Più packaging per l’ortofrutta

FILIERA SOSTENIBILE Rivitalizzare i consumi di frutta e verdura nella GDO passa per una razionalizzazione del packaging e della logistica, lungo l’intera filiera di produzione e consumo. Lo sviluppo (sostenibile) del comparto nel convegno organizzato da Ipack-Ima per promuovere Fruitech Innovation 2015.

I consumi di frutta e verdura calano (anche se a valore il comparto cresce) ma invertire la tendenza è possibile. Anzi doveroso: questi alimenti fanno bene alla salute degli individui e dell’economia. Inoltre, la domanda estera è rilevante e offre molteplici occasioni di sviluppo, con l’imprescindibile aiuto del packaging e di una logistica sostenibili.
Questo, in estrema sintesi, il messaggio trasmesso dal presidente di Coop e di Ipack-Ima 2015, Marco Pedroni, introducendo il convegno dedicato a Fruitech Innovation. Merito invece di Imma Campana (client business partner Nielsen) l’aver inquadrato il fenomeno, con dati e riflessioni sull’atteggiamento di consumo degli italiani, seguita da molti relatori che hanno parlato di strategie e aggiornamenti tecnologici, offrendo spunti di business.

Consumi: le cose da sapere. Nelle classifiche sulla fiducia, i consumatori italiani figurano al penultimo posto, persino dopo i greci, che pure non se la passano bene. Paura di perdere il lavoro, cattivo stato delle finanze personali, tensione al risparmio per fronteggiare le difficoltà future determinano questo stato d’animo (che, peraltro, avvisa Campana, non si traduce automaticamente in comportamento). Sono soprattutto i giovani e le famiglie con figli piccoli e adolescenti a ridurre i consumi decidendo, di volta in volta, di limitare gli acquisti all’essenziale, cercare le promozioni, scegliere le marche meno costose, acquistare i formati risparmio… Ciò non impedisce - segnala ancora la ricercatrice - che al contempo crescano gli acquisti di prodotti bio, notoriamente più cari, così come le specialità per la salute e il benessere (senza glutine +18%!) e, “naturalmente”, il lusso.  Quanto al fresco, gli italiani risparmiano sul detersivo ma non sulla frutta. In quest’ambito, la qualità si cerca al mercato rionale, ma il miglior rapporto costo-qualità si trova nella GDO, magari per il tramite della rassicurante marca privata. Le potenzialità di crescita dell’ortofrutta nella distribuzione moderna, dunque, sono interessanti, conclude Campana, che accenna ad altri fenomeni da tenere in conto: aumentano gli acquisti di frutta secca e verdura cotta; il confezionato “va” di più al nord che al sud del Paese; cresce la sensibilità alle promozioni anche sulla frutta e verdura fresca.

Le politiche della GDO. Cosa fanno in concreto le insegne per incoraggiare gli acquisti di frutta e verdura fresca nei loro super e ipermercati? Gli interventi di Maurizio Brasina, responsabile qualità ortofrutta di Coop Italia, e Gabriele Nicotra, direttore acquisti U2 e Unes Supermercati, forniscono una serie di esempi interessanti. E se Nicotra mostra come la sua azienda intercetti il bisogno di qualità allestendo dei banchi di orfofrutta sfusa “che facciano sentire al mercato”, senza naturalmente rinunciare ai benefici del prodotto confezionato a cui dedica lineari razionali, ben forniti e accattivanti, Brasina si concentra sul concetto Coop di buon packaging. Che, anzitutto, deve costare il meno possibile e rispettare l’ambiente, come raccomandato dalle tre “R” di Risparmio (il 50% dell’ortofrutta vendita da Coop è sfusa), Riciclo (cresce l’adozione di vaschette in RPet, meno inquinanti e più economiche) e Riutilizzo (dei 120 milioni di movimenti effettuati dal circuito CPR nel 2013, ben 65 riguardavano prodotti Coop).
Il manager accenna quindi alle politiche di razionalizzazione logistica, per ridurre le distanze fra campo e negozio, alla corretta gestione della catena del freddo e al picking rapidissimo, con consegne giornaliere per assicurare la massima freschezza. Ma non basta ancora. Lo svantaggio delle isole di frutta e verdura fresca è il deficit di comunicazione che deriva dalla mancanza di confezioni e relative etichette. Coop supplisce con grandi pannelli informativi sull’origine dei prodotti, le loro proprietà nutrizionali ecc.

«Per la valutazione dell’impatto ambientale del packaging - avvisa inoltre Brasina - ricorriamo alla LCA che fornisce risultati approfonditi e talvolta inaspettati. Su questa base abbiamo, ad esempio, deciso di sviluppare una linea di vaschette di RPet per i prodotti da consumare fuori casa, perché più ecologica. Inoltre riportiamo sulle etichette dei prodotti a marchio Coop la composizione dell’imballo e le indicazioni per il corretto smaltimento».
Buon ultimo, per rispondere al bisogno di servizio, la catena adotta, di volta in volta, film antifog per assicurare la visibilità della IV gamma e film di PLS per le referenze bio, confezioni destinate al microonde, buste apri e chiudi…
Nonostante l’impegno, tuttavia, molto resta ancora da fare: nella GD italiana c’è carenza di category manager ma anche, molte volte, di razionalità e ordine, tanto nello sfuso quanto nel confezionato. Per non parlare della penuria di notizie al consumatore: sulla provenienza delle merci, il ribasso dei prezzi (spesso non percepito), il contenuto di benessere dell’ortofrutta e il tempo libero che si acquista scegliendo la IV gamma...

E i produttori di packaging? Alberto Maso, direttore vendite Italia packaging ortofrutta di Nespak SpA, e Fabrizio Radice, direttore generale di Corapack Srl, sembrano perfettamente in sintonia con i bisogni espressi dal mercato.
Nespak documenta la capacità di proposta e innovazione, e l’attenzione ai costi.
Gli strumenti principali sono un catalogo con migliaia di referenze continuamente rinnovate, la riduzione della quantità di materia prima per contenitore, il frequente ricorso a sistemi riutilizzabili e all’RPet, oltre alla produzione di vaschette studiate per il riempimento in automatico «che permette una riduzione enorme dei costi senza intaccare la qualità».
Corapack porta l’attenzione sull’equazione “buono = maturo = confezionato” come chiave di volta per una profittevole politica di qualità: un packaging ad hoc protegge il prodotto maturo, con soddisfazione del consumatore ed evitando gli sprechi. L’impresa comasca potenzia l’offerta di contenitori per alimenti porzionati e salva freschezza, propone sistemi di confezionamento monomateriale per agevolare il riciclo e presta la massima attenzione ai materiali compostabili, «anche se è difficile per il consumatore identificarli, e dunque anche gestirli correttamente in fase di raccolta post consumo».

Aumentare il valore, sin dalla produzione. La promozione dei consumi è “affare di filiera”. Lo hanno documentato, fra gli altri, gli interventi di AOP Unolombardia (la prima associazione che riunisce le organizzazioni di produttori ortofrutticoli della regione, con 12 O.P. e circa 1500 aziende aggregate), di Sant’Orsola Sca, “gigante” dei piccoli frutti, e di Colle d’Oro O.P. Complessi e sofisticati gli strumenti messi in campo.
Ambrogio De Ponti (AOP) racconta i risultati ottenuti condividendo la programmazione delle produzioni così come i tanti progetti riguardanti l’imballo: “Vegapack”, per il controllo della proliferazione microbica e la modulazione dello scambio di gas tramite il packaging; “A tutto vapore”, busta stand-up messa a punto per le verdure già lavate Bonduelle, da cuocere a vapore direttamente nella confezione; “I Piatti Unici” de La Linea Verde, confezionati in una vaschetta a tre comparti separati, che mantiene la freschezza di ciascun ingrediente; i “Gourmé” di Agronomia, la linea di insalate dello chef con dressing da scegliere; il marchio collettivo “5 colori del benessere”, che spiega al consumatore come tutelare la salute assumendo ogni giorno almeno 5 porzioni di verdure di colori diversi… e molti altri ancora.

Non sono state da meno le altre realtà produttive presenti al convegno, impegnate sin dalla genetica delle specie fino alla spedizione al punto vendita, passando per i magazzini condizionati e la logistica in RfId (Loris Marchel, Sant’Orsola); la filiera corta e l’adozione dell’atmosfera modificata già in fase di raccolto (Carmelo Calabrese, Colle d’Oro).
E, ancora, la coraggiosa politica di penetrazione del mercato americano attuata da Assomela (Alessandro Dalpiaz) con il supporto di un packaging che aiuta a valorizzare il marchio, custodire la qualità e raccontare la bella storia delle mele del Trentino, o le molte esperienze di successo di Apofruit (Claudio Magnani) con l’ausilio fondamentale del packaging come strumento di protezione, veicolo imprescindibile di logistica razionale.
E, sempre più, elemento chiave di competitività.                 

Fruitech Innovation e la macchina perfetta
Un bell’incontro, denso di informazioni e con un parco relatori di alto livello, quello che si è svolto il 21 gennaio scorso a Palazzo Greppi, presso l’Università degli Studi di Milano, nell’ambito de “Le giornate di Ipack-Ima”.
Il salone delle tecnologie per la filiera ortofrutticola Fruitech Innovation ha iniziato così la “marcia di avvicinamento” all’appuntamento del 19-23 maggio 2015, data in cui a Fiera Milano le sette esposizioni di packaging “e dintorni” (Ipack-Ima con Meat Tech, Fruitech e Dairytech + Intralogistica Italia + Converflex + Grafitalia) si svolgeranno insieme e in concomitanza con l’Expo.
Introdotto dall’AD di Ipack-Ima Guido Corbella e da Marco Pedroni, presidente Coop Italia e dell’edizione 2015 di Ipack-Ima, il convegno milanese ha trattato, da tutte le angolazioni possibili, il tema della sostenibilità di filiera suggerito dal titolo “Nature is a perfect machine. Sustainable”.
Con molti interventi di sostanza e vari spunti di sicuro interesse: primizie come l’intervento di Luca Granata, direttore generale Melinda, che ha raccontato la historia maravigliosa dei magazzini sotterranei del consorzio trentino, o momenti fuori programma, come l’arringa di Tommaso Maggiore (docente al dipartimento di Scienze Agrarie all’Università degli Studi di Milano) contro il “Chilometro Zero” e la critica infuocata al ‘Carlin’ Petrini e ai “mass media compiacenti” («Che cosa potrà comprare in meno di un chilometro la massaia pavese, oltre al riso?)». Ma anche la relazione di Claudia Maria Balzaretti, ricercatrice presso il Dipartimento di Scienze Veterinarie all’Università degli Studi di Milano, favorevole all’adozione di prodotti di V gamma nella ristorazione scolastica che sfama ogni giorno milioni di studenti da 0 a 14 anni: trasformerebbe le cucine in stazioni di assemblaggio dove personalizzare i menu, con soddisfazione dell’utenza e sprechi alimentari in meno.
Da menzionare ancora, l’intervento di Luigi Rubinelli, direttore di Retail Watch.it e chairman della sessione mattutina, che ha documentato i principali driver dei consumi di ortofrutta (packaging in primis) nelle superfici a libero servizio di Francia, UK, Germania, Russia e Italia. E ha esortato a prendere esempio dalle molte catene impegnate con successo nella gestione proattiva del fresco, confezionato e non.
(Programma completo e relazioni su
www.fruitech.it).

Ipogeo: il magazzino sotto terra
«Il consumatore ha fame, e non solo di cibo ma anche di storie». Durante il convegno molti sono stati gli appelli a valorizzare i prodotti ortofrutticoli, troppo poco conosciuti dal consumatore urbano, che dunque non è in grado di apprezzarne i contenuti: nutrizionali e salutisti, ma anche sociali e culturali. Luca Granata, direttore generale di Melinda, ha raccolto la sfida e, con rara capacità comunicativa, ha raccontato una storia straordinaria. È quella di Ipogeo, un magazzino sotterraneo che il consorzio dei produttori di mele a marchio Melinda sta costruendo sotto i propri frutteti, nei 17 chilometri di gallerie scavate dalla contigua società estrattiva. Un progetto unico, «così bello che Wallmart ci ha chiesto la distribuzione in esclusiva delle mele Melinda. E adesso sta raccontando la nostra storia in giro per il mondo... e noi diventiamo famosi».

Ipogeo è stato sviluppato con l’aiuto di ricercatori norvegesi - super esperti nello sfruttamento del sottosuolo - ed è stato testato su un lotto di 120 q di frutti conservati nel primo prototipo di cella. I risultati della sperimentazione sono clamorosi: costruire il magazzino sotterraneo costa il 25% in meno (risparmio stimato, circa 10 milioni di euro); la quantità di energia elettrica necessaria a mantenere la temperatura giusta è inferiore del 60%; la cella sotterranea non richiede isolamento, evitando gli acquisti di poliuretano espanso (e il relativo smaltimento); le spese di manutenzione, assicurazione e affini si riducono del 30%. «E la qualità dei frutti è migliore perché le mele si raffreddano più rapidamente».

Non solo. Per raffreddare i compressori si utilizza l’acqua piovana del vicino lago sotterraneo; la stessa acqua serve poi per l’irrigazione dei frutteti e, alla fine del ciclo, torna nel bacino originario. Il risparmio complessivo di risorse idriche è notevole, e ne beneficiano i Comuni della zona per usi civili.
Infine, Ipogeo è scavato in un antichissimo deposito di dolomia pura, straordinariamente suggestivo. Renderlo accessibile costituisce un’indubbia attrazione, da valorizzare a beneficio della collettività. «Agevolati dal fatto che i magazzini sono invisibili, e che al posto dei nuovi capannoni di cui non abbiamo più bisogno ci saranno nuovi frutteti, in un paesaggio incantevole».

Ingresso a prezzi ridotti a Expo 2015 per i visitatori di Ipack-Ima e fiere correlate. Lo sta negoziando Ipack-Ima SpA per agevolare l’accesso a tutte le manifestazioni: il quartiere espositivo di Rho Pero si trova a poche centinaia di metri dall’Esposizione Universale.

 

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