Pina Inferrera, Behind the cover ItaliaImballaggio 11-12/2023
La ricerca di Pina Inferrera (ritratta accanto alla scultura Dafne, Ndr.) è incentrata sull’osservazione dell’ambiente antropizzato, la natura, l’uomo e le sue relazioni. Spesso interviene su reperti del consumismo industriale, emblemi di una condizione dell’umanità.
Utilizzando scarti della modernità ha realizzato opere site-specific di dimensioni imponenti, capaci di ridisegnare lo spazio. Ha usato materiali innovativi che, negli anni ’80, ha definito “La Natura creata dall’uomo”.
Ha dato priorità all’indagine della materia in tutte le sue applicazioni, per esaudire un bisogno di manualità tattile e palpabile che meglio corrispondesse all’esigenza di una comunicazione il più coerente possibile alla sua contemporaneità. In parallelo ha esplorato altre possibilità espressive, come fotografia, video e installazioni, in cui spazio e luce diventano “materia” predominante. Ha sempre inteso l’arte come fusione delle diverse “manifestazioni” da cui si evincono le problematiche ambientali ed esistenziali. Come direttore artistico ha realizzato eventi d’arte per Assocomaplast e l’Associazione IdeaVita, documentati da apprezzabili cataloghi. Ha collaborato con Juliet Art Magazine, di cui è stata corrispondente per la città di Bergamo. Laureata a pieni voti all’Accademia di Brera, ha esposto in Italia ed all’estero.
Dicono di lei
Natura e artificio. Nella sua ricerca artistica Pina Inferrera utilizza materiali plastici, tecnologici e di recupero. Insiste sulla spettacolarità installativa: gioca sia con i materiali plastici che con la luce e l’acqua.
Instaura un parallelo tra natura e artificio che ha verificato ideando morbide e luminose “Crisalidi” e “Germinazioni” dove il principio della vita, nella sua trasformabilità, e nel suo potenziale di crescita, anima materiali di per sé innaturali. Ancora una volta esplode il bisogno di trasferire le proprietà della vita naturale tra i grovigli dei materiali plastici; dotare di vitalità, nella convenzione dell’arte, ciò che vita non ha. La Dafne è una scultura monumento, con una tensione totalizzante: parte dall’avvitamento dell’ “Apollo e Dafne” di Bernini, per divenire albero, fontana. Un albero dai cui rami emana un vivido umore, raccolto nel bacino di plexiglas, per riciclarsi all’infinito in lacrime stillanti dai fasci di fibre ottiche. Natura e tecnologia si sposano; non già quella “natura seconda” come è stata definita la natura virtuale parafrasata dalla tecnologia. Qui si incrociano i due opposti, verità e simulazione. […] Lo scontro dunque tra artificiale ed evocazione naturale comporta una riconsiderazione della cosiddetta “natura seconda” che tende a soverchiare quella vera, parafrasandola con mezzi succedanei. (Maria Campitelli, 2003)