L’imballaggio flessibile nella società liquida

Saprà il packaging adattarsi ai nuovi modelli di consumo e alle nuove modalità di distribuzione dei beni di consumo? C’è chi scommette di sì, forte di competenze tecnologiche e di mercato costruite negli anni, che sostengono l’abilità (e la curiosità) di guardare seriamente al domani. Impressioni e fatti dal XXXII Congresso d’Autunno Giflex.

Viviamo in un mondo in cui l’esperienza individuale e le relazioni sociali sono segnate da caratteri e strutture che si vanno decomponendo e ricomponendo rapidamente, in modo vacillante e incerto, fluido e volatile. Viviamo, in altre parole, in quella che il sociologo Zygmunt Bauman ha definito “società liquida”, segnata dalla “convinzione che il cambiamento sia l’unica cosa permanente e che l’incertezza sia l’unica certezza”.
Essere consapevoli di una realtà da contorni così sfuggenti, significa essere già un passo avanti. Immaginare, poi, soluzioni capaci di governarla o di viverla pienamente, per molti non è un semplice esercizio di stile ma principio fondamentale per assicurare successo a qualsivoglia loro attività.
In questo scenario, il Congresso d’Autunno Giflex (il 32esimo della sua storia, che si è svolto a Roma il 12 e il 13 ottobre scorso), oltre ad aver offerto ai numerosi convenuti l’occasione di una visita indimenticabile e suggestiva agli spazi museali di Palazzo Colonna, è stato come di consueto una bella palestra di idee e suggestioni per i produttori italiani di imballaggio flessibile.
Chiamati a immaginare il ruolo del packaging in un contesto in divenire, hanno infatti ragionato sulle sue potenzialità di adattamento alla nuova economia e a modelli distributivi sempre più innovativi, sulle possibili soluzioni da offrire ai “supermercati del futuro” in base alle esigenze emergenti in termini di  sostenibilità, design e funzionalità.
Sempre pensando al futuro, in un’ottica di formazione e divulgazione costante, anche quest’anno il Congresso ha ospitato la premiazione del concorso YOUPACK, organizzato da Giflex in collaborazione con ENIPG (Ente Nazionale Istruzione Professionale Grafica). Giunto alla quarta edizione, il contest ha da sempre l’obiettivo di mettere alla prova la creatività degli studenti, chiamati a raccontare in un video il packaging, come strumento di lotta allo spreco alimentare e testimone di sostenibilità.
 
Chi ha detto cosa
Come consuetudine, il Congresso ha fornito un aggiornamento sul settore, sulle attività e sui prossimi passi di Giflex per voce dei suoi stessi rappresentanti, nello specifico il Presidente Michele Guala, il Vicepresidente Alberto Palaveri e i Coordinatori dei Comitati Sostenibilità, Tecnico e Marketing (rispettivamente Neni Rossini, Andrea Cassinari e Gustavo De Ponti).
Di rilievo, la tendenza del comparto italiano del packaging flessibile che, negli ultimi dieci anni, ha registrato una crescita di fatturato del 25%.
Il dibattito si è quindi spostato su temi trasversali all’intera filiera produttiva del packaging, che stanno a indicare la strada da seguire nello sviluppo delle giuste  soluzioni. 

Funzionale e personalizzato. Andrea Cattaneo (Food Marketing & Innovation Project Leader di SPRIM Italia) ha parlato di una società complessa e disgregata, ma ricca di opportunità per le imprese del packaging e per tutta l’industria alimentare. L’analisi delle macro-tendenze che nascono dai cambiamenti sociali e si riversano, in particolare, sul mondo food e sui consumi si sintetizza, secondo l’esperto, in tre parole chiave: funzionalità, freschezza e forma.
La prima nasce nell’era della semplificazione e si traduce in soluzioni pratiche per nuove modalità di consumo; la seconda parla di evoluzione dei concetti di qualità e sostenibilità; infine, la forma, che definisce un oggetto sempre più personalizzato, identitario e human friendly.

Distribuzione a misura di consumatore. A cascata, questi trend influenzano anche modelli distributivi. Il Direttore Logistica Gruppo Pam Panorama Spa, Ivan Capranica, ha reso testimonianza di un cambiamento in atto descrivendo l’ampia rete di punti vendita e la varietà dei format del gruppo, in costante evoluzione. In risposta alle richieste più rilevanti espresse dei consumatori - più attenti allo spreco, alla ricerca di prodotti salutari che garantiscano una vita migliore e tempi di acquisto rapidi - l’azienda ha messo in campo i “Pam local” gestiti in franchising, espressione di un’interessante inversione di rotta rispetto ai mega store. Negozi di prossimità, ma con un ragionato assortimento di prodotti, adatti a tutte le esigenze: dai piatti pronti pensati per chi è di fretta alle confezioni monoporzione, dal reparto dedicato ai prodotti  biologici, etnici, vegan, ma anche una selezione di prodotti locali DOP e IGP.
Alla base del format, la ricerca della sostenibilità a tutto tondo. Non solo, infatti, i punti vendita sono progettati all’insegna del risparmio energetico ma hanno un occhio di particolare riguardo alla limitazione degli sprechi alimentari. Da ultimo, i positivi risvolti occupazionali per i giovani, dato che in ogni Pam local lavorano una decina di dipendenti, tutti under 28.

Dai Big Data all’individuo. Evidenti per Carlo Ratti (architetto, fondatore dello studio di progettazione Carlo Ratti Associati e direttore del MIT Senseable City Lab) le linee guida fondamentali per l’innovazione in ogni campo e in ogni settore industriale: analisi dei dati e centralità dell’individuo.
Oggigiorno, la tecnologia permette infatti di creare un’interfaccia senza precedenti tra l’individuo e il prodotto/mondo e solo integrando questi due fattori si può stimolare un cambiamento della realtà, ad ogni livello.
D’altronde, molti dei prodotti e dei packaging già presenti oggi nei supermercati, privilegiano soluzioni avanzate che incorporano un’idea di futuro e concorrono a creare un’esperienza d’acquisto diversa.
Da attento lettore delle cose del mondo, Ratti ha scoperto che il digitale ci ha abituati all’informazione, un’attitudine questa che, per i consumatori, si traduce nella richiesta di maggiore trasparenza e chiarezza circa i prodotti e la loro origine.  
Chiaro il richiamo al Supermercato del futuro portato in forma sperimentale a Expo 2016 da Coop, alla cui definizione Ratti ha collaborato attivamente e che ha di recente dato origine, a Milano in zona Bicocca, a un supermercato “reale”: molto take away e prodotti freschi e freschissimi (ortofrutta, carni e pesce), tavoli interattivi che richiamano i banchi del mercato, monitor che sono in grado di presentare l’”etichetta aumentata” dei prodotti. Grazie alla tecnologia di riconoscimento gestuale di Microsoft implementata, con un semplice gesto della mano verso il prodotto il consumatore può ottenere sugli schermi indicazioni che vanno al di là di quanto riportato sul packaging in etichetta, con indicazioni sull’origine delle materie prime, istruzioni per lo smaltimento e promozioni in corso. Informazioni “aumentate”, dunque, per un consumatore che diventa protagonista.
 
Fare bene con poco. Esaltare le funzioni di servizio del packaging, progettandolo a partire dallo studio e dall’uso corretto tutte le tecnologie disponibili, a garanzia di una maggiore economicità. Questo uno dei concetti espressi da Pier Benzi, Design & Innovation Director di Artefice Group, che ha proposto una carrellata di imballaggi funzionali e personalizzati sulla base di esigenze reali. E ha sottolineato quindi la necessità di integrare competenze diverse e creatività, con il coinvolgimento del consumatore.

Consumatore: ago della bilancia. Le parole del designer hanno trovato riscontro nell’intervento di Matteo Vignoli (Università di Modena e Reggio Emilia) focalizzato su “Design thinking per brand e consumatori: il caso Barilla”,  che testimonia come l’innovazione di un prodotto passi giocoforza attraverso processi creativi che mettano al centro la persona.
Il Barilla Design Thinking, sviluppato in partnership con il Master “Food Innovation Program” dell’Università di Modena e Reggio Emilia, è dunque un approccio diverso allo sviluppo dei prodotti, volto alla pianificazione e alla creazione di nuovi progetti, focalizzando ogni soluzione sulla persona in risposta a una necessità. L’utente, attraverso interviste e ricerche da parte del designer, diventa quindi l’elemento decisivo per stabilire se un prodotto debba entrare nel mercato o meno.
 
Il packaging oltre il packaging. Nel corso della tavola rotonda, che ha chiuso degnamente la due giorni di Giflex, è stato riassunto il messaggio chiave del Congresso d’Autunno, condiviso da tutti i partecipanti: oggi più che mai, il presente e il futuro del packaging nella società liquida si giocano su sinergie, innovazione creativa, tecnologia, personalizzazione e attenzione ai nuovi modelli di consumo.                                                           

 

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