Si può fare!!!
L'editoriale di Stefano Lavorini.
« Ah, le fiere… Quelle meravigliose occasioni per trascorrere giornate intere in spazi soffocanti, circondati da estranei che cercano disperatamente di venderti qualcosa. Che gioia!».
Con questo ingeneroso giudizio, la giovane stager di nome AI - per esteso Anima Intelligente - che mi ha accompagnato nel mio viaggio a Düsserdorf, ha tentato di liquidare in modo sommario la recente edizione di interpack, che si è praticamente conclusa ieri nell’ottimismo generale e che, nella sostanza, mi sembra abbia saputo coniugare innovazioni tecnologiche con una vision lungimirante della sostenibilità.
«Non per fare polemica - sussurra ancora la mia draconiana compagna di strada - ma il valore di una fiera è tutto nella possibilità di socializzare con persone che non hai mai incontrato prima e che, onestamente, non sai se tornerai mai a vedere. Alla fine, tutti si scambiano biglietti da visita, stringono mani e fanno sorrisi forzati mentre cercano di vendere i propri prodotti a chiunque sia disposto ad ascoltarli per qualche minuto».
Ma non è così! Perché, a ragione, possiamo dire che alla fiera tedesca c'erano un po' tutti quelli che contano nel mondo del packaging e dell’imballaggio, accomunati, fondamentalmente, dalla gioia e dalla soddisfazione di ritrovarsi in presenza, e così facendo, tornare a concentrarsi sulle esigenze del futuro dell’uomo.
«Oh ma allora - aggiunge AI, con un pizzico di verità - vogliamo forse sorvolare sulla gioia di camminare per chilometri tra gli stand, zigzagando tra le persone, ripetendo fino all’estenuazione gli stessi percorsi da una parte all’altra del quartiere fieristico, districandosi tra labirinti di materiali e macchine, imballaggi e robot?».
Ma come potrebbe essere altrimenti, dico io, considerando i 2.807 espositori e i circa 143.000 visitatori, due terzi dei quali provenienti da 155 Paesi del nostro mondo. È proprio questo il suo bello. Come non restare affascinati e non vivere e approfittare delle dimensioni “monster” di interpack?
«E vabbè - incalza l’ormai scomoda apprendista - diciamo allora che la fiera offre anche la meravigliosa opportunità di ascoltare dissertazioni prolisse su argomenti di cui, ai comuni mortali, talvolta sfugge il senso… presentazioni infinite sui benefici del “cartonplastipolimeropolistirolo” o sugli ultimi progressi nel confezionamento delle “caramelle al gusto di formaggio”. Che spettacolo!»
A essere onesti c’è davvero un po’ di tutto… Ma noi veterani abbiamo saputo cogliere e apprezzare le cose interessanti, in primo luogo le tante voci delle aziende del settore che hanno portato in fiera la propria idea di innovazione di prodotto e di business. E, perché no, tra le altre, anche l’intervento di Valentino Valentini, viceministro al Ministero delle Imprese e del Made in Italy che, in occasione della presentazione di Ipack-Ima 2025, ha saputo dare l’idea che l’Italia possa essere una nazione normale, con politica e industria capaci di fare sistema.
«E poi e poi… finalmente c'è la gioia di tornare a casa, con borse piene di depliant, penne e gadget che saranno presto dimenticati, e metterti in pigiama, lontano da tutto questo caos» chiosa AI, volendo avere, non paga e un po’ indispettita, l’ultima parola.
A noi, invece, resta ben chiaro altro: la soddisfazione di continuare ad aggiornare e fare informazione, in un dialogo costante con il mercato grazie ai servizi speciali sulla rivista e sul web, ai documenti dal vivo, videoclip e post sui social che siano, che abbiamo realizzato e che continueremo a dedicare a questa grande kermesse.
Come esclama Gene Wilder nel film Frankestein Junior, il capolavoro diretto da Mel Brooks nel 1974, nel momento in cui riesce a dar vita alla sua imperfetta creatura: “SI PUO' FARE!!!”.
Anzi, si deve rifare, perché nei fatti, interpack resta una di quelle esperienze che ci toccano e che ti portano a pensare, magari in modo confuso, che quanto ti accade intorno sia frutto del destino: di quel destino che radica l'essere nell'avvenire, che connette l'esistenza a un disegno e alla persistenza.