La sartoria italiana del caffè

Neronobile: 18 anni di storia e di esperienza come contoterzista nel settore del confezionamento di caffè in capsule. Il racconto e gli obiettivi di un’azienda che, oggi, cresce al ritmo del 40% annuo
e lavora in tutto il mondo, forte di un’offerta completa e di un servizio a tutto campo, che prevede l’affiancamento al cliente in ogni fase della produzione. A cura di Riccardo Ceredi

Non chiamateli contoterzisti. Sarebbe riduttivo e, forse, anche un po’ offensivo. Neronobile, con base a Sarcedo (VI) offre - è vero - un servizio di confezionamento di caffè in capsula conto terzi ma, oltre a mettere a disposizione dei propri clienti linee complete di confezionamento, li accompagna in tutte le fasi produttive e commerciali della bevanda: dalla scelta delle miscele più adeguate allo studio del brand, fino alla creazione del packaging più adatto.
Favorita anche dall’enorme crescita che sta interessando il settore del caffè porzionato, la formula scelta si è dimostrata vincente: la società è passata dai 4,4 milioni di fatturato del 2013 ai 7,6 del 2014, e le stime per l’anno in corso si attestano attorno agli 11 milioni.
Giampaolo Furia, il titolare, ci racconta come Neronobile si stia muovendo nel dinamico panorama del caffè porzionato.

Non sono pochi 18 anni spesi in un settore come quello delle capsule di caffè: come siete partiti?
Ci siamo affacciati sul mercato del caffè nel 1998 e, da subito, abbiamo puntato al settore delle capsule, che oggi la fa da padrone ma ai tempi era in una fase a dir poco embrionale. Ricordo che quando, nel 1999, partecipammo alla nostra prima fiera presentando un sistema a capsule, venivamo guardati come alieni. Nonostante tutto, abbiamo avuto la costanza e la perseveranza di credere nella nostra idea, e nel 2002 abbiamo completato il nostro primo impianto. Non si è però trattato di una partenza bruciante: il vero successo è cominciato tre anni fa, quando il mercato è stato invaso dai sistemi compatibili.

Chi è il vostro cliente ideale e che tipo di servizio offrite?
Neronobile si rivolge tanto agli imprenditori che vogliono entrare nel settore del caffè in capsula senza avere un’esperienza pregressa, quanto a quei torrefattori che vogliono ampliare la propria attività. Si tratta in effetti di un servizio conto terzi, ma molto evoluto. Noi studiamo dalla “a alla z” tutte le esigenze del cliente e lo affianchiamo in ogni fase produttiva: dalla scelta della miscela a quella del packaging, compreso lo studio di grafiche personalizzate. Per quanto riguarda il solo aspetto delle miscele, abbiamo una partnership con strutture che ci aiutano a sviluppare una gamma di gusti quanto mai eterogenea, ma al contempo diamo l’opportunità al cliente di utilizzare i suoi prodotti. Analogamente, possiamo aiutare le aziende di cui siamo partner a sviluppare la soluzione di confezionamento secondario più adeguata, curando anche gli aspetti legati al design della confezione. In pratica, offriamo un servizio davvero flessibile, configurabile a seconda delle varie esigenze e del grado di esperienza del cliente.

1 - Linea con capsulatrice della Spreafico nello stabilimento di Neronobile.

Come si sviluppa la produzione nei vostri stabilimenti?
Attualmente abbiamo in funzione dieci impianti completi per il riempimento capsule e il confezionamento secondario, ma entro fine anno ne implementeremo altri due. Ogni linea è dedicata a un cliente specifico e alla sua gamma di prodotti, in modo da ottimizzare il processo, evitando interruzioni dovute a cambi prodotto. La nostra potenzialità attuale è di circa 250 milioni di capsule all’anno.

Che tipo di prodotti incapsulate?
Il caffè la fa da padrone, con circa il 90% della produzione, ma confezioniamo anche caffè aromatizzati, tè e tisane in foglia e ginseng. In totale, possiamo lavorare più di trenta tipi di prodotto, utilizzando una vasta gamma di capsule, comprese quelle a barriera e compostabili. Queste ultime sono approdate sul mercato solo di recente e chi le utilizza ne sta, giustamente, facendo un cavallo di battaglia dal punto di vista del marketing. È chiaro che i costi di produzione per chi impiega capsule compostabili sono maggiori, ma penso che il surplus di prezzo sia “ripagato” da un impatto ambientale nettamente più basso. Data l’espansione del settore, stiamo parlando di numeri importanti e di un’altrettanto importante riduzione di rifiuti nell’ambiente.

Lo sviluppo delle capsule compatibili è un’ulteriore riprova che il settore del caffè porzionato è in costante crescita. Come ne seguite l’espansione?
Il settore del porzionato è più complesso di quanto appaia a prima vista, ma è innegabile che sia in costante evoluzione. Siamo consapevoli che, per mantenere una posizione di primato, non possiamo stare a guardare. A breve partiremo dunque con nuovi formati di capsule compatibili, ampliando ulteriormente la nostra gamma. Inoltre, stiamo sviluppando nuovi packaging e nuove immagini, puntando a offrire un ventaglio sempre più ampio di possibilità in relazione a confezionamento e commercio in capsula.

A quali mercati vi rivolgete e dove intendete espandervi?

Allo stato attuale, il nostro core business è in Italia, dove esiste un folto panorama di torrefatori e realtà commerciali legate alla produzione di caffè, ma lavoriamo anche con clienti stranieri, in particolare nell’area del nord Europa. A tutt’oggi, il mercato italiano offre ancora notevoli margini di sviluppo: si calcola che solo il 30% delle famiglie consumi caffè porzionato, mentre il 70% è legato a soluzioni più convenzionali come il caffè in polvere, ma è lecito aspettarsi che la percentuale si ribalterà nei prossimi anni. Per quanto riguarda il business globale, negli ultimi anni il mercato statunitense è stato interessato dalla crescita maggiore, ma anche paesi come Cina e Corea si stanno aprendo al consumo di caffè porzionato e, in futuro, potrebbero diventare vere e proprie miniere d’oro. Neronobile, peraltro, è in grado di adattare la propria produzione alle esigenze di gusto e consumo dei vari paesi (è il caso del caffè lungo americano).

Il caffè è da sempre associato al concetto di “made in Italy”: con l’espansione capillare del settore, l’affermarsi di marchi che operano in un’ottica multinazionale e la nascita di catene globalizzate, quanto è ancora vero?
Purtroppo non molto. Il mercato di oggi è falsato da un’offerta che si basa sull’ambiguità: mi riferisco ai marchi che utilizzano escamotage come nomi, loghi e immagini “italiane” per essere associati automaticamente alla cultura nostrana del caffè, anche se commercializzano un prodotto che di italiano non ha nulla. Forse, sarebbe stato opportuno adottare misure protezionistiche, un po’ come accade con i vini a denominazione d’origine controllata: penso, ad esempio, alla possibilità di usare il termine “espresso” soltanto per i prodotti tostati e confezionati nel nostro Paese. Per quanto ci riguarda, facciamo comunque di tutto per mantenere viva la vera tradizione italiana, che cerca anzitutto la qualità e la fragranza del prodotto. Anche per questo, abbiamo scelto di percorrere la via delle capsule: si tratta di un tipo di confezionamento che, se eseguito con criterio, garantisce tanto la massima qualità quanto una shelf life prolungata.                                                        

 

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