materials treated, as well as their bio-compatibility.
Other types of intervention of a physical nature can produce similar results, but at the state of the art cold plasma technology offers the best prospects, thanks to several advantages linked to its low environmental impact, due to the absence of chemical additives and relatively low energy consumption. Also, the low temperatures necessary allow application to a much wider range of materials compared with physical processes.
Coating
The other way of functionalising a surface is to apply a coating; in this case, the nature of the base material remains unchanged, because the operation is limited to adding a thin layer of something different, used to meet a specific requirement. These are well known technologies, which already permit incorporating onto the surface of the film an adhesive or a treatment to facilitate further processes.
Among the possible types of coating are those obtained by extrusion-coating, which, although it is not the only well known technology for coating a surface, it is now used widely, because it permits great freedom of choice of coating substances. There are different forms of coating for different end results, as shown by the following examples.
Nanomaterials
Nanotechnologies and nanomaterials are terms coined thirty years ago to describe an innovative form of miniaturisation. Miniaturisation has always been an important driving force of technological and nanotechnologies represent a contrary form of miniaturisation, because they do not start from something existing and make it smaller, but from something smaller - at the atomic or molecular level - to create something new.
Such as? Using this approach, a very special molecule is built up, similar to a football and known as fullerene (figure 1), entirely made up of carbon atoms (to be exact, 60 carbon atoms). Precisely because of its strange shape, this molecule displays very original behaviour: it is extraordinarily strong and if shot at a steel wall at 30,000 km/h, it bounces back without suffering any deformation. The individual molecules of fullerene, combining one with another, form graphite crystals, which give the material on which they are deposited a certain slipperiness. Thanks to this property, fullerene can be used as a lubricant for the moving parts of micromachines. Also, being capable of hosting within itself other molecules without modifying or destroying them, it can be used in the transportation of active substances. A particular characteristic of this molecule is its ability to be transformed. It can become both an insulating material and a semiconductor, or again a conductor or superconductor, depending whether atoms of potassium (K) or rubidium (Rb) are inserted into it. Fullerene also has special and potentially useful behaviour with electromagnetic radiation and micro-organisms. But chemists have not been limited to inventing the carbon football. Today, as well as this nanosphere, it is possible to synthesise, among other thing, nanotubes and other molecules with which to design nanomechanisms,real nano-tools to be used in a variety of situations, both industrial and non-industrial.
Applications of nanotechnology are already found in electronics and medicine, but important implications are also foreseen for packaging, where new functions will be found for materials, leading to new scenarios. In particular, some of these nanomaterials have a very high specific surface, that is, they have a high surface/volume ratio, and because of this they are suitable for creating reactive sites or scavenging locations more effectively than conventional materials. Others provide, with very thin layers, the characteristics of a wide variety of materials: flexible, also transparent, barriers to gases and vapours, which until now could only be realised with noticeable metallic or vitreous layers.
Devices
Finally, a glance at some of the functions which, in the near future, could be transferred to the surface of flexible packaging, via special devices which can be created at the level of a thin coating. To have available a material which effectively hinders microbial growth is an objective which has been sought for a long time, and the solution could come from surface-modified materials. Research has identified a group of peptides of natural origin, produced by lactic bacteria in controlled situations, which have been found very effective in hampering the proliferation of dangerous micro-organisms (for example Escherichia coli O157:H7). A series of experiments, carried out after depositing them on polystyrene, documented (figure 2) that the proliferation of pathogenic micro-organisms ceased in the presence of the antimicrobial peptide incorporated into the surface of the material. Another significant finding concerns a further case of surface antimicrobial activity. Here, the experiment documented how sorbic and benzoic acids, incorporated into a surface which controlled their transfer, inhibited the formation of a mould isolated from cheese. Similarly, a significant result has been obtained thanks to an enzyme (naringinasi) which, held on the surface, permits a reduction the level of sourness in the juice of citrus fruits. In this case, the enzyme was incorporated in a different material (derived from cellulose and plastic film) allowing the transformation of the sour substance (naringina) into a derivative which is not sour (naringenina), directly in the packaging of the product. With the aid of a suitable ink, it is also possible to incorporate on the surface of a film specific indicators which can communicate to the consumer useful information about the quality of the product contained within the packaging. The change of color of a symbol printed on the material and correlated at the polymerisation stage to a suitably inserted monomer could, for example, indicate a change taking place in the food within the packaging. In this area, researchers are also working on antigen-antibody reactions (figure 3), conjectured and in part already experimented upon, to reveal the presence of possible pathogenic micro-organisms directly from the packaging. Specifically, a minute network of lines (a sort of micro-barcode) has been added to the label with a material which contains antibodies specific to a pathogen; if this surface comes into contact with a cell of the micro-organism, a strong bond is generated between the antigen present in the cell and the antibody deposited on the surface. Because of the presence of the micro-organism, therefore, the network is altered and is no longer recognised by the optical instrument (pen or scanner) rogrammed to read it and which consequently can be used warn that contamination has occurred.
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Gli orientamenti della GDO: parla Carrefour
Carrefour è unazienda di spicco nel panorama della grande distribuzione, al secondo posto nella classifica mondiale per quote di mercato e leader italiano fra le società per azioni, con 39 ipermercati a insegna Carrefour, 364 supermercati e iperstore GS, 673 negozi di prossimità DìperDì, 14 cash & carry a insegna Docks Market e GrossIper e, infine, 3 distributori di benzina a marchio proprio.
Queste, aggiornate alla fine di gennaio 2004, le cifre indicate da Sante Tramonte, responsabile materiali in Carrefour Italia, che, duruante l'assemblea del Giflex ha esposto a grandi linee la politica del gruppo in fatto di packaging e annunciato al riguardo importanti iniziative. Esse si ispirano a principi etici, ambientali e sociali e si traducono, sul piano della concretezza, in riduzione del peso, aumento della produttività e controllo dellimpatto ambientale di tutti gli imballaggi: quelli destinati al confezionamento di prodotti sfusi sul punto vendita, ma in prospettiva anche quelli dei prodotti a marchio, proprio e non. Un simile orientamento sta progressivamente avvicinando la grande distribuzione allindustria manifatturiera, con cui già oggi condivide molti orientamenti anche riguardo al packaging.
Nuovo corso per i marchi propri
In Carrefour gli imballaggi vengono divisi idealmente in due grandi categorie: per i prodotti a marchio proprio e per lautoconsumo sul punto vendita. "Nel primo caso - afferma il manager - fino ad ora abbiamo concentrato gli sforzi sulla selezione dei prodotti; oggi sempre più poniamo lattenzione anche allimballaggio".
Un esempio per tutti aiuta a comprenderne la direzione: dora in avanti limballaggio dei prodotti a marchio "Scelgo Bio" dovrà essere coerente con il contenuto di idee e valori che li caratterizza; in altre parole, si dovrà individuare un imballaggio bio per questa precisa tipologia di offerta.
I materiali di autoconsumo
Diversa, invece, la politica riguardante i materiali di autoconsumo (sacchetti, pellicole, vaschette e quantaltro venga utilizzato sul punto vendita per confezionare prodotti sfusi), la cui gestione è appannaggio dei responsabili Carrefour e tiene conto di una serie di priorità in merito a sicurezza alimentare, ambiente, marketing e produttività. Sicurezza alimentare significa, naturalmente, il rispetto di tutte le norme che tutelano ligiene e lintegrità dellalimento oltre che la salute umana, mentre alla voce marketing si iscrivono gli aspetti inerenti le funzioni di promozione e comunicazione del packaging. Per produttività si intende, invece, la capacità dellimballo di agevolare il lavoro sul punto vendita.
Su questultimo aspetto il relatore si sofferma, sottolineando come Carrefour consideri con interesse tutte le proposte che aiutino a raggiungere nuovi livelli di efficienza. Ma anche, più in generale, come linsegna sia sempre più attenta allinnovazione tout-court, con un atteggiamento del tutto affine a quello dellindustria produttrice. Un esempio? Linteresse suscitato dai nuovi inchiostri edibili, che "una volta a punto, potremmo decidere di adottare per la stampa dei materiali di autoconsumo, e magari, in futuro, per le confezioni dei prodotti controllati".
Ambiente e innovazione
Ma è lambiente, in particolare, a essere considerato "un punto che sta a cuore alle aziende e su cui i consumatori sono molto sensibili". Per questo è oggetto di una cura costante, tesa in primo luogo a ridurre il volume di rifiuti da gestire post consumo. Questo obiettivo si è tradotto fino ad ora in due filoni di intervento, sempre riguardanti i materiali di autoconsumo. Anzitutto, la riduzione degli spessori (e dunque del peso) di tutti gli imballaggi, laddove non crei problemi funzionali o di altro genere, con importanti benefici anche di ordine economico.
In secondo luogo ladozione, quando possibile, di materiali derivati da risorse rinnovabili; in concreto Carrefour si è impegnata a utilizzare, per il contatto diretto con lalimento, solo carta vergine proveniente da foreste certificate, e a sostituire cellophane e PP con polilattide "compatibilmente con la relativa disponibilità del nuovo materiale". Anche in questo caso, il manager sottolinea come lazienda distributiva sia sempre più attenta e aperta alle novità, chiedendo sia ai produttori di materiali sia ai converter una maggiore propositività e la disponibilità a condividere rischi e opportunità legate al lancio di nuovi prodotti.
Il fornitore ideale
È chiaro che una simile, impegnativa, "politica di imballaggio" richiede partner affini e affidabili. Per questo la catena seleziona i propri fornitori in base a requisiti di Total Quality, misurandone l'adeguatezza in termini di tecnologia, struttura, procedure di autocontrollo, prevenzione, igiene, organizzazione e capacità innovativa.
Nella pratica, in base a parametri stabiliti da Carrefour per misurare queste prestazioni, vengono assegnati dei punteggi e le aziende che non raggiungono almeno quota 70 su 100 vengono escluse a priori dalla rosa dei candidati. Ma non basta. Anche col 70% dei punti, lautorità interna di controllo rivolge una serie di indicazioni e consigli da mettere in opera per un continuo miglioramento.
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GDO trends: Carrefour speaks
Carrefour is a leading company on the large scale retail scene. It has the second largest market share in the world and is the major Italian stock company, with 39 hypermarkets carrying the Carrefour name, 364 GS supermarkets and hyperstores, 673 DìperDì minimarkets, 14 cash and carrys which go by the name Docks Market and GrossIper and, finally, 3 own brand gas stations.
These are the figures, updated at the end of January 2004, announced by Sante Tramonte, head of packaging materials in Carrefour Italia, who, at the Giflex assembly, broadly outlined the groups policy regarding packaging and announced great initiatives concerning it. These latter are inspired by ethical, environmental and social principles and, in concrete terms, mean reducing weight, increasing productivity and controlling the environmental impact of all packaging: those destined for packaging loose products at the sales point, but also, eventually, own brand and other branded products. This approach is gradually bringing largescale retail and the manufacturing industry, with which they already share many trends, including packaging, closer together.
New course for own brands
In Carrefour packaging is ideally divided into two large categories: own brand products and salespoint consumption. Up to now in the first instance - says the manager - we have concentrated our efforts on the selection of products, now we are increasingly concentrating on packaging too. One example gives a better understanding of the direction they are taking: from now on the packaging of own brand Scelgo Bio will have to be coherent with the content of ideas and values which characterise it; in other words, a bio packaging will have to be identified for this specific product typology .
Self consumption materials
Its a different story as far as self consumption materials are concerned (bags, films, trays and whatever else is used at the sales point to wrap loose products), whose management is the prerogative of Carrefour chiefs and takes into account a series of priorities regarding food safety, environment, marketing and productivity. Food safety means, naturally, respecting all rules which safeguard food hygiene and integrity as well as human health while, under the heading marketing, we find those aspects regarding the promotional and communicative function of packaging. By productivity we mean the ability of the packaging to streamline procedures at the salespoint.
The speaker expands on this final point, emphasising how Carrefour carefully examines each and every suggestion which might help them to achieve new levels of efficiency. But also, and more generally, how the company is increasingly attentive to innovation tout-court, with an attitude identical to that of the manufacturing industry. One example? The interest aroused by the new edible inks which once regulated, we might decide to adopt for the printing of self-consumption materials and, in the future perhaps, use for the packaging of controlled products.
Environment and innovation
But it is the environment especially which is considered to be a subject close to the heart of the company and something consumers are extremely sensitive to. This is why it is the object of constant care, intended first and foremost to reduce the volume of waste for post consumption disposal. This objective has, up to now, manifested itself in two trends, both concerning self-consumption materials. Firstly, there has been a reduction in thickness (and therefore in weight) of all packaging types, provided it doesnt create functional or other types of problem.
This also brings considerable financial benefits. Secondly, the introduction, wherever feasible, of materials deriving from renewable resources; in real terms Carrefour has committed itself to using only virgin paper from certified forests for direct contact with food and replacing cellophane and PP with polylactide whenever this new material can be sourced. In this case too, the manager underlines how the distribution company is increasingly attentive and open to innovation, asking both packaging producers and converters for more ideas and willingness to share risks and opportunities linked to the launch of new products.
The ideal supplier
Clearly a packaging policy as challenging as this requires like-minded and reliable partners. This is why the chain selects their suppliers as per Total Quality requirements, measuring their suitability in terms of technology, structure, self control procedures, prevention, hygiene, organisation and capacity for innovation. In practice, on the strength of parameters established by Carrefour, scores are awarded to measure performance, and the companies which fail to reach at least 70 out of 100 are excluded a priori from the shortlist. But it doesnt stop there. Even with 70% of points, the internal control authority applies a series of indications and advice which must be followed in order to keep improving.
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