Carta italiana: questioni di energia
Preoccupano i numeri del comparto, resi noti da Assocarta nel corso dall'assemblea annuale del 19 giugno a Civita (Roma) per bocca del suo presidente Paolo Culicchi (si veda la sintesi nel box).
A fronte delle fondate preoccupazioni, il settore si interroga sui nodi competitivi da sciogliere per una piena sostenibilità, se non per la sopravvivenza stessa delle fabbriche cartarie. Una Tavola rotonda dedicata (presenti autorevoli rappresentanti di Cepi e del Ministero dell’Ambiente) ha messo nero su bianco alcune richieste.
Ridurre i costi dell'energia: vitale. «Un nodo competitivo ormai strutturale al settore è quello dei costi dell’energia, che costituisce la prima voce di produzione» ha spiegato Culicchi. «Basti pensare che l’indice che definisce le imprese a forte consumo di energia in Italia (rapporto tra costi di acquisto dei prodotti energetici e fatturato ai fini dell’applicazione dell’imposta sul valore aggiunto) varia da un minimo del 20% fino a valori prossimi al 50% per alcuni comparti produttivi. Il rapporto dei costi dell’energia rispetto al valore aggiunto, come succede in Germania, vale per una cartiera oltre il 100%». Positivo il parere sul "Decreto Fare" e sulle misure relative al costo dell'energia in esso contenute, ma occorre accelerare in quella direzione.
Prezzo del gas in linea con quello europeo. È urgente garantire liquidità al mercato italiano per assicurare un prezzo del gas in linea con quello europeo tramite lo sviluppo di un mercato a termine, lo sblocco del Transitgas e l’agevolazione del trasporto del gas all’interno dell’Unione Europea tramite l’armonizzazione del trasporto. Si renderebbe così strutturale l’allineamento del prezzo italiano a quello europeo.
Di fondamentale importanza dare attuazione all’art. 39 relativo agli oneri di sistema, tenendo presente che occorre tuttavia replicare lo stesso meccanismo anche nella parte gas.
Oggi gli oneri gas sono applicati in maniera lineare su tutto il consumo, senza tenere conto dell’incidenza del costo del gas sull’attività produttiva. Occorre infine garantire all’autoproduzione di energia in cogenerazione un trattamento paritario rispetto agli altri stati europei, con l’obiettivo di consentire alle imprese di competere ad armi pari.
La voce macero. Nel 2012, il consumo di macero si è attestato intorno ai 4,6 milioni di t (-8,1% rispetto al 2011). L'Italia deve puntare, come Francia e Spagna, sul riciclo di prossimità per il macero raccolto sul territorio nazionale e introdurre un sistema di monitoraggio dell’export in linea con le decisioni e le direttive comunitarie sulla Recycling Society. La raccolta nazionale ha superato i 6,2 milioni di t, con un ridimensionamento dell’1,4%. Tuttavia a fronte della minore raccolta interna, i volumi di macero diretti oltre confine, soprattutto in Cina, sono cresciuti (+11,2%), raggiungendo 1,9 milioni di t.
È inoltre cruciale dare attuazione alle disposizioni di legge che impongono il recupero energetico prioritario per i rifiuti che provengono dal riciclo, prevedendo un più ampio ricorso agli impianti industriali esistenti, e semplificare le procedure per la costruzione di nuovi impianti di termovalorizzazione asserviti al riciclaggio della carta, superando gli attuali limiti territoriali e regionali.
Compensare i costi indiretti. Centrale la questione del sistema Ets, che richiede di attivare anche in Italia misure di compensazione dei costi indiretti per il settore cartario, come previsto dalle recenti linee guida comunitarie, per mezzo dei fondi derivanti dalle aste sui diritti di emissione.
«È importante respingere ulteriori iniziative in materia di “backloading (accantonamento temporaneo delle quote da mettere all’asta nel triennio 2013-2015, per rimetterle in circolazione nell’ultimo biennio della terza fase 2019-2020). O ancora meglio - spiega Culicchi - sarebbe superare il sistema Ets con un’iniziativa europea che "spinga" effettivamente investimenti e innovazione in tutta l’industria». Un'azione comune si impone, dunque, a livello europeo, in particolare sui temi energetici: basti pensare al (controverso, Ndr) shale gas che fa sì che il costo del gas per un'impresa europea sia più alto del 241% rispetto agli USA, secondo quanto dichiarato dallo stesso Commissario Oettinger» conclude Culicchi.
Domande esplicite alla UE. Secondo Teresa Presas (Cepi) «La sopravvivenza e il futuro delle fabbriche europee che producono carta si giocano sul fronte europeo, e non solo riguardo al mercato Ets. Un recente studio di Ernst & Young conferma infatti che la compliance a leggi e normative si presenta come il maggior rischio competitivo per l’industria».
Con l’obiettivo di bloccare l’incremento dei costi di tali compliance normative per il prossimo biennio, Cepi sta lavorando al progetto "BASTA!", iniziativa di comunicazione che racchiude nel claim stesso il monito che l’industria cartaria europea avrà modo di trasmettere ai rappresentanti politici europei e nazionali nei prossimi mesi.
I numeri della carta Tra il 2007 e il 2012 il settore cartario italiano ha "bruciato" 26 siti produttivi e circa 40.000 posti di lavoro. Nel 2012/2011 produzione e fatturato sono in netto calo (rispettivamente -5% e -7%), a fronte della tenuta dell’export (+0,2%) mentre l’energia continua a incidere fino al 50% dei costi.
Anche nel primo quadrimestre 2013 produzione e fatturato del settore sono in calo tendenziale (-1,8% e -1,5% rispetto al medesimo periodo 2012) a seguito della riduzione dei volumi di carte per usi grafici (-5,9%) che sconta gli effetti della chiusura dell’ultimo impianto italiano di carta da giornale all’inizio 2013. In calo anche i volumi di carte per imballaggio (-1,2%), tra le quali spicca però l'incremento nei volumi di carte per cartone ondulato (+3,9%).
Cresce anche la produzione di carte per usi igienico-sanitari (+2,6%). Sul fronte della domanda interna, nei primi tre mesi dell’anno, il consumo apparente è sceso del 6,9% così come si sono ridotti i volumi affluiti dall’estero (-6,1%). Favorevole risulta, invece, l’andamento dell’export che recupera del 5,5% rispetto ai volumi in calo del primo trimestre del 2012.
Sintesi sul cartone ondulato. "Pesano" circa 3,5 milioni di tonnellate gli imballaggi prodotti in Italia con cartone ondulato, a conferma del ruolo decisivo di questo materiale nei meccanismi della logistica industriale. Secondo i dati Gifco (Gruppo Italiano Fabbricanti Cartone Ondulato in seno ad Assografici), il settore dell’ondulato sembra reggere meglio di altri comparti dell’industria italiana alla flessione della domanda di beni e consumi. Per la seconda volta in quattro anni, infatti, la produzione registra performance migliori rispetto ad altre filiere, perdendo solo qualche punto percentuale: nel 2012, in Italia, sono stati prodotti precisamente 6.150.326.000 m2 di cartone ondulato (-3,31%) mentre la produzione in peso è stata di 3.472.557 t (-3,9%). Degli oltre 6 miliardi di m2, 5.507.128.000 m2 sono stati prodotti dalle aziende associate a Gifco (pari a 3.147.951 t, con una flessione rispetto all’anno precedente del 3,3%). Dai dati emerge che gli iscritti a Gifco hanno limitato meglio le perdite del 2012 rispetto alle aziende non associate, che hanno registrato invece una flessione dell’8,4%. Nel 2012 Gifco si conferma così, come associazione, il secondo produttore di cartone ondulato a livello europeo. Parlando sempre di produzione nazionale, nel 2012 i fabbricanti di cartone in fogli destinati gli scatolifici confermano per il secondo anno consecutivo una migliore performance rispetto alle aziende integrate che producono casse: nel 2012 sono stati prodotti 2.662.258 m2 di cartone in fogli (-2,7% sul 2011) e 3.488.068 m2 di casse (-3,7% sul 2011). NUMERI DI GIFCO A FINE 2012 |