Cosmetica made in Italy - Un'industria che fa bene al Paese

Nonostante uno scenario mondiale segnato da incertezze e instabilità socio-politiche, il settore cosmetico conferma la propria vitalità. Lo attestano le rilevazioni congiunturali del Centro Studi di Cosmetica Italia, che illustrano il preconsuntivo 2019 e le previsioni relative al primo semestre 2020.

Milano, 20 febbraio. Nel corso del tradizionale incontro “pre Cosmoprof” che si è svolto alla Sala Convegni di IntesaSanpaolo, il presidente di Cosmetica Italia, Renato Ancorotti, ha dichiarato: «Nel panorama manifatturiero, l’industria cosmetica italiana esercita un forte richiamo sui mercati internazionali collocandosi, nel confronto con settori contigui, solo dopo vino e moda per i valori del saldo commerciale. Insomma, la cosmesi è un’industria che fa bene al Paese e capace, anche in contesti di forte incertezza, di reagire positivamente investendo in ricerca e sviluppo per rafforzare la qualità dell’offerta».

Una propensione, questa, che insieme alla natura “anticiclica” dei consumi degli italiani in questo ambito, permette di continuare a guardare al futuro con una buona dose di ottimismo.

Le cifre del settore

Le stime di chiusura 2019 segnalano una crescita del 2,3% per il fatturato globale del settore cosmetico, con un valore di 11,9 miliardi di euro; seppur in rallentamento, le esportazioni mostrano buona dinamicità, con un valore di 5 miliardi di euro (+2,9% rispetto al 2018) e incidono in maniera positiva sulla bilancia commerciale, ormai vicina ai 2,9 miliardi di euro (+5,5% rispetto al 2018).

Positive le performance anche sul fronte del mercato interno: i preconsuntivi 2019 registrano una crescita del 2% della spesa degli italiani (oltre 10,3 miliardi di euro a valore) con analoghe previsioni per il 2020.

Risulta ignificativo il contributo dei canali professionali che mostrano una tenuta dei consumi: l’acconciatura professionale segnala infatti un +2% rispetto al 2018, mentre i centri estetici registrano un +0,9.

L’andamento positivo contraddistingue anche profumeria (+2%) e farmacia (+1,8%), rispettivamente secondo e terzo canale per la vendita di cosmetici in Italia; il mass market, che invece rappresenta oltre il 40% della distribuzione, indica una chiusura 2019 a +0,6%.

L’attenzione verso i cosmetici a connotazione naturale determina il +1,4% segnalato dal canale erboristeria a fine 2019, mentre le dinamiche in continuo divenire dell’e-commerce generano ancora una volta trend superiori agli altri canali (+22% per fine 2019).

Le vendite dirette risentono, al contrario, dello spostamento verso forme di distribuzione più innovative e registrano un andamento statico a fine 2019.

Infine, il contoterzismo che, ponendosi trasversalmente rispetto ai canali consente di comprenderne l’evoluzione nel medio-lungo termine, segnala a fine anno una crescita del +3,5%.

«Assistiamo a una crescente contaminazione tra canali classici e nuove forme di distribuzione che raccolgono il consenso dei consumatori» ha commentato il responsabile del Centro Studi di Cosmetica Italia, Gian Andrea Positano. «L’omnicanalità spinge le imprese a rivedere le proprie strategie, creando nuove forme di disintermediazione».

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