Report sullo stato dell’imballaggio – Luglio 2020
Osservatorio quadrimestrale della filiera dell’imballaggio: situazione aggiornata ad agosto 2020. L’analisi sconta ovviamente le conseguenze della pandemia mondiale, che ha bloccato le attività e influenzato pesantemente le abitudini di tutti, sotto molti punti di vista. La ripresa si preannuncia lenta in tutti i settori.
Barbara Iascone
Istituto Italiano Imballaggio
In questa sede si rende uno spaccato dell’andamento dei comparti dell’industria manifatturiera dove più intenso è il consumo di imballaggi - con la loro conseguente evoluzione - suddivisi nelle macroaree food e non food.
I quadri evolutivi dei settori manifatturieri sono tratti dalle analisi settoriali elaborate da associazioni di categoria, banca dati dell’Istituto Italiano imballaggi o da Prometeia.
Area Food
Trend negativo per la produzione alimentare e solo la ripresa dell’Horeca potrà risollevare la situazione generale.
Nel mese di aprile, secondo gli ultimi dati disponibili al momento in cui si scrive, si registra un calo della produzione dell’8,1% rispetto al mese di aprile 2019. Questo dato negativo si aggiunge al -6,5% già registrato a marzo, sempre a confronto con il corrispondente periodo del 2019.
Il calo tendenziale riferito al primo quadrimestre risulta essere del -1,5%, mentre nel primo trimestre 2020 il tasso era ancora positivo, +0,8%.
Il calo è influenzato essenzialmente dall’andamento del settore Horeca che vale circa 1/3 dei consumi interni alimentari. È importante sottolineare che, anche se il calo del settore alimentare non ha niente a che vedere con gli andamenti disastrosi di altri settori, non è di minore importanza.
Il settore è sempre stato caratterizzato da andamenti anticiclici, vale a dire che anche in momenti di grande crisi non registrava trend con grosse criticità, ma alla crisi derivante dalla pandemia non ha retto.
Ovviamente questa tendenza ha impatti anche sul confezionamento, creando qualche criticità specie per alcune tipologie di imballaggi. A risentirne saranno sicuramente le bottiglie di vetro, in particolare le produzioni legate all’acqua minerale.
Area Non Food
Sistema moda
In base alle analisi elaborate da SMI - Sistema moda Italia, nel 2019 il comparto ha registrato i seguenti trend: nell’area “abbigliamento”, la produzione ha chiuso l’anno al -5,6% mentre nell’area “tessile” si è registrato un -7,6%. La produzione del settore moda nel suo complesso era dunque al -6,2%.
Dopo un primo trimetre in leggerissimo calo, -0,3%, nel secondo trimestre del 2019 si era registrata una ripresa con produzione in crescita dell’1,5%. Nei successivi due trimestri si è consolidato l’andamento negativo rispetto al 2018. Per quanto riguarda i mercati di sbocco, il mercato interno ha chiuso con un calo di circa l’8%, mentre il mercato estero chiudeva in incremento del 2,2%.
Sempre SMI ha realizzato un’indagine circa gli effetti del Covid-19 sull’andamento del settore nel primo trimestre del 2020. Nel trimestre gennaio-marzo 2020 si è registrata una flessione media degli ordinativi pari al -29,2%.
Mobili e arredo
Altro settore fortemente toccato dalla crisi sanitaria è stato quello dell’arredamento che, nel periodo gennaio-maggio, registra un calo di oltre il 30% influenzato dal fermo produttivo dei mesi di lockdown. Altro elemento fondamentale è il calo pesante delle esportazioni.
Settore cosmetico
Le previsioni relative alla chiusura del 2020 per il settore cosmetico risultano più rosee rispetto a qualche mese fa. In base alle ultime elaborazioni del centro studi di Cosmetica Italia, il 2020 dovrebbe chiudersi con un valore finale del -15%, dato che seppure negativo risulta migliore delle previsioni a livello mondiale. Le stime relative all’export sono del -12%. I consumi che hanno “tenuto” anche durante il periodo di quarantena sono stati quelli di prodotti per igiene corpo viso e mani, shampoo e balsami. Decisamente in calo, invece, i consumi relativi a profumi e cosmetici. Il comparto ha comunque scontato oltre al fermo produttivo, anche la chiusura di centri estetici e parrucchieri.
Settore farmaceutico
Uno dei pochissimi settori che registra un andamento positivo è quello della farmaceutica, area del manifatturiero che ha svolto un ruolo chiave durante la pandemia e che ha superato i livelli produttivi del 2019 grazie anche al buon andamento delle esportazioni. In base all’analisi dei primi cinque mesi dell’anno, il settore registra nel 2020 un +3,1%.
Altri settori manifatturieri
Decisamente negativi l’andamenti degli altri settori del manifatturiero strettamente legati al mondo del packaging: elettrodomestici al -22,9%, i prodotti in metallo e i materiali per costruzione al -20%.
NOTA I dati utilizzati per l’elaborazione del report sono tratti dalla banca dati dell’Istituto Italiano Imballaggio
Quadro economico internazionale
Il Fondo monetario internazionale ha aggiornato le previsioni relative all’andamenti dei PIL di tutto il mondo.
In base alle ultime rilevazioni, nel 2020, il PIL mondiale calerà del 4,9%. La situazione nella quale ci troviamo è senza precedenti e la ripresa sarà molta lenta, tanto da far presagire una crescita del PIL mondiale nel 2021 di appena +5,4%.
Per l’anno in corso, in Italia, il calo del PIL sarà pari al -12,8% mentre nell’Eurozona la contrazione prevista risulta complessivamente del -10,2% (-7,8% per la Germania, -10% e oltre per il Regno Unito).
Le ipotesi evolutive per il 2021 vedono l’Italia in ripresa del 6,3%, mentre l’Eurozona nel suo complesso arriverà al +6%.
Gli Stati Uniti subiranno una contrazione pari a circa il -8% nel 2020, con un rimbalzo positivo nel 2021 pari al +4,5%.
Secondo Confindustria
In base alle elaborazioni realizzate dall’ufficio studi di Confindustria si evince che nel mese di luglio - dati disponibili al momento in cui si scrive - la risalita dell’Italia risulta difficile a causa della domanda interna ancora bassa. Nel mese di giugno i consumi registrano un -15% annuo. L’export è ripartito già nel mese di maggio, ma è ancora ampiamento al disotto dei livelli pre-Covid. L’Italia, in questo senso, ha recuperato meglio rispetto a Germania e Stati Uniti, registrando risultati accettabili per le esportazioni dei prodotti farmaceutici; meno performanti risultano le esportazioni di prodotti alimentari. Risultano dimezzate quelle relativa agli autoveicoli e al sistema moda.
In generale nell’Eurozona a maggio si registrano i primi segnali di ripresa, grazie alla riapertura di molte attività produttive; la produzione industriale registra un +12,4%, anche se si tratta di rimbalzi parziali in quanto su base annua, e il trend è negativo (-19%).
La Cina risulta in ripartenza, registrando una fase espansiva dell’attività produttiva per il secondo mese consecutivo.
Ancora incerti, invece, i dati relativi agli Stati uniti che si trovano ancora in piena pandemia.
In base ai dati ISTAT, in Italia nel mese di maggio si registrano variazioni molto positive degli indicatori principali, con la produzione industriale che aumenta del 42%, le esportazioni del 35%, le costruzioni del 168%. Ma come vanno letti questi dati? Non sono certo rappresentativi di un boom economico, anzi.
I livelli di questi indicatori avevano raggiunto livelli molto bassi prima nel mese di marzo, e in maniera ancor più significativa nel mese di aprile. In quest’ottica i valori positivi hanno una prospettiva del tutto diversa.
Nei mesi di marzo e aprile oltre il 40% delle industrie, quelle cosiddette non essenziali, hanno fermato completamente la propria attività, portando la produzione industriale a calare del 28,4% nel mese di marzo e del 20% nel mese di aprile. Stesso destino per le esportazioni, che calavano del 16,3% nel mese di marzo e del 67,9% nel mese di aprile.
Come si evince dai numeri non si sono quindi recuperati neanche i livelli pre-Covid.
Secondo Prometeia
In base alle ultime analisi fornite da Prometeia (luglio 2020), il punto massimo della contrazione del manifatturiero italiano si è raggiunto nel mese di aprile arrivando al -40% (rispetto ai dati di aprile 2019).
Il calo relativo ai primi cinque mesi dell’anno 2020 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente risulta pari al -21,6% per la produzione e al -19,3% per il fatturato. Stessa situazione a livello europeo dove la Francia, sempre relativamente ai primi cinque mesi dell’anno, registra un -19,9% in produzione e la Spagna un -17,6%, riferiti allo stesso periodo del 2019. La Germania registra cali minori (-15,9%) grazie forse alle limitazioni imposte durante la pandemia più contenute rispetto a Italia, Francia e Spagna.
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