Sguardo globale e alleanze: Ipack-Ima, missione futuro
La fiera è ormai alle porte. L’ad Castelli: “Puntiamo a un pubblico sempre più internazionale”. L’evento principale celebrerà il rapporto tra arte e tecnologia.
Una fiera vivace, internazionale, fortemente orientata al business. Capace, in una fase storica complicata, di rappresentare un importante momento di confronto. Un porto sicuro. È questa l’Ipack-Ima disegnata dall’amministratore delegato Simone Castelli. Lo incontriamo a Milano, negli uffici del quartiere fieristico, in un pomeriggio di ordinario lavoro: il team che organizza la manifestazione picchietta forte su mouse e tastiere, per mettere a punto gli ultimi dettagli: maggio (l’appuntamento è a Milano dal 27 al 30) è alle porte.

Castelli, la fiera ha annunciato, poco dopo l’inizio dell’anno, il sold out degli spazi espositivi. Soddisfatto?
“Siamo molto contenti. Il sold out a inizio anno ci ha sorpreso ma non troppo: abbiamo fatto un lavoro profondo, partendo subito dopo la fine dell’edizione 2022. Abbiamo presidiato tutte le principali fiere mondiali, abbiamo lavorato molto sulla comunicazione e sul marketing, possiamo dire di esserci mossi in modo capillare. Mi preme sottolineare che una delle cose che più ci rende orgogliosi è il fatto che un terzo degli espositori che ha deciso di partecipare a Ipack-Ima sia straniero: è il frutto del lavoro di presidio e comunicazione fatto dai colleghi di marketing e sales. Ora, con un bilancio fin qui così positivo, siamo chiamati a fornire standard qualitativi davvero alti. Dovremo dare seguito con una visitazione ampia, profonda e internazionale”.
Internazionale è la parola chiave. Gli espositori stranieri da dove arrivano?
“Abbiamo espositori overseas, che arrivano da Stati Uniti e, ovviamente, Cina, uno dei grandi produttori mondiali. Poi un importante presidio continentale con Germania, Francia, Olanda e Spagna. E una bella presenza di turchi, altro grande mercato di produzione di tecnologie. È una copertura che possiamo sicuramente definire ampia”.
Ora siete al lavoro ‘pancia a terra’ per portare visitatori da tutto il mondo. Quali sono le vostre aspettative e le strategie che state adottando?
“Le aspettative sono di crescita rispetto all’edizione del 2022. Va detto, però, che il settore delle fiere esce sempre più da una logica muscolare fatta solo di numeri e mette al centro dell’attenzione il profilo di visitatore che si riesce a coinvolgere. Siamo al lavoro da tempo su questo ‘coinvolgimento mirato’, insieme ai nostri espositori: ci siamo mossi molto sul mercato europeo, ma anche su quello nordafricano e, più in generale, sui paesi a tre/quattro ore di volo da Milano, il nostro focus principale. Sul lungo raggio, invece, abbiamo lavorato con Ice al programma ‘hosted buyer’: dovremmo avere circa 400 buyer presenti in piattaforma. Invito tutti i nostri espositori a usufruire di questa possibilità, perché è stato fatto davvero un grande lavoro per selezionare i profili giusti. Vogliamo che Ipack-Ima diventi sempre più un sistema integrato al servizio di visitatori ed espositori. Partiamo da una buona base, perché il brand è storico e posizionato, ora dobbiamo gestire questa fase di grande trasformazione dell’industria fieristica riuscendo a intercettare al meglio i trend del mercato, le nuove opportunità e le principali innovazioni. In questo senso lavorare in sinergia con Ucima e con il suo centro studi Mecs, che ci sostiene con informazioni costanti, rappresenta un grande vantaggio”.

Cosa distingue Ipack-Ima dalle altre fiere del settore?
“Ci sono tre aspetti che credo vadano sottolineati. Il primo: Ipack-Ima è già di per sé una piattaforma trasversale che si occupa di tecnologie di processo, di packaging, dei materiali ed è multisettore. Abbiamo la fortuna di avere ‘in casa’ Ucima, la più importante associazione al mondo di produttori di tecnologie per il packaging, con cui ci interfacciamo continuamente: Ipack-Ima può beneficiare di tutte le sue conoscenze e dei suoi servizi. È un grandissimo valore su cui dobbiamo continuare a investire. Il secondo punto sembra intangibile ma è molto importante: parlo dell’infrastruttura fieristica e di Milano. Ci piace, infatti, esaltare il più possibile l’aspetto esperienziale della visita in fiera: essere a Milano è un vantaggio, e non solo per la raggiungibilità o gli aeroporti, ma per quello che la città può offrire. Terzo aspetto su cui metto l’accento, i contenuti. Abbiamo un comitato tecnico scientifico presieduto dall’ingegner Luciano Sottile, che da tanti anni è attivo nel settore, di cui ha una conoscenza profonda, e che da sempre è spinto da grande curiosità. Questo comitato è incaricato di costruire contenuti che siano di grande valore per i nostri visitatori”.

Ci può dire qualcosa in più sui contenuti che troveremo a Ipack-Ima?
“Non siamo ancora pronti per declinare nel dettaglio tutti gli appuntamenti ma posso dire che il 28, nel tardo pomeriggio, ci sarà l’evento principale della manifestazione. L’abbiamo ribattezzato, con grande senso di sfida, ‘Visioni d’avanguardia’. Sarà un appuntamento di due ore e lo scopo è quello di offrire un momento di confronto guidato da una logica che potremmo definire ‘visionaria’, cercando di combinare due aspetti che sono in linea con il nostro claim ‘The art of innovation’, e cioè l’arte e la tecnologia. Gli italiani, infatti, sono famosi per la loro capacità di produrre tecnologia che sia al contempo efficace e bella. Ci saranno relatori di taglio internazionale e focus sui trend economici e politici che ci troveremo di fronte nei prossimi anni. Cito, poi, un altro evento molto importante, dedicato alla pasta e con contenuti di livello mondiale: il Pastaria Festival. Il grain based food, come noto, è uno dei pilastri di Ipack-Ima. Ultimo ma non ultimo, i nostri amici del Wpo, la World Packaging Organisation, il 30 sera consegneranno i loro premi. Nei quattro giorni di fiera avremo, grazie a questa importantissima alleanza strategica, 400 delegati da tutto il mondo”.
Sul piano economico e geopolitico l’Europa sta attraversando un momento turbolento. In situazioni come quella attuale, dominate dal cambiamento e dall’incertezza, quale può essere il contributo di una fiera?
“Se un ex presidente della Bce come Mario Draghi dice ‘non so cosa fare, ma fate qualcosa!’, non possiamo certo essere noi a tracciare linee per il futuro. È vero che lo scenario è incerto e le preoccupazioni, in questo momento, sono tante: penso in particolare ai dazi e a come potrebbe cambiare il primo mercato di destinazione delle tecnologie mondiali, cioè gli Stati Uniti. È evidente che gli Usa rimarranno un mercato di sbocco, ma come muteranno le relazioni? E quanto aumenterà la complessità per chi esporta? E poi bisogna ricordare che per noi italiani corto raggio significa anche Ucraina e Medio Oriente, due aree molto importanti dove il quadro, oggi, è a dir poco complesso. Cosa può fare, dunque, una fiera? Nel suo piccolo, credo possa essere un ambito di sicurezza, un luogo dove ritrovarsi insieme, confrontarsi e fare business. È il mio auspicio per Ipack-Ima 25: vorrei fosse un momento di dialogo e di sicurezza per il mercato, chiamato a sfide non banali”.

Stiamo parlando di futuro. Come immagina i prossimi anni di Ipack-Ima?
“Quando sono entrato in azienda c’era un piano industriale molto chiaro che prevedeva sostanzialmente tre aspetti: maggiore specializzazione del nostro lavoro, più internazionalizzazione e forte investimento sul fronte delle alleanze. Parto da quest’ultimo punto. Per quanto il brand Ipack-Ima sia già affermato e noto sul mercato, vediamo nelle alleanze, nelle partnership e nelle amicizie una delle chiavi del nostro futuro. Non a caso l’evento mondiale sulla pasta di Ipack-Ima 25 nasce da un’alleanza. Da soli, oggi, non si va da nessuna parte. Ecco perché, ad esempio, abbiamo stretto un’alleanza, con la UIV, l’Unione italiana vini, proprietaria del Simei, con la quale faremo un percorso a partire dal 2026 che prenderà il nome di Bevertech, evento sul beverage e sul liquid food affiancato al Simei. Di grande importanza, poi, la seconda alleanza, di respiro mondiale, con Informa. Per un’azienda come la nostra, specializzata ma tutto sommato piccola, avere al proprio fianco il primo player mondiale del settore fieristico è motivo di grande orgoglio. Una partnership come questa ci impegna anche ad alzare lo standard qualitativo, ma questa sfida non ci preoccupa perché sappiamo di essere bravi: nel team ci sono le personalità giuste per avere successo. Questa opportunità ci proietta su una piattaforma multimercato e multisettore che va dalle Filippine al Brasile, più tutto quanto riusciremo a costruire insieme. Credo - e lo dico senza arroganza - che Informa abbia bisogno delle competenze verticali che Ipack-Ima, Ucima e Fiera Milano possono fornire nel settore del packaging, del processing e dei materiali. Loro hanno il presidio dei mercati, noi abbiamo il know how del settore: questo matrimonio, nelle speranze di entrambi, potrebbe portare nel breve e medio periodo a grandi risultati”.
