Quando l’imballaggio è di plastica
Trend evolutivo della produzione e posizionamento sul mercato di imballaggi rigidi, flessibili non accoppiati e accessori. A cura di Barbara Iascone
In base alla classificazione utilizzata dall’Istituto Italiano Imballaggio nella pubblicazione Imballaggio in cifre, il settore degli imballaggi di plastica comprende sia gli imballaggi rigidi che gli imballaggi flessibili non accoppiati come shopper, film, pluriball di protezione, ecc. Oltre a queste due categorie vengono presi in esame anche gli accessori di imballaggio, vale a dire chiusure, corde, reggette…
Nello specifico gli imballaggi rigidi sono composti in prevalenza dai contenitori cosìddetti soffiati, ovvero bottiglie per bevande, flaconi per detersivi, ecc.; ma rientrano nella categoria anche i contenitori termoformati, come le vaschette utilizzate per confezionare prodotti alimentari (gelati, ortofrutta, carne, pesce, ecc.). In merito agli imballaggi flessibili non accoppiati, vengono descritte le dinamiche dei film per uso alimentare e dei termoretraibili per palettizzazione.
Per quanto riguarda il mercato internazionale, secondo le valutazioni di Plastic Europe e in base ai dati relativi al 2017 (ultimi disponibili), la domanda di plastica nell’Europa a 28 paesi è arrivata quasi a toccare le 51.200 t/000, di cui il 39,7% destinato alla produzione di imballaggi.
Considerazioni sul mercato
Il mercato degli imballaggi in plastica, escluso i flessibili da converter, registra nel 2018 un tasso di crescita della produzione espressa in tonnellate pari al +1%, superando le 3.000 t/000. L’andamento dei volumi è stato caratterizzato da una flessione dell’utilizzo di plastiche vergini, bilanciato però dall’incremento dell’utilizzo di plastiche da riciclo, che da sole risultano in crescita del 6%.
Gli imballaggi rigidi “tengono” di più rispetto ai flessibili, registrando da soli un +1,6%.
Per quanto riguarda il commercio estero registriamo trend negativi sia per le importazioni (-2,6%) che per le esportazioni (-1,1%). A segnare il cammino negativo dell’export risultano in prevalenza il film estensibile da incarto e gli accessori.
La segmentazione degli scambi commerciali a livello geografico vedono come principale area di sbocco la zona Europa. L’89,6% delle esportazioni italiane sono dirette verso l’Europa, con una netta prevalenza di Germania e Francia, che risultano i principali paesi importatori di imballaggi in plastica; risulta in costante crescita il flusso verso la Polonia. Analoga la situazione per le importazioni: lo scenario europeo risulta essere il principale campo d’azione, e le importazioni di imballaggi di plastica provenienti da paesi europei rappresentano l’82,2% del totale. Anche in questo caso Germania e Francia risultano essere i principali protagonisti.
In termini di fatturato si stima che la crescita per il settore imballaggi di plastica sia dell’1,2%.
Analizzando le medie delle quotazioni dei polimeri plastici rilevate presso la Camera di Commercio di Milano si registrano andamenti differenziati: il prezzo del Nylon cresce in media del 17% così come quello del PET.
Da evidenziare l’andamento crescente del prezzo del PMMA (+19%) e il +5% del PVC. Stabile il polistirolo. Risultano in calo le quotazioni del polietilene, in media del -4%. Per quanto riguarda le materie prime plastiche provenienti da riciclo, rPET continua a registrare tassi di crescita a due cifre: +20% per quello azzurro e +10% per il multicolor.
Continua dunque la crescita progressiva delle plastiche provenienti da riciclo e delle bioplastiche nella produzione degli imballaggi in plastica. L’utilizzo di plastiche provenienti da riciclo, come già evidenziato, cresce del 6% nel 2018. Per quanto riguarda le bioplastiche, destinate in maggioranza alla produzione di shopper e di film da incarto, secondo i dati 2018 raccolti dall’associazione European Bioplastic, l’Italia ha prodotto circa 88.500 tonnellate di bioplastica (biodegradabile compostabile), con un incremento del 21% rispetto al 2017.
Tipologie di imballaggi di plastica
Gli imballaggi di plastica si suddividono in tre macro aree:
- imballaggi flessibili (film e sacchi, esclusi i flessibili da converter);
- imballaggi rigidi (bottiglie, fusti, cassette, pallet);
- accessori (reggette, tappi, chips, lastre, adesivi ecc.).
Nel 2018 si registra una maggiore share per gli imballaggi flessibili (perlopiù sacchetti/shopper).
Il 44,5% è rappresentato dagli imballaggi rigidi, il 46,8% da quelli flessibili, escluso i flessibili da converter, la restante parte riguarda gli accessori (chiusure, imballaggi di protezione, corde, reggette, ecc.).
Settori di impiego
Gli imballaggi di plastica trovano largo impiego sia in ambito alimentare (alimenti freschi e conservati, bevande) sia nel settore non alimentare (prodotti tecnici, macchinari, ecc.).
L’alimentare è l’area che ne registra la presenza più consistente: 74,6%, di cui il 53% attribuibile al food e il 21,6% alle bevande.
In area food, gli imballaggi di plastica hanno trovato nuovo vigore grazie all’espansione dei consumi, anche in Italia, dei cibi pronti: settore in costante sviluppo che, nel 2018, è cresciuto del 10%.
Il totale degli imballaggi utilizzati per confezionare i “convenience food” (vaschette e buste) rappresenta circa il 34% del totale imballaggi di plastica utilizzati in ambito alimentare (escluso bevande).
Altra importante area di impiego è quella dei prodotti chimici (inchiostri, colori, lubrificanti ecc.), dove gli imballaggi in plastica esprimono una partecipazione del 7,4%. Cosmesi e profumeria rappresentano il 3,8% dei settori utilizzatori di imballaggi in plastica.
Il 14,3% è imputabile all’impiantistica (movimentazione, meccanica, elettromeccanica, tessile ecc.).
Le variazioni di quote delle diverse tipologie di packaging da un anno all’altro sono dovute in prevalenza all’andamento dei vari settori di utilizzo. Nel 2017 per esempio, le buone performance del settore chimico ha apportato effetti positivi anche sulle varie tipologie di packaging impiegate.
Infine, se gli imballaggi di plastica, nella loro globalità, rappresentano circa il 18% della produzione totale di packaging in Italia, va però considerato che parliamo sempre di valori espressi in tonnellate: questi imballaggi rientrano di fatto nella categoria dei “leggeri”, con pesi dunque molto bassi rispetto ad altri materiali. Una stima di larga massima, che tenga conto della reale partecipazione di questa tipologia di imballaggi, potrebbe evidenziare una quota del 25% sul totale settore packaging.
Ragionando in termini di fatturato, la rappresentatività degli imballaggi in plastica sul totale settore sale al 46%, che diventa 53% se consideriamo anche gli imballaggi flessibili da converter.
Recupero e riciclo degli imballaggi di plastica
Nel 2018, in base alle analisi fornite da COREPLA (il consorzio di filiera che nell’ambito del sistema CONAI si occupa di gestire il recupero e riciclo degli imballaggi in plastica) gli imballaggi
provenienti da raccolta differenziata gestiti dal consorzio hanno toccato le circa 1.219 t/000. Nello specifico, di questo quantitativo, circa il 57% è stato avviato a riciclo con un incremento del 9,6% rispetto al 2017.
La parte di imballaggi in plastica residuati dal processo di selezione da raccolta differenziata e non riciclabili meccanicamente vengono avviati a recupero energetico.
Barbara Iascone
Istituto Italiano Imballaggio