GranTerre: food industry e la sfida del packaging sostenibile

ItaliaImballaggio ha incontrato Marco Alberti, responsabile R&D packaging ed Elisa Petrini sustainability e CSR manager per scoprire le strategie adottate dal Gruppo in risposta a obblighi di legge e spinte green del consumatore

Granterre

Colosso dell’alimentare italiano nel mondo dei salumi e dei formaggi duri, che conta oltre 2800 occupati, operativi in 18 stabilimenti produttivi tra Emilia-Romagna, Veneto, Toscana, Friuli e Alto-Adige, il Gruppo GranTerre raggiunge un fatturato complessivo di oltre 1,7 miliardi di euro. Tra i marchi più noti Parmareggio, Teneroni, Casa Modena, Senfter, Agriform, con una proposta di packaging studiati per garantire sicurezza alimentare, shelf life e sostenibilità. Un ambito, quest’ultimo, su cui il Gruppo è particolarmente attivo con un percorso avviato nel 2022 e raccontato annualmente con il Bilancio di Sostenibilità.

Cosa significa il packaging per un player come GranTerre?
“La prima funzione del packaging è la performance” esordisce Marco Alberti “per garantire sicurezza alimentare, shelf life adeguata al prodotto e resistenza meccanica sulle linee di confezionamento. La confezione deve infatti giungere allo scaffale con un prodotto perfettamente conservato e chiuso ermeticamente: un modo per ridurre gli scarti e lo spreco alimentare, garantendo allo stesso tempo performance e qualità, funzioni centrali del packaging. In questo percorso anche il marketing è protagonista, con lo studio di look and feel e comunicazione di prodotto indispensabili alla sua valorizzazione. Essenziale è anche l’economicità intesa come quantità di materiale utilizzato: un aspetto su cui il packaging design è protagonista e complementare alla sostenibilità, includendo peso e riciclabilità, due fattori spesso richiesti sia dai regolamenti che dal cliente.
Per quanto il PPWR rappresenti l’attualità, lavoriamo da anni sui requisiti richiesti dal nuovo regolamento, muovendoci su leve che sono la base del nostro piano di sostenibilità, il cui obiettivo è ridurre al minimo l’uso di materie prime come carta e plastica, utilizzando riciclato in presenza di filiere adeguate. Questa strategia investe in particolare le vaschette rigide, che contengono una percentuale di poliestere da riciclo, ma si estende a tutte le nostre confezioni, con una strategia che mira a sviluppare e validare packaging riciclabili, filiere certificate come FSC per la carta e alla riduzione degli sprechi con strategie definite in accordo con i nostri clienti.”

Abc Merenda

Quali soluzioni di packaging usate in particolare?
“Il packaging più utilizzato sono le vaschette termoformate con bottom rigido e top flessibile” prosegue Alberti “un connubio che pone sfide importanti alla riciclabilità. Per lo sviluppo di nuove soluzioni di packaging, negli anni abbiamo lavorato molto sia sui materiali che sulla riduzione degli spessori per salumi e formaggi. Un obiettivo che abbiamo raggiunto con il design di un nuovo stampo per la vaschetta caratterizzato da particolari nervature che hanno permesso di aumentare la resistenza meccanica riducendo del 40-45% il peso. In sintesi: spessori più sottili e peso inferiore a parità di resistenza meccanica. Un progetto avviato in Salumifici GranTerre ed esteso sia all’estero che al ramo Caseifici GranTerre riducendo di diverse tonnellate il consumo di plastica.
Anche il packaging design è stato al centro di un processo di rinnovamento, in particolare per “L’ABC della Merenda”, prime merende sul mercato a migrare dalla plastica all’astuccio in cartoncino. Un processo realizzato in coordinamento con il marketing che ha dovuto rinunciare alla trasparenza della plastica e alla visibilità del prodotto guadagnando però il 100% di superficie disponibile per creatività, comunicazione e informazione di prodotto il tutto con cartoncino riciclato al 90%.

Parlando di marketing che impatto ha nel rapporto tra packaging design, sostenibilità e comunicazione al consumatore?
“Discuto spesso con il marketing sul bisogno di concretezza del consumatore.” esordisce Elisa Petrini “Ci confrontiamo molto su come valorizzare le scelte e i progetti di sostenibilità che stiamo promuovendo in modo che possano essere percepiti a pieno. Il passaggio dalla plastica trasparente al cartoncino ha avuto per esempio un impatto in termini di visibilità e condiziona – in positivo - la percezione che il consumatore ha del brand e dei valori di cui si fa portatore. La sostenibilità deve essere concreta, vanno raccontati progetti e risultati tangibili, obiettivi e valori alla base delle scelte compiute. Lavoriamo da oltre un anno al lancio e all’affermazione del brand GranTerre, veicolando valori come il saper fare, la territorialità, la specializzazione produttiva che sono alla base delle nostre eccellenze nel modo di salumi e formaggi. Anche nello sviluppo del nostro Piano di Sostenibilità lavoriamo per la promozione degli stessi valori, dove il packaging trova uno spazio importante nei progetti per la riduzione dell’impatto ambientale. Nel nostro percorso di sostenibilità diamo quindi evidenza al percorso di riduzione degli impatti che abbiamo avviato, pur mantenendo un approccio etico che ci tenga lontano dal greenwashing. Sul green c’è grande sensibilità, ma le ricerche mostrano spesso una differenza significativa tra dichiarato ed agito: se da un lato, infatti, il consumatore dichiara il suo interesse, dall’altro cerca la convenienza. Sulla sostenibilità la percezione prevale sulla conoscenza: il consumatore comprende ad esempio la riciclabilità della plastica o della carta, ma ha difficoltà nel riconoscere un packaging davvero sostenibile, il che non aiuta a fare scelte consapevoli, specialmente in chiave PPWR. Ecco perché sulle vaschette rigide e i termoformati per affettati, hamburger e spicchi di formaggio, abbiamo inserito il 50% di riciclato nella componente poliestere in modo da essere allineati al regolamento.”

Teneroni

In riferimento al PPWR, tra armonizzazione e guerra al green washing che impatto ha su un grande player del food?
“La speranza è che gli atti delegati forniscano linee guida comuni a tutti i paesi.” prosegue Alberti “L’assenza di un sistema condiviso che includa l’etichettatura ambientale è infatti un aspetto critico su cui sembra si affacci l’ipotesi del QR code, soluzione che permetterebbe di avere un unico sistema di etichettatura. Sul piano tecnico tra gli elementi principali c’è l’alleggerimento per ridurre la quantità di plastica, attività che stiamo completando sulle strutture multistrato. Sfida complicata per le strutture monomateriali disegnate per essere riciclabili, dove gli spessori sono funzionali a garantire le performance del prodotto durante la shelf life. Oltre alla riciclabilità, obiettivo 2030, guardiamo anche al fine vita che per molti prodotti come le poliolefine PP e PE presenta dei limiti tecnici dovuti alla carenza delle filiere di riciclo. Per i tranci di speck e punte di Parmigiano Reggiano - prodotti a rischio rotture nel sacco di confezionamento - si rende necessario l’utilizzo di strutture multistrato per evitare che la confezione si rompa. L’auspicio è quindi che i tavoli di lavoro consentano di commercializzare packaging con minime quantità di poliammide, visto che è attualmente impensabile raggiungere performance adeguate a garantire la tenuta delle confezioni”.
“Le aziende devono affrontare sfide complesse sui tanti fronti che pone la sostenibilità tra reporting, packaging, crediti di carbonio, catena di fornitura” conclude Elisa Petrini “Mercato e legislatore spingono le imprese a misurarsi con obiettivi sempre più sfidanti, dove sarà importante lavorare in ottica di filiera e valorizzare processi di innovazione in partnership con partner produttivi: una pratica che, per esempio, adottiamo già per il packaging. La sostenibilità deve continuare ad affermarsi come strumento strategico di sviluppo delle imprese, opportunità per innovare massimizzando gli impatti positivi, elemento di qualifica e attrazione verso i consumatori”.

Il Gruppo GranTerre (GranTerre S.p.A.) nasce il 1° gennaio 2019 dall’aggregazione di due realtà storiche dell’agroalimentare italiano: Grandi Salumifici Italiani S.p.A. (ora Salumifici GranTerre S.p.A.) e Parmareggio S.p.A (ora Caseifici GranTerre S.p.A.). Il Gruppo, a totale proprietà cooperativa, partecipato e controllato da Consorzio Granterre Sca, produce e commercializza alcune delle principali eccellenze italiane (D.O.P. e I.G.P.) dei salumi (Prosciutto di Parma, Prosciutto San Daniele, Salame Cacciatore, Speck Alto Adige, Mortadella Bologna e altri), dei formaggi stagionati (Parmigiano Reggiano, Grana Padano, Pecorino, Asiago, Piave e altri), del burro e dei piatti pronti, coniugando grande capacità industriale e sostenibilità. Oltre al company name e brand federatore Granterre, fanno parte del Gruppo marche quali Parmareggio, Casa Modena, Senfter, Agriform, Alcisa, Teneroni e altre. Il Gruppo vanta 18 stabilimenti produttivi in Italia, una base logistica, 4 filiali estere, oltre 2.800 dipendenti e collaboratori, ed esporta in 75 Paesi nel mondo.

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