Re-starting
Ricominciamo da... 2*. L’avvio della fatidica e sospirata “Fase 2” in Italia ha previsto una ripresa generalizzata delle attività produttive e commerciali. L’industria del packaging nazionale (e internazionale) non ha mai in realtà chiuso le porte degli stabilimenti, ma ha anzi risposto con determinazione alle richieste della comunità, facendo valere sul campo il proprio valore strategico in tempi di emergenza Covid-19.
Dati e fatti dal mondo reale, tra difficoltà e segnali d’incoraggiamento.
Luciana Guidotti
* Citazione liberamente ispirata a un film italiano di qualche anno fa … “Ricomincio da 3” diceva infatti il sognatore Massimo Troisi a un pragmatico Lello Arena.
«Troisi: Chell ch’è stato è stato... basta, ricomincio da tre...
Arena: Da zero!...
Troisi: Eh?...
Arena: Da zero: ricomincio da zero.
Troisi: Nossignore, ricomincio da... cioè... tre cose me so’ riuscite dint’a vita, pecché aggia perdere pure chest? Aggia ricomincia’ da zero? Da tre!».
Per qualche mese, il mondo ha rallentato la propria corsa… Tutti ad ascoltare il silenzio delle città, a dolerci per le sfortune di molti e le inadempienze di troppi, a tracciare i confini di un futuro non privo di tensioni e incertezze...
L’emergenza sanitaria di ordine planetario legata al Corona Virus sembrerebbe aver dunque fatto a pezzi il quadro sociale ed economico costruito in anni di relativo benessere in diverse parti del globo, imponendo di riprogettare le regole del vivere comune per recuperare equilibrio e una buona visione d’insieme. Riusciremo a rimetterci in sesto? La domanda è d’obbligo e la risposta deve essere per forza “sì”, a prescindere dal tempo che impiegheremo.
DA OGNUNO IL SUO
Restringendo il campo di osservazione alle forze industriali della filiera del packaging, da cronisti abbiamo seguito da vicino le reazioni di molte aziende che, mettendo sul piatto competenze specifiche e risorse, sono state in prima linea nel fornire il giusto supporto ai produttori di beni di largo consumo, alimenti e farmaci anzitutto (tutto documentato sui nostri siti packmedia.net e italiaimballaggio.net).
Di queste aziende vogliamo sottolineare la velocità di reazione nel gestire la complessità del momento, construttori di macchine e i produttori di materiali per il confezionamento, espressione di un fare impresa che continua a guardare avanti.
CHI SI FERMA È PERDUTO
Che le aziende del packaging possano - e debbano - continuare a fare da traino del nostro Sistema Paese, lo ha affermato con chiarezza anche Nomisma nella recente ricerca “Controvento”, illustrata via webinar a oltre 600 operatori il 7 maggio scorso.
- Sotto osservazione 71.115 imprese, che rappresentano il 14% del settore manifatturiero italiano e che nel 2018 hanno espresso ricavi per 741,3 Mld (70% del settore) dando lavoro a 2,3 milioni di dipendenti (66% del settore), con un valore aggiunto di 178 Mld di euro (circa il 10% del PIL italiano).
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Dopo aver identificato alcuni fattori strutturali che garantiscono una maggiore propensione alla competitività (ad esempio la localizzazione geografica e la dimensione d’impresa) e aver definito i criteri di performance rispetto alle principali variabili economico-finanziarie (ricavi, EBITDA, valore aggiunto…), risultano essere 4.829 le cosiddette “imprese Controvento”, quelle in pratica che esprimono prestazioni migliori.
Le aziende del packaging e della farmaceutica si collocano addirittura tra i “settori vincenti” di questa classifica. - Si legge nella ricerca che «… In particolare nel packaging, a emergere come imprese Controvento, sono le più strutturate tra le grandi, quelle con oltre 500 addetti, mentre si ridimensionano le medie e le piccole. Nella farmaceutica, invece, la classe dimensionale non appare discriminante nel garantire una maggiore competitività relativa all’interno del settore stesso».
- La generazione e l’accumulo di un buffer di liquidità e il mantenimento di una struttura finanziaria e patrimoniale solida diventano imprescindibili anche per fronteggiare eventuali situazioni di downturn, quale ad esempio l’attuale emergenza COVID-19. In tal senso, le disponibilità liquide generate e mantenute anche per esigenze finanziarie improvvise, sono diventate la chiave della sopravvivenza stessa delle aziende (questi aspetti sono stati analizzati da Crif-Rating in uno studio presentato nel corso del webinar Nomisma).
- Non è dunque retorica la domanda che si pone Lucio Poma, Responsabile Scientifico Industria e Innovazione di Nomisma, circa l’importanza dell’analisi “Controvento” in un momento in cui il Paese deve affrontare l’emergenza Corona Virus «dato che diventa quanto mai fondamentale che il gruppo di imprese che traina il Paese riesca a non perdere troppo slancio. Se questo gruppo di testa dovesse arretrare in misura rilevante, il danno sarebbe incalcolabile»
Macchine automatiche: guardiamo in faccia la realtà
- Il sondaggio realizzato tra marzo e aprile 2020 da MECS, società di analisi di mercato di UCIMA (e presentato in contemporanea a Controvento) mostra la sostanziale tenuta del settore “packaging”, senza tuttavia sottovalutare ovviamente le incognite poste dall’emergenza.
- La significativa partecipazione delle imprese al sondaggio consente, in questo caso, di tracciare un quadro attendibile della situazione, fornendo importanti indicazioni sia in relazione al primo trimestre sia rispetto alle previsioni per l’intero 2020.
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Alla luce dei dati raccolti da 165 costruttori di macchine e sistemi di confezionamento, Luca Baraldi (Centro studi MECS-Confindustria Ucima) entra nel merito dell’analisi (di cui riportiamo una sintesi), e ricorda che, a livello mondiale nel 2019, il comparto ha sviluppato un giro d’affari di circa 45,5 miliardi di Euro (CAGR del 5,2% tra il 2015 e il 2019).
In questo contesto, con gli 8 miliardi di fatturato registrati nel 2019, l’Italia ha mantenuto la posizione di testa della classifica, superando i competitor tedeschi. - Durante l’emergenza, le aziende italiane del packaging non hanno mai interrotto la produzione: solo 4 su 100 lo hanno fatto, mentre 1 su 5 ha dichiarato un rallentamento dell’attività commerciale e di post-vendita, senza però mai interrompere quella produttiva.
- Tutte hanno introdotto misure di salvaguardia dei propri dipendenti: smart working, ferie, turni di lavoro diversificati, accesso agli ammortizzatori sociali hanno “impattato” sulla produttività aziendale per 9 aziende su 10.
- I problemi legati alla subfornitura hanno provocato rallentamenti per 8 aziende su 10 sebbene, nella maggior parte dei casi, le aziende del packaging abbiano supportato i propri fornitori storici, come un patrimonio da salvaguardare. 1 azienda su 10 è stata invece costretta a cambiare fornitore.
- Dall’inizio dell’emergenza a inizio maggio solo 1 azienda su otto (12,9%) ha registrato qualche segnale di incremento della domanda (soprattutto dai settori food, farmaceutico e chimico); complessivamente, l’80% del campione stima un netto calo di produzione, fatturato e ordini, con una contrazione superiore al 25% per la metà delle aziende e superiore al 50% per una quota rilevante di imprese (il 14,2% sul fatturato, il 24,1% sugli ordini);
- Si corroborano le previsioni negative per l’intero 2020: l’86,7% delle aziende stima che l’impatto dell’emergenza si tradurrà in un calo del fatturato e per il 50% del campione si tratterà di una flessione pesante.
L’unico settore per cui si intravvedono segnali di miglioramento è il farmaceutico, dove le attese di risultati stabili o in crescita (63,6%) superano quelle di peggioramento (36,4%).
IN CONCLUSIONE
In conclusione ci sembra corretto sottolineare che il quadro d’insieme presentato sconti, con tutta probabilità, l’emotività delle persone chiamate a esprimersi in un momento eccezionale per imprevedibilità e portata.
Già a distanza di un mese, stiamo infatti raccogliendo segnali diversi che mitigano in parte quanto emerso dal sondaggio Ucima.
Così, nel seguito, presentiamo alcune case history che aprono a prospettive diverse.
Dal canto nostro, ringraziamo quanti hanno accettato l'invito a raccontare la propria esperienza industriale e umana, condividendo emozioni e strategie di futuro.