«Conosci te stesso»
Conosci chi sei e abbi consapevolezza dei tuoi limiti: questa è una delle interpretazioni classiche della massima che, si dice, fosse iscritta sul tempio di Apollo a Delfi.
Quindici i partecipanti, tra produttori di imballaggi flessibili e converter, selezionati dopo la gara di pilotaggio su ghiaccio, “Ice Driving School”, che si è tenuta a febbraio sulla pista Champoluc Driving Park (AO).
A maggio 2021 seguirà la “Flying Experience”, che porterà i 7 migliori piloti delle Ferrari a salire su velivoli da addestramento di derivazione militare YAK 50 e 52, e a godere dell’emozione estrema di volteggiare nei cieli.
Per saperne di più leggi
Dei cocchi e della paura di volare (S.Lavorini)
Sono passati millenni, eppure questo monito a non sottovalutare le proprie attitudini e inclinazioni, mi è tornata in mente anche di recente, in occasione dell’ultimo evento “competitivo” organizzato dalla multinazionale degli inchiostri Sun Chemical *. A tal punto che, ora, posso tranquillamente ammettere di non essermi impegnato a dovere per figurare tra i migliori e conquistare così il premio in palio.
Non ne avevo né la capacità, né il desiderio, perché mi accompagnava la chiara consapevolezza che nell’eventualità… avrei rischiato di veder mutare il timore in terrore e sbigottimento: passi, infatti, guidare in pista una Ferrari da competizione, ma altra cosa è volare una giornata con la pattuglia acrobatica civile.
È stata una fuga combattuta ma non insensata, avendo bene a mente che “non c’è nulla che ci getti nei pericoli quanto la brama inconsiderata di uscirne fuori”.
Un po’ quello che accade oggi, in questa nuova normalità, dove riconoscere la minaccia a cui nostro malgrado siamo esposti dovrebbe essere esattamente il contrario dello spaventarsene.
Tempi in cui temiamo, come scrive Leopardi nel Passero solitario, che “il dì futuro, del presente (sia) più noioso e tetro”.
In effetti, sono giorni in cui le connessioni relazionali con gli altri e il mondo vengono giocoforza fortemente condizionate dall’emergenza. La nostra società è - indiscutibilmente e necessariamente - oggetto di un generale fenomeno di ospedalizzazione: ahimè, “l’agorà sembra aver lasciato il posto al lazzaretto, l’agonismo all’agonia”, rileggo con un sussulto di empatia in un articolo pre-covid… Purtroppo, l’alternativa sembra ridursi, per molte persone, alla scelta tra curare la depressione o trovare un nuovo posto di lavoro.
Infatti alla luce dei valori di efficienza e produttività a cui siamo obbligati, molti rischiano l’insignificanza sociale, oltre a una crisi identitaria.
Il senso di vulnerabilità si è fatto sempre più forte omologando gli individui nel loro modo di sentire e aumentando il bisogno di protezione da parte di qualcuno che li accompagni nella vita quotidiana (salvo confondere per ignoranza le ben diverse competenze di Governo e Regioni, per esempio, in fatto di sanità).
Sembriamo bambini, oggetto di un amore esagerato, a cui sono stati nascosti mali, tragedie, lutti, rendendoci impreparati alla realtà quando ci investe in prima persona, e indifferenti quando tali eventi negativi toccano gli altri.
Siamo ancora in grado di distinguere ciò che è buono e giusto, ciò che è vero e bello, da ciò che è economicamente utile? Lo siamo mai stati?
D’altronde, che piaccia o meno, è proprio nell’incertezza e nella precarietà che può nascere una nuova storia; una nuova storia, magari, in cui il sentimento di partecipazione sia all’altezza della grandezza del mondo attuale, in cui l’uomo si riappropri dell’amore, della sofferenza, dell’immaginazione, dei sogni, insomma della sua umanità.
Jung scriveva “La psicologia del singolo corrisponde (...) alla psicologia delle nazioni. Quello che fanno le nazioni fa anche ogni singola persona, e fintanto che lo fa il singolo lo fa anche la nazione. Solo il cambiamento della mentalità del singolo costituisce l’inizio del cambiamento della psicologia della nazione. I grandi problemi dell’umanità non furono mai risolti con grandi leggi, bensì solo col cambiamento della mentalità del singolo” (1).
Spes ultima dea!