Imballaggi flessibili: un comparto “sano”
Fatti e dati di mercato 2020: con una lieve flessione nel fatturato, i bilanci dei produttori italiani di packaging flessibile confermano le caratteristiche a-cicliche del settore.
Barbara Iascone
Istituto Italiano Imballaggio
Non accadeva dal 2009 che il comparto dell’imballaggio flessibile italiano mostrasse una, seppur leggera, inversione di tendenza, interrompendo quindi una lunga serie di prestazioni positive.
Fino al 2019, considerando i 10 anni precedenti, il comparto ha infatti registrato un tasso di crescita medio annuo della produzione espressa in tonnellate pari al +3,9%. E questo è accaduto anche in periodi critici, quando il settore imballaggi nel suo complesso è arrivato a registrare cali del 12%, mentre gli imballaggi flessibili da converter sono riusciti a reggere, arginando le perdite al 3%, rapidamente recuperate negli anni successivi.
Questo è quanto accaduto anche nel 2020: mentre l’attività manifatturiera cala di oltre il 10%, l’area imballaggi flessibili da converter mostra una flessione decisamente più ridotta, a conferma della solidità del settore. Nel 2020 il tasso medio di crescita del settore relativo agli ultimi 10 anni si abbassa al 3,5% m.a.
2017 | 2018 | 2019 | 2020 | |
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Fatturato milioni euro | 2.132 | 2.184 | 2.250 | 2.227 |
Aziende operanti in Italia | - | - | - | 80 |
Adetti numero circa | 6.800 | 6.991 | 7.115 | 7.130 |
Produzione t/000 | 382 | 391 | 403 | 399 |
Esportazioni t/000 | 210 | 215 | 222 | 219 |
Importazioni t/000 | 3 | 3 | 3 | 3 |
Utilizzo apparente | 175 | 179 | 184 | 183 |
Il mercato mondiale
Nel 2020 il mercato mondiale degli imballaggi flessibili da converter è stimato in circa 97 miliardi di dollari, il 28% dei quali imputabili agli USA (+4% rispetto all’anno precedente).
A livello europeo, i consumi crescono del 2,9%, arrivando a superare i 15 miliardi di euro, con il 79% imputabile ai paesi dell’Europa occidentale. In termini quantitativi, i consumi espressi in m2 crescono del 2,5% superando i 58.400 m2. Anche l’analisi delle vendite espresse in numero di pezzi riporta un trend positivo (+1,2%).
Il mercato nazionale
I dati condivisi in questa analisi si riferiscono alla produzione di imballaggi flessibili ottenuti per accoppiamento di film di diversi materiali: plastici, alluminio, cellulosici e, più di recente, anche film biodegradabili e/o compostabili. È fondamentale sottolineare che i dati espressi per il mercato italiano si riferiscono, in termini quantitativi, alle tonnellate di imballaggi, a differenza di quanto espresso per il mercato europeo.
Dopo anni di continua e costante crescita, sia in termini di fatturato che di tonnellate, anche gli imballaggi flessibili da converter nel 2020 registrano dunque un calo del -1% per entrambe le grandezze rispetto all’anno precedente
I milioni di euro nel 2020 risultano essere circa 2.227 mentre la produzione si assesta sulle 399.000 tonnellate.
Analogamente all’intera industria del packaging, gli effetti della pandemia si sono fatti sentire anche in questo settore, sebbene in misura molto ridotta rispetto a quanto registrato nel manifatturiero italiano.
Nonostante l’impiego crescente di imballaggi flessibili da converter in alcuni mercati, per esempio la IV gamma per ortofrutta, i cali registrati in altri settori merceologici sono stati determinanti per la battuta d’arresto.
Rispetto all’intera produzione nazionale di packaging, gli imballaggi flessibili rappresentano il 2% in termini di tonnellate e l’8% in termini di fatturato.
Rimane costante la percentuale di produzione nazionale destinata all’esportazione che, anche nel 2020, risulta essere intorno al 55% (-1,4%); stabili le importazioni, che continuano a essere comunque limitate.
Nonostante il segno negativo relativo alla produzione, si può dunque ribadire che il settore continui a essere in buona salute, dato che le perdite registrate si riferiscono esclusivamente al calo dei settori produttivi e non tanto a un calo imputabile alla tipologia di confezionamento.
2007 | 2008 | 2009 | 2010 | 2011 | 2012 | 2013 | 2014 | 2015 | 2016 | 2017 | 2018 | 2019 | 2020 | |
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FC | 100 | 99 | 95,7 | 101,3 | 108 | 108 | 112,3 | 116,7 | 121,7 | 124,3 | 127,3 | 130,3 | 134,3 | 133 |
TOT. PACK. | 100 | 96,9 | 85,9 | 90,5 | 90 | 85,5 | 85,2 | 88,6 | 90,7 | 93,6 | 96,7 | 98,5 | 100,6 | 99,1 |
Tipologie e settori di impiego
Come sappiamo gli imballaggi flessibili da converter sono caratterizzati, tra l’altro, dal fatto di essere realizzati tramite accoppiamento di diversi materiali, plastica, carta e alluminio, a seconda dell’impiego finale.
Sono suddivisi in base alla prevalenza di questo e quel materiale materiale: il 73% a prevalenza plastica, il 25% a prevalenza carta, il restante 2% è a prevalenza alluminio.
Settori d’impiego
Innovativo, moderno e all’avanguardia, l’imballaggio flessibile da converter è sempre pronto a soddisfare ogni esigenza di mercato e a superare tutte le sfide, sia di carattere tecnologico che ambientale. Prevalentemente legato al settore alimentare (il food lo assorbe per circa il 94%), questo imballaggio sta prendendo campo anche nell’area non alimentare.
In ambito food, la IV gamma dell’ortofrutta continua essere il maggiore utilizzatore di packaging flessibile con il 26,1% (l’area risulta in crescita nel 2020, complice l’attenzione all’igiene e alla protezione da parte dei consumatori che ha superato i livelli abituali).
Al secondo posto, troviamo i formaggi (19,7% di share), seguiti da prodotti da forno e paste alimentari (18,7%, in calo rispetto al 2019, a causa del trend negativo registrato dal settore).
Gli impieghi in ambito alimentare sono di vario tipo, e la voce “altro” (13,7%) racchiude al proprio interno diverse categorie di prodotti, come i piatti pronti, le salse, le caramelle, il cioccolato o, ancora, baby food, yogurt, miele, confetture e bevande (in prevalenza succhi).
Continuando l’elenco relativo ai settori di impiego troviamo l’area carni trasformate, ovvero i salumi, al 5,1% in leggero calo rispetto al 2019; stessa share di mercato per i surgelati.
La ripartizione nell’ambito alimentare si conclude con il caffè (3,5%) e il pet food, in leggero calo, con il 2,5%.
In ambito non food, l’imballaggio flessibile è utilizzato quasi esclusivamente dai settori cosmetico/farmaceutico e detergenza domestica, che si spartiscono il 6% del mercato. Nel cosmetico sono particolarmente sviluppati i formati monodose, mentre nella detergenza domestica parliamo delle ricariche per flaconi.
2019 | 2020 | |
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Prodotti da forno e paste alimentari | 19,60% | 18,70% |
Formaggi | 18,60% | 19,70% |
Carni trasformate (salumi) | 5,40% | 5,10% |
Surgelati | 4,90% | 5,10% |
Ortofrutta IV e V gamma | 24,80% | 26,10% |
Caffè | 3,80% | 3,50% |
Pet food | 2,60% | 2,50% |
Altri alimenti | 14,70% | 13,70% |
Totale alimentare | 94,40% | 94,40% |
Farmaceutici e cosmesi | 3,00% | 2,90% |
Detergenza domestica | 2,60% | 2,60% |
Altro non alimentare | 5,60% | 5,50% |
Totale | 100% | 100% |
Materie prime per la produzione
Come per l’anno precedente, anche nel 2020 si registra un aumento dell’utilizzo di carta per accoppiamento, che si traduce in un +2% a scapito dell’utilizzo di plastica. Rimane stabile invece l’utilizzo di alluminio.
In continua crescita l’impiego di materiali biodegradabili / compostabili, tramite accoppiamento di carta + plastica (biodegradabile / compostabile) oppure plastica + plastica in entrambi i casi biodegradabile / compostabile.
Si tratta di uno sviluppo in linea con le richieste di imballaggi a basso impatto ambientale. Questa tipologia di accoppiamento è utilizzata per esempio nella realizzazione di buste per il confezionamento della pasta alimentare e dei biscotti.
In base ai dati relativi alla Banca Dati dell’Istituto Italiano Imballaggio, si ipotizza che su circa 61.000 tonnellate di imballaggi flessibili da converter utilizzati, il 7% siano stati realizzati tramite l’accoppiamento di materiali biodegradabili/compostabili.
Gli imballaggi flessibili da converter continueranno a essere protagonisti anche in futuro, grazie alla capacità di recepire e soddisfare le nuove e diverse esigenze di mercato. L’attenzione all’ambiente rimane comunque un punto fermo per il settore, così come la lotta allo spreco alimentare e la ricerca della sostenibilità, grazie a una tecnologia avanzata e messa a disposizione di tutta la filiera.