"Tecnologia all’avanguardia e cliente al centro: l’evoluzione di Coesia"

L’amministratore delegato Parimbelli: “Sempre più linee integrate, flessibili e capaci di minimizzare i problemi”

Davide Miserendino

Progettare l’automazione del futuro migliorando quella di oggi. È l’obiettivo che Coesia sta perseguendo con importanti investimenti e dimostrando grande capacità di visione. Alla fiera Pack Expo di Chicago, il gruppo con sede a Bologna, che unisce 20 aziende operanti in 36 Paesi e specializzate in soluzioni industriali e di imballaggio altamente innovative, è stato protagonista. Il suo stand, una scintillante ‘arena’ bianca, rossa e cromata – con un implicito richiamo all’iconico Bean dell’artista Anish Kapoor, simbolo della ‘second city’ che ospita l’importante fiera internazionale – è stato tra i più apprezzati e visitati: “Questi elementi circolari parlano di aziende un tempo separate e ora parte di un unico gruppo che mette al centro il cliente”, spiega l’amministratore delegato di Coesia Alessandro Parimbelli

Alessandro Parimbelli, ad Coesia
Alessandro Parimbelli, ad di Coesia

Parimbelli, quali sono le strategie di Coesia in un mercato importante come quello nordamericano?
“La nostra strategia è quella di andare sempre più incontro ai clienti che chiedono linee integrate, semplici da utilizzare, in grado di risolvere i problemi ai clienti. Linee più agili rispetto al passato. Norden, per esempio, ha presentato una nuova soluzione estremamente flessibile. Si tratta di NCE 14, un modulo formatore di cartoni, integrato con NTP 80, riempitrice di scatole e vassoi, ora capace di gestire, oltre ai tubi, anche le bottiglie. Sulla stessa linea Norden ha presentato anche NCS 14, un modulo progettato per sigillare i cartoni pre-riempiti. Molto importante anche l’innovazione portata in fiera da R. A. Jones, la piattaforma di packaging top-load Celestion™ MTX, che anche in questo caso consente grande flessibilità e minimizza i problemi segnalati dai clienti con le macchine tradizionali. Significativa la presenza di PWR, società di cui abbiamo rilevato una quota e che progressivamente sarà integrata nella famiglia Coesia, che ha esposto la soluzione robotica SmartLine 2Cell, e la proposta di Volpak, che attraverso il brand Enflex ha lanciato la nuova macchina PH-28 per il confezionamento orizzontale in buste sottili, progettata per migliorare ulteriormente il nostro posizionamento nell’industria farmaceutica”.

Una recente ricerca del centro studi PMMI (The Association for Packaging and Processing Technologies) ha confermato che, negli Usa, i costruttori italiani ed europei di macchine per il packaging sono percepiti come portatori di innovazione e qualità. Che ne pensa?
“Semplificando possiamo dire che le aziende europee sono, in effetti, più focalizzate sul fronte della tecnologia. Le americane, però, sono più avanti se spostiamo l’attenzione sul cliente. E comunque continuano a crescere, perché nonostante l’utilizzo di soluzioni più standard, fanno esattamente ciò che il cliente vuole. Credo che su questo punto occorra riflettere: forse in Europa l’amore per la tecnologia tende a prevalere sulla comprensione della reale necessità del cliente. Si nota, per esempio, prendendo in considerazione la parte ‘servizi’, un’offerta fondamentale per il cliente americano: le aziende europee lavorano su questo fronte, ma non è esattamente la loro specialità. Coesia, per rispondere a questa esigenza, ha creato per i suoi clienti un hub in Nord America, che verrà utilizzato da tutte le nostre aziende e sarà gestito dal team di R. A. Jones, famosa per il suo customer service. In conclusione, credo sia giusto portare innovazione ma al tempo stesso si deve essere sicuri di usare la giusta tecnologia per soddisfare il bisogno del cliente. Che, a mio avviso, viene prima di tutto”.

La vostra presenza a Chicago è stata contrassegnata dallo slogan ‘Automation Evolution’. Cosa significa?
“Indica un’automazione sempre più al servizio del cliente, che punta a risolvere i suoi problemi. Rispondo con un esempio: abbiamo appena lanciato RC12 di FlexLink, il pallettizzatore collaborativo in grado gestire carichi che arrivano a 10 kg, con una velocità fino a 8 scatole al minuto, 14 con doppio pick. Si tratta di un mixed case palletizer in grado di prendere scatole in uscita con una sequenza casuale da una linea e di assemblare un pallet ottimizzato. È un’operazione che un umano farebbe molta fatica a compiere, senza considerare i problemi di sicurezza che evidentemente si presenterebbero nel tentativo di costruire questo ‘tetris tridimensionale’. Questa operazione viene eseguita in meno di 10 mq, con un footprint ridotto del 50% rispetto ai robot industriali, senza sistemi di recinzione, gabbie o altre barriere, permettendo agli operatori di lavorare in sicurezza fianco a fianco con il robot collaborativo. Per arrivare a questo risultato ci siamo dovuti avvalere di tecniche molto avanzate di intelligenza artificiale, perché gli algoritmi tradizionali non erano più sufficienti”.

Per continuare a sviluppare soluzioni all’avanguardia avete di recente dato vita al Robotic Lab di Bologna. Di che si tratta?
“È un laboratorio su cui stiamo investendo e nel quale lavorano molti ragazzi. Questi giovani sono invitati a portare avanti la loro visione ma anche a lavorare sulle linee di sviluppo già esistenti, in modo tale da integrarle con il loro approccio innovativo”.

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