La primavera di Giflex: PPWR e Linee guida LCA
“Flessibile, un packaging da raccontare” è il titolo del Congresso Annuale di Giflex, tenuto a Roma alla presenza di quasi 300 partecipanti. Promosso con il sostegno di Coim, Ipack-Ima 2025 e Rossini, ha offerto l’occasione di un confronto e di aggiornamento su temi vitali per il comparto.
L’industria del packaging flessibile, soluzione sempre più apprezzata in virtù di una maggiore sostenibilità in termini di peso e materiali utilizzati, occupa in Italia quasi 10.000 addetti che contribuiscono alla produzione di circa 400.000 tonnellate di prodotto, al 55% inviate all’export, per un fatturato di oltre 3 miliardi di euro.
PPWR, grande protagonista
L’appuntamento primaverile, tradizione di Giflex - Gruppo Imballaggio Flessibile (Gruppo di specializzazione di Assografici, a sua volta parte della Federazione Carta e Grafica) non ha certo ignorato le grandi sfide dell’industria del packaging, dalla situazione geopolitica alla sostenibilità, dai bisogni del consumatore alla brand reputation, con un grande protagonista: il PPWR giunto alla fine del suo iter parlamentare. Il Regolamento Packaging in particolare è stato al centro di una giornata di studio tenuta il 18 aprile scorso con titolo “Packaging&Packaging Waste Regulation: atti finali e ricadute”, verticalmente dedicata al tema, con due figure di spicco nel panorama degli stakeholder europei.
Si tratta di FPE - Flexible packaging Europe - intervenuta con la Public Affair Manager Roberta Colotta e di Francesca Siciliano Stevens di Europen, due istituzioni molto attive in divulgazione, networking e advocacy legate all’industria del packaging.
Il dibattito attorno al regolamento ha infatti dato vita a uno scambio vivace sia all’interno dei singoli settori che tra filiere, a dimostrazione di quanto il confezionamento sia un tema centrale che tocca ambiti molto diversi tra loro, dal mondo industriale al consumatore finale.
Come ha affermato il presidente di Giflex, Alberto Palaveri, il focus del PPWR, cioè la sostenibilità, «è un punto a favore dell’imballaggio flessibile che per le sue caratteristiche di leggerezza apprezzate dal mercato e dai consumatori» risulta la soluzione ideale per ridurre le emissioni lungo la filiera.
«Ecco perché - ha ancora sottolineato Palaveri - si assiste a un’interessante transizione rigid-to-flex. Ad esempio, nel segmento di prodotti per la cura della persona e per la detergenza domestica, è sempre più frequente l’utilizzo di flessibile sia come packaging primario che come soluzione per la ricarica di prodotto, con vantaggi considerevoli in termini di minore immissione di imballaggi e materiali nell’ambiente, come del resto indicato dal PPWR. In sintesi, il nostro pack è leggero, anzi leggerissimo e incide per il 2-3% circa sul peso totale del prodotto. Poco materiale significa anche bassa produzione di CO2. Per raggiungere gli obiettivi posti dal PPWR il minor peso dell’imballaggio svolgerà un ruolo importante. In altre parole, riduzione dell’immesso al consumo con noi si può!»
Metodologie che fanno la differenza: le linee guida LCA per il packaging flessibile
Tra le novità più importanti emerge la Roadmap per la sostenibilità 2030, che l’industria dell’imballaggio flessibile si è data per rispondere al trend legati al green packaging, rafforzati dal recente voto sul PPWR. Si tratta di temi sui cui il settore ha addirittura anticipato i tempi, dandosi regole sul packaging design predisposto in funzione del fine vita. La visione include quindi sia la performance a scaffale sia il percorso a fine vita, che vede il rifiuto trasformarsi in risorsa.
Ecco perché al congresso Giflex si è parlato molto di design thinking e di metodologie riconosciute su base scientifica, che sono la base della Linee Guida LCA per l’Imballaggio Flessibile definite dai Comitato Tecnico di Giflex.
Il tema della misurazione oggettiva contrapposta alla visione ideologica è forse uno dei più critici nel dibattito sul PPWR e non è un caso che Giflex abbia affermato questo principio cardine nell’ambito dei propri standard. Partire da una progettazione basata sull’ecodesign e su dati certi e confrontabili è essenziale, sia che si tratti di formazione del personale, del rafforzamento delle competenze interne o di sviluppo del prodotto. Concetti sottolineati, dati alla mano, da Andrea Cassinari (coordinatore del comitato scientifico Giflex) e da Paola Riccardi (SRC Ingegneria) che hanno presentato le Linee guida LCA Giflex per imballaggi Flessibili.
A Cassinari il compito di riassumere lo scopo del lavoro svolto: «Il nostro obiettivo è stato quello di sviluppare linee guida esaustive per produrre valutazione LCA di FCM (Food Contact Material) inseriti in un contesto di circolarità, riproducibili, confrontabili e supportate scientificamente. La sfida? Una Linea Guida che mitighi la diversità di approccio, di assunzioni, di metodologie, la carenza di dati primari, per arrivare ad approcci di Life Cycle Assesment, frutto di protocolli validati e confrontabili con indicatori condivisi e confini di sistema».
Una metodologia di misurazione ad hoc.
Paola Riccardi, in particolare, ha quindi spiegato alla platea il perché della scelta del metodo LCA come base di misurazione per l’ecodesign dell’imballaggio flessibile, che è sempre più chiamato a rispondere alle sfide del mercato in termini di prestazione tecnologica, sicurezza, protezione alimentare e naturalmente, sostenibilità del prodotto. Secondo Riccardi, le linee guida sono indispensabili per avere studi di settore ripetibili, confrontabili e supportati scientificamente con un obiettivo condiviso dal settore e dalle filiere connesse: la produzione di imballaggi flessibili sempre più sostenibili. Il lavoro di definizione del percorso di analisi LCA specifico per il mondo del flessibile ha permesso di costruire un data base, che ha messo a confronto impatti diversi per garantire alle aziende di scegliere la tipologia di studio da intraprendere.
Guardando all’eco-design, Riccardi ha sottolineato il vantaggio del packaging flessibile la cui leggerezza garantisce migliore performance di impatto ambientale. È infatti partendo dallo spessore in micron che il modello permette di individuare strategie di ottimizzazione della struttura verso ulteriori alleggerimenti.
Una banca dati estesa a tutta la filiera.
Per le Linee Guida LCA Giflex è stata creata una banca dati, pensata per alimentare la piattaforma OPENLCA. Ai dati generici sono quindi stati integrati quelli provenienti dal comparto produttivo italiano, con un’estensione alle filiere coinvolte sia per la raccolta delle informazioni che per definire futuri approcci di studio più estesi e intersettoriali. Secondo la ricercatrice, infatti, il calcolo LCA va esteso alla filiera per orientare le decisioni con dati scientifici su cui costruire studi comparati affidabili.
Come ha peraltro tenuto a sottolineare Andrea Cassinari, serve costruire valore e cultura del settore; la banca dati ha quindi come finalità di offrire una fotografia del comparto, creare connessioni e permettere di acquisire strumenti di approccio alle politiche di sostenibilità dei diversi paesi europei che presentano spesso orientamenti normativi molto diversi. In questo senso la LCA è fondamentale per far convergere tutti in uno schema condiviso.