As Time Goes By

Scoscendimenti bizzarri si aprono pensando che il nostro futuro individuale e collettivo, a quanto si sente ripetere, sia indissolubilmente legato all’innovazione dei processi produttivi.
Ne va del PIL, infatti, se non saremo capaci di ridurre i costi di produzione, a parità di qualità, e/o di offrire al consumatore nuovi prodotti o servizi a maggior valore aggiunto, ovvero più personalizzati. Editoriale di Stefano Lavorini

photo_foxlife.it_.jpgPhoto: foxlife.it

Provocazione sublime quella di Carlo Alberto Carnevale-Maffè, Professore dell'Università Bocconi di Milano che, intervenendo alla Economic Packaging Conference1 ha sorpreso il pubblico sostenendo che «la diaspora funzionale del packaging si sta compiendo… Finora l’imballaggio è servito a garantire la protezione funzionale dei Fast Moving Consumer Goods ma oggi, diventando smart, si va verso una diversa sintesi delle vecchie e nuove funzioni. In particolare, con l’esplosione dell’ home delivery il packaging cambierà completamente natura, perché passerà direttamente dal ciclo produttivo al ciclo di consumo, saltando il ciclo distributivo. E in questo contesto l’identità del cliente disaccoppia le informazioni tra prodotto e destinatario».

E dire che noi continuiamo ancora a ragionare in termini di tonnellate.
 
E invece, ormai, a occupare il proscenio dell’informazione è il paradigma Industry 4.0: un vero e proprio mantra, una formula magica la cui efficacia “non dipende dalla partecipazione interiore del soggetto che la pronuncia”, ma dalla sua semplice enunciazione. Forse è proprio per questo che se ne parla tanto, nonostante siano ben pochi quelli che hanno piena consapevolezza delle implicazioni, delle potenzialità, dei benefici, ma anche dei rischi che ne derivano.

La transizione in corso è però davvero senza ritorno e procede a passi da gigante, benché la maggior parte delle aziende (delle persone) è come se fosse al ground zero della quarta rivoluzione industriale: non mancano comunque le idee su cosa bisogna fare per affrontarla, né mancano modelli elaborati ad hoc (vedi ad esempio il libro Fabbriche 4.0 2).

Comunque, il sospetto è che l’implementazione del paradigma Industry 4.0 farà da spartiacque nel mondo industriale, sia per quanto riguarda i costruttori di macchine che per i produttori di beni di consumo, necessitando infatti di competenze e risorse economiche alla portata quasi esclusiva delle medio/grandi imprese, ben poche in Italia.

In questo momento quello che appare peraltro preoccupante sono le prese di posizione dogmatiche, come quelle, in particolare, che scambiano la necessità di nuove competenze e profili professionali imposti dalla digitalizzazione della produzione, con la riqualificazione di masse di lavoratori espulse dal sistema produttivo per effetto dell’automazione.

Non penso sia quindi un caso che il Presidente Mattarella, alla Conferenza internazionale del Lavoro (Ginevra, 10 giugno) abbia dichiarato: «L'accesso al lavoro è una precondizione per l'inclusione sociale e lo sviluppo dell'individuo. Il lavoro è una delle più efficaci infrastrutture della pace e la pace è possibile solo con la giustizia sociale». Affermando inoltre che occorre impegno contro la privazione di lavoro, la povertà, per evitare movimenti migratori incontrollati: «No al lavoro minorile, sì alla parità di genere, alla sicurezza sul lavoro e al diritto alla contrattazione collettiva».

Più in generale si evita di correlare innovazione tecnologica ed etica: tema scomodo, ma imprescindibile.

Piuttosto si continua a far leva sulle paure della gente, tacendo la realtà dei fatti, negandosi al confronto, e ignorando strumentalmente che alla fine siamo tutti ospiti “a scadenza” su questa terra.
Ci vorrebbe insomma un po’ di attenzione in più ai fatti.

E proprio di cose concrete, delle tecnologie che aprono alla digitalizzazione e rappresentano il futuro del mondo industriale, abbiamo parlato con alcuni protagonisti dell'area SMART di Cosmopack 2019, di cui potete leggere su questo numero nelle pagine interne. Molti i temi toccati: tracciabilità, monitoraggio e raccolta dati relativi al funzionamento di linee e processi per implementare funzioni di manutenzione predittiva e ottimizzare le performance; e, ancora, intelligenza artificiale, applicazioni di reti neurali, facoltà di auto-apprendimento delle macchine…

“Mentre il tempo passa”, cantava Sam nel film Casablanca… Dal canto mio torno a riproporre la stessa domanda con cui chiudevo l’editoriale di settembre: «Noi possiamo... o convenire con quanti sostengono che “la domanda non è più cosa possiamo fare noi con la tecnica, ma cosa la tecnica può fare di noi”, oppure credere che l’AI sia una bella favola, con tanto di morale confortante e confortevole, per cui alla fine null’altro che bene ci verrà».

Probabilmente esistono altri interessanti scenari: confrontiamoci, ma - per favore - niente parole a vanvera! È in ballo il futuro nostro e delle generazioni a venire.

(1) “Economic Packaging Conference: il mercato che sarà”. Incontro organizzato a Milano il 7 giugno 2019 dall’Istituto Italiano Imballaggio, e promosso da Conai.
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(2) Fabbriche 4.0, di Raffaele Secchi e Tommaso Rossi, Università Cattaneo Libri, Guerini Next, 2018

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