Etichettatura ambientale: urgono risposte dalle istituzioni

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Riceviamo e volentieri pubblichiamo le considerazioni del neo eletto Presidente Giflex, Alberto Palaveri (CEO Sacchital), circa i nuovi “criteri informatori dell’attività di gestione dei rifiuti da imballaggio” riportati nel DL del 3 settembre scorso.

Alberto Palaveri

Siamo vivendo mesi difficili. Molte delle certezze che ci hanno a lungo accompagnato sono in dubbio, e molte delle abitudini cche hanno segnato la nostra vita cambieranno per sempre.

Nonostante questa fase di incertezza, chi opera nel mondo del packaging sa che gli scenari del futuro non sono così diversi da quanto immaginato e vissuto prima del COVID-19.

Certo i cambiamenti di alcune abitudini impatteranno sui consumi alimentari e, di conseguenza, sul pack: lo smart working e l’e-commerce, per esempio, costituiscono importanti driver sia per l’innovazione che per una diversa distribuzione dell’imballo.

Un tema più urgente, tuttavia, riguarda la completa revisione del packaging guidata da parole quali “sostenibilità” ed “economia circolare”. Da qualche anno, progettisti e produttori di packaging, durante riunioni commerciali, si trovano a dover rispondere a domande di questo tenore: “quale è il giusto pack per il mio prodotto?”, “può essere riciclabile-compostabile?”, “e il cliente finale cosa penserà?”.

Le aziende del settore e dell’intera filiera, spinte da questi interrogativi, investono nella ricerca di soluzioni nuove e competitive. Tuttavia, l’esigenza di rispondere positivamente alle richieste dei consumatori, la necessità di contenere i costi e la presenza di vecchi impianti di confezionamento inadatti ai nuovi materiali, rendono la sfida della sostenibilità difficile e onerosa.

In un contesto quindi già difficile, le istituzioni aggiungono nuova complessità: tariffe Conai sempre più differenziate e costose, una plastic tax concepita come accisa e non come modello per incentivare la transizione, e una tassa europea sulla plastica di cui ancora non è chiara l’armonizzazione con quella italiana.

Infine, con il recepimento della “Direttiva rifiuti e imballaggi” (dlgs n. 116 del 3 settembre 2020), è stato introdotto dal 26 settembre 2020 l’obbligo di etichettatura senza chiare indicazioni applicative. Si tratta di un tema su cui sia Confindustria sia le varie associazioni di settore, tra cui Giflex, si sono espresse chiedendo al legislatore una proroga che ancora, dopo ripetuti confronti, tarda ad arrivare, generando confusione e incertezze nell’intera filiera.

Sebbene l’obbligo di dichiarare il materiale di cui è composto un imballo sia giusto e ragionevole, stupisce che sia stato imposto senza un’intensa interlocuzione con gli attori di mercato.

Si tratta di progettare una complessa evoluzione nel settore del packaging su cui la collaborazione tra istituzioni e imprese risulta essenziale.

Stupisce ritrovarci a operare con un obbligo vigente senza sapere come ottemperarlo. Stupisce ancora di più la mancata risposta delle istituzioni, che attendiamo da inizio settembre.

Nel nostro mondo dell’imballaggio flessibili sarà fondamentale utilizzare l’etichettatura per rilanciare alcuni principi condivisi: il materiale che paga la tariffa di uno dei consorzi deve essere raccolto in modalità differenziata, così da mantenere a zero la quota di rifiuto da imballaggio flessibile che va nell’indifferenziata.

Dovrà essere valorizzato lo sforzo di rispondere positivamente a norme che guidano la riciclabilità e la compostabilità. E, infine, che si abbia una positiva attenzione a scelte sia di nuovi materiali sia di soluzioni tecnologiche innovative, finalizzate alla migliore valorizzazione dell’imballo a fine vita.

Conai ha provato a rispondere alla complessità della sfida progettando un tool per “costruire un’etichetta ambientale conforme ai riferimenti normativi esistenti” ma non basta. Nonostante sia l’unico strumento che provi mettere un po’ di ordine, si tratta di un punto di partenza, non certo di un punto di arrivo. 

La scelta di comunicare ai propri clienti il materiale di cui è composto un imballaggio è troppo importante per essere risolta da un tool e da regole semplicistiche che guardano al passato.

La disponibilità del settore è massima. Ma siamo in attesa di un confronto risolutivo con le istituzioni, per cogliere al meglio la possibilità di rendere sempre più sostenibile la nostra industria.

Alberto Palaveri
Presidente Giflex Gruppo Imballaggio Flessibile

Fonte: CONAI

Uno stralcio del DL 3 settembre 2020, n. 116

L’11 settembre 2020 è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto legislativo 3 settembre 2020, n. 116, che recepisce la direttiva UE 2018/851 sui rifiuti, e la direttiva (UE) 2018/852 relativa agli imballaggi e ai rifiuti di imballaggio.

L’art. 3 comma 3, lettera c) del decreto ha apportato modifiche al comma 5 dell’art. 219 del Codice dell’Ambiente, in tema di “Criteri informatori dell’attività di gestione dei rifiuti di imballaggio”.

Nello specifico, tale modifica impone che tutti gli imballaggi siano “opportunamente etichettati secondo le modalità stabilite dalle norme tecniche UNI applicabili e in conformità alle determinazioni adottate dalla Commissione dell’Unione europea, per facilitare la raccolta, il riutilizzo, il recupero ed il riciclaggio degli imballaggi, nonché per dare una corretta informazione ai consumatori sulle destinazioni finali degli imballaggi. I produttori hanno, altresì, l’obbligo di indicare, ai fini della identificazione e classificazione dell’imballaggio, la natura dei materiali di imballaggio utilizzati, sulla base della decisione 97/129/CE della Commissione.”

 

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