ATTENZIONE: così va il mondo!

Editoriale di Stefano Lavorini. A colloquio con Bernd Jablonowski… Considerazioni a ruota libera (ma non troppo) sul ruolo, sulle strategie in ambito internazionale e sul futuro delle fiere specializzate.

«Ho molte buone notizie» esordisce con garbo Bernd Jablonowski in una chiacchierata “fra vecchi del settore”, riferendo in primo luogo dell’aumento del numero di espositori italiani a interpack e, solo in seconda battuta, dell’ulteriore crescita della fiera, di cui prospetta un’edizione davvero sorprendente (si veda al proposito, l’articolo di spalla sui dati riportati nella conferenza stampa di Milano e i fatti più emblematici dell’edizione 2017). Più metri quadri ma anche più contenuti, grazie a una proposta merceologica complessiva sempre più ampia, che non manca di mettere in relazione l’IoT con la produzione, il processo con l’imballaggio, la tecnologia con le istanze sociali di salvaguardia ambientale e di sicurezza per i consumatori.
Per anni direttore della manifestazione, Jablonowski è oggi responsabile del Global Portfolio Packaging & Processing di Messe Duesseldorf. Una posizione guadagnata sul campo, la sua, grazie alla determinazione personale ma anche alla non comune capacità di mediare la visione di un soggetto industriale forte come Messe Duesseldorf con la consapevolezza che il mondo globalizzato può riservare sempre e comunque sorprese.
L’imperativo, per lui, sembra essere infatti quello di anticipare e innovare, restando però con i piedi ben piantati a terra, ovvero sapendo dove e come investire a livello globale per crescere, senza timore di rinunciare a progetti che potrebbero rivelarsi di ostacolo allo sviluppo del business.
 
Molti anni fa, quando ci siamo incontrati per la prima volta, eri preoccupato per la natura del business tradizionale delle fiere B2B, sia di quelle nazionali ma anche di eventi del calibro di interpack. Hai cambiato parere?

No, il sentimento è sempre lo stesso: in Europa le fiere stanno via via perdendo espositori e, di conseguenza, riducendo gli spazi. Il focus sembra essersi spostato su eventi di respiro internazionale o su manifestazioni che si svolgono in alcuni mercati emergenti. C’è da aggiungere che anche interpack, pur contro corrente rispetto a questo trend negativo, deve fare i conti con i cambiamenti strutturali del mercato: vendite, fusioni e accorpamenti societari sono all’ordine del giorno, grandi realtà industriali danno vita a nuove divisioni spostando il proprio asse produttivo in ambiti diversi dal passato. Sto pensando, a titolo di esempio, a quanto stanno facendo, in termini di rifocalizzazione delle attività, IMA in Italia o Bosch in Germania.  

Africa, India, Cina… Queste le frontiere del vostro impegno prossimo, con una strategia che sembra puntare a eventi “regionali”, senza però dimenticare la natura profondamente internazionale della vostra organizzazione.    
Messe Duesseldorf ha modificato la propria struttura e, nell’ottica di una strategia unitaria che metta in evidenza le competenze nell’ambito del packaging e del processo, abbiamo creato il marchio ombrello “interpack alliance”, che distinguerà in futuro tutte le nostre manifestazioni internazionali legate al Global Portfolio Processing & Packaging di cui sono responsabile. Spinti da precise richieste del mercato, abbiamo organizzato eventi in Africa, ma siamo ormai consapevoli delle difficoltà a operare in quell’area secondo i nostri schemi e il nostro tipo di organizzazione. Vedremo quindi il da farsi.
E se in India, effettivamente, abbiamo intrapreso un percorso “regionale”, in Cina puntiamo a sviluppare una grande fiera. Ecco perché stiamo cercando un accordo con ADSALE, affermato organizzatore di eventi in quel Paese.  
 
Gli organizzatori di fiere tedeschi sembrano sempre più in concorrenza tra loro, vista la difficoltà a pianificare eventi di grande portata, magari nel Far East. Come state affrontando la competizione sul mercato domestico?
Siamo convinti che, talvolta, abbia senso lavorare insieme a un progetto: per esempio, stiamo organizzando i nostri eventi  in India in parallelo con quello di Messe München e la fiera che facciamo a Mumbai sta crescendo molto bene. La collaborazione ha senso là, ma in Germania… in Europa... siamo competitor a tutti gli effetti, visto l’overlapping che si va consolidando fra alcune manifestazioni. Discorso analogo vale per gli organizzatori italiani, con cui siamo in contatto.
Alcuni soggetti fieristici tedeschi hanno invece scelto un’altra via e, grazie a collaborazioni strutturate, hanno ampliato l’offerta espositiva per compensare la riduzione del numero degli espositori.
In altre parole, siamo tutti chiamati a cambiare mentalità e metodi per affrontare le nuove sfide.
 
In un momento in cui l’attenzione di tutti è alla “digitalizzazione” del business, le fiere continuano a essere quanto di più “fisico” si possa immaginare...

Qualcuno diceva che, con il web, le fiere B2B sarebbero scomparse (come le riviste su carta). Interpack dimostra il contrario, perché il contatto personale è fondamentale anche in questo momento storico, ed è vero ovunque. Anzi lo sarà ancora per parecchi anni.
Nel corso del tempo, interpack è cambiata molto, è inevitabile. Quest’anno, non potevamo certo mancare di trattare le questioni relative all’Industry 4.0., ambito nel quale tutto suona facile e semplice, ma in realtà così non è. Molte le regole da rispettare e molti i dubbi da chiarire: chi è il proprietario dei dati? E le informazioni sono davvero sicure? L’intelligenza deve stare dentro le macchine o governarle dall’esterno? I nostri clienti, in futuro, saranno Microsoft, Amazon, Google? E come risponderà l’industria a queste nuove sollecitazioni?
Per tentare delle risposte, in collaborazione con la VDMA abbiamo deciso di allestire in uno uno spazio ad hoc  una linea funzionante, che intende essere una prima traduzione pratica dei principi dell’Internet of Things.
Ma non solo: con l’area Components, metteremo un ulteriore focus sull’automazione, dato che la digitalizzazione dei dati e l’automazione sono strettamente connesse.

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