Gli imballaggi di plastica (2016)

Trend evolutivo della produzione e posizionamento sul mercato. Barbara Iascone


In base alla classificazione utilizzata dall’Istituto Italiano Imballaggio nella sua pubblicazione Imballaggio in cifre, il settore degli imballaggi di plastica comprende tanto gli imballaggi rigidi (bottiglie, flaconi ecc) quanto gli imballaggi flessibili non accoppiati (shopper, film, pluriball di protezione, ecc.), con l’esclusione degli imballaggi flessibili da converter.
Secondo il report pubblicato nel 2016 da Plastics Europe relativo alle dinamiche del 2015, la domanda di plastica nell’Europa a 28 Paesi risulta pari a 49.000 t/000, di cui il 39,9% destinata alle aziende produttrici di packaging.
Parlando di riciclo, sempre secondo Plastics Europe, i dati si fermano al 2014, ma è interessante notare come delle 25.800 t/000 di plastica riciclata a livello europeo, il 39,5% derivi dal riciclo degli imballaggi.
In Italia, sulla base dei dati forniti dal Consorzio Corepla, nel 2016 sono stati avviati a riciclo il 41% degli imballaggi di plastica immessi al consumo; obiettivo per il 2017 è di raggiungere il 42%.

Il mercato  
Ferma restando l’esclusione dei flessibili da converter, il mercato degli imballaggi di plastica registra nel 2016 un aumento della produzione in tonnellate pari al 5%, assestandosi sulle 2.889 t/000.
Per quanto riguarda il commercio estero, registriamo un trend di crescita del 6,8% per le importazioni e una sostanziale stabilità per le esportazioni, che chiudono con un +0,4%.   
Il consumo apparente sale del 6,6%.
In termini di fatturato, si stima che la crescita globale sia del 2%.
L’Istituto Italiano Imballaggio ipotizza che l’entità diversa dei due andamenti trovi giustificazione in vari fattori.  
Anzitutto, nel 2016, abbiamo assistito a un calo del costo delle materie prime plastiche (per inciso, l’Istituto monitora i prezzi di quelle destinate all’imballaggio quotate presso la Camera di Commercio di Milano).  
Le medie delle quotazioni 2016 dei polimeri plastici sono state più basse rispetto al 2015 e, in alcuni casi, anche di parecchio: il PET, per esempio, ha visto calare la propria media del 20%. Questo può aver portato a una maggiore produzione di imballaggi in plastica poi messi a scorta.
Altro elemento da tenere in considerazione per spiegare l’andamento di questa tipologia di packaging è il trend degli imballaggi di plastica pieni (il sopracitato +5% si riferisce infatti agli imballaggi vuoti): nel 2016, in Italia, gli imballaggi di plastica prodotti e riempiti sono infatti cresciuti del 2%, ed è pertanto plausibile ipotizzare un certo aumento delle scorte, sia presso i produttori di imballaggio che presso gli utilizzatori.
Prosegue intanto la crescita sia delle plastiche provenienti da riciclo (+6%) sia delle bioplastiche destinate alla produzione degli imballaggi.
Per quanto riguarda in particolare le bioplastiche - che vengono utilizzate in massima parte per produrre shopper, ma anche film da incarto - si valuta che nel 2016 abbiano raggiunto le 50 t/000 circa. A livello europeo e mondiale, il loro sfruttamento è ancora molto al di sotto delle reali potenzialità di impiego.

Le tipologie degli imballaggi di plastica
Gli imballaggi di plastica si suddividono in tre macro aree:
- imballaggi flessibili (film e sacchi, esclusi i flessibili da converter), 40,6%;
- imballaggi rigidi (bottiglie, fusti, cassette, pallet), 49,6%;
- accessori (reggette, tappi, chips, lastre, adesivi ecc.), 9.8%.
Negli ultimi anni gli sviluppi più interessanti sono nell’area degli imballaggi rigidi.
Gli imballaggi di plastica nel loro insieme rappresentano il 18% della produzione totale di packaging in Italia. Rientrano della categoria “imballaggi leggeri”, con pesi quindi molto inferiori rispetto ad altri materiali, per cui una stima di larga massima circa la reale partecipazione di questa tipologia potrebbe evidenziarne una partecipazione superiore (23-25% circa) sul totale settore packaging.

I settori di impiego
Gli imballaggi in plastica trovano ampio impiego sia nell’area alimentare che nell’extra alimentare, con innumerevoli e interessanti applicazioni.
Il comparto food (freschi e conservati, bevande, etc ) è il maggior settore di sbocco (76,2%, di cui il food rappresenta il 56,3% e le bevande il 19,9%).
Tra i settori che utilizzano imballaggi in plastica, quello dei prodotti chimici (inchiostri, colori, lubrificanti ecc.) è al 6,4% e la cosmesi-profumeria è al 3,7% mentre il 13,7% è imputabile all’impiantistica.  

Barbara Iascone
Istituto Italiano Imballaggio

 

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