Il confezionamento dei prodotti farmaceutici

FOTOGRAFIA DI UN COMPARTO Un bilancio dell’attività e i numeri del packaging destinato alle diverse forme farmaceutiche in Italia.

Il settore farmaceutico nazionale nella sua globalità (OTC e prodotti da banco, compresi gli ospedalieri ma escluso i farmaci veterinari) ha espresso nel 2013 un fatturato di circa 26.700 mln di Euro, in crescita dell’1% rispetto al 2012 (fonte Prometeia).
Secondo l’analisi formulata da Prometeia, il trend evolutivo della domanda globale di farmaci evidenzia che l’attività produttiva è riuscita a segnare un incremento grazie al traino dei medicinali destinati all’esportazione (+10%).  Questo sviluppo è stato determinato in particolare dalla domanda proveniente dai mercati dell’Unione europea, in incremento del 20%, e che trae origine essenzialmente dagli scambi intra-societari molto intensi tra le multinazionali europee del farmaco dislocate in Italia. Decisamente più contenuto il flusso di esportazioni verso le aree extra europee. Per contro, sempre nel 2013, il mercato interno italiano ha segnato un modesto tasso di sviluppo, che non è andato oltre l’1%.  In particolare, secondo IMS, il consumo nazionale ha segnato un arretramento del 4,8% dei consumi dei farmaci non rimborsabili, mentre i farmaci rimborsabili hanno segnato un incremento dell’1,7%.

La sostanziale tenuta del mercato interno in fatto di medicinali, anche nell’attuale momento di pesante crisi che ha colpito i consumi delle famiglie sia alimentari che non alimentari, dipende dall’invecchiamento della popolazione, dalla crescente attenzione alla prevenzione e alla qualità della vita ma anche da una ripresa delle nascite, da ascrivere all’aumento del numero di immigrati. Le prospettive evolutive per il 2014 sono moderatamente positive, in virtù del trend di crescita delle esportazioni ma anche di un lieve miglioramento atteso nell’evoluzione della domanda interna.
Nel prossimo futuro le esportazioni italiane di farmaci potranno anche beneficiare della domanda proveniente dai paesi emergenti, dove si stanno diffondendo i medicinali occidentali, e dello sviluppo dei sistemi sanitari pubblici.

Andamento delle diverse tipologie di farmaci
La presente analisi del mercato italiano dei farmaci a uso umano prende in esame solo l’area dei farmaci ETICI e OTC venduti in farmacia (sono quindi esclusi i farmaci consumati in ospedale).
Le confezioni commercializzate possono essere ripartite nel seguente modo: 87% circa prodotti etici delle classi A, B e C (con riferimento alla ripartizione del Ministero della Sanità); 3% circa di altri prodotti etici venduti senza prescrizione medica e 10% di farmaci da banco, tendenzialmente in aumento. Il confezionamento di un farmaco è una attività molto delicata in considerazione delle sue funzioni d’uso.
Deve, infatti, per prima cosa soddisfare alcune funzioni primarie: proteggere il prodotto, assicurare l’assenza di interazioni negative tra contenitore e farmaco, renderne facile e funzionale l’uso, impedire la manomissione e gli usi impropri ad esempio da parte dei bambini.
Si valuta che, nel 2013, il confezionamento delle diverse tipologie di farmaci abbia raggiunto i 2.071 milioni di confezioni, +0,5% rispetto al 2012 (dal 2000 al 2013 i consumi di farmaci, etici e OTC, hanno espresso un tasso di crescita del 2,8% medio annuo).
Il numero di confezioni vendute nel 2013, con riferimento alle principali forme farmaceutiche ha raggiunto i seguenti quantitativi:
- 642 milioni di confezioni di forme farmaceutiche liquide (iniettabili, orali, oftalmici ecc), in crescita del 3,7% rispetto al 2012;
- 1.305 milioni di forme farmaceutiche solide (compresse, capsule, polveri ecc.), +0,5% rispetto all’anno precedente;
- 124 milioni di altre tipologie di farmaci (pomate, gel, spray ecc.), in flessione del 14%.
L’aumento delle vendite dei farmaci in forma liquida, da alcuni anni, è determinato essenzialmente dagli iniettabili grazie alla diffusione delle vaccinazioni contro l’influenza e delle vaccinazioni ai bambini appena nati.
La crescita delle forme farmaceutiche solide dipende invece dalla diffusione delle forme orali in blister. Per quanto riguarda le altre specialità farmaceutiche, si valuta abbiano segnato un arretramento del 10% causato della flessione di creme, gel e pomate, mentre sono aumentati i transdermici e sono risultati sostanzialmente stabili gli spray e le schiume.

I numeri del packaging
La scelta dell’imballaggio è strettamente legata alla tipologia di farmaco (liquida, solida, spray ecc.) ma anche alle caratteristiche delle sostanze presenti nel farmaco, tanto che la scelta dell’imballo per un nuovo farmaco deve essere approvata dal ministero della Sanità.
I prodotti in blister confermano uno share globale del 55% e restano la confezione più diffusa, in special modo nell’area dei farmaci ad uso orale, dove sono al 92%. A seguire troviamo il confezionamento in vetro (share globale del 21%) in lieve aumento rispetto al 2012, grazie essenzialmente alla crescita dei farmaci iniettabili, di cui restano l’unica tipologia di imballo impiegato.
Diversa la situazione relativa ai farmaci in forma liquida (bevibili), dove i flaconcini e i flaconi di vetro tendono a essere sostituiti dalla flaconeria in plastica. Modesta il posizionamento del vetro negli oftalmici.
Il confezionamento in plastica esprime uno share del 19,1% sulla globalità, tendenzialmente stabile.
L’imballaggio di plastica è diffuso nei farmaci non bevibili (oftalmici, otologici ecc.) con uno share del 93%, nei farmaci in forma solida per uso esterno (creme, polveri ecc.) con una partecipazione del 41%, nel settore creme e pomate, con una partecipazione del 24%.
L’area degli imballaggi di plastica da alcuni anni è anche interessata dall’orientamento di mercato verso le monodosi, preferite alle multidosi.
Nell’ambito dei farmaci orali diminuisce, per esempio, la presenza della flaconeria tradizionale (pluridose) e, al, contempo aumentano le monodosi confezionate in contenitori o bustine, in genere prodotte con “plurimateriali” a netta prevalenza di plastica.
Le monodosi hanno raggiunto uno share del 5% nell’area oftalmica-otologica, il 3,5% negli orali solidi, il 9% nei farmaci per uso esterno e il 10% nelle pomate e schiume.
Le altre principali tipologie di imballaggi primari utilizzati per il confezionamento dei farmaci sono le bombolette spray, i tubetti flessibili sia in plastica che in alluminio, i tubetti rigidi in alluminio e i contenitori cellulosici.
Le bombolette spray utilizzate sono per il 98% di alluminio. Il principale competitor della bomboletta è l’erogatore meccanico di plastica, la cui partecipazione al mercato nell’area spray e schiume non supera l’8%, a fronte di un 92% della bomboletta. I tubetti flessibili trovano applicazione nel settore delle creme e pomate, con una partecipazione rispettivamente del 24% per quelli in plastica e del 66% per quelli di alluminio. Il restante 10% interessa altre tipologie di imballi.
I tubetti rigidi di alluminio sono presenti nell’area dei farmaci solidi per uso esterno (essenzialmente polveri) ed evidenziano una partecipazione del 50% circa.
In qualità di imballaggio primario troviamo anche il contenitore in carta spiralata, la cui applicazione interessa i farmaci granulari per uso orale (0,5%).
Oltre agli imballaggi primari, ovviamente, il confezionamento dei farmaci contempla anche imballaggi secondari (astucci in cartoncino) e imballaggi da trasporto (casse di cartone ondulato, pallet, film estensibile ecc.).
Per quanto concerne gli astucci, sono di fatto assolutamente necessari in quanto, oltre a proteggere il contenitore, devono ospitare il “bugiardino” con le caratteristiche del medicinale e le prescrizioni d’uso. A livello globale, nel 2013, ne sono state impiegate circa 41.000 tonnellate.       

Plinio Iascone
Istituto Italiano imballaggio

 

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