Accidenti, che bellezza!

Renato Guttuso
I tagliaboschi (1949), Particolare

Niente Papeete Beach, niente Billionaire… Per molti di noi umani, questa estate è stata cosa affatto diversa dall’immersione in eventi mondani più o meno esclusivi e a rischio, dalla ricerca spasmodica del piacere.

L'editoriale di Stefano Lavorini

Piuttosto è stata una pausa per riassaporare la contentezza della “quasi” normalità dopo il periodo di lockdown, magari in compagnia di affetti e conoscenti, e per scegliere con più attenzione in che modo impiegare le nostre energie.

Semplicemente è stato poter pensare: “oggi sono libero di fare ciò che voglio, di gustare le cose che mi garbano, le gioie che mi si presentano; oggi ho l’occasione di costruire buoni ricordi per la vecchiaia, per fare belle scoperte, per tornare a sorprendermi con immagini stupefacenti nella loro naturalezza, con odori e profumi che mi restituiscono l’esperienza di ciò che mi circonda, di sapori che anticipano antiche promesse e nuove aspettative”.

Le vacanze, per definizione calde e assolate, riverberano solo da lontano gli impegni usuali, il correre frenetico dimentico spesso della meta; di contro, sono il tempo in cui ci può essere di tutto, “anche una vasta parte dell'essenziale”, quando il presente è consapevolezza del passato e progettazione del futuro. Sono la pausa durante la quale scegliere di impegnarci in cose diverse, antiche, di cui ci hanno raccontato o abbiamo letto solo nei libri… come prendersi cura di un uliveto.  

Michele Serra, in una “Amaca” di qualche anno fa, scriveva: «Nell'umiltà del lavoro manuale, e specialmente del lavoro agricolo, c'è una misura che dissolve molti inganni, e suggerisce la più ovvia, la più basica delle ripartenze: chinare la schiena. La fatica fisica è stata, per i nostri avi, una maledizione. Per molti regimi carcerari è una punizione. Per un evo ammalato di virtualità, potrebbe essere una guarigione».
 

« Buon giorno» disse il piccolo principe. 

«Buon giorno» disse il mercante. 

Era un mercante di pillole perfezionate che calmavano la sete. Se ne inghiottiva una alla settimana e non si sentiva più il bisogno di bere. 

«Perché vendi questa roba?» disse il piccolo principe. 

«È una grossa economia di tempo» disse il mercante.«Gli esperti hanno fatto dei calcoli. Si risparmiano cinquantatré minuti la settimana». 

«E che cosa se ne fa di questi cinquantatré minuti?» 

«Se ne fa quel che si vuole...»

«Io» disse il piccolo principe «se avessi cinquantatré minuti da spendere, camminerei adagio adagio verso una fontana...».
Il Piccolo Principe - Antoine de Saint-Exupérye
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Per essere persone equilibrate abbiamo infatti bisogno di sogni, di qualcosa che ci esalti e ci aiuti a guardare oltre la monotonia dei riti quotidiani. Che ci aiuti a badare a quello per cui preghiamo, perché non sempre quello che crediamo di volere corrisponde a ciò che ci rende felici.

E allora, vada per un’attività improvvisata, che è riscatto da ritmi condizionati dalla fretta e dalla paura, e altrettanto bene per una pausa che ci permetta di rigenerare la nostra creatività, oppure - perché no? - di mandare per un po’ il cervello in vacanza, a patto di non dimenticare la realtà.

Quindi, bentornati e, per favore, non dimenticate di mettere la mascherina.

 

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