Contenitori: una Vision per la plastica
Dopo avere messo a segno in due anni diverse acquisizioni di rilievo, il produttore di contenitori di plastica rigida RPC fa il punto sugli obiettivi e i modi di una crescita che ha accelerato il passo su tutti i fronti. Seguendo la propria “Vision 2020”.
Non molto tempo fa, la multinazionale islandese Promens, specializzata nella produzione di packaging di plastica (42 siti in 4 continenti, 3.800 addetti, 600 milioni di euro di fatturato) sembrava interessata all’acquisto della rivale RPC. Perché il progetto non abbia preso corpo, non è dato di sapere... Quel che si sa, invece, è che RPC ha fatto una controproposta e, con un’elegante piroetta, a febbraio 2015 ha comperato Promens. Si tratta, peraltro, solo dell’acquisizione più recente perfezionata dal gruppo britannico che, nel biennio scorso ne ha ultimate altre quattro e ne prospetta di ulteriori nel prossimo futuro. Dei progetti di espansione su scala internazionale ha parlato il CEO di RPC, Pim Vervaat, durante la conferenza stampa organizzata il 22 e 23 giugno a Londra, raccontando della Vision 2020 e dei principali ambiti di attività del gruppo.
Armonico e selettivo
Vervaat ha esordito chiarendo che il gruppo RPC persegue obiettivi di sviluppo integrato ed equilibrato in tutti i mercati e tutte le tecnologie, tenendo fede quindi a una strategia di successo, sfociata in indicatori finanziari tutti positivi. Lo scenario di riferimento è incoraggiante e sostiene, in particolare, i progetti di internazionalizzazione: secondo le previsioni più accreditate, infatti, nei prossimi cinque anni il packaging di plastica rigida crescerà a livello globale del 5,1% (una media fra il +2,3% nel Vecchio Continente e il +9-10% in Cina) e il gruppo britannico intende giocare la partita mettendo in campo la propria capacità di innovazione e di engineering.
«Vogliamo creare le premesse per una più forte presenza in Asia e non solo, operando in nicchie selezionate ad alto valore aggiunto», precisa Vervaat, che continua: «Al contempo, intendiamo consolidare le posizioni conquistate in Europa, mercato frammentato che richiede quindi un’adeguata segmentazione dell’offerta e dove la carta della qualità vale doppio».
Sinergie di rete
Nel discorso del CEO ricorrevano alcune parole chiave - “organico”, “selettivo”, “nicchia” - che qualificano un piano teso non a uno sviluppo dimensionale tout court ma a una crescita equilibrata, capace di assicurare il massimo ritorno sugli investimenti sia nei business esistenti sia in quelli neo acquisiti, «creando valore per gli azionisti e per i partner». Con due “strumenti” fondamentali: l’eccellenza delle competenze interne e l’acquisizione di aziende di alto profilo. Come nel caso di Ace, impresa cinese da 310 milioni di euro con base a Hong Kong, cresciuta del 10-15% annuo nell’ultimo decennio. Specializzata nello stampaggio a iniezione di componenti tecnici di precisione, è stata acquistata nel maggio 2014, diventando così la prima azienda manifatturiera asiatica del gruppo britannico.
Evidenti i vantaggi reciproci derivati dall’operazione: RPC ora può contare su una base stabile a Oriente, grazie a una realtà industriale già posizionata nel segmento alto del mercato; Ace, dal canto proprio, si può attestare come “fornitore a qualità RPC” presso i clienti multinazionali, già serviti dalla casamadre con successo nelle altre parti del mondo (Unilever ha uno stabilimento proprio accanto a quello di Ace a Hefei).
Durante la conferenza londinese di giugno il dinamico CEO di Ace, Jack Yeung, ha sottolineato: «la Cina ha bisogno di tecnologia e ora, insieme a RPC, siamo al top. Lo spazio di crescita è enorme, perché l’industria e il mercato cinesi sono ancora in fase di sviluppo, in particolare nell’automotive e nel packaging, dove operiamo con successo».
L’innovazione che crea valore
«Noi non “produciamo” packaging, lo “creiamo”». Pim Vervaat ha sottolineato così il ruolo di apripista svolto da RPC che, fra i propri clienti, annovera brand di livello mondiale, per cui progetta e realizza packaging dedicati e di tendenza. In altre parole, RPC è un’azienda manifatturiera e opera in settori in cui qualità dei prodotti e padronanza delle tecnologie sono “i” fattori vincenti.
I responsabili delle varie aree di attività RPC ne hanno dato saggio, aggiornando sulle ultime frontiere e sui risultati più interessanti raggiunti, seguendo i principi guida basilari: eco-compatibilità e gestione razionale delle risorse, igiene e ergonomia, efficacia funzionale, razionalità economica. RPC li interpreta con verve propositiva grazie all’attitudine alla collaborazione di filiera, al dialogo costante con i leader di mercato, e al continuo investimento in R&S.
Nelle foto che illustrano questo articolo, qualche esempio di prodotto eccellente.
RPC Bramlage Bellignat Sistema brevettato di chiusura ermetica, in grado di assicurare la sterilità di un cosmetico evitando così l’impiego di conservanti |
RPC PROMENS CONSUMER KAMBO Bottiglia di PP a sette strati per la norvegese Tine; la barriera all’ossigeno è assicurata dall’EVOH |
CONSUMER RPC PROMENS INDUSTRIAL Versione “verde” del packaging Politainer™, con contenitore di PE ricavato dalla canna da zucchero |
RPC SUPERFOS LIDKÖPING, SUPERFOS STILLING, PROMENS CONSUMER Vasetto e chiusura termoformati, progettati per il consumo on the go dello Yoplait senza calorie |
RPC SUPERFOS PP stampato a iniezione dalle linee morbide, con il cucchiaio integrato nel coperchio, sotto l’etichetta pelabile autoadesiva |
RPC PROMENS CONSUMER Nuova tecnologia ISBM che permette di ottenere contenitori ad alta barriera PP/EVOH/PP più trasparenti, pastorizzabili e sterilizzabili |
RPC Superfos Una pittura per interni capace di assorbire formaldeide, confezionata in contenitori di PP stampati a iniezione, in grado di salvaguardare questa proprietà |
RPC: assetto e specialità
In battello sul Tamigi, dove lo scorso 22 giugno RPC ha accolto la stampa tecnica internazionale, c’era gran parte del gruppo dirigente. Guidati dal CEO Pim Vervaat (in carica da maggio 2013), oltre ai membri del comitato esecutivo erano presenti i responsabili delle aree-chiave, che portano i nomi delle imprese di riferimento nelle diverse tecnologie di trasformazione dei polimeri: Superfos (injection moulding), Bramlage (packaging per i settori personale care, salute e beverage), Promens (blow moulding e stampaggio rotazionale), Bebo (termoformatura) e la cinese Ace (engineering di precisione e stampi).
La cena di benvenuto preludeva alla conferenza organizzata il giorno successivo, per fare “il punto” sull’assetto, i prodotti e le prospettive del gruppo britannico dopo due anni di sviluppo accelerato.
RPC progetta e produce contenitori per le più svariate applicazioni, servendo sia i mercati del food (dove realizza il 30% del proprio giro d’affari) sia del non-food (23% delle attività). Ad essi si sommano gli imballaggi destinati a personal care (16%), beverage (9%) e healthcare (4%); inoltre, la multinazionale si va espandendo nell’ambito della componentistica tecnica per l’automotive e non solo, che attualmente rappresenta il 18% del giro d’affari e sembra in espansione.
Nata nel 1991, in seguito a un’operazione di management buyout, l’impresa si è sviluppata gradualmente prima in Gran Bretagna e poi in Europa, dove a tutt’oggi vende l’86% dei propri prodotti, con una sola pausa di consolidamento nel 2009-2010, all’inizio della crisi internazionale. Nel 2013 ha inaugurato la nuova fase di espansione, di cui le recenti acquisizioni (Helioplast, M&H Plastics, PET Power, Innocan, Promens) costituiscono un elemento di spicco. Oggi il gruppo RPC fattura 1,22 milioni di sterline (oltre 1.750 milioni di euro), conta 91 siti produttivi in 24 paesi e impiega oltre 15mila addetti.
Con ampie competenze in tutte le tecniche di trasformazione delle materie plastiche, la società ha vinto decine di premi all’innovazione e si è attestata come partner “proattivo” dei grandi end user multinazionali, per cui e con cui progetta le nuove linee di packaging.