Gli imballaggi flessibili da converter
DATI E FATTI Multistrato coestrusi o laminati, o monostrato, i packaging flessibili costituiscono una delle poche aree del settore imballaggio in progressivo sviluppo. Plinio Iascone
Questa famiglia di imballaggi presenta una struttura complessa plurimateriale, costituita da cellulosa, plastica, film di alluminio o strato metalizzato, ottenuta per accoppiamento, coestrusione o laminazione. Le combinazioni tra i diversi materiali sono studiate tenendo conto sia delle caratteristiche del prodotto da confezionare sia della shelf life che devono garantire, definendo così i principali punti di forza di questa tipologia di packaging. Si trovano, però, sul mercato anche packaging monostrato, destinati a impieghi meno esigenti in fatto di barriera.
Nel complesso, gli imballaggi flessibili da converter costituiscono una delle poche aree del settore “imballaggi” che ancora esprime un trend in progressivo e interessante, sviluppo (considerando, ovviamente, il ciclo di vita nel suo insieme).
In un primo tempo tale sviluppo è stato ottenuto essenzialmente erodendo quote ad altre tipologie di imballaggio, mentre di recente risulta guidato per lo più dall’inserimento in settori nuovi: piatti pronti surgelati o refrigerati, prodotti ortofrutticoli di IV gamma, alimenti freschi pre confezionati e pre pesati, prodotti ittici freschi veicolati dai centri di acquicoltura al punto vendita eccetera.
Il mercato
Il 2011 ha espresso una domanda interna di 185.000 t, in aumento del 3,3% rispetto al 2010, e un risultato particolarmente positivo delle esportazioni, al +11%. Il trend favorevole di entrambe le componenti della domanda ha consentito di concludere l’anno con una produzione in crescita del 6,7%. Dal 2008 al 2011, dunque, anche in presenza di due crisi economiche, questo settore è riuscito a segnare uno sviluppo complessivo del 3% medio annuo.
Le esportazioni ne rappresentano una componente importante, attestandosi al 43,8% della produzione. Non è una novità: i produttori italiani di imballaggi flessibili hanno da sempre avuto una forte vocazione all’export, sostenuti da indubitabili punti di forza come qualità di prodotto e servizio al cliente, e alcune aziende del settore arrivano a esportare oltre il 70% della produzione.
Sempre contenute, invece, le importazioni che costituiscono fra l’1-2% del consumo nazionale, ma la concorrenza estera, specie turca, si fa sentire (anche se, per il momento, soprattutto sui mercati esteri).
Guardando alle caratteristiche di questa famiglia di imballaggi, è importante rilevare che nel corso degli ultimi anni i poliaccoppiati da converter mostrano un progressivo alleggerimento del peso a parità di prestazioni. Tale processo è il risultato di una proficua attività di ricerca atta a individuare nuovi materiali e tecniche di fabbricazione. Ne è derivata, fra l’altro, una riduzione, nel corso degli ultimi anni, della componente cellulosica e del film in alluminio, quest’ultimo spesso sostituito ricorrendo alla metallizzazione. Più in generale, questo cambiamento è reso possibile dalla progettazione di strutture multistrato a base plastica, che assolvono alle funzioni prima svolte dalla cellulosa o dall’alluminio. Secondo le ultime stime, attualmente l’80% circa dei poliaccoppiati flessibili da converter è costituito da strutture di sola plastica, il 15% comprende il foglio di alluminio e il 5% il foglio di carta.
I settori di impiego
L’area alimentare resta il principale mercato di sbocco degli imballaggi di poliaccoppiato flessibile da converter, con una quota 2011 attorno al 90,8%. L’elevata diffusione di questa tipologia di packaging nel food deriva da diversi fattori, con il testa la già menzionata crescita di alimenti pre-pesati e pre-confezionati, in genere in atmosfera protettiva, di piatti pronti all’uso in atmosfera protettiva, di ortofrutta di quarta gamma e affini.
Area alimentare
In ambito alimentare le due maggiori quote di mercato, con riferimento al venduto in Italia, appartengono ai prodotti da forno e alla pasta, che rappresentano il 22,5% circa, e ai derivati del latte (formaggi, yogurt, burro ecc.) con uno share del 17,2% circa.
Considerando la pasta alimentare, i maggiori quantitativi sono riconducibili alla pasta fresca industriale e ai gelati. La pasta fresca presenta i maggiori tassi di sviluppo, un primato sostenuto tanto dalla crescita dei consumi delle varie tipologie di paste fresche industriali quanto dall’orientamento dei marketer a proporre prodotti confezionati in atmosfera protettiva.
Per quanto concerne i derivati del latte, la maggior quota di poliaccoppiati flessibili da converter è assorbita dai formaggi preconfezionati e porzionati, provenienti dalle industrie o confezionati direttamente presso la distribuzione moderna.
In ambito food gli imballaggi flessibili da converter vengono impiegati anche per il confezionamento di carni trasformate e salumi, che presentano una quota dell’8,2% e risultano in progressiva crescita tanto nelle industrie di produzione quanto presso i punti vendita della GDO, oltre che dei surgelati, che esprimono il 7,2% della domanda, del caffè (4%) e del pet food (3,6%). In quest’ultimo mercato l’impiego del flessibile da converter è in progressiva crescita, trainato dallo sviluppo del settore nella sua globalità ma anche per il favore conquistato dagli imballaggi flessibili sia per i prodotti secchi che per gli umidi, a scapito di altre soluzioni di packaging.
Infine, la presenza del poliaccoppiato flessibile da converter in area alimentare è significativa, e mostra buone potenzialità di sviluppo ulteriore, anche per le conserve di legumi, i derivati del pomodoro destinati all’horeca, le creme e salse varie e altro ancora. Attualmente, la quota da ascrivere alla voce “altro” (dal nostro punto di vista) dell’alimentare ha raggiunto il 28,1%, di cui una posizione importante è rappresentata dai prodotti ittici provenienti dai i centri di acquacoltura e destinati ai punti vendita.
Non food
Nell’area non alimentare, il principale campo di applicazione di questa tipologia di packaging è quello della detergenza domestica, con uno share del 4,9%. Qui gli imballaggi flessibili poliaccoppiati presentano buone potenzialità di sviluppo sia per l’orientamento a sostituire l’astuccio di cartoncino con il sacco di poliaccoppiato sia per la progressiva diffusione degli additivi in forma pastosa per il lavaggio.
Il settore farmaceutico e della cosmesi-profumeria rappresenta il secondo mercato di sbocco in area non food, con una quota del 4,3%. La positiva evoluzione in entrambe le aree trae anche origine dalla progressiva propensione del mercato per i monodose, per il cui confezionamento si ricorre, essenzialmente, a due alternative: la bustina di poliaccoppiato da converter o il flaconcino di plastica.
In sintesi
Per concludere, si può affermare che globalmente le potenzialità di crescita dei poliaccoppiati flessibili da converter restano buone. Diversi i fattori che ne sostengono la domanda:
- l’efficienza tecnico-commerciale dei produttori nel captare, e trasferire sul mercato, le esigenze dei clienti;
- il contenuto ingombro dell’imballaggio;
- la capacità di riunire in un unico imballaggio le prestazioni dei diversi materiali che lo compongono;
- la coerenza della filiera dell’imballaggio e la sua forte vocazione all’export, sostenuta da una significativa competitività.
Plinio Iascone
Istituto Italiano Imballaggio