Report sullo stato dell'imballaggio – Maggio 2019

Osservatorio quadrimestrale della filiera dell’imballaggio: situazione a maggio 2019. Dati consolidati e ipotesi di sviluppo nel biennio 2019-20.

Il Rapporto descrive l’andamento dei comparti dell’industria manifatturiera (che resta l’indicatore più significativo per capire come si dovrà muovere l’industria del packaging), dove più intenso è il consumo di imballaggi. 
I quadri evolutivi dei settori manifatturieri derivano dalle analisi settoriali elaborate da associazioni di categoria, dalla banca dati dell’Istituto Italiano imballaggi o da Prometeia.
Al proposito ricordiamo però che i dati riportati su questo fascicolo sono quelli disponibili al momento in cui scriviamo (maggio 2019).
Approfondimenti aggiornati e più completi su tutti i comparti saranno oggetto del prossimo Rapporto.   

FOOD
Alimenti e bevande

Secondo l’analisi di Federalimentare, il grande comparto “food e bevande” chiude il 2018 con una produzione in crescita dell’1,1%. Il fatturato raggiunge i 140 miliardi di euro (+2% rispetto al 2017).
A trainare il settore resta sempre l’export, che arriva a 33 miliardi con un saldo attivo di oltre 1 miliardo, mentre i consumi interni risultano alquanto stabili.
In base alle recenti elaborazioni relative ai primi mesi del 2019, si registra una crescita intorno allo 0,5% mentre le previsioni per l’intero anno si confermano molto caute.
Le previsioni di crescita del PIL e la modesta fiducia dei consumatori sono le cause principali di una crescita del settore alimentare prossima allo zero, sia per i volumi che per il fatturato. Il trend di sviluppo del settore dovrebbe però rafforzarsi, secondo Prometeia, per il biennio 2020-2021, con una crescita media annuo dell’1%.
Per quanto riguarda l’export, il 2019 dovrebbe confermare il trend già registrato nel 2018 (+3%).

NON FOOD
Cosmesi e profumeria

Per quanto riguarda il settore della cosmetica si conferma una crescita del fatturato globale 2018 pari al +2%, cui hanno senz’altro contribuito le esportazioni in costante sviluppo (+3,5%) a fronte di un mercato interno che registra un modesto 0,9%.
In base all’analisi relativa ai primi mesi del 2019, si ipotizza un +2,6% per il fatturato globale, con un trend esportativo analogo al 2018 (confermando quindi il +3,5%). Ma è sul mercato interno che la situazione potrebbe migliorare, con una crescita che dovrebbe assestarsi intorno al +1,3%.

Prodotti chimici
Secondo Federchimica, dopo un 2017 decisamente brillante, il 2018 chiude con tassi di crescita ridotti rispetto all’anno precedente: +1% per il totale del comparto, numero peraltro perfettamente in linea con la media europea.
Il settore della chimica si conferma un termometro sensibile dell’andamento economico generale, in quanto raccoglie al proprio interno svariate categorie di prodotti intermedi, utilizzati nei più disparati comparti industriali. Molti gli elementi da considerare per il rallentamento della crescita di questo settore, in primis i rincari del prezzo del petrolio registrati nel 2018. Le non buone prospettive relative all’evoluzione congiunturale destano qualche preoccupazione anche per il 2019.

Prime ipotesi evolutive per il 2020
Dal 2020 e per gli anni successivi si registrerà un ripresa dell’attività manifatturiera pari al +0,9% (fatturato a prezzi costanti).
Tra le migliori performance, si evidenzieranno i settori del largo consumo  (+2,2%) e degli autoveicoli e moto (+2,5%) - quest’ultimo dovrebbe riposizionarsi sui livelli del 2018, dopo due anni di contrazione dei volumi di attività. L’attività manifatturiera sarà trainata anche dalla meccanica, con una crescita media annua del fatturato a prezzi costanti che si aggirerà intorno all’1,7%, trend determinato non solo dalle esportazioni ma anche dalla ripresa della domanda interna.
Anche il settore dell’elettrotecnica dovrebbe arrivare al +1,9% circa, trainato dalla filiera automotive e dalle infrastrutture dell’edilizia.
Il farmaceutico si manterrà su tassi di crescita superiori alla media manifatturiera (+1,8%).
Da segnalare i settori legati all’attività edile, con i prodotti in metallo al +1,5% e prodotti e materiali da costruzione al +1,2%. Poco distanti da questi trend, gli intermedi chimici e altri intermedi, dove però saranno i mercati esteri a fare la differenza.
Crescita di medio termine invece più contenuta per alimenti e bevande (+1%):  si presume che il settore consolidi il ciclo espansivo che lo caratterizza ormai dal 2015 grazie al canale Ho.Re.Ca e alla crescente componente  internazionale.Modesti gli aumenti nella metallurgia (+0,9%), nella moda e nei mobili e arredo, che registreranno un +0,8% ciascuno.
Fanalini di coda saranno l’elettronica (+0,7%) e gli elettrodomestici (+0,4%).                                             

Quadro economico generale
In base alle ultime elaborazioni del FMI, nel 2019 l’economia mondiale crescerà del 3,3%, in flessione però del -0,2% rispetto alle previsioni.

Il ridimensionamento riguarda tutti i principali Paesi e tra gli elementi che lo hanno influenzato c’è anche la tensione commerciali causata dai dazi USA/Cina.
Negli Stati uniti il PIL passerà dal +2,9% del 2018 al +2,3% del 2019. Stessa cosa per la Cina, che passerebbe dal +6,6 del 2018 al +6,3 nel 2019. Per quanto riguarda l’Eurozona, la crescita passerà dall’1,8% del 2018 al +1,3% per il 2019.
In relazione all’Italia, il FMI riduce la crescita del nostro PIL a un +0,1% per il 2019, abbassandolo dello 0,9% rispetto alle previsioni.
Per il 2020 l’OCSE prevede una crescita dello 0,6%.

Secondo Confindustria
Secondo l’analisi del Centro Studi di Confindustria, il settore manifatturiero mondiale ha subito nel 2018 un deciso rallentamento in tutti i principali paesi, imputabile sia a considerazioni di livello congiunturale - vale a dire rallentamento della domanda, condizioni finanziarie restrittive, calo degli investimenti ecc. - ma anche di natura strutturale.
Resta comunque assodato che, nel contesto globale, l’Italia risulta essere la settima potenza manifatturiera.
In questo ambito, la nostra industria ha confermato nel 2018 il trend generale, con una decisa frenata dopo un biennio più dinamico. Nel corso dell’anno, e precisamente dopo l’estate, si sono evidenziati e confermati gli effetti negativi del rallentamento, che hanno contirbuito a chiudere il 2018 con un modesto +1,4%, trend influenzato non solo dalla domanda interna ma anche dal rallentamento delle esportazioni.

Secondo Prometeia
In base all’ultimo report disponibile di Prometeia (aggiornamento maggio 2019), il settore manifatturiero italiano chiude il 2018 con un tasso di crescita pari all’1,4%. A frenare l’attività manifatturiera rispetto all’anno precedente, è soprattutto il settore auto che, nel 2018, cala dell’1,7%. Nel nostro Paese, a registrare le migliori performance in ambito manifatturiero sono i settori elettronico, farmaceutico e meccanico. Il rallentamento, che si è intensificato soprattutto nell’ultima parte dell’anno, è stato influenzato da un freno economico su scala globale.
I primi dati del 2019 sono strettamente legati allo scenario internazionale, caratterizzato come abbiamo visto da un discreto rallentamento.
Si ipotizza che l’attività manifatturiera resterà in linea con i principali indicatori macroeconomici e il fatturato, a prezzi costanti, dovrebbe registrare una certa stabilità con un tasso di crescita pari allo 0%.
Questo però potrà accadere solo grazie a una certa ripresa durante la seconda metà dell’anno, che contrasterà le perdite dei primi mesi.
Sarà comunque molto diversificato l’andamento dei vari settori dell’attività industriale e nel 2019 saranno i comparti fortemente legati al ciclo degli investimenti in macchinari a soffrire maggiormente: autoveicoli e moto, meccanica, metallurgia e prodotti di metallo saranno i settori che registreranno le performance meno brillanti.
L’industria manifatturiera nazionale potrà ritrovare un buon ritmo espansivo a partire dal 2020, quando il fatturato dovrebbe registrare una crescita prossima all’1%.

Nota. I dati utilizzati per l’elaborazione del Report sono ricavati dalla banca dati dell’Istituto Italiano Imballaggio.

Il settore degli imballaggi
In base alle elaborazioni dell’Istituto Italiano Imballaggio, nel 2018 il fatturato del settore packaging in Italia dovrebbe superare i 33,4 miliardi di €, registrando un +2,6% circa (dati al momento ancora di preconsuntivo).

Anche il commercio estero viaggia a ritmi positivi, sebbene ridimensionati rispetto allo scorso anno, con un’ipotesi di crescita che dovrebbe assestarsi intorno al +3,2% per quanto riguarda le esportazioni, e al 5,2% per le importazioni.
Il saldo della bilancia commerciale continua a rimanere positivo, superando i 2 miliardi di euro: in pratica continuiamo a esportare più di quanto importiamo.

Produzione
In termini quantitativi, analizzando le tonnellate di imballaggi prodotte nel 2018, si ipotizza una crescita del 2,4%, che porta la produzione di imballaggi vuoti in Italia a superare le 16.700 t/000.
Nel 2018 è stata la domanda interna a guidare l’aumento della produzione (+2,6%), andamento confermato dai dati sulle importazioni (+1,9%), che registrano performance migliori rispetto all’export (+0,8%), in rialzo minore rispetto agli scorsi anni.
In termini di peso, tra i diversi materiali, spiccano le prestazioni del legno (+4,5%), guidato essenzialmente da pallet e imballaggi industriali a fronte di un calo costante della produzione di cassette per l’ortofrutta.
A seguire, gli imballaggi di vetro, con una produzione globale al +2,9%: in questo caso, le bottiglie determinano il trend positivo, con una presenza che sfiora l’88%.
Continuano a mostrare un andamento positivo, anno dopo anno, gli imballaggi flessibili da converter (+2,5%), mentre gli imballaggi cellulosici, esclusi quelli accoppiati rigidi a prevalenza carta, crescono del 2%.
Il cartone ondulato, che da solo rappresenta più del 73% degli imballaggi cellulosici, determina il trend con una crescita del +2,5%, da ricondurre in gran parte all’espansione delle vendite online, che genera sempre più richieste di questo materiale.
Sempre nel 2018 gli imballaggi di plastica registrano un trend pari a +1,1%, in linea con l’andamento dell’attività manifatturiera, cui seguono gli imballaggi metallici (acciaio e alluminio) che incrementano la produzione dello 0,5%.
Stabili invece gli imballaggi accoppiati rigidi a prevalenza carta.

Fatturato
Per quanto riguarda i trend relativi ai fatturati, sono gli imballaggi di alluminio a guidare la crescita dell’intero comparto con un +4% rispetto al 2017, seguiti dagli imballaggi di vetro (+3,5%).
Le altre tipologie di imballaggi registrano trend intorno al 2%, eccezion fatta per gli accoppiati rigidi a prevalenza carta, che rimangono stabili, e degli imballaggi in acciaio che risultano in calo.

I prezzi delle materie prime
Per quanto riguarda l’andamento dei prezzi delle materie prime a livello internazionale, molti movimenti verso la fine dell’anno hanno determinato e influenzato tutto il 2018.
A partire dal petrolio, in base alle analisi elaborate da Prometeia, si rileva che il Brent, dopo i livelli di ottobre in cui le quotazioni hanno toccato gli 80$ al barile, negli ultimi due mesi è sceso a 60$ con un calo del 30% circa.
Addentrandosi nell’analisi dei prezzi internazionali dei materiali utilizzati per produrre imballaggi, rileviamo un netto declino tra novembre e dicembre degli acciai. Sono stati i laminati a caldo, quelli di interesse per l’industria del packaging, a registrare sul mercato europeo i cali più importanti: -5% nelle quotazioni in euro nel mese di ottobre, trend confermato sia nel mese di novembre (-4%) che nel mese di dicembre.
Le quotazioni di plastica, alluminio e cellulosici sono risultate più stabili.  

 

 
 

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