Resine per il packaging, nel segno della “circolarità”

FKuR Kunststoff GmbH rinnova la propria presenza al “K 2019”  (16-23 ottobre, Duesseldorf), dove si prepara a presentare un’ampia gamma di polimeri e compound biodegradabili, compostabili o provenienti da fonti rinnovabili (biobased).

Fornitore a tutto campo di compound biodegradabili e compostabili per l’industria del packaging, FKuR risponde anche alla crescente domanda di beni durevoli realizzati con materiali provenienti da fonti rinnovabili. La sua offerta spazia in un’ampia scelta di materiali allo stato dell’arte, sviluppati in stretta collaborazione con il cliente, e capaci di adattarsi alle specifiche tecniche e strategiche di ciascun progetto e processo produttivo.

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DALLE PROPOSTE BIODEGRADABILI E COMPOSTABILI...
Bio-Flex®. Lo stato dell’arte dei compound biodegradabili per la produzione di manufatti compostabili (in conformità alla norma EN 13432) è rappresentato dalla gamma Bio-Flex®, di cui sono disponibili:
• gradi per estrusione in bolla (blow film extrusion) con rinnovabilità fino al 60% ed adatti anche a produrre film sottili ma resistenti, come quelli destinati alla produzione dei sacchetti ortofrutta;
• gradi per iniezione o termoformatura, con uno spessore certificato compostabile fino a 1,2 mm.    
Alcuni di questi gradi possono vantare un’elevata termo-resistenza nativa ed essere utilizzati per la produzione di capsule per caffè.

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FKuR_biograde_web.pngBiograde®. Ulteriore soluzione in questo ambito, è la famiglia Biograde®, a base acetato di cellulosa, rinnovabile fino al 60% (ASTM D6866) e con caratteristiche simili all’ABS o al polistirolo.
Consente di produrre oggetti biodegradabili con elevata stabilità in condizioni d’uso quotidiano, quando cioè non siano messi in condizioni di compostaggio. In pratica, questo compound può essere impiegato nella produzione di penne, posate e altri articoli tecnici.

…A QUELLE DUREVOLI E BIOBASED
Green PE. A chi desideri rendere più sostenibile il proprio packaging in polietilene, FKuR propone il Green PE di Braskem, di cui è distributrice.
Si tratta di un polietilene rinnovabile realizzato a partire  dalla canna da zucchero che, rispetto alle soluzioni analoghe di origine fossile, presenta un carbon footprint nettamente più vantaggioso (-3,09 kg CO2 equiv/kg per il Green PE contro +1,7 kg CO2 equiv/kg per il PE fossile), grazie al fatto che la pianta, crescendo, assorbe la CO2 dall’ambiente grazie alla fotosintesi.

Terralene®. Tra le soluzioni sviluppate da FKuR, ricordiamo la linea Terralene®, ideale per applicazioni di packaging cosmetico e alimentare, che comprende prodotti a base PP con una rinnovabilità di circa il 30%. Sviluppato nello specifico per i processi di iniezione, termoformatura e soffiaggio (blow moulding), è disponibile in diverse fluidità e gradi di trasparenza.

Terraprene®  e PET Eastlon. L’ultima generazione di TPE (elastomeri prodotti a partire da fonti rinnovabili) è rappresentata dal Terraprene®, mentre il PET Eastlon 30% plant based - la cui componente vegetale anche in questo caso deriva dalla canna da zucchero - si configura come la scelta più adatta per chi desideri ultilizzare un PET ad alto grado di sostenibilità.

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Economia circolare: il “manifesto” di FkuR
Chiarendo le linee guida del proprio impegno nell’abbracciare e contribuire ad un modello di economia circolare, FkuR ricorda come queste prevedano che i manufatti in plastica debbano essere il più possibile riciclabili. Al contempo però riconosce il valore dell’origine rinnovabile dei prodotti biobased, riducendo a monte la dipendenza dalle fonti fossili.
I prodotti durevoli biobased offrono notevoli plus in termini di sostenibilità.
Sono, infatti, conferibili nelle attuali linee di sorting della raccolta differenziata e, anche qualora parte degli stessi dovesse essere avviata a termovalorizzazione, le emissioni di CO2 nell’ambiente risulterebbero comunque meno impattanti rispetto ai prodotti tradizionali di origine fossile.
Anche i prodotti compostabili compiono un ciclo virtuoso di valorizzazione, in quanto possono essere recuperati in vario modo: come compost, ovviamente, ma anche come fonte di biogas da cui ottenere energia. In entrambi casi, per “chiudere il cerchio” della sostenibilità è importante che la componente rinnovabile sia elevata e che il carbon footprint sia favorevole, per rallentare quanto più possibile l’incremento di immissione di CO2 in atmosfera. 

 

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