In memoria di Anita Marin

La notte tra il 4 e il 5 gennaio è scomparsa, a soli 49 anni, la contitolare della AMB di San Daniele del Friuli. Una persona di grande intelligenza cultura e sensibilità, capace di coniugare in modo mirabile impegno professionale e interessi alti per il bello, nell'arte e nel sociale. Stefano Lavorini

anita.jpg«Un’eresia di fronte al comune niente,
non convertita e fiera della differenza»

Anita era una persona fuori dagli schemi, come evocano i versi di Wislawa Szymborska, ed è così che la vedo in questo momento di dolore per la sua improvvisa morte, che mi ferisce e mi sgomenta.

Imprenditrice, contitolare con i fratelli Bruno e Alessandro della AMB, si era spesa con “leggerezza” per dare continuità e sviluppo all'azienda fondata e gestita fino al 2009 dalla madre Renata Polano Marin.
Per scelta e per amore si occupava di finanza aziendale (questo era solita affermare), cosa all'apparenza in  contrasto con le curiosità e gli interessi a tutto tondo e l'impegno nel campo del sociale che viveva con entusiasmo.
Non è mai stato così, ed è facile capirlo ricordando quello che aveva scritto dei suoi studi all'Università Ca' Foscari di Venezia, Corso di Laurea in Economia Aziendale: «Alcuni professori ci hanno insegnato non solo l'economia, ma anche il modo di stare nel mondo e durante le lezioni volavo con loro nel mondo delle possibilità infinite».

Ecco allora da una parte la sua partecipazione come azionista a 4 società (tra cui una start up etica) e dall'altra i suoi progetti, promossi da AMB, come il premio The Youth, Education & Research Award nel 2011 e 2014 a favore degli studenti della città, il lungo elenco di premi e riconoscimenti personali e societari per il supporto a iniziative umanitarie e culturali, e il libro epistolario Letteratura di un Amore, pubblicato l'anno scorso.

Immediata, schietta, spiazzante, pacifista convinta... DREAMER, come aveva scelto di definirsi sul suo profilo linkedin. Ma anche, per quello che ho avuto ragione di conoscerla, una donna, con grandi occhiali e scarponcini, con le sue tante sensibilità e fragilità.
Forse proprio per questo suo essere oltre, trovo consolazione all'idea che non abbia avuto a dover vivere quanto di orribile è successo a distanza di due giorni in Francia: l'ennesimo scempio delle ragioni e dei sentimenti di una convivenza civile, che l'avrebbe ferita oltre misura.

Purtroppo, a volte, le persone sono come immagini luminose riflesse in una sfera sgargiante, che nel momento in cui riusciamo a metterle a fuoco, già scompaiono.

Ma il ricordo è forte, come l'affetto per quelle doti umane che le consentivano di fare della relazione con gli altri un momento speciale.
La  vicinanza e il sentimento di partecipazione mio e di tutta la redazione ai familiari e ai numerosi collaboratori che avevano imparato ad apprezzarla per i modi anticonformisti e per le doti fuori dall'ordinario.
 
Un ultimo abbraccio, Anita...

«L’eternità dei morti dura
Finché con la memoria viene pagata.
Valuta instabile. Non passa ora
Che qualcuno non l’abbia perduta...»

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