Buono il 2019 delle macchine automatiche
Accertata la solidità dei costruttori italiani di macchine automatiche per il confezionamento e l’imballaggio nel 2019 - dove spicca la crescita delle soluzioni per il farmaceutico - si guarda con una certa apprensione e una buona dose di realismo all’evoluzione del mercato nel 2020. Indicatori dall’Indagine Statistica Annuale di Ucima. Milena Bernardi
Anche nel 2019, il mercato italiano delle macchine per il packaging di prodotti food & beverage, cosmetici e farmaceutici ha confermato un trend di crescita. A riportarlo sono i dati espressi nell’ottava indagine statistica nazionale redatta dal MECS - Centro Studi UCIMA, dalla quale risulta un quadro in generale positivo per l’intero comparto delle macchine per il confezionamento, che ha chiuso l’esercizio a +2,2% (unico segno “più” dell’intera famiglia Federmacchine, Ndr.).
Tuttavia, se per il 2019 si può ancora esultare, altrettanto non accadrà per il 2020. E questo, purtroppo, come fanno presente gli estensori dell’Indagine Ucima nell’introduzione, è un dato ormai certo: tutti i numeri presentati saranno infatti drasticamente diversi da quelli contenuti nel prossimo rapporto, a causa del crollo degli indicatori internazionali rispetto a quelli stimati nel recente passato e con l’Italia fanalino di coda in ogni statistica in circolazione.
L’emergenza sanitaria da Covid-19 è riuscita dunque per la prima volta ad abbattere le aspettative di un settore come quello delle macchine per il packaging che, in virtù dell’altissima diversificazione dei mercati di destinazione e dei settori clienti, aveva finora sempre retto gli urti delle congiunture.
Nel panorama prossimo venturo, discorso a parte andrà fatto per il comparto macchine farma, operativo durante l’emergenza e che, in virtù della sua funzione strategica “essenziale”, manterrà le buone posizioni acquisite anche in futuro.
Dati di un’evoluzione
I comparti industriali che operano nella produzione di beni strumentali, rappresentati da Federmacchine, nel 2019 hanno generato complessivamente 35.671 milioni di euro, un risultato in calo del 3,9% rispetto al 2018, anno in cui il giro d’affari aveva raggiunto i 37.117 milioni.
In tale contesto, il settore dei costruttori italiani di macchine automatiche per il confezionamento ha dimostrato ancora una volta la propria solidità e, per il quarto anno di fila, ha messo a segno performance positive, classificandosi al primo posto in termini di export e al secondo come giro d’affari complessivo. Secondo le rilevazioni di Ucima, il fatturato del comparto (616 aziende con 33.304 addetti) ha toccato gli 8.040 milioni di euro (22,5% del fatturato totale), in crescita del 2,2% sull’anno precedente, unico segno più in tutta la famiglia Federmacchine.
La quota di export è salita al 79%, con un corrispettivo a valore di 6.351 milioni di euro (+2,3%), ma tiene bene anche il mercato domestico, che ha messo a segno un +1,8 % (1.689 milioni di euro).
Performance per settori di destinazione
Nella suddivisione del fatturato tra i vari settori clienti, il 2019 conferma una predominanza dell’industria alimentare nella sua globalità (food + beverage), che incide per il 56% sul volume d’affari complessivo. I due sotto-settori si confermano anche singolarmente in testa alla classifica: il food risulta il primo settore cliente, assorbendo il 29,6% (2.377 milioni di euro) del fatturato totale, con una propensione all’export del 73%. Il beverage si colloca al secondo posto (2.120 milioni), assorbendo il 26,4% del volume d’affari complessivo con vendite destinate per l’83% ai mercati esteri.
Segue, per volumi, il mercato delle macchine per il settore farmaceutico, con 1.475 milioni di euro fatturati nel 2019, realizzati per il 79% sui mercati internazionali. Il settore “altro” (macchine per il tabacco, tissue, ecc.) raggiunge i 1.461 milioni di euro (18,2% del totale), e mostra la più alta propensione esportativa tra i settori a valle, pari all’84%.
Chiudono la graduatoria i comparti chimico e cosmetico, che hanno fatturato rispettivamente 292 e 312 milioni di euro, ma con minori propensioni all’export, allineate a quella dell’alimentare (73% e 74%).
Macchine per il farma: il dettaglio
Dopo il cosmetico, il settore delle macchine per il packaging destinate al settore farmaceutico, si conferma quello con crescite più evidenti sia in Italia che all’estero. Le vendite oltre confine hanno superato i 1.169 milioni di euro (+9%), mentre in Italia i volumi sono stati pari a 305.901 milioni (+6,5%).
Il peso del comparto sul giro d’affari totale (tutti i settori clienti) è del 18,3%. Come si evince dalla tabella 4.3 il trend del triennio si è rivelato in costante crescita: nel 2019 l’incremento è stato dell’8,5%, nel 2018 del 17,2%, nel 2017 del +4,1%.
Formatrici-riempitrici-chiuditrici le più vendute. L’analisi di Ucima ha preso in esame anche l’andamento delle singole tipologie di macchine che, per quanto riguarda la categoria Pharma, sono risultate quasi tutte in crescita.
Con 333,7 milioni di euro (291 nel 2018) le più vendute risultano essere le formatrici-riempitrici-chiuditrici (FFS) e le termoformatrici, seguite da riempitrici e dosatrici (287,3 milioni contro 256,6).
Sul terzo gradino del podio i dispositivi di ispezione e controllo a quota 199,1 milioni (erano 241,5 nel 2018), mentre il quarto posto viene occupato dalle astucciatrici e incartonatrici (148,7 milioni e 131,3 nel 2018).
Riempitrici e sigillatrici (Fs machines) conquistano la quinta posizione con 122,9 milioni di euro (113,3 l’anno precedente).
Seguono in ordine di fatturato etichettatrici, stampanti marcatori (91,2), pallettizzatori e depallettizzatori (90,9), attrezzature ausiliarie (76,1), macchine per manipolare contenitori (64,3), avvolgitrici e chiuditrici rispettivamente a 40,8 e 20,2 milioni di euro.
Le aree di export: UE sul podio. Per comprendere al meglio l’enorme balzo compiuto dal comparto, è necessario tornare al 2014, quando l’export delle macchine italiane per il packaging farmaceutico valeva 784.827 milioni di euro. Nel 2019 il volume d’affari generato all’estero è lievitato a 1.169.246 milioni, ben 584.623 milioni in più, un risultato che evidenzia la forza trasversale della tecnologia italiana sui mercati esteri, dall’Europa all’Oceania. Entrando nel merito dei singoli Paesi di destinazione, lo scorso anno l’UE, sbocco commerciale numero uno, ha generato il 41,6% del fatturato pari a 485.855 milioni, in leggera flessione sul 2018 che aveva chiuso a quota 493.599 milioni. In crescita l’area asiatica con 300.449 milioni (+29,9% sul 2018), così pure il Nord America, terzo mercato di destinazione, dove le vendite sono salite a 131.825 milioni (+8%). Seguono in ordine di fatturato i paesi Extra UE con 113.405 (-3,9%), Sud America (79.409 milioni, +33,5%), Africa (48.184 milioni, +17%) e infine l’Oceania a 10.117 milioni; +41,4%).