L’idea del fare
ISTITUTO ITALIANO DEI PLASTICI Non più solo certificazioni, ispezioni e prove di manufatti plastici (in prevalenza per l’edilizia), ma servizi ad hoc su materiali da imballaggio destinati al contatto con alimenti. L’IIP volta pagina, rilancia e punta sul packaging. Stefano Lavorini
In poco più di un anno dall’inaugurazione del laboratorio packaging, l’Istituto Italiano dei Plastici (emanazione delle associazioni confindustriali Federchimica, Federazione Gomma Plastica e Assocomaplast) si è ritagliato una competenza e una visibilità anche tra i produttori e utilizzatori di packaging, nonché tra i brand owner e gli operatori della GDO.
Ma è solo l’inizio, perché, come ci dice l’amministratore delegato Mauro La Ciacera - con lunga esperienza nell’industria, non da ultimo in Tetra Pak - «l’obiettivo è di acquisire la leadership nel campo della certificazione nei settori plastica e carta».
E questo non tanto per ciò che riguarda la certificazione di sistema, quanto per la certificazione di prodotto. «In questo momento uno dei modi per aiutare l’industria italiana è proprio quello di spingere sui marchi di prodotto, che sono una garanzia per gli utenti finali in una logica di sicurezza e sostenibilità, ma anche in termini di un corretto equilibrio tra valore e funzione».
Un centro di competenze
Si può e si deve fare di più e meglio per mettere in evidenza le caratteristiche qualitative di quanto viene fatto in Italia, attraverso servizi certificativi di natura volontaria e di natura cogente.
È questo il concetto che ha mosso le associazioni confindustriali, soci di riferimento di IIP, a perseguire il rilancio dell’Istituto.
In poco più di due anni e mezzo di lavoro IIP ha trasferito la sede da Dalmine a Monza in un ampio spazio industriale, ha riqualificato l’attività tradizionale di certificazione e prove sui materiali per l’edilizia (tubazioni, pannelli isolanti e marcatura CE degli infissi), ha ampliato l’attività di caratterizzazione delle materie prime, ha investito molto in attrezzature e, soprattutto, in risorse umane, acquisendo competenze.
«Oltre ad aver investito più di un milione di euro per la nuova sede e per i nuovi laboratori - sottolinea l’AD - abbiamo anche rilanciato e razionalizzato i rapporti con la comunità scientifica. La necessità infatti di assicurare il massimo rigore e un’adeguata attenzione all’analisi e qualificazione di soluzioni innovative su materiali e prodotti, ci impone una stretta ed efficace collaborazione con i dipartimenti delle Università più attive nella ricerca applicata nei settori in cui operiamo. In questo contesto rientra il programma avviato con l’Università di Milano (sia con il DeFens sia con l’Istituto Natta - Politecnico), per lo sviluppo di nuove metodologie di test, per il lancio di nuovi marchi e per l’elaborazione di nuovi regolamenti in ambito UNI e UNIPLAST, ma anche l’accordo strategico con SDA Bocconi sull’informazione alle imprese in merito a nuove opportunità normative e di formazione sui principali temi trattati dall’Istituto.
IIP vuole proporsi come un “centro di competenza” nel settore plastica e gomma, carta e cartone, grazie al potenziamento e alla diversificazione dei servizi, allo sviluppo di un robusto network tra le varie entità operative sul mercato, con l’obiettivo di offrire un servizio completo all’industria di riferimento».
Imballaggi certificati
IIP nasce con una forte connotazione settoriale, ma l’opportunità rappresentata dalla certificazione di prodotto ne ha mutato di fatto il profilo.
La certificazione di prodotto attesta, infatti, che un manufatto, un imballaggio o un servizio risponde ai requisiti prefissati da una norma o da specifiche tecniche e che tali requisiti siano mantenuti nel tempo.
Dalla certificazione di prodotto al marchio il passo e breve. Si tratta comunque di iniziative volontarie, che possono nascere dalla richiesta di un gruppo di aziende per differenziarsi dalla concorrenza. Per quanto riguarda i marchi (ad esempio GMP - Fefco, BRC, MPI, PSV ecc.) questo si concretizza nella messa a punto di capitolati che IIP è chiamato a far rispettare attraverso visite ispettive sulla qualità delle materie prime utilizzate, nonché sulle condizioni del processo di trasformazione, sul prodotto finito, sulle condizioni di recupero e riciclo.
«Gli intenti di IIP sono molto chiari al proposito - sottolinea l’AD - ovvero andare nella direzione di offrire chiara visibilità a quello che di buono le industrie operanti nel nostro Paese sono capaci di fare. La situazione di mercato impone di rilanciare e riqualificare la nostra produzione, altrimenti il rischio “deindustrializzazione” è altissimo. Dobbiamo dare uno strumento all’industria nazionale delle materie plastiche per essere riconoscibile (tradotto si potrebbe parlare di barriera tecnica / tecnologica, ndr).
Nel nostro Paese non mancano certo le regole ma competenti e affidabili controllori e quindi, chi vuole, può aggiungere una certificazione di prodotto che diventa una garanzia in più, dato che un ente di parte terza competente è delegato a svolgere i controlli».
I dati sembrano dar ragione all’istituto: nuovi clienti del mondo del packaging si sono aggiunti alle 200 aziende del comparto che hanno ottenuto da IIP la certificazione di sistema (anche grazie al marchio Certigraf).
Non mancano i progetti di più ampio respiro, come quello con IPPR (Istituto per le Plastiche da Riciclo) che ha portato a uno schema di certificazione dei materiali e manufatti prodotti con plastiche da riciclo post-consumo (marchio PSV). Insomma, è facile prevedere che arriveranno altre interessanti novità destinate a assicurare all’imballaggio maggiore sicurezza, sostenibilità, innovazione.
Restate sintonizzati.
Laboratorio Packaging
Il nuovo laboratorio packaging dell’IIP è strutturato per testare tutti i materiali a contatto con alimenti, quindi imballaggi ma anche tubazioni e quant’altro.
«Siamo partiti - ci racconta il responsabile Luca Galbiati - con le prove legate alle materie plastiche, ma da settembre 2013 abbiamo esteso il campo di azione anche a carta e cartone.
Disponiamo di tutte le attrezzature per svolgere sia la parte preparativa delle prove chimiche (stufe, bilance, muffole, agitatori, bagni a ultrasuoni, estrattori, ecc.) che analitica (gascromatografi, HPLC con diversi rilevatori, nonché campionatore per liquidi SPME).
Abbiamo anche un laboratorio per la caratterizzazione fisico meccanica completamente climatizzato. Nel 2013 abbiamo fatto grossi investimenti, in particolare per aumentare la capacità di analisi delle materie prime e per introdurre nuove prove di tipo fisico meccanico dedicate al packaging. È stato acquistato un microscopio a infrarossi e un microscopio Raman (strumento, questo, tipico degli istituti di ricerca, costoso e di uso complesso, che però permette risoluzioni fino a 1 micron). Il che rende per esempio possibile una misura oggettiva dello spessore dei singoli layer di un multistrato e la loro identificazione. Ci siamo inoltre dotati di attrezzature per determinare il coefficiente di attrito statico e dinamico (COF), le caratteristiche di resistenza dei film, nonché la permeabilità a CO2, ossigeno e vapor d’acqua sia sui materiali tal quali che sugli imballaggi finiti.
La cosa però più importante è che siamo in grado di effettuare un buon numero di test, la maggior parte dei quali accreditati. E su questa strada dell’accreditamento di nuove prove intendiamo procedere per offrire un elemento in più di certezza ai nostri clienti lungo tutta la catena del valore: dai produttori di materia prima, passando ai produttori di packaging, all’industria agroalimentare ed infine, ma non ultima, alla GDO».