Castelli (Ipack-Ima): “Dati e metodologie di calcolo gli unici strumenti capaci di definire la sostenibilità”
Il CEO della fiera: “Le sfide sono molte, inclusa la frammentazione del Mercato Unico che deriva dalle numerose eccezioni previste in modo discrezionale per gli Stati Membri”
In programma a Milano dal 27 al 30 maggio 2025, la fiera di riferimento a livello internazionale per il packaging e processing food e non food, si candida ad essere uno dei primi momenti di confronto del settore con i nuovi provvedimenti del Regolamento che, a distanza di un anno circa dall’approvazione, manifesterà i suoi effetti sul mercato. Ne parla Simone Castelli, CEO di Ipack-Ima.
«Dopo il voto in Parlamento di novembre, dove era prevalso un atteggiamento aperto al riconoscimento del ruolo del packaging, il Trilogo è andato di nuovo nella direzione di una maggiore chiusura. Guardando al divieto del monouso in plastica e dei sacchetti con spessori inferiori ai 15 micron, non possiamo non evidenziare l’impatto che ha sul nostro settore, soprattutto per i produttori di materiali, ma anche per i machine builder che devono ridefinire le proprie strategie sulla base delle nuove richieste del mercato.
E se le istituzioni europee hanno aperto uno spiraglio con l’esclusione del monouso per prodotti freschi lavorati come l’insalata, packaging fondamentale per garantire sicurezza alimentare e shelf life o il cartoncino per fast food e take away, a quest’ultimo settore viene richiesta l’apertura al riuso dei contenitori, che rappresenta una sfida organizzativa molto forte. Il mondo dell’industria crede nei dati e nelle metodologie di calcolo, gli unici strumenti capaci di definire la sostenibilità.
Le sfide sono molte, inclusa la frammentazione del Mercato Unico che deriva dalle numerose eccezioni previste in modo discrezionale per gli Stati Membri, che da un canto premiano i paesi più forti nel riciclo come l’Italia, dispensandoli da alcuni obblighi, dall’altro impongono ai produttori di macchine e di materiali di adattarsi alle differenze tra un mercato e l’altro anche all’interno dell’Unione Europea dove da anni invece si punta all’armonizzazione».