Sfide di oggi, opportunità di domani
Sostenibilità del packaging sempre più attuale, tra riduzione delle emissioni e filiera del riciclo. Gli approfondimenti proposti da un parterre multidisciplinare di esperti, convocati dalla Commissione Ricerca e Innovazione di UCIMA. Maria Costanza Candi
Svolto online il 21 aprile, il webinar “Packaging sostenibile: le sfide di oggi, le opportunità di domani” fa parte della proposta di approfondimento della Commissione Ricerca e Innovazione di UCIMA per mantenere viva l’attenzione su un tema centrale come la sostenibilità che, se applicata al packaging, coinvolge una grande varietà di attori.
Un carattere, quest’ultimo, riflesso appieno nel tavolo dei relatori, costituito da Roberto Paltrinieri (Presidente della Commissione), che ha fatto gli onori di casa insieme a Mario Maggiani (Direttore Generale di UCIMA), Clara Giardina (Osservatorio sull’Innovazione del Packaging dell’Università di Bologna), Gabriele Molari (MSV Innovation Manager di Tetra Pak e Francesca Squillace (Packaging e Materials Director di Lavazza ).
La panoramica offerta dei relatori spazia quindi dalla prospettiva dei produttori di macchine a quella dell’end user, che si tratti di industria o consumatore finale, seguendo così la dimensione multidisciplinare propria del packaging.
Secondo Giardina, infatti il packaging è un crocevia di elementi articolati, con ricadute che spaziano dalle esigenze dei consumatori ai loro comportamenti individuali, dalle imprese alla regolamentazione che ne disciplina la condotta e la progettazione, al design che media tra cultura, sostenibilità ed esigenze tecniche. Un approccio che ha dato vita all’Osservatorio, pensato come fucina di conoscenza e acceleratore di innovazione. Per raggiungere questi obiettivi, una piattaforma digitale permette di individuare le migliori case studies, filtrando la ricerca per farne un aggregatore di contenuti testuali e multimediali, mentre è attesa a Ecomondo 2021, la presentazione di un Report specifico per il mondo cosmetico in collaborazione con Quantis.
Gabriele Molari ha messo al centro della scena il circuito virtuoso rappresentato dalla catena del valore, che spazia dall’impresa dotata di policy ispirate alla sostenibilità, al consumatore consapevole del proprio ruolo strategico nella gestione del rifiuto e della valorizzazione del suo percorso circolare, al regolatore che può svolgere una funzione di accelerazione di innovazione, definendo il perimetro della sostenibilità e spingendolo in avanti. Si pensi all’impatto positivo sullo spreco alimentare, con l’allungamento della shelf life grazie ai nuovi materiali, ma anche al vantaggio portato alla logistica dalla riduzione delle grammature e dalla scelta di design specificamente studiati per il trasporto. Le policy di Tetra Pak si concentrano anche sulla riduzione dei consumi di acqua ed energia, con l’ottimizzazione dei processi e nuovi servizi, in ambiti come la proposta di macchine ricondizionate, adatte a mercati specifici, su cui Tetra Pak ha strutturato una divisione ad hoc.
Con Francesca Squillace i temi si spostano verso l’end user. Se sul piano industriale, infatti, Lavazza ha una lunga storia di innovazione nel packaging del caffè - dalla lattina del 1948, è giunta al 2014 con la capsula compostabile e al 2020 con l’imballaggio riciclabile - il gruppo multinazionale torinese punta oggi molto sia sullo sviluppo di assetti delle linee di confezionamento e della loro relazione con i nuovi materiali, sia sulla sensibilizzazione del consumatore che diventa protagonista dell’azione sostenibile.
Fondamentale, nella visione di Lavazza, è l’omogeneità dei regolamenti nazionali, che svolgono un ruolo determinante nell’adeguamento ai più elevati standard di sostenibilità. Si pensi al raggiungimento del 100% di materiali riciclabili e compostabili nel packaging, alla gestione logistica, alla valorizzazione del fine vita del prodotto, partecipando attivamente al recupero, con lo sviluppo di packaging monomateriali che escludano l’alluminio e la valorizzazione della filiera del riciclo.
Lavazza focalizza quindi la propria attenzione anche sulla CO2, con un packaging premiato di recente con un Oscar dell’imballaggio per la riduzione del 40% delle emissioni nel ciclo produttivo.
La carbon footprint è un elemento messo in evidenza, in conclusione da Mario Maggiani, che ha sottolineato come l’impatto della plastica, se adeguatamente gestita in tutte le fasi fino al fine vita, sia ben più basso rispetto alle emissioni, che sono invece una conseguenza del processo industriale, più complessa da governare rispetto all’educazione alla sostenibilità dell’end user.