L’industria alimentare in Italia (2015)
Food & beverage 2015: struttura del mercato, tendenze di consumo e tipologie di confezionamento.
Federalimentare ha definito il 2015 un “anno di luci e ombre” per il comparto del food&beverage italiano, che si è concluso con un fatturato di 132 miliardi di euro, sostanzialmente stabile rispetto al 2014.
In termini quantitativi, la produzione dell’industria alimentare nel suo complesso ha registrato una leggera flessione (-0,6%) rispetto all’anno precedente. Il parametro migliore si conferma quello dell’export, che aumenta (in valore) del 6,7% rispetto al 2014, raggiungendo i 28.966 milioni di euro.
Le esportazioni incidono sulla produzione complessiva per il 21,9% e tra i prodotti destinati ai mercati esteri, i dolciari hanno lo share più alto (12,5%).
Se dal punto di vista quantitativo rispetto al 2014 i consumi rimangono stabili (+0,2%), si evidenzia invece un cambiamento qualitativo nella composizione del dato. La tendenza è, infatti, quella di un passaggio dal fresco al confezionato, e dai prodotti tradizionali a quelli più evoluti, che offrono maggiore qualità e servizio in risposta a esigenze specifiche.
L’evoluzione in corso è guidata da diversi fattori, sia economici che socio-culturali: cresce l’attenzione al risparmio e alla riduzione degli sprechi, ma si affermano anche scelte di consumo orientate al salutismo e alla sostenibilità dei processi di trasformazione.
Rispetto all’anno prececedente, nel 2015 la produzione dell’area food è scesa dell’1% circa, attestandosi intorno ai 7.175 milioni di kg; una flessione su cui influisce, senza dubbio, il trend negativo dell’olio di oliva, il cui export è calato in modo sensibile. Secondo elaborazioni dell’Istituto Italiano Imballaggio, cresce invece la produzione di bevande (+7%) che raggiunge i 23.097 milioni di litri, a fronte di un aumento della domanda interna di oltre il 7%, favorita da un forte caldo estivo che ha portato a un’impennata dei consumi.
Anche l’export nel segmento beverage risulta in espansione (+17% circa).
I numeri dell’imballaggio
Il packaging rappresenta una variabile strategica per il comparto alimentare nel suo complesso. Infatti, oltre a proteggere il prodotto e a consentirne la movimentazione, la confezione è anche un importante strumento di marketing. A seguire una sintesi dei dati 2015 relativi alle diverse tipologie di confezionamento.
Area food
In questo ambito, un’offerta merceologia molto diversificata si traduce in un’analoga varietà di soluzioni di packaging.
La movimentazione della produzione dei settori monitorati dall’Istituto Italiano Imballaggio nell’area alimentare ha comportato nel 2015 un impiego di circa 5.026 t/000 di imballaggi (+2,2% rispetto al 2014); il trend è sostanzialmente in linea con l’attività produttiva dell’area in generale, che ha evidenziato una crescita del 2,6% circa in termini quantitativi. Nel computo sono compresi sia gli imballaggi a perdere che quelli a rendere, nonché i primari, i secondari e quelli da trasporto.
Imballaggi di acciaio. Registrano una crescita del 6,8%, senza dubbio in relazione alla buona performance dei prodotti confezionati prevalentemente in questo materiale (tonno, derivati del pomodoro e prodotti chimici, ecc…). Il settore delle conserve alimentari è il maggior utilizzatore di imballaggi in acciaio, seguito dall’area dei prodotti chimici.
Imballaggi di alluminio. Nel comparto alimentare spaziano dalle scatolette, alle vaschette, fino ai fogli da incarto. Il 2015 si conclude con un’espansione del 3,8% rispetto al 2014, trainata in buona parte dai segmenti delle vaschette e dei film da incarto.
Imballaggi cellulosici. Questi comprendono anche i contenitori cellulosici accoppiati rigidi (cellulosa-alluminio e plastica). Registrano una crescita complessiva del 2,1%, uniforme per tutte le tipologie di packaging (+2,2% cartone ondulato, +2% contenitori rigidi poliaccooppiati).
Imballaggi di vetro. Materiale “storico” per eccellenza, il vetro continua a essere largamente impiegato per il confezionamento di cibo; i contenitori sono soprattutto vasi, che nel 2015 aumentano del 2,8%.
Imballaggi di plastica (compresi i poliaccoppiati flessibili da converter). Per le sue peculiari caratteristiche, questa categoria varia e multiforme continua ad avere un ruolo rilevante in ambito food, e cresce del 2,9%.
Imballaggi di legno (pallet e cassette ortofrutta). Le due tipologie fanno segnare un aumento del 2,5% circa. Da notare l’impiego progressivo di pallet a rendere, quelli riparati e reimmessi in circolo.
Area beverage
Tra le diverse tipologie di imballaggio per bevande, le bottiglie di plastica rappresentano il 59,4% del mercato, in crescita rispetto al 2014.
Le bottiglie di vetro, che fino a 20-25 anni fa erano senza dubbio le più diffuse, attualmente sono al secondo posto, con uno share del 29,5%, ma restano la soluzione privilegiata per il confezionamento di vino, liquori, vermouth, birra e sciroppi.
La presenza sul mercato dei contenitori di cellulosa poliaccoppiati rigidi è quantificata al 3,3%. Utilizzati per ogni tipo di bevanda, offrono una valida alternativa a plastica, vetro e, negli ultimi anni, ai poliaccoppiati flessibili (cheerpack).
A seguire, le lattine, in prevalenza di alluminio, ma anche in acciaio, mantengono una diffusione stabile del 2,5%.
Infine, il restante 5,2% si riferisce a cheerpak, bicchierini di plastica e distribuzione alla spina.
Plinio Iascone
Istituto Italiano Imballaggio