Prodotti da forno e dolciari

Andamento del settore in Italia e focus sulle tipologie di confezionamento dei prodotti industriali: dati di consuntivo 2019 e ipotesi evolutive 2020. 

Prodotti da Forno

Nel 2019, il comparto “prodotti da forno e prodotti dolciari” ha inciso sul fatturato globale dell’industria alimentare per circa il 4%,
Le categorie merceologiche che rientrano in questo ambito sono molteplici e la loro produzione è destinata sia al mercato interno che estero.
I prodotti monitorati in questa analisi sono: il pane e suoi sostituti (cracker, grissini, crostini ecc.), i biscotti e le fette biscottate, le brioches e le merendine, i dolci e la piccola pasticceria confezionata, i prodotti da ricorrenza (panettoni, colombe pasquali, ecc.).
Nel 2019 il settore ha prodotto oltre 1.270 t/000, registrando un trend di crescita dell’1% circa.
La categoria più rappresentativa in termini produttivi è quella dei biscotti, che ne rappresenta il 47,4% e, da sola, nel 2019 è cresciuta del 2%.
A seguire, la pasticceria confezionata (18% del comparto, unica però a registrare un calo dell’1%). In crescita invece le aree merendine e sostituti del pane, entrambe al +2%.
L’area pane industriale cresce dello 0,3%, dato questo da evidenziare se si considera che il comparto pane, comprensivo delle vendite sfuse, sta registrando ormai da diversi anni andamenti negativi.
Le esportazioni nel 2019 hanno sostenuto in pieno la produzione nazionale, di cui assorbono il 50% circa, attestandosi intorno alle 631 t/000, con un tasso di crescita del 12% rispetto al 2018.
Le importazioni, che si aggirano intorno alle 327 t/000 risultano crescere del 3,8%.
Per quanto concerne il commercio estero va sottolineato che si riferisce in prevalenza al settore biscotti.

Ipotesi 2020
Per quanto riguarda il 2020, il settore registra un andamento positivo (analogamente ad altri prodotti alimentari), con una produzione in crescita dell’1,4%. Si tratta di un risultato di tutto rispetto, se si considera l’andamento generale dell’industria e dell’economia mondiale. D’altronde, come è noto, l’industria alimentare è stata tra le poche aree rimaste attive anche durante il fermo produttivo dei mesi di lockdown, portando innegabili benefici al comparto sotto esame, sebbene l’andamento dei prodotti da forno non risulti all’altezza di altre tipologie di alimenti, come per esempio la pasta o le bevande.
Oltre che dai consumi interni, la produzione dei prodotti da forno e dei prodotti dolciari, nel 2020, è stata sostenuta anche dalle esportazioni, che dovrebbero crescere del 2% rispetto al 2019; risultano invece in calo del 9% circa le importazioni.
Dalle prime elaborazioni sui dati dei consumi 2020 (Fonte Nielsen), risulta che i biscotti abbiano ampiamente trainato il settore, attestandosi al 51% circa dell’intera produzione di prodotti da forno; si prospetta una chiusura d’anno con un trend di crescita pari al +3%.
In realtà anche per le altre categorie merceologiche si ipotizza una crescita, fatta eccezione per le torte confezionate, che dovrebbero registrare un -9% nei consumi.

Prodotti da forno

I trend di confezionamento
Nella scelta delle forme di confezionamento per il settore “prodotti da forno e prodotti dolciari” resta fondamentale la capacità di mantenere la freschezza del prodotto, preservandone le caratteristiche qualitative (morbidezza in alcuni casi, croccantezza in altri). 

Negli ultimi anni, il comparto esprime a svariati livelli - e al pari di altre aree  industriali - anche ulteriori necessità, legate alle politiche di sostenibilità (richiesta di soluzioni d’imballaggio a minor impatto ambientale, magari riciclabili), al contrasto allo spreco alimentare (formati più piccoli), alla ricerca di materiali in grado di rendere le confezioni più accattivanti e riconoscibili…
Tutte le categorie merceologiche dell’area, nel mix del packaging vedono comunque ancora una netta prevalenza di imballaggi accoppiati.
Considerando il settore nella sua totalità, il 98,1% delle confezioni è rappresentato da imballaggi accoppiati flessibili, siano essi a prevalenza plastica oppure a prevalenza carta; seguono con l’1,1% le buste di plastica.
Il restante 0,8% è suddiviso tra astucci di cartoncino (0,7%) e una piccolissima quantità di scatole in acciaio, le scatole fantasia (0,1%).
Ma se gli imballaggi accoppiati restano la tipologia di confezionamento più diffusa, variano i materiali utilizzati.
Ad esempio, per quanto riguarda i biscotti, il 96% degli imballaggi è rappresentato dalle buste flessibili in accoppiato a prevalenza carta, il 2,3% è rappresentato dai sacchetti di plastica e l’1,5% dagli astucci di cartoncino. Le scatole fantasia in acciaio rappresentano il restante 0,2%.
In riferimento alle restanti categorie merceologiche, il confezionamento è rappresentato esclusivamente dalle buste in accoppiato flessibile da converter in plastica.
Emergono poi alcune eccezioni, dovute alle caratteristiche di distribuzione. È il caso delle merendine oppure dei cracker: in entrambi i casi, il prodotto monoporzione viene confezionato in una bustina di plastica composta da monofilm 20 - 30 micron di PP.  Le singole monoporzioni sono poi confezionate come multipack in una scatola di cartoncino, racchiuso poi in una busta flessibile in accoppiato da converter.
Nel 2019, l’intero settore ha utilizzato per la produzione un quantitativo globale di imballaggi pari a circa 185.000 t, compresi imballaggi primari, secondari e da trasporto (di questi, circa la metà è riferita ai prodotti esportati). 

I dati relativi al mix del packaging si riferiscono all’anno 2019, ma tale suddivisione risulta stabile negli anni, rendendo costanti nel tempo i vari posizionamenti delle diverse tipologie di imballaggi.
La sfida negli anni futuri rimarrà comunque quella di fornire packaging sempre più sostenibili e facilmente riciclabili.

Barbara Iascone, Istituto Italiano Imballaggio

 

Scopri maggiori informazioni sulle aziende citate in quest'articolo e pubblicate sulla Buyers' Guide - PackBook by ItaliaImballaggio
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