Durst (and customer) Experience

Lo scorso 12 aprile, Durst ha aperto le porte della nuova, avveneristica sede di Bressanone agli etichettifici italiani, per illustrare i progetti che la vedranno coinvolta nei prossimi anni e che rimandano a un’importante evoluzione strategica, nonché al consolidamento di partnership tecnologiche. D.B.


Da specialista della stampa inkjet digitale a fornitore di soluzioni altamente integrate, che vanno dall’acquisizione di immagini e dati fino alla stampa e alla decorazione di superfici, senza dimenticare la messa a punto di software proprietari per il workflow e lo sviluppo di inchiostri.
Questa in sintesi l’evoluzione di cui hanno parlato - nel nuovo e suggestivo Campus - Helmut Munter e Martin Leitner, rispettivamente Segment Manager e Product Manager della divisione Labels & Package Printing di Durst.
Protagonista assoluta dell’open house Durst, l’ultima serie di macchine TAU 330 RSC, di recente lanciata anche in versione “economica”, con dimostrazioni dal vivo nel “Centro Esperienza Clienti”.
Ricordiamo, per dovere di cronaca, che la giornata è stata arricchita dagli interventi di Barbieri Electronic (costruttore di spettrofotometri e specializzato in sistemi di gestione colore), e Colorgraf (produttore di vernici e soluzioni per il finishing digitale).  

Vivere il mercato, da protagonisti
Durst lavora in 80 paesi con 230 tecnici, per poter fornire assistenza completa ai clienti, e punta con determinazione all’innovazione (investe in R&D l’8% del fatturato).
«Facciamo investimenti in tutti i settori in cui operiamo con le nostre macchine - ha precisato Helmut Munter - quindi etichette, largo formato, cartone ondulato, tessile, ceramica... E ogni divisione, con il team di riferimento, si concentra sui precisi sviluppi, in risposta ai trend di mercato attuali».
Da registrare al proposito che, secondo fonti Finat, il 2019 vedrà l’aumento della domanda di macchine da stampa digitale (27%), di adesivi rimovibili (20%) e di inchiostri a bassa migrazione (17%). E se negli anni passati, le macchine con toner registravano uno share del 70%, oggi siamo di fronte a un ribaltamento: 73% stampa inkjet E ibrida, 27% a base toner (stando ai progetti di acquisto dei trasformatori Finat nei prossimi 18 mesi).

Velocità digitale e alta risoluzione...
Durst è pronta ad affrontare la esigenze emergenti, grazie alle prestazioni della nuova serie TAU 330 RSC - Resolution, Speed, Colors: risoluzione 1.200 x 1.200 dpi; velocità fino a 78 m/min; colori CMYK+OVG.
L’alta qualità di stampa è uno dei plus di questa serie, che utilizza testine di stampa Samba, in grado di assicurare la massima produttività: grazie a un controllo via software, in caso di mancato funzionamento di un ugello, gli ugelli vicini stampano con una goccia più grande, compensando quindi l’erogazione. Il tutto può essere monitorato con semplici passaggi dall’operatore.
TAU RSC è ideale per la stampa di etichette in tutti i settori quali food, chimico, farmaceutico…. ma anche per la stampa su tubi laminati multistrato, blister, astucci pieghevoli, e può riprodurre i dati variabili, in tutti i colori e alla massima velocità.

… anche in ottica “4.0”
La serie RSC consente di creare un’interfaccia tra la stampante e la rete locale del cliente, nonché tra rete locale e il MIS (Management Information System).
«Finora - interviene Martin Leitner - il digitale era impiegato per tirature medio piccole, ma con questa macchina stiamo puntando a un’alta velocità e tirature più lunghe. Siamo quindi certi, con i modelli che stiamo progettando, proporremo innovazioni anche per quanto riguarda fascia di stampa e inchiostri (Durst sta sviluppando anche l’utilizzo di inchiostri a bassa migrazione, Ndr.). Tra l’altro, con questo sistema, è possibile stampare indifferentemente su carta o plastica: la velocità operativa è la stessa con qualsiasi materiale».
«Per il momento - ricorda Munter - l’unica riduzione della velocità si ha con la stampa del bianco (fino a 52 m/min). Ma stiamo testando un nuovo modello, per ovviare al problema: nei prossimi mesi, una volta messo a punto questo standard, potremo fare un upgrade sulle macchine esistenti. D’altronde, quando si parla di velocità maggiori, dobbiamo considerare la necessità di modificare gli altri parametri, in particolare quelli relativi all’inchiostro e al sistema di essiccazione: ecco perché, sulla RSC, non utilizziamo UV led ma lampade UV tradizionali, perché ci assicurano la potenza ottimale per ottenere una perfetta essiccazione».

Collaborazioni
Per presidiare il mercato nel modo migliore e offrire la massima completezza di gamma, Durst ha consolidato la partnership con Omet, per la produzione di macchine da stampa ibride flexo-digitale e, di recente, ha siglato una joint venture con Koenig & Bauer, che prevede lo sviluppo congiunto di sistemi digitali single-pass per la stampa di cartone ondulato. «Al momento, con K&B stiamo studiando un sistema di stampa di astucci pieghevoli di cartoncino, ma abbiamo in vista ulteriori sviluppi. Anche perché - conclude Munter - etichettifici e cartotecniche condividono problematiche analoghe: tirature brevi, maggiori personalizzazioni… E muoversi verso il digitale, può davvero rappresentare un vantaggio competitivo».

La nuova sede di Durst: ponte fra passato e futuro

Un’ala piatta che svetta con una torre di sei piani in calcestruzzo leggero fino a un’altezza di 35 metri; una facciata realizzata in metallo verniciato a polvere, in cui si aprono 850 microfinestre, oblò illuminati a LED e multicolori che riproducono una superficie pixelata, a rievocare il tema della fotografia e della stampa digitale.
Questo edificio futuristico che spicca tra le montagne di Bressanone è il nuovo “biglietto da visita” di Durst, leader mondiale nella produzione di sistemi di stampa inkjet per applicazioni industriali.
Un progetto architettonico decisamente avveniristico, che ha richiesto quasi due anni di lavori e che dal 5 aprile scorso, giorno dell’inaugurazione ufficiale, ospita il nuovo headquarter dell’azienda altoatesina.

A progettarlo, gli architetti Patrik Pedò e Juri Pobitzer dello studio Monovolume di Bolzano, che sono riusciti a integrare la nuova ala a livello architettonico e funzionale con la sede storica e il sito produttivo, creando allo stesso tempo un ponte tra passato e futuro: l’ispirazione di un edificio a torre viene infatti dal progetto iconico - presentato oltre 50 anni fa ma mai realizzato - dell’architetto Othmar Barth, artefice del primo stabilimento Durst.

Passato e futuro sono stati il leit motiv dei festeggiamenti per il taglio del nastro della nuova sede, una festa che ha riunito oltre 1.000 ospiti tra clienti, dipendenti, partner commerciali e autorità locali. Ad accoglierli il CEO e co-proprietario Christoph Gamper insieme a Harald e Christof Oberrauch, rappresentanti della famiglia proprietaria di Durst da tre generazioni.
La  nuova costruzione (5.700 metri quadrati su una superficie complessiva di 28.000 mq) riflette una precisa attenzione al benessere dei collaboratori. L’edificio ospita gli uffici direzionali, commerciali e tecnici, progettati per unire comfort e dotazioni hi-tech: un’ampia vetrata proietta su un giardino sopraelevato di 2.800 mq, a disposizione di dipendenti e clienti; varie le aree relax attrezzate, inclusa l’ampia caffetteria all’entrata, né mancano gli spazi destinati al servizio di baby-sitting professionale. E ancora, una moderna sala convegni, nonché vero cuore pulsante della struttura, ossia il “Customer Experience Center”, la vastissima showroom in cui clienti da tutto il mondo potranno testare il funzionamento dell’intera gamma delle soluzioni Durst.

 

 

 

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