Macchine packaging: il fatturato del primo semestre 2021 torna ai livelli del 2019
È del -1,8% la differenza di fatturato dei primi 6 mesi del 2021 rispetto allo stesso periodo dell’anno record 2019. Si consolida la crescita sul 2020: +21%.
Nel 2020 il comparto tiene, sfiorando gli 8 miliardi di euro. Bene il settore alimentare e cosmetico.
Il settore delle macchine automatiche per il confezionamento e l’imballaggio chiude il primo semestre del 2021 con un solido +21% rispetto allo stesso periodo del 2020: +19,3% l’export e +31,2% il mercato domestico. Secondo le rilevazioni del Centro Studi di Ucima-Mecs, i dati riportano l’intero comparto ai livelli pre-pandemia, con una flessione di appena l’1,8% rispetto al primo semestre del 2019 (anno del record con il superamento degli 8 miliardi di fatturato). Il risultato è frutto del cumulato tra il primo trimestre (concluso con un +9,2%) e il secondo trimestre, nel quale le imprese associate hanno aumentato la variazione di fatturato rispetto a un anno fa del +29,4%. La crescita è simile sia sul mercato domestico (+34%), sia su quello estero (+28,4% in rapporto all’anno scorso). Bene anche i dati sugli ordini cresciuti del 10,9% nel secondo trimestre e del 10,7% se si considera l’intero primo semestre.
Lo stesso Centro Studi ha fornito anche i risultati 2020, riportati nella nona Indagine Statistica Nazionale che ogni anno fotografa l’andamento del comparto. L’anno scorso i costruttori italiani di macchine automatiche per il packaging hanno sostanzialmente confermato il giro d’affari dell’esercizio precedente: rispetto al record del 2019, il comparto registra infatti un calo contenuto su base annua pari a -2,9%, assestandosi su 7,81 miliardi, in linea con il risultato del 2018 (7,9 miliardi). L’anno alle spalle ha visto inoltre aumentare sia il numero delle aziende censite (635 in totale, +3,1%), sia il numero degli occupati, salito a 35.630 addetti, con una crescita del 7%.
L’export e il mercato domestico
In linea con il 2019 il fatturato estero pesa per il 78%, pari a 6,08 miliardi, ma subisce un calo del 4,1%. L’Unione europea si conferma la principale area di destinazione delle macchine italiane per il packaging e assorbe il 41% (2.087 milioni di euro) del fatturato totale; seguita dall’Asia, al secondo posto con un valore di 985,8 milioni di euro e un’incidenza del 19,4%, e dal Nord America al terzo posto, con 733,1 milioni di euro (14,4%). Il Nord America è l’unica macroarea che, con un +5,9%, registra una crescita del fatturato rispetto al 2019, anno in cui l’export si fermò a 691,9 milioni di euro. Seguono Europa extra-UE (area che vale l’8,6%, con 439,7 milioni), Africa e Oceania (8,4%) e Centro e Sud America (8,2%).
Prosegue il trend positivo anche sul mercato interno che, con 1,72 miliardi di euro ha generato una crescita del +1,9% rispetto al 2019.
I settori clienti
Nella suddivisione tra i settori clienti il 2020 conferma la predominanza del food & beverage, che incide per il 58,2% sul volume d’affari complessivo. Il food, in particolare, vale da solo il 32,2% del fatturato totale (2.516 milioni di euro), il beverage il 26% con 2.032 milioni di euro di ricavi. Insieme registrano una crescita sul 2019 pari al +1,7%.
Invariato rispetto all’anno precedente, il terzo posto per volumi rimane al settore farmaceutico, con 1.356 milioni di euro (17,4% del totale). Segue il settore cosmetico, l’unico che cresce tra i settori non food, con 348,7 milioni di fatturato e un balzo dell’11,4%. A chiudere la graduatoria sono i clienti dell’industria chimica, con 270 milioni di euro.
Distribuzione del fatturato e struttura produttiva
La famiglia delle macchine per il packaging primario resta preponderante con il 53,2% della distribuzione del fatturato, seguita dal packaging secondario (18,8%) e dalle macchine per il fine linea (13,9%).
Le 635 aziende italiane che producono macchinari per il confezionamento e l’imballaggio si concentrano principalmente lungo l’asse della via Emilia da Piacenza a Rimini – la cosiddetta packaging valley – con distretti produttivi anche in Lombardia, Piemonte, Veneto e Toscana. L’analisi per classe di fatturato evidenzia la netta prevalenza di aziende di piccola dimensione (quelle sotto i 10 milioni di euro di fatturato costituiscono il 79% delle imprese), che pesano però circa il 17% sul fatturato complessivo. Mentre le realtà industriali più strutturate (sono 51 quelle sopra i 25 milioni di euro) realizzano il 68% del fatturato e il 74% delle esportazioni.
Le aspettative per il 2021
“I dati del primo semestre 2021 - commenta Matteo Gentili, presidente di Ucima – sono il risultato dell’ottimo lavoro svolto nel 2020 durante il quale le nostre aziende sono sempre state operative. Il comparto ha saputo cogliere la sfida imposta dalla difficile situazione nazionale e internazionale per migliorare e affinare ulteriormente le proprie soluzioni sul fronte delle tecnologie digitali e, per ora, ne stiamo raccogliendo i frutti. La tenuta del 2020 e la crescita dei primi 6 mesi del 2021 confermano la solidità e il dinamismo del nostro settore che resta particolarmente strategico nel panorama dei produttori di beni strumentali made in Italy. Per la seconda metà dell’anno c’è fiducia, anche perché in diversi mercati si registrano aspettative di crescita”.