Sostenibilità. il punto di vista di...Lavazza
L’attenzione al green ha radici lontane per la multinazionale torinese: ne parla Francesca Squillace, Packaging e Materials Director di Lavazza.
Maria Costanza Candi, Luciana Guidotti
È un percorso che parte da lontano, quello che mette in relazione i valori della sostenibilità e Lavazza, storico brand italiano diffuso in tutto il mondo e sinonimo di caffè di qualità.
Intorno agli anni ’30 (quasi un secolo fa!), durante un viaggio in Sud America, Luigi Lavazza notò che i raccolti di caffè invenduto venivano distrutti e realizzò così la filosofia che avrebbe guidato l’azienda fino ai giorni nostri: un’idea di sostenibilità dove patrimonio economico, umano, ambientale e culturale si fondono, trasformando in risorsa tutto ciò che potrebbe essere sprecato.
Si tratta quindi di una sensibilità a tutto tondo, che coinvolge ogni aspetto del sistema produttivo aziendale, con una spiccata attenzione per il packaging e i trend legati alle tematiche ecologiche, che sono ormai realtà consolidata.
Innovazione costante
Il gruppo multinazionale torinese punta quindi sull’R&D, sullo sviluppo di assetti delle linee di confezionamento e sui nuovi materiali, senza dimenticare il consumatore e il suo coinvolgimento diretto nell’azione sostenibile.
Lavazza si è dunque strutturata per svolgere una costante attività di ricerca su questi temi, ritenuti così centrali da prevedere una funzione interna, concentrata sul green e con un focus specifico sul packaging.
Abbiamo chiesto a Francesca Squillace, Packaging e Materials Director di Lavazza, a che punto sia l’azienda e quali sono le prospettive di sviluppo sul fronte sostenibilità, considerando la sensibilità sempre crescente del consumatore e il ruolo da protagonista che i grandi player gli attribuiscono nel percorso di innovazione che stanno seguendo.
Collaborazione per un futuro sostenibile
«Ci confrontiamo con consumatori sempre più evoluti» racconta Squillace «che cercano non solo dei prodotti, ma un’identificazione di valori con l’azienda che li produce. Per questo motivo, come Gruppo Lavazza, abbiamo imboccato una strada che mira ad azzerare l’impatto delle emissioni di CO2 entro il 2030».
Se si circoscrive un tema così ampio e complesso al packaging, inoltre, Lavazza ha assunto un impegno molto sfidante: arrivare ad avere la totalità degli imballi riutilizzabili, riciclabili o compostabili entro il 2025.
«Vogliamo dare una risposta concreta a tutti i nostri consumatori» prosegue la manager «soprattutto quelli più attenti e consapevoli, sia grazie a un’offerta di prodotti sostenibili, sia puntando su nuove tecnologie e nuovi materiali a basso impatto ambientale».
Imballaggio, tra etica e tecnologia
La sostenibilità del packaging implica una serie di componenti che spaziano dalla ricerca di nuovi materiali, allo studio di design innovativi e “responsabili”, senza dimenticare un ADV ad hoc, che ne sottolinei le caratteristiche innovative ed etiche.
Una scelta che impatta anche sul marketing, portato a rispondere alle richieste di persone sempre più attente al tema. Ma non è solo la comunicazione ad essere coinvolta: si pensi alla logistica, all’esposizione a scaffale, all’etichettatura, che è anche il veicolo più diretto di relazione con il cliente.
Anche su questo tema Francesca Squillace ha le idee chiare: «L’approccio del Gruppo Lavazza alla sostenibilità del packaging passa attraverso un assessment fact based supportato da dati scientifici (test di performance, compostabilità, LCA).
Ed è su queste basi che lavoriamo sul design for recycling, ovvero pensiamo al fine vita del packaging già in fase di progettazione: l’obiettivo è di associare le funzionalità dell’imballo al suo fine vita, in modo da valorizzarlo attraverso il riciclo o la compostabilità.
La comunicazione gioca qui un ruolo centrale, perché serve a chiarire le prestazioni ambientali dell’imballaggio, inclusi parametri specifici come il carbon footprint». Al proposito, informazioni chiare, poste in etichetta e al centro di campagne dedicate, guidano il consumatore al corretto smaltimento e lo rendono partecipe della scelta green.
Un’ecologia che guarda all’insieme
Gestione del fine vita, sensibilizzazione dell’end user, comunicazione etica e marketing diventano quindi funzionali alla tutela del territorio, alle relazioni tra le persone unite da impianti valoriali condivisi, senza dimenticare che il packaging svolge un ruolo importante nella gestione della filiera legata alla sicurezza alimentare.
E anche su questo fronte, sull’intreccio di dinamiche sociali a politiche territoriali, Lavazza ha una visione specifica, che Squillace commenta, partendo da un aneddoto aziendale.
«Di recente il nostro CEO ha parlato dei principi guida verso un futuro sostenibile, che si sostanziano nella Roadmap to Zero”. Si tratta di un percorso graduale intrapreso da Lavazza con un ambizioso obiettivo: entro il 2030, l’impatto delle emissioni di CO2 generate lungo la supply chain del Gruppo verranno totalmente azzerate. Un principio, questo, che dovrà essere esteso a tutte le attività.
Pertanto, dal punto di vista della Ricerca e Sviluppo, il nostro impegno è disegnare packaging green, rispettando in primis la sicurezza del consumatore, ovvero utilizzando materiali food grade in fase di progettazione e, successivamente, monitorando i prodotti destinati al consumo, fino al termine della shelf-life».
Un ruolo guida che genera valore
L’obiettivo di Lavazza è quindi diversificato: incidere sulle politiche ambientali diventando un punto di riferimento; supportare l’R&D, proponendo al mercato soluzioni flessibili e adattabili a tutte le necessità; rispondere ai consumatori più evoluti e consapevoli.
I valori etici e di responsabilità sociale d’impresa dei grandi brand come il Gruppo Lavazza, infatti, vengono riconosciuti perché da sempre caratterizzati da una forte attenzione ai temi della sostenibilità, nello sviluppo prodotto e nella realizzazione di progetti ad hoc svolti nei territori in cui opera e di cui si sente parte integrante.