Cibo come scelta di vita: tendenze “in pillole”

Come aveva previsto il sociologo Zygmunt Bauman (“Vita Liquida”, 2008), oggi gli individui sembrano sempre più convinti che per raggiungere una piena realizzazione di sé occorra sbarazzarsi il più possibile di vincoli e regole.

La società sembra dunque sempre più "una sostanza liquida", in cui le persone si comportano come molecole fluttuanti, non più legate a modelli di massa e in grado di mutare facilmente convincimenti, opinioni e scelte. Anche in campo alimentare, dove soprattutto giovani e donne sono e si sentono, sempre più liberi e orientati alla sperimentazione, a riprova del fatto che continuano ad essere le componenti più dinamiche della nostra società.
Il dato più significativo della “liquidità” delle scelte alimentari degli italiani è la proiezione verso stili di consumo lontani dalla tradizione e dalla tipicità territoriale, e convergenti, invece, su valori di salute e benessere. Probabilmente proprio perché, oltre a rispondere nell’immediato a nuove necessità fisiche e sensibilità valoriali, sono anche espressione di affrancamento da schemi unificanti e “gabbie” comportamentali.

Ecco un elenco per cenni delle principali tendenze in cui si articola il generale orientamento alla vita sana.
• Il biologico continua a crescere a due cifre. È buono, fa bene ed è più sostenibile, per l'ambiente e per gli animali. E interessa sempre di più anche i prodotti per l'igiene personale e della casa, l'abbigliamento e il tessile per l'arredamento.
• Cresce, in parallelo, il cibo “della rinuncia”: di carne ma non solo. In Italia 1 persona su 10 è vegetariana (non mangia carne né pesce) e 1 su 50 è vegana (rinuncia a tutti i cibi di origine animale, anche i derivati). Questa tendenza ci vede primi in Europa, e riguarda principalmente il Nord Ovest del paese (36%), le grandi città (13%), i lavori dirigenziali (25%) e le donne (58%), soprattutto fra i 45 e i 54 anni (28%) e laureate (17%). Questi trend tendono a radiclaizzarsi, filiando nuovi fenomeni emergenti al limite dell'integralismo:
• i fruttariani si nutrono di sola frutta e verdura, escludendo dunque dalla propria alimentazione non solo i prodotti di origine animale ma anche ogni altra parte delle piante;
• i crudisti, come dice il nome, mangiano solo alimenti crudi, non trasformati o cotti a temperature superiori ai 50 °C;
• i reducetariani limitano il consumo di alimenti di origine animale al solo week end, o ad un solo giorno nella settimana;
• i pescetariani e i pollotariani bandiscono dalla loro dieta tutto ciò che è animale salvo il pesce o la carne;
• i macrobiotici ritengono che, per raggiungere il benessere fisico, occorra un equilibrio rigoroso negli apporti nutrizionali giornalieri (il 50% delle calorie da cereali integrali in chicchi, il 20-30% da verdure di stagione crude e cotte, il 10-20% da carne bianca, pesce, legumi o sostituti, il 10% da frutta fresca o secca);                
• il locavorismo predilige cibi locali, prodotti e trasformati in un raggio di circa 200 chilometri da casa;
• la dieta paleolitica trae spunto dalle abitudini alimentari dei nostri antenati, ammettendo solo gli alimenti reperibili in natura tramite la caccia, la pesca e la raccolta di radici, bacche, verdura e frutta, preferibilmente freschi;
• e infine ci sono anche i Brethariani che, secondo la definizione ufficiale, non mangiano nulla e si nutrono solo di aria e sole. Ma, come chiosano gli estensori del rapporto Coop, questo è davvero un altro discorso…

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