Claim green in etichetta
L’impegno ad adottare packaging sostenibili dichiarato sulle etichette dei prodotti convince i consumatori italiani, determinando un aumento delle vendite. Lo confermano i dati raccolti dall’ottava edizione dell’Osservatorio Immagino di GS1 Italy, di cui riportiamo un estratto.
L’indagine svolta dell’Osservatorio Immagino ha messo in luce come, tra le diverse tipologie di messaggio che ricorrono nella comunicazione sul packaging, i claim relativi alla riduzione dell’impatto ambientale presenti sulle etichette di oltre 24 mila prodotti abbiano condizionato le scelte d’acquisto dei consumatori.
In particolare, si ritagliano uno spazio fondamentale nella comunicazione dei marchi gli aspetti legati alla sostenibilità del packaging, con un duplice scopo: da un lato, segnalare l’impegno delle aziende nel ripensare in chiave eco-compatibile la confezione dei prodotti, dall’altro, aiutare i consumatori a conferirla correttamente nella raccolta differenziata dopo l’uso.
Esaminando in dettaglio le diverse tipologie di claim relative alla sostenibilità dell’imballaggio è possibile mettere a fuoco alcuni trend.
Packaging compostabile. I prodotti che dichiarano questo claim segnano la crescita più sostanziosa delle vendite con il +54,4% di sell-out, e appaiono sempre più diffusi in molte categorie del comparto food, come gelati in vaschetta, accessori usa-e-getta per la tavola, caffè macinato e formaggi.
Imballaggi con “meno plastica”. Aumento a due cifre (+29,5%) per il sell-out dei prodotti che segnalano questo messaggio, diffuso soprattutto tra i detersivi per lavatrice e i detergenti per la cura della persona.
Packaging realizzato “con materiale riciclato”. In forte espansione l’offerta (+29,9%) di prodotti che riportano nel claim l’intenzione di risparmiare risorse e che hanno visto crescere del 6,9% il giro d’affari, in particolare per quanto riguarda shampoo, detersivi per bucato e lavatrice, detersivi per lavastoviglie e sacchetti per la spazzatura.
Packaging riciclabili… e dove conferirli. Analizzando i dati relativi alle vendite (ponderati in base alla composizione del carrello “medio”), l’Osservatorio Immagino ha rilevato che il 47,3% degli oltre 21 miliardi di unità vendute è riconducibile al 28,2% dei prodotti che comunicano la riciclabilità del packaging in etichetta: a giugno 2020 i prodotti con questa indicazione hanno visto crescere del 2,8% le unità vendute. In parallelo, per il secondo anno consecutivo, cala il sell-out dei prodotti che non la comunicano (-1,0%).
Tuttavia, benché il venduto di questi prodotti sia aumentato di quasi il 3% in termini assoluti, la loro incidenza resta comunque relativamente bassa: considerando infatti i 115.429 prodotti di largo consumo rilevati in quest’edizione dell’Osservatorio Immagino, solo il il 28,2% di essi, (circa 32.500) ha segnalato in etichetta la riciclabilità della confezione, mediante pittogrammi o simboli come il sistema di etichettatura volontaria proposto dal Conai, il chasing arrows (il triangolo con le frecce che si inseguono, accompagnato da un numero e una sigla specifici per ogni materiale) o il green dot (il punto verde).
Per contro, dunque, il 71,8% dei prodotti a scaffale non specifica come smaltire la confezione. Ciò non significa che le confezioni non siano effettivamente riciclabili - anzi, il 6,4% lo sono integralmente, il 76,2% in larga parte - ma solo che il dato non è stato esplicitato in etichetta.