Ricerca e Impresa: tra pubblico e privato

Obiettivo: innovazione per la competitività. Sugli investimenti in R&D si gioca la partita più importante per uscire dalla crisi. Puntiamo l’attenzione sulle strutture che a livello nazionale ma, in particolare nell’area produttiva emiliana, offrono alle aziende strumenti per fare innovazione o anche ottenere l’accesso a finanziamenti. Focus su Crit, IR4I, Aster.

“Incrementale” o “radicale” che sia, l’innovazione è diventata a tutti gli effetti un fattore di crescita competitiva. Se la prima è infatti volta a migliorare prodotti o processi già in atto, la seconda punta alla creazione di prodotti o processi che rappresentino veri e propri breaktrough tecnologici.
L’innovazione incrementale è necessaria per rispondere in maniera pronta ed efficace a difficoltà e esigenze contingenti, la seconda è altrettanto fondamentale nell’ottica di uno sviluppo dell’azienda nel lungo periodo. Che si tratti dell’una o dell’altra, alcuni gruppi industriali preferiscono “giocare in casa”, sfruttando in prevalenza il proprio reparto di Ricerca & Sviluppo (o l’Ufficio Tecnico), collaborando tutt’al più in maniera sporadica con laboratori di ricerca universitari. Altre realtà si impegnano invece su più campi, potendo contare, oltre che sulle competenze interne, su una “rete” di contatti con strutture legate al mondo dell’innovazione.

Le strutture sul territorio
Realtà come il Crit di Modena, società privata specializzata nell’informazione tecnologica e nella pratica dell’innovazione collaborativa, annovera tra i soci Ima, Carpigiani, G.D e aziende dell’automotive come Ferrari. Compito del Crit è fare scouting sulle tecnologie di maggior interesse per le aziende associate, mettendole in contatto con i centri di ricerca mondiali più adeguati, a seconda del tipo di innovazione ricercata. Tra gli altri organismi privati attivi sul territorio, l’ultimo arrivato in senso temporale, è IR4I. Nato per iniziativa di Gaetano Bergami, presidente della Bmc di Medicina (BO), nasce come cluster di aziende aerospaziali, ma accoglie al proprio interno anche realtà del mondo del packaging e dell’automazione. Tra le azioni previste: la creazione di tavoli di lavoro multidisciplinari tra tecnici e ingeneri di differenti aziende e settori, che portino allo scambio di competenze e alla creazione di progetti comuni. Nell’affollato panorama dei soggetti che si propongono come ponte tra ricerca e impresa rientra anche Aster, braccio operativo dell’Assessorato Regionale alle Attività Produttive, nato con lo scopo di promuovere lo sviluppo del sistema produttivo regionale verso la ricerca industriale e strategica, la cui azione si concentra sulla rete di laboratori e centri di ricerca che, nelle varie province, fanno capo alle università o al CNR, i cosiddetti “poli tecnologici”. In pratica, Aster punta molto sulle competenze locali, cercando di favorire l’interazione tra tali gruppi di ricerca pubblici e le aziende private.

Il ruolo chiave dell’Europa: accesso ai finanziamenti
Trovare una metodologia di collaborazione vincente con il mondo della ricerca non è però il solo problema per le imprese; un grosso scoglio è l’accesso ai finanziamenti. Una grande opportunità è rappresentata in questo senso dal settimo Programma Quadro della Comunità Europea, che nel quinquennio 2007 - 2013 ha stanziato ben 53 miliardi di euro per progetti innovativi in ambito industriale.
Purtroppo, secondo i dati pubblicati dal MIUR, tra le imprese italiane che partecipano ai vari bandi europei, solo il 12,3% riesce a vincere (contro una media di successo europea che si attesta al 16%), dato che la competizione si svolge contro cartelli di aziende straniere rappresentativi di distretti industriali forti e coesi, come quello dell’automotive di Stoccarda. Proprio per questo è stata di recente costituita Eramiat, piattaforma di imprese meccaniche emiliano-romagnole (nata su iniziava del manager di IMA Daniele Vacchi, ne fanno parte realtà quali Sacmi, G.D e CCPL, oltre alla stessa IMA), che si propone di “fare lobby” a Bruxelles per portare avanti le istanze del distretto industriale locale.

In concreto: mettere insieme cordate di aziende italiane e centri di ricerca internazionali per vincere i fondi dei bandi europei. 
Il settimo Programma Quadro è in scadenza (gli ultimi bandi verranno presentati in primavera), ma è già prevista la creazione, a partire dal 2014, dell’Ottavo. Questo potrebbe quindi essere un ottimo momento per le aziende per pianificare le proprie strategie nel medio-lungo periodo.       

CRIT: quando nasce e perché
Abbiamo interpellato Roberto Pelosi, amministratore delegato del Crit, per conoscere e far conoscere meglio la realtà di cui è a capo.

Quando e come nasce Crit? Qual è l’idea che sta alla base della sua fondazione?
«Il Crit è una “Srl” di proprietà di un gruppo di imprese internazionali che dispongono di importanti divisioni di R&D nella regione Emilia-Romagna. Si tratta di grandi aziende che investono in ricerca e sviluppo, e che hanno deciso di creare un soggetto esterno per condividere strumenti di analisi di informazioni tecnico-scientifiche e attivare sinergie di ricerca e trasferimento tecnologico. Crit nasce nel 2000, con la sottoscrizione del capitale sociale da parte di 14 imprese industriali. Il soggetto promotore dell’iniziativa è stato Luca Cordero di Montezemolo, che in quel periodo era presidente dell’Unione degli Industriali di Modena (l’attuale Confindustria Modena). Nel corso degli anni, la compagine sociale del Crit si è allargata progressivamente, fino a raggiungere la quota di 26 imprese».

Come si declina l’offerta di Crit alle aziende? E che tipologia di servizi propone?
«Tramite la sua struttura, composta da 12 persone e diversi collaboratori esterni, il Crit offre servizi di brokeraggio tecnologico, innovazione collaborativa e sviluppo dell’innovazione. Come broker tecnologico ricerchiamo quali sono i migliori esperti di tecnologie in giro per il mondo, selezionando i centri di ricerca, le università e le imprese che possono aiutare le nostre aziende clienti. In secondo luogo ci occupiamo dell’organizzazione di incontri, seminari, tavoli di lavoro, ovvero di eventi nei quali le aziende socie e non possono confrontarsi e trovare soluzioni tecnologiche comuni. Terzo servizio del Crit è quello dello sviluppo dell’innovazione: interventi in azienda per introdurre best-practice dell’innovazione».

Qual è il vantaggio di Crit rispetto agli altri enti (pubblici e privati) che si pongono come partner/interlocutori per le aziende nell’ambito della ricerca e sviluppo?
«CRIT si è modellato, nei servizi e nei prodotti, sulla base delle richieste puntuali dei propri shareholder, che sono imprese “world-class”. La qualità e l’approccio sono pertanto di dimensione e valore internazionale. La totale indipendenza, poi, da università o enti pubblici assicura una valutazione neutra dei detentori della conoscenza e delle tecnologie, fornendo ai clienti informazioni solide e contatti a livello mondo».

                                                                           

 

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