Report sullo stato dell’imballaggio (2020) (3)

Osservatorio quadrimestrale della filiera dell’imballaggio: situazione aggiornata a settembre 2021.

Barbara Iascone
Istituto Italiano Imballaggio

In questa sede si rende uno spaccato dell’andamento dei comparti dell’industria manifatturiera dove più intenso è il consumo di imballaggi - con la loro conseguente evoluzione - suddivisi nelle macroaree food e non food.

I quadri evolutivi dei settori manifatturieri sono stati tratti dalle analisi settoriali elaborate da associazioni di categoria, banca dati dell’Istituto Italiano imballaggi o da Prometeia.

In linea generale possiamo dire che i settori che, anche a inizio pandemia, hanno registrato input positivi (alimenti e bevande, largo consumo, farmaceutico), ora rivelano un rallentamento fisiologico. Altri settori più colpiti nello stesso periodo, al momento registrano una ripresa più energica; è il caso dell’area costruzioni e del suo indotto (intermedi, mobili, ecc).

È interessante analizzare, settore per settore, quanto l’industria manifatturiera italiana abbia recuperato rispetto al periodo pre-covid, raffrontando i trend del periodo gennaio - maggio 2021, con il periodo gennaio-maggio 2019.

Da notare che, sia il food che il largo consumo, sono stati influenzati dai cambiamenti delle abitudini d’acquisto in tempi di pandemia: svanito il cosiddetto “effetto scorte” del periodo di maggiori restrizioni (con l’accumulo di pasta, farine, conserve alimentari, prodotti per la detergenza domestica), il trend di acquisto è tornato alla normalità.

Industria alimentare (food e bevande)

Come già anticipato, è tra le aree del manifatturiero che meno hanno risentito dell’effetto negativo della pandemia. Nonostante le limitazioni relative a tutto il mondo Ho.Re.Ca, il settore ha registrato un recupero, rispetto al periodo pre-covid, pari al +3,6%.

Largo consumo

Al settore si riferiscono tutti i beni di uso domestico comunemente acquistati presso la grande distribuzione, a partire dai prodotti alimentari passando per la cura della persona e della casa, fino ad arrivare a beni “semi durevoli” (abbigliamento, libri e giornali, ecc.). Si tratta insomma di un’area vastissima e ad “ampio impiego” di packaging.

Qui il divario fra 2019 e 2021 risulta negativo (l’andamento tendenziale del 2021 è del -1,6% rispetto allo stesso periodo del 2019).

Settore farmaceutico

Dopo aver registrato tassi positivi anche durante il lock down - unico settore manifatturiero – il comparto ha registrato un naturale rallentamento, fino a raggiungere la stabilità.  Se rapportiamo il periodo gennaio-maggio 2021 con quello del 2019, il gap risulta essere del +0,4%.

Filiera delle costruzioni

Grazie agli incentivi statali e al ritrovato interesse all’ambiente domestico dovuto ai mesi di reclusione forzata, la macro area ha dato un impulso importante alla ripresa del manifatturiero. Il settore “mobili e arredamento” da solo ha portato a un recupero pari al +11,3% mentre il settore elettrodomestici registra un +25,7%. Significativa anche la ripresa dal periodo pre-COVID per i materiali edili (+9,6%) e

Bene anche gli intermedi chimici (+11,7%).

Settore Moda

Ancora in affanno, il Sistema moda è tra i pochi a non aver ancora recuperato terreno (-13%).

Cosmesi e profumeria

Colpito duramente nel 2020, assistiamo a una significativa ripresa del comparto nel primo semestre 2021, con una crescita registrata pari all’8%.

Quadro economico generale

Dopo la crisi registrata nel 2020, la situazione economica mondiale, e ovviamente nazionale, si sta risvegliando. 
Le ipotesi di ripresa di cui si parlava a inizio 2021 si stanno piano piano realizzando e il manifatturiero italiano sta trainando la ripresa non solo nazionale ma anche a livello europeo.
La Banca Mondiale, a giugno 2021, ha rialzato le stime del  PIL per l’anno in corso da 4,1% a 5,6%. A guidare la ripresa sono Stati Uniti e Cina, che dovrebbero registrare rispettivamente un +6,8% e un +8,5%. Va però sottolineato che la pandemia continua a creare situazione disastrose, anche dal punto di vista economico, nei paesi in via di sviluppo.
A livello europeo il secondo semestre chiude con un PIL in crescita del 2% (Eurozona a 19 paesi) che diventa dell’1,9% per l’Europa a 27 membri.
Con PIL in crescita del 2,7%, l’Italia registra ottime performance: seconda solo alla Spagna (+2,8%), è migliore di Germania (+1,5%, scongiurata la crisi di inizio anno) e Francia (stabile al +0,1%: un traguardo comunque importante importante visto la tendenza negativa segnata nel trimestre precedente).

Secondo Confindustria

Dalle ultime rilevazioni fornite dal centro sudi di Confindustria a settembre risulta che, nonostante alcune criticità (scarsità di alcune materie prime e di semilavorati, ripresa dei contagi) gli indicatori macroeconomici tengano, mantenendo le tendenze positive del secondo trimestre anche nel terzo.
Riprendono infatti a crescere i consumi delle famiglie italiane (+5%); grazie al rallentamento della pandemia, alla diffusione dei vaccini e alle misure meno severe sugli spostamenti, sono ripresi anche i viaggi: i nostri connazionali hanno comunque preferito restare nel Bel Paese, piuttosto che viaggiare all’estero. 
Nel terzo trimestre 2021 l’industria ha frenato a fronte di un’accelerazione dei servizi. Di fatto la produzione industriale ha pagato la scarsità della domanda produttiva, mentre i servizi hanno risentito dell’effetto positivo del turismo, come è avvenuto per i consumi.

Secondo Prometeia

Nella prima parte del 2021 l’industria manifatturiera italiana sta riuscendo a colmare gran parte delle perdite registrate nel 2020, cioè nel periodo peggiore della crisi.
La tendenza registrata tra gennaio e maggio 2021 (sebbene sia un dato assolutamente parziale rispetto all’intero anno) si avvicina al +25%.
A favorire l’attività manifatturiera italiana è sicuramente la ripresa delle esportazioni, che crescono a ritmi migliori rispetto a altri paesi europei. Le esportazioni italiane nel periodo gennaio-aprile crescono del +4%, in Francia e Germania calano rispettivamente del -6,7% e del -1,4%.
Nei prossimi mesi si potrebbero verificare rallentamenti a causa di spinte al rialzo sui costi di approvvigionamento, il che potrebbe intaccare i margini di reddittività e portare effetti negati sull’andamento del fatturato dell’industria manifatturiera.

Il settore degli imballaggi

Al momento in cui si redige questa analisi, è possibile comunicare i dati definitivi del consuntivo 2020.

Nelle stime divulgate nei mesi precedenti avevamo valuto un settore con perdite intorno al 3%; a consuntivo possiamo invece affermare che le cose sono andate meglio. Nel 2020 la produzione di imballaggi (inclusi i sacchi RSU) espressa in peso dovrebbe assestarsi intorno alle 16.620 t/000, segnando un calo intorno al -1,7% rispetto al 2019.

Il fatturato, che dovrebbe essere pari a 33 miliardi di euro circa, registra un calo intorno al 2,8%.

A ridurre le perdite concorre l’andamento dei settori a maggior utilizzo di imballaggi; di fatto, in alcune aree del manifatturiero, la richiesta di packaging non ha subito grandi riduzioni.

Tabella 1. Bilancio di settore in Italia: imballaggi vuoti (comparazione anni).
  2018 2019 var. 19/18 2020 var. 20/19
Fatturato mln di euro 33.187 33.976 2,40% 33.034 -2,80%
Produzione (t/000)  16.536 16.934 2,40% 16.623 -1,80%
Esportazione (t/000)  2.895 2.922 0,90% 2.843 -2,70%
Importazione (t/000) 2.023 2.139 5,70% 2.080 -2,80%
Utilizzo apparente (t/000)  15.664 16.151 3,10% 15.860 -1,80%

Fonte/Source: Imballaggio in cifre

Analizzando i diversi materiali, spiccano i trend positivi degli imballaggi accoppiati rigidi a prevalenza carta e degli imballaggi in acciaio, le cui produzioni crescono rispettivamente del +6% e del +3,5%.

Per entrambe queste tipologie di packaging è stato premiante l’andamento più che buono del settore conserve alimentari. Anche gli imballaggi in carta e cartone registrano un andamento positivo: la produzione espressa in tonnellate cresce dell’1,1%.

Cala anche la produzione degli imballaggi di plastica (-3%), con un andamento influenzato in gran parte dal -4% imputato alla produzione di imballaggi flessibili. Gli imballaggi in plastica rigidi, bottiglie e flaconi, risultano infatti essere sostanzialmente stabili.

Il commercio estero registra andamenti negativi sia per quanto riguarda le esportazioni (-2,7%) che le importazioni (-2,8%). Il saldo commerciale si mantiene positivo: con un valore di circa 763.000 tonnellate, continuiamo a esportare di più rispetto a quello che importiamo.

L’utilizzo apparente, che non tiene conto del movimento delle scorte, cala dell’1,6%.

In definitiva, possiamo considerare l’industria degli imballaggi come un’area in salute, che ben ha saputo reggere e affrontare una crisi sociale/economica di grande portata.

Per quanto riguarda le quotazioni delle materie prime utilizzate per produrre imballaggi, nel primo semestre 2021 risultano tutte in crescita. I primi sei mesi dell’anno hanno visto salire indistintamente i prezzi per tutti i tipi di materiale (sia materie prime vergini, sia quelle provenienti da riciclo).

Ipotesi evolutive 2021-23

In base alle prime analisi relative al 2021, ipotizziamo una ripresa per il settore che dovrebbe portare a recuperare le perdite del 2020, con la produzione in crescita dell’1%. Con un tasso di crescita medio annuo pari al +0,4%, nel 2023 dovremmo superare le 17.300 t/000 di imballaggi prodotte in Italia.


NOTA: I dati utilizzati per l’elaborazione del report sono tratti dalla banca dati dell’Istituto Italiano Imballaggio.

Background photo created by freepik - www.freepik.com

Scopri maggiori informazioni sulle aziende citate in quest'articolo e pubblicate sulla Buyers' Guide - PackBook by ItaliaImballaggio
Istituto Italiano Imballaggio

Il nostro network