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Latte e frutta innanzitutto
Facendo riferimento a una rilevazione ACNielsen Retail ultimata lo scorso luglio, su un campione di 1.652 supermercati e ipermercati, per 158 voci di prodotto confezionato si definisce in 229 milioni di Euro il valore degli acquisti di biologico (pari al 2,2% del fatturato totale).
Aggregando il comparto alimentare del biologico in 12 classi di prodotto, latte e derivati rappresentano il 19,2% degli acquisti, seguiti da frutta, verdura e legumi (16,7%), bevande (10,8%), pane e sostituti (8,5%) prodotti per l'infanzia (8,4%), carni salumi e uova (8,1%), seguiti, ad esempio, da dolci e gelati (5%), pasta e riso (4%).
Milk and fruit aboveall
In reference to an ACNielsen Retail study carried out last July, out of a sample of 1,652 supermarkets and hypermarkets, in a listing of 158 packed products, purchases of biological products stood at 229 million Euros (standing at 2.2% of the total turnover).
Grouping the biological food segment into 12 classes of products, dairy accounts for 19.2% of purchases, followed by fruit, vegetables and pulses (16.7%), beverages (10.8%), bread and equivalents (8.5%) babyfood (8.4%), meat, cold cut meats and eggs (8.1%), followed on by confectionery and icecreams (5%), pasta and rice (4%).
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E Orogel lancia Solosole Bio
Solosole Bio inaugura la linea di surgelati a produzione biologica certificata, lanciati da Orogel a integrazione dei Solosole provenienti da agricoltura integrata. Minestrone di verdure, zucchine a fette, cubetti di spinaci in foglie, rosette di cavolfiore, piselli primofiore, bieta erbetta in cubi, carote a fette... tutte le verdure biologiche di Orogel si riconoscono dal marchio di garanzia e dalla confezione rettangolare di cartone che "imita" la cassetta di legno.
Ma non basta. Aumentano anche i piatti pronti della linea "Cucina italiana", con l'ingresso dei Croccospin (spinaci in pastella) e del gran passato di legumi e creali Verdurì, e la linea di verdure surgelate Il Sole, che accoglie i Pirulli: spinaci cotti al vapore e preparati in forma di trottola, per conquistare i bambini.
And Orogel launches Solosole Bio
Solosole Bio inaugurates a line of biologically certified frozen foods, launched by Orogel as part of Solosole coming from integrated agriculture. Vegetable minestrone, slice zucchini, spinach cubes, cauliflower rosette, prime peas, cubed beet herbs, sliced carrots... all Orogels biological output can be recognised by the guarantee brand and by the rectangular cardboard pack that imitates a wood crate.
But this is not all. The ready dishes of the Cucina Italiana line have also increased, with the entry of Croccospin (spinache in batter) and a Verdurì puree of pulses and cereals, and the line of Il Sole frozen vegetables, to which Pirulli have been added: steamed spinach in the shape of a trout to appeal to children.
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Un giro d'affari di circa 1.550 milioni di Euro conferma il rilievo che in Italia riveste la produzione di alimenti biologici. Il comparto ora prefigura una riduzione del numero di produttori, ma anche un aumento dei volumi e delle garanzie sulla conformità
dei prodotti agli standard bio.
E.P.
L'Italia è il primo produttore europeo di alimenti biologici, con un giro d'affari di circa 1.550 milioni di Euro, di cui almeno 310 milioni da ascrivere all'import e quasi altrettanti all'export (oltre la metà del quale destinato in Germania). Il nostro paese costituisce, quindi, un osservatorio privilegiato sull'evoluzione di un comparto che da alcuni anni ha preso a crescere in misura esponenziale e, cammin facendo, modifica la propria struttura. Dagli studi resi pubblici in un recente convegno del Consorzio per il Controllo dei Prodotti Biologici (CCPB), emerge infatti una tendenza alla riduzione del numero di aziende agricole specializzate in questo tipo di coltivazioni e, parallelamente, all'aumento dei volumi, soprattutto per il crescere dei trasformatori.
Ne riprendiamo, sinteticamente, le informazioni principali, per tratteggiare le caratteristiche di un mercato sempre più promettente.
Cresce la filiera
Al successo del settore hanno grandemente concorso la crescente esigenza di alimentazione sana e la maggiore attenzione del pubblico alla salvaguardia dell'ambiente. All'interno della filiera, poi, hanno giocato un ruolo determinante l'aumento delle industrie di trasformazione e l'estensione dei controlli all'intera "strada" che il prodotto biologico percorre per arrivare sulla tavola del consumatore. Tanto che oggi senza la relativa certificazione - voluta dal Legislatore europeo - nessun prodotto (fresco, trasformato, lavorato, semipreparato) può essere messo in vendita.
Va poi sottolineato come lo sviluppo del biologico abbia ricevuto un potente impulso dall'entrata in campo della distribuzione moderna, che ha aumentato la reperibilità dei prodotti. Oltre a ciò, avere imposto un marchio di qualità certificata da organismi di controllo accreditati (9 in Italia e 160 in Europa), senza cui un prodotto non può essere commercializzato, ha fortemente contribuito a garantire il rispetto della normativa, aumentando al contempo la trasparenza e razionalità complessiva del processo produttivo. Al riguardo, tuttavia, gli operatori segnalano che - vista l'importanza assunta dal settore - oggi si impongono nuovi e più elevati livelli di tutela, ottenibili con una migliore professionalità e una più stretta collaborazione fra organismo di certificazione e autorità pubblica.
Cosa accade in Europa
In tutti i paesi UE il tema della sicurezza degli alimenti si è imposto come centrale, sostenuto da una mutata sensibilità dell'opinione pubblica riguardo alle tematiche dell'ambiente, della sicurezza alimentare, della produzione eco-compatibile, del benessere degli animali.
In questa logica, nel '91 l'Unione Europea ha per la prima volta definito l'agricoltura biologica come "metodo colturale", ovvero un articolato processo di produzione il cui risultato finale è un prodotto di qualità particolare. Nel '99 la stessa logica è stata quindi riferita alle produzioni animali.
I dati più recenti stimano in 3,8 milioni di ettari la SAU (Superficie Agricola Utile) investita a biologico nell'UE, pari a circa il 3% della superficie complessiva. La graduatoria dei top è aperta dall'Italia, con investimenti superiori al milione di ettari, seguita da Germania (oltre 450.000 ha), UK (oltre 400.000 ha) e Spagna (350.000 ha). L'Austria è invece il paese con la maggiore incidenza di superficie destinata al biologico sul totale, con un rapporto dell'8,5%.
In parallelo, è aumentato il numero degli operatori lungo tutta la filiera, raggiungendo nel 2000 le 130.000 unità (1,9% del totale). Anche in questo caso l'Italia apre la graduatoria con oltre 50.000 imprese, seguita da Austria (20.000) e Spagna (12.000).
In termini relativi, la più alta incidenza di operatori bio sul totale si registra in Austria (8,5%), Finlandia (5,8%), Danimarca e Svezia (3,8%). Sempre nel 2000, il giro di affari complessivo valeva circa 10 miliardi di Euro ed era realizzato prevalentemente nell'Europa del Nord e in Francia.
Italia: le dimensioni del comparto
In Italia, l'agricoltura biologica mostra una dinamica di sviluppo peculiare, caratterizzata da una continua crescita della SAU. Nel corso del 2000 le aziende agricole sono 47.357 contro le 46.322 dell'anno precedente (+2,2%), mentre le aziende di produzione-trasformazione e di sola trasformazione passano da 2.866 a 4.195 unità (+46%). La struttura più diffusa è industriale e artigianale, il che costituisce un segnale importante dal momento che la trasformazione rappresenta per molti prodotti agricoli uno sbocco sul mercato economicamente remunerativo e alternativo alla vendita diretta.
Come già in passato, il maggior numero di aziende risulta dislocato in Sicilia e Sardegna, dove le imprese che aderiscono al sistema di certificazione sono 17.420 (33,8% del totale).
La restante parte di superfici biologiche si concentra prevalentemente nelle altre regioni dell'Italia meridionale (266.865 ha, pari al 25% della superficie nazionale), mentre al terzo posto della graduatoria si colloca l'Italia settentrionale, con 183.806 ha, pari al 17,2% della superficie investita. Nel Centro-Italia si trovano infine i restanti 148.976 ha, pari al 13,9%. Il 41% della SAU biologica e in conversione è investita a foraggio e prati-pascoli, confermando la vocazione del comparto per le colture estensive. Le colture cerealicole occupano il 18,1% della superficie nazionale e la restante parte si ripartisce fra gli altri orientamenti colturali.
Prospettive e strumenti
Per favorire la crescita ulteriore del settore a livello comunitario, affermano gli esperti, è ora necessario passare dall'attuale sistema di sovvenzioni legate alle quantità prodotte, a un nuovo tipo di aiuti subordinati al rispetto di rigorosi criteri in materia ambientale.
In questo modo, l'azienda agricola verrebbe valutata non solo per l'efficienza interna ma anche per gli effetti positivi "indotti" a livello di protezione dell'ambiente, salvaguardia del paesaggio, tutela dei territori rurali e sviluppo dell'impiego. Naturalmente, le imprese che non rispettassero le condizioni di produzioni ecologiche imposte dai disciplinari di un'agricoltura con chiare regole di produzione, formalizzate in precisi indirizzi tecnico agronomici, non riceverebbero alcuna sovvenzione.
Questo premesso, si stima che l'Italia, attualmente in testa alla graduatoria per ammontare di investimenti e numero di aziende, negli anni a venire rallenterà la sua crescita.
In particolare, l'attuale fisionomia "a clessidra" - con una larga base di produttori, un numero limitato di trasformatori e pochi distributori specializzati - muterà per effetto di una riduzione del numero dei produttori.
In parallelo, tuttavia, aumenteranno ulteriormente le imprese di trasformazione e distribuzione, in un contesto complessivo di mercato in crescita, stimolato da una domanda potenziale superiore all'offerta disponibile.
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Bio: photograph of a sector
A turnover of around 1,550 million Euros confirms the importance of the production of biofood in Italy.
The segment now rates a drop in the number of producers, but also an increase in volume and on guarantees of product conformity
to bio standards.
E.P.
Italy is the first European producer of biofood, with a turnover or around 1,550 million Euros, 310 million of which ascribable to imports and roughly the same to exports (over half of which destined for Germany). Italy hence constitutes an excellent observation point as to the evolution of the segment, that for some years now has seen a huge growth, modifying its structure on the way. From the studies published in a recent convention of the Consortiums for the Control of Biological Products (CCBP), the number of farming concerns specialised in this type of cultivation appears to be falling away, yet alongside this volumes have increased, aboveall due to the growth of converters. We here sum up the main features at hand, in order to trace out the characteristics of a market that is showing itself to be evermore promising.
The sector grows
The success of the sector is to be greatly put down to the growth in demand for healthy, wholesome food and a greater public attention to safeguarding the environment. Inside the sector in turn, a decisive role is being played by the increase in the processing industries and the extension of controls to the entire route the biological product takes to get to the consumers meal table. To the point where nowadays without the relative certification - demanded by the European legislator - no product (albeit fresh, converted, processed, or semiprocessed) can be placed on sale.
It should hence be underlined how the development of the biological has received a strong impulse from the entering into the field of modern distribution, that has increased the availability of products.
As well as that, the imposing of a brand certified by qualified control organisms (9 in Italy and 160 throughout Europe), without which products cannot be traded, has strongly contributed to guaranteeing respect for the standards, at the same time increasing the overall transparency and rationality of the production process.
On this count all the same, the operators state that - given the importance the sector has taken on - today new, higher levels of protection are needed, obtainable by way of a greater professionality and a closer cooperation between certifying bodies and public authorities.
Whats happening in Europe
Throughout the countries of the EU the question of safety regarding foodstuffs has imposed itself as a central theme, supported by a changed sensitivity of public opinion on the subject of the environment, food safety, eco-compatible production and animal well-being.
In this line of things, in 91 the EU for the first time defined biological agriculture as method of cultivation, or that is a complex production process the result of which is a product with a particular quality. In 99 the same logic was applied to animal production.
The most recent figures estimate the exploited agricultural surface dedicated to biological in the EU at 3.8 million hectares, standing at 3% of the overall surface. At the top of the rating we find Italy, with over a million hectares covered, followed by Germany (over 450,000 ha), the UK (over 400,000 ha) and Spain (350,000 ha). Austria is the country with the highest rate of surface invested in biological seen out of the total, with a ratio of 8.5%. Alongside this, the number of operators throughout the entire process has increased, reaching 130,000 units in the year 2000 (1.9% of the total). Here too Italy is top with over 50,000 concerns, followed by Austria (20,000) and Spain (12,000).
In relative terms, the highest rate of bio-operators out of the total is to be seen in Austria (8.5%), Finland (5.8%) , Denmark and Sweden (3.8%). Still refering to the year 2000, the total turnover stood at around 10 billion Euro, mainly made in northern Europe and France.
Italy: the size of the segment
In Italy, biological agriculture shows a peculiar pattern of development, featuring a continuous growth of the area set aside for cultivating the same.
During the year 2000 bio agricultural farming concerns were 47,357 against 46,322 the year previous (+2.2%) while the production-converting concerns and converting only concerns went from 2,866 to 4,195 units (up 46%). The most common structure is the industrial & craft concern, that stands as an important signal given that for many agricultural products conversion stands as an economically remunerative outlet to the market and an alternative to direct sales.
As already seen in the past, most farming concerns were seen to be in Sicily and Sardinia, where the companies that adhere to the certification system are 17,420 (33.8% of the total). The remaining part of biological surfaces are concentrated in the other regions of southern Italy (266,865 ha, standing at 25% of the national surface), while northern Italy is in third place, with 183,806 ha, standing at 17.2% of the surface covered. The remaining 148,976 ha are to be found in central Italy, standing at 13.9%.
41% of the bio cultivation areas are under conversion and covered by forage or pasture, confirming the segments vocation for extended cultivations. The cultivation of cereals covers 18.1% of national surface the rest being shared out between the other crops.
Prospects and tools
To favor the further growth of the sector at community level, the experts confirm, one now has to pass from the current system of subsidies linked to the quantities produced, to a new type of subordinate aid respecting the rigorous criteria of environmental material. In this way, the farming concern would not only be rated for its internal efficiency but also for the positive effects on the supplier concerns in terms of environmental protection, safeguarding of the countryside, protection of rural areas and development of employment. Naturally, the concerns that do not respect the conditions of ecological production imposed by clear agricultural rulings governing production, formalised into precise techno-agronomic chapters, will not receive any form of subsidy.
Having stated the same, it is estimated that Italy, currently at the head of the rating in terms of amount of investment and number of concerns, will see a slowdown in growth in the years to come. In particular the current hourglass shaped physiognomy - with a large base of producers, a limited number of converters an a few specialised distributors - will change due to a reduction in the number of producers.
Alongside this, all the same there will be a further increase in the companies that convert and distribute, in an overall context of a market enjoying growth, stimulated by a potential demand that is higher than the available offer.
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Sondaggio: che ne pensano gli operatori
Il Consorzio per il Controllo dei Prodotti Biologici ha pubblicato i risultati dell'ultimo sondaggio, condotto nel 2001, sulla percezione del settore da parte di presidenti, direttori commerciali e marketing, responsabili della Qualità di grandi e piccole aziende, nonché opinion maker. Il campione allargato e la maggiore partecipazione al sondaggio (+44%), confermano il crescente interesse in ambito agroalimentare per questa famiglia di prodotti (in particolare da parte della trasformazione e delle medie e grandi aziende).
Ecco una sintesi dei risultati più interessanti.
Normative - Secondo gli intervistati ne è informato il 21,7% dei consumatori (l'anno precedente erano il 15,8%), e sono in crescita anche coloro che conoscono l'esistenza di enti autorizzati a eseguire i controlli (46,4%).
Trade - Cresce il ruolo della distribuzione moderna. Nella GDO vengono effettuati il 42,3% degli acquisti e nelle reti in franchising ("specializzato moderno") un altro 6,9%, per un totale di quasi il 50% delle "intenzioni di spesa".
Prezzi - Qualche ostacolo verso un consumo di massa esiste ancora: un'insufficiente informazione e, soprattutto, il prezzo più alto. Secondo il 56,4% degli intervistati, i prodotti biologici possono essere più cari anche di un 30% rispetto ai corrispondenti prodotti convenzionali. Tuttavia il 34,4% degli intervistati ritiene che il prezzo sia congruo solo se i rincari non superano il 10% (infatti negli ultimi 2 anni nella distribuzione organizzata sono calati mediamente del 10-15%).
Futuro - Se nel 2000 si prevedeva perlopiù uno sviluppo moderato, nel 2001 gli ottimisti sono diventati maggioranza (+8%). Ma perché diventi un consumo di massa è necessario realizzare un'efficace campagna di comunicazione, basata in primo luogo sui concetto di "senza chimica" (48,6% dei consensi), "difesa dell'ambiente" (26,9%), e "assenza di OGM" (20%).
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Survey: what the operators think
The Consortium for Controlling Biological Products has published the results of the latest survey, carried out in the year 2001, on the way presidents, commercial and marketing heads, Quality heads of large and small companies, as well as opinion makers see the sector. The broad sample and the greater participation in the survey (+44%), confirmed the growing interest in the agrofood area for this family of products (particularly involving converting and the medium-to-large-sized companies).
Here is a summary of the most interesting results.
Standards - According to those interviewed 21.7% of the consumers are informed (the year previous the figure was 15.8%), and figures of those that know of the existence of bodies authorised to carry out controls were also up (46.4%).
Trade - The role of modern distribution is on the increase. 42.3% of purchases take place through organised distribution, another 6.9%, in the franchising networks (modern specialised) for a total of almost 50% of purchasing intentions.
Prices - Some obstacles in the way of mass consumption still exist: insufficient information and aboveall a higher price. According to 56.4% of those interviewed, the biological products can cost 30% more compared to corresponding conventional products. All the same 34.4% of those interviewed are of the idea that the price is right only if the extra expense does not exceed 10% (in actual fact in the last 2 years prices in organised distribution dropped by an average 10-15%).
The future - If in the year 2000 for the most moderate growth is predicted, in 2001 the optimists became a majority (+8%). But an effective communication campaign is needed before mass consumption is attained. This should be based first and foremost on the concept of no chemicals (48.6% of responses), defence of the environment (26.9%), and no GMOs (20%).
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